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Autore: Ella_Sella_Lella    13/08/2011    0 recensioni
Una storia di Guerra e d'Amore ...
Che parla dell'amore che provano i figli della guerra.
E non si parla solo di Ares, perchè lui non è l'unico.
*
Dall'ultimo capitolo postato:
Becky, che non aveva scollato neanche una volta gli occhi da un vecchio tronco dove Sherman e Mark continuavano a sghignazzare, con loro c’era anche Clarisse che continuava a pigiare il suo dito sulle sfumature, ora rosate, dell’eritema del fratellastro. Guardami, guardami. Pregava silenziosa Becky, chiedendosi cosa mancasse in lei
Buona lettura
Genere: Guerra, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Bene vi ero mancata? Direi di no. Saltiamo la mia solita introduzione. Baci baci EsL
(Un grazie speciale a Piccolaletrice)






La danza delle lame sanguinarie:




“Vale la pena lottare solo per le cose senza le quali non vale la pena vivere.”
[E. Che Guevara.]


Per Sire la situazione era davvero degenerata, perché dover trovare una ragazza a Sherman era un impresa davvero difficile, quale tipo di ragazza sarebbe piaciuta al più feroce gorilla della cabina di Ares? Ci voleva una ragazza che fosse forte, energica, che avesse carattere. Aveva pensato alla capo consigliera della baracca di Nike, Amy Shine, anche perché la ragazza passava davvero molto tempo con Sherman, Mark e Reece, anche se lo faceva più per imbeccare Sherman che per reale interesse e si capiva, lontano un miglio che fosse più interessata al capo della cabina di Enio, lo stesso ragazzo con cui avesse ballato tutta la notte, alla festa.

Quindi la figlia della dea della discordia, che per una volta invece di far zizzania voleva portar pace e amore, non sapeva affatto come riuscire a trovare un amore per Sherman. Così mentre girava per i campi di fragole e vedeva Travis Stoll dibattere animatamente con Katie Gardner chiedendosi quanto tempo ancora avrebbero aspettato prima di saltarsi addosso. Allora gli aveva visti, tre ragazzi: un maschio e due ragazze. Il ragazzo era alto, aveva i capelli castani, leggermente lunghetti con la riga di lato e gli occhi chiari, era Mitchell Silver, un figlio di Afrodite, il ragazzo più bello del campo in assoluto, peccato che avesse una spina dorsale francamente inesistente. Con Mitchell, c’erano due sue sorella, la più piccola, giovane e minuta, Lacy Anderson, con le trecce bionde, i pantaloncini con le bretelle e le scarpe ortopediche bianche da infermiera, era Drew che la costringeva a girare così, perché la biondina urtava troppo spesso l’ego della regina suprema della casa delle barbie. E per ultima c’era la capo consigliera, il male incarnato in un corpo umano, una ragazza dai capelli scuri e neri, come la sua stessa anima, gli occhi castani leggermente a mandorla, sempre agghindati con una pesate linea di eye-liner rosa scintillante e le cinghia lunghe, anch’esse dipinte di quell’accesso e brillante colore, Drew Hinai, l’arpia che spargeva terrore nella casa di Afrodite.

“Guarda un po’, la Malefica Strega dell’Ovest, con le sue scimmie voltanti” esclamò Sire, avvicinandosi ai tre, “Haha. Senti da che pulpito viene la predica, Nefasta Strega dell’Est” esclamò Drew, mettendo le mani sulla vita eccessivamente stretta, perché qualcuno non potesse pensare che soffrisse di qualche disturbo, Sire accennò un sorriso. Al contrario di quello che le persone avrebbero pensato, Drew e Sire erano sufficientemente amiche, non erano tipe che passavano pomeriggi insieme a truccarsi e a fare chiacchiere, ma quando c’era da portar zizzania e discordia, insieme erano fantastiche. Sire la guardò colta da un intuizione geniale, se erano sfavillanti a rompere le coppie, dovevano esser capaci anche a metterle insieme, infondo Drew era comunque figlia della dea dell’Amore, si aveva di certo preso il lato più oscuro di sua madre, ma qualche buona qualità doveva avercela. “Ho bisogno del suo aiuto” esclamò la bruna, indicando la semiorientale, “Cosa odono le mie orecchie?” esclamò divertita Drew, che amava sapere che qualcuno aveva bisogno di lei, perché si sentiva importante e provava un gusto eccelso nel rifiutare la proposta fattagli, ma visto che era Sire, se il progetto sarebbe stato particolarmente allettante, avrebbe potuto anche accettare.
*


Connor negli ultimi giorni era parecchio frustrato, perché Sire gli aveva detto che necessitava di tempo e che per un po’ sarebbe stato meglio se i due non si fossero visti, per evitare di creare inconvenienti, tipo un energumeno grande come un armadio a due ante che gli volesse spaccare la faccia. Poi non poteva neanche passare del tempo con Travis, visto che la fissazione del fratello per la figlia di Demetra aveva raggiunto proporzioni epiche e Travis era diventato ingestibile. “Cos’hai Connor?” gli chiese Chris, comparendo davanti a lui, con un enorme arazzo, arrotolato sotto la spalla, il più piccolo degli Stoll, fece un cenno per simboleggiare che fosse tutto ok, prima di puntare gli occhi sul stoffa, sotto il braccio del fratellastro, “Cos’è?” chiese, con eccessivo zelo, alzandosi dal letto e guardando il latino, “Non l’ho so. Uno dei più piccoli l’aveva preso. Penso appartenga ai figli di Atena” rispose Chris. Connor alternava sguardi di bramosi, rivolti alla stoffa, e di confusione, rivolti al fratello di madre diversa, “Con il tuo desiderio di redimerti, non vorrai mica restituirla?” domandò alla fine, il latino accennò un sorriso malizioso, “Ma come puoi pensarlo?” esclamò fintamente indignato. “Apriamola!” esclamò Connor, ricambiando lo sguardo malizioso del fratello, prima di aprire l’arazzo sul pavimento.

Lo guardarono rapiti, l’arazzo, curato in ogni dettagli, formato da una stoffa rossa, con i ghirigori dorati, rappresentava una ragazza, con indosso una tipica armatura da combattimento greca, era Amy Shine, ritratta perfettamente in ogni dettaglio del suo volto e del suo corpo, come se chi l’avesse ritratta, avesse passato tutta la vita a spiare Amy, quindi le ipotesi o la figlia di Nike aveva fatto da modella, ma non era proprio il genere, o qualcuno aveva una cotta. “Chi l’ha fatto?” chiese Connor, guardando la perfezione di quel disegno, non solo per la figura in se e per se, ma anche per la cura con cui era stata realizzata, “Malcom è l’unico che si diletta a fare queste cose” aveva risposto Chris, ricordando bene di averlo sempre visto cucire e fare altre cose che nessun’altro ragazzo faceva mai. “Malcom ha una cotta! Malcom ha una cotta!” cominciò a saltellare e ridacchiare Connor, pregustandosi già quando l’avrebbe detto al fratello e quanto si sarebbero divertiti alle spalle dello slavato figlio di Atena; “Dovremmo aiutarlo” enunciò Chris, battendo le mani sulle gambe, Connor fece una smorfia, ma poi si rese conto che lui non era un figlio di Eris, come la sua bella, ma era un figlio di Ermes, ergo era ancora buono, anche se faceva malefici scherzi a tutti assieme al fratello. “Faremo Cupido” esclamò divertito il più giovane degli Stoll.

*

Becky aveva appena finito di combattere nell’arena con Malcom, erano entrambi stesi a terra, che riprendevano fiato, coperti di lividi e feriti. Al figlio di Atena veniva da ridere e non sapeva perché, era solo una fragorosa moto d’allegria che gli stava nascendo sulle labbra. Da quando aveva rinforzato la sua amicizia con la figlia di Enio, gli veniva da ridere molto più spesso, eccetto le sue sorelle, lui non aveva mai avuto un amica, di amici si, ma una ragazza che fosse sua amica mai. Becky si era alzata dall’erba, cercando con l’elastico che aveva legato al polso, di ridare un qualche ordine ai suoi capelli che solitamente teneva legati in una lunga treccia alta, quando aveva dato a questi una parvenza d’ordine, aveva guardato l’amico: “Mal, sembri uno spaventapasseri!” ridacchiò. “Neanche tu sembri un granché” aveva esclamato il biondo, cercando di darsi una spinta per alzarsi, ma Becky con disinvoltura gli era scivolata addosso. “Si, ma tu non solo lo sembri. Penso che tu sia veramente lo Spaventapasseri” esclamò la figlia di Enio, accarezzando i capelli del figlio di Atena, “Stai dicendo che sono stupido?” chiese confuso Malcom, capendo a quela Spaventapasseri l’amica facesse riferimento, Becky sorrise, “Saltuariamente penso che tu ti sia così abituato ad essere la seconda scelta della casa di Atena, che tu abbia dimenticato come si usa il cervello” aveva esclamato la ragazza, giocando con una ciocca dei capelli del ragazzo. Il capo in seconda della cabina di Atena, fisso l’amica negli occhi, quanto tempo era passato da quando aveva convinto Annabeth a seguire un suo piano per una strategia di combattimento? quanto tempo che Chirone non mandava lui o chiunque altro non fosse la sua capoconsigliera in missione? Aveva ragione Bnon si ricordava neanche come si usava la testa. Sapeva solo cucire. Era un piccolo spaventapasseri senza cervello. “Hai ragione” sbuffò malinconico, prima di rendersi conto che il volto della figlia di Enio era a pochi centimetri dal suo, “Tranquillo Spaventapasseri. Dobbiamo solo trovare il Mago” ridacchiò Becky, prima di notare due figure che gli guardavano con un certo sguardo che non riuscì ad identificare, ma quando notò chi era uno dei due arrossì violentemente.

“Chi abbiamo qui, Ultra Violet e il Cervellone?” chiese sarcastico Sherman, prima di fare un qualche commento carino, Becky sputò un pessimo commento sul delizioso eritema che era ancora parzialmente diffuso sulla pelle del figlio di Ares, dalla chioma bionda, Malcom ridacchiò divertito, mentre Rebecca si dava uno slancio per alzarsi dalla compromettente posizione in cui si trovava. Mark che era anche lui lì, era rimasto zitto tutto il tempo, aveva visto la bruna completamente sdraiata sul figlio di Atena, mentre parlava, i loro volti non erano neanche a cinque centimetri di distanza, le bocche di due persone non dovrebbero mai essere a meno di cinque centimetri, a meno che le due bocche non si vogliano toccare, ma per quale ragione una bella e combattente ragazza come Becky, dovesse esser sempre così scostante con lui, mentre si ritrovasse quasi a baciarsi con Malcom, la mammina della cabina numero 6? “Questi comportamenti in pubblico sono deplorevoli” esclamò alla fine Mark, con le mani incrociate sul petto ed un sorriso eccessivamente sadico e cattivo anche per lui, questi sorrisi che solitamente faceva Sherman. L’altro figlio di Ares visto il sorriso quasi malato sulle labbra del fratello, sorrise anche lui, “Dovremmo … forse dargli una lezione?” propose, prima di schioccarsi le dita di una mano usando l’altra. “Due figli di Ares? Contro un figlio di Atena ed una figlia di Enio?” notò Malcom, sollevandosi anche lui, sfortunatamente per lui, non era alto quanto i due, ma di Mark era inferiore solo di pochi centimetri, “Mani nude, senza spade e protezioni” propose il moro, allungando una mano verso Malcom, il biondo più basso guardò Becky, ma la ragazza fissava intensamente Sherman, “Andata” rispose il biondo stringendo l’accordo con Mark. Rebecca guardava quel biondo figlio di Ares, aveva sempre pensato che era perché fosse figlia di Enio che le piacessero i figli di Ares e che fosse interessata a Mark perché era l’unico che conoscesse, ma nel vedere Sherman, accanto a Mark, si rendeva conto che il figlio di Ares che le piaceva era davvero bello ed interessante, quel suo modo così sfacciato ed esuberante quando si era presentato. Lo guardò e per la prima volta sorrise maliziosa. L’aveva visto combattere durante la caccia alla banidera, non vedeva l’ora di confrontarsi con lui di persona, peccato Mark volesse solo fare del male al giovane Sullyvan.

Vicky Pemengan era rimasta a debita distanza, massaggiandosi la faccia illimitata, guardava i due figli di Ares, si vedeva che Mark era cotto a puntino di quella ragazza con la coda, aveva sorriso appena, poi aveva guardato il suo figlio di Ares preferito, Sherman, era così perfetto, violento e selvaggio. Sospirò. “Cosa fai Victoria?” le domandò qualcuno affiancandola, la biondina alzò lo sguardo per vedere accanto a lei il capo della cabina di Eris, Reece qualcosa, “Niente” rispose di fretta, senza neanche chiedersi perché quel ragazzo sapesse il suo nome e scappò via velocemente, paonazza in viso.




“Non c’è mai stata una guerra buona o una pace cattiva”
[B. Franklyn]
   
 
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