VANITA'
"...Il flusso del tempo domina invincibile in una dimensione sconosciuta e inarrivabile, eterno, ingenerato, inconcepibile,
eppure nonostante sia offuscato da uno spesso velo di mistero è la divinità che imbriglia e disciplina il compiersi di ogni
evento e lo schematizza, coltivando in noi l'idea del lento e del veloce, del prima e del dopo; similmente a quanto accade
quando viene riprodotta una pellicola: se le immagini scorrono in fretta, null'altro può essere che un turbinio
inapprensibile e confusionario; è la volta del caos. Se le immagini scorrono lente, un flemma di noia intorbidisce i
pensieri, e li rende saturi di inutili dettagli. L'importanza di tale entità non è tuttavia facile da cogliere. L'esempio che
vi propongo è questo: cos'è un mondo senza tempo? Domanda non così difficile direte voi. Molti risponderebbero che un mondo
senza tempo è un mondo dove tutto è immobile e fermo, dove non esiste la facoltà di potersi compiere e la libertà di
progettarsi. E' proprio questo l'errore! Un mondo con la caratteristica di essere fermo e immobile è un mondo che un tempo ce
l'ha, e questo tempo è fermo, proprio come il mondo. Ciò che intendo io è un mondo i cui eventi si succedono senza essere
regolati dal tempo, dove il prima è il dopo e dove il momento è l'eterno, dove ciò che avviene deve ancora avvenire, dove nel
futuro si incontra il passato e dove il compiersi degli eventi è soggetto alla sola forza dell'autodeterminazione. Quando
questo concetto apparirà logico e naturale allora la necessità e l'importanza di tale entità saranno prede facili della
vostra consapevolezza..."
Il mio sguardo si spegne. Sollevo il capo lentamente, e con lui, meccanicamente, si sollevano anche gli occhi. E' buio fuori,
il silenzio tiranneggia. Tutto è troppo tranquillo perchè lo sia anch'io. Le tenebre sono inquiete e dense e palpitano
sempre più minacciose spingendo contro il piccolo vetro rettangolare della finestra. La loro pressione stringe persino i muri
del salotto che soffocano la mia già svigorita facoltà di pensare. Non è certo la prima volta che succede. In periodo di
esami è facile fare le ore piccole con gli occhi incollati ai libri. So bene che non è salutare, e so bene che l'autonomia
maturata nei miei 19 anni di vita non è altro che un alibi per giustificare tutto ciò che mi sento di fare. Questa sera,
appunto, avevo voglia di un sano libro di filosofia costruttiva, scelta palesemente errata. Ora la stanchezza inibisce ogni
mio movimento e rende le palpebre macigni. Strizzo il volto fra le mani sperando di rianimare la mia espressione mortuaria,
ma il risultato peggiora... Perfetto, ora pure i capelli si sono sbizzarriti. Un sospiro, un brivido, due passi, e son sotto
le coperte.
E' strano, oggi sono più stanco del solito. Per conciliare il sonno ripercorrono gli attimi salienti della giornata, un must
per ogni ragazzo o ragazza adolescente. Cosa ho fatto, cosa non ho fatto, cosa avrei potuto e cosa non avrei dovuto fare. Non
è stato un giorno particolarmente interessante: la ragazza del bar oggi era apatica per via della carenza di sonno, o almeno
così diceva lei, sul volto non vi era alcun sintomo correlato. Forse nasconde qualcosa, qualcosa che non vuole raccontare, o
più probabilmente qualcosa di così sconvolgente che non può essere detto a freddo. In ogni caso non nutro un particolare
interesse per i suoi problemi. La lezione di canto del pomeriggio è stata molto poco coinvolgente, lo starnazzare delle
galline a confronto sarebbe stato più diversificato. La sera sostanzialmente l'ho passata a studiare e a navigare in
internet. Scatta un gesto di apprensione, certo che le mie giornate sono proprio intense! Ogni giorno che passa mi convinco
sempre di più che stare al mondo è solo una sfida contro il tedio e l'insensatezza. E chi può darmi torto... mio padre è in
un qualche angolo remoto dell'africa, ignaro della mia esistenza, mia madre non l'ho mai conosciuta, è morta subito dopo
avermi messo alla luce, non ho mai avuto aiuti o sostegni nè materiali nè psicologici fino a 10 anni, quando la mia unica
sorella mi portò via da quell'orrendo orfanotrofio. Mi volto sul fianco e mi rannicchio. Non so ancora come ho fatto a
diventare la persona matura e composta che sono adesso. Ho sempre pensato di essere l'esempio lampante del "bambino
sopravvissuto", cresciuto senza amore, senza affetti, senza amici. La battaglia contro l'indifferenza si è rivelata per me
una tragica sconfitta proprio nel periodo in cui ero più vulnerabile, un bambino innocente pronto a farsi macchiare dalle
turpitudini dell'uomo. Mi volto di nuovo a pancia in su, questo soffitto ha ascoltato silenzioso molti episodi della mia
vita, la sua impassibilità mi consola. Mia sorella mi ha sempre detto che quello che è stato è stato e che è stupido tentare
di risolverlo nella dimensione dei ricordi o di alleviarlo carpendone qualche occulto aspetto positivo, poichè se una cosa
passata è brutta, essa resta tale. Nel migliore dei casi rappresenta una risorsa preziosa da cui attingere per affrontare le
esperienze future. E' sempre stata molto allegra e ottimista, ma questa sua euforia la rende ingenua. Tutto quello che ho
imparato dal passato è di non affezionarmi a nessuno. L'affetto è un legame fragile che può essere indebolito molto
facilmente, troppo facilmente. Una parola poco ragionata, una sola azione fuori luogo possono assottigliarlo. A questo si
aggiunge il forte peso che il tempo può esercitare su di esso, contribuendo alla sua consumazione. L'affetto è per i deboli,
come sono per i deboli tutti quei sentimenti che muovono l'animo: l'odio, l'amore, la simpatia... Esiste solo un modo di
approcciarsi alla gente senza alcun rischio di rimanerne scottati: il disinteresse. Ma l'arte del distacco non si impara in un
giorno, non in una settimana, non in un anno. E' necessaria una vita per perfezionarla e per poterne apprezzare i vantaggi e
non tutti possono permettersi tale lusso: ci vuole cuore forte per non essere attratti dagli affari altrui e una buona
capacità di non sembrare banalmente egoisti. Rimbocco il cuscino e mi rimetto sul fianco. Ho ascoltato molte storie di
ragazzi innamorati. Tutti, prima o dopo, sono andati incontro ad un periodo di profonda sofferenza. Perchè soffrire? A
maggior ragione se si tratta di una persona che non sono io! Anche da questo punto di vista la mia teoria m'appoggia. Sono
contento di essere come sono, non credo che cambierò... neanche stavolta. D'un tratto la mente si alleggerisce e io smetto di
pensare. Non vi è più resistenza, il letto morbido avvolge il mio corpo, il cuscino assorbe il peso della testa e il lenzuolo
mi protegge dal freddo con tanta dolcezza. Le palpebre affondano nel buio e posso sentire ogni singolo muscolo del corpo
rilassarsi. Crollo nel sonno.