Anime & Manga > Sailor Moon
Ricorda la storia  |      
Autore: hotaru    13/08/2011    6 recensioni
Ben presto furono circordate da una miriade di fuochi galleggianti, che baluginavano a intermittenza nel buio quasi a voler dimostrare che c'erano ancora. Che facevano parte dell'oscurità, ma si discostavano da essa perché loro erano luce.
- Sai – disse piano Chibiusa a Hotaru, per non spezzare quell'incanto – Quando sono entrata la prima volta nella tua stanza mi è piaciuta moltissimo. C'era un'atmosfera meravigliosa, ma solo dopo ho capito che cosa mi aveva colpito così tanto. Sembrava piena di lucciole -.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Chibiusa, Hotaru/Ottavia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza serie
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Hotaru koi (Lucciola vieni)
Hotaru koi   (Lucciola vieni)

"Hotaru koi, yamamichi koi,
hiruma wa kusaba no tsuyu no kage,
yoru wa bonbon taka chōchin"

(Lucciola vieni, lungo il sentiero di montagna vieni,
di giorno nell'ombra di rugiada delle foglie,
di notte la tua lanterna splende luminosa)

Canzone tradizionale giapponese


- Hotaru, posso farti una domanda? - chiese Chibiusa dopo aver rimuginato un po', mentre camminavano lungo il marciapiede.
- Certo, dimmi.
- Hai mai visto le lucciole?
Hotaru si fermò, guardando l'amica in viso con tanta sorpresa che Chibiusa si ritrovò ad arrossire.
- Ecco, io... scusa, è solo che... visto che non eri mai andata nemmeno in un centro commerciale, pensavo che...
Ma Hotaru sembrava assorta, intenta a frugare tra i ricordi.
- Io... sì, credo di sì. Ma è qualcosa di lontano, quando c'era ancora mia madre.
- Oh. E... non le hai più viste, dopo?
- No, non mi sembra – rispose serenamente la ragazza, riprendendo a camminare.
Chibiusa sorrise all'idea che le era appena venuta.
- Hotaru, non puoi non vedere le lucciole proprio tu! (¹)
L'amica aspettò il seguito, chiedendosi se Chibiusa stesse per venirsene fuori con un'altra delle sue idee.
E in effetti fu così.
- Domani sera puoi uscire? Sono sicura che Usagi ci accompagnerà, tuo padre non deve preoccuparsi!


Sì, Usagi le accompagnò assieme a tutte le altre, ma mentre loro gironzolavano tra le bancarelle di quel matsuri (²) alla periferia di Tōkyō, Chibiusa e Hotaru si allontanarono dalla confusione.
- Ma... dove stiamo andando? - chiese Hotaru, facendo del suo meglio per stare dietro all'amica, che avanzava rapidamente malgrado indossasse il kimono.
- A vedere le tue simili! - esclamò raggiante Chibiusa, sicura che l'altra sarebbe stata entusiasta della sua meravigliosa idea.
Quando giunsero sulle rive di uno dei tanti canali della città, Hotaru si guardò intorno.
- Che cosa dovrei vedere? - domandò, osservando l'argine illuminato dai lampioni della strada.
- Aspettami qui un momento!
Chibiusa si eclissò un istante dietro a un cespuglio, bisbigliando qualcosa a Luna-P e facendo spegnere all'istante tutti i lampioni nei dintorni.
- Ma cosa...? Chibiu... - Hotaru non fece in tempo a chiamare l'amica, che si sentì prendere una mano.
- Adesso guarda. Ma dobbiamo stare in silenzio, altrimenti si spaventano.
Hotaru tacque, e attesero senza più dire una parola. Ferme nel buio, con l'acqua che scorreva come unico rumore, e nelle narici la fragranza dell'aria di giugno.
In lontananza si udivano i festeggiamenti del matsuri e le grida di alcuni bambini che si stavano di certo rincorrendo; suoni lontani, resi ovattati dall'oscurità.
Hotaru fu quasi tentata di chiudere gli occhi per ascoltare meglio, quando una scintilla le fece alzare d'improvviso la testa. Per un istante pensò di essersela immaginata, ma la scintilla riapparve.
E poi un'altra, poco distante. E un'altra, fra l'erba. Un'altra ancora, appena sopra l'acqua. E...
- Sono centinaia! - bisbigliò a Chibiusa, che fu certa di aver udito nella sua voce una nota di felicità.
Ben presto furono circordate da una miriade di fuochi galleggianti, che baluginavano a intermittenza nel buio quasi a voler dimostrare che c'erano ancora. Che facevano parte dell'oscurità, ma se ne discostavano perché loro erano luce.  
- Sai – disse piano Chibiusa, per non spezzare quell'incanto – Quando sono entrata la prima volta nella tua stanza mi è piaciuta moltissimo. C'era un'atmosfera meravigliosa, ma solo dopo ho capito che cosa mi aveva colpito così tanto. Sembrava piena di lucciole.
Lo stupore di Hotaru fu palpabile, anche se nel buio non riusciva a distinguere bene i tratti del suo viso.
- Scommetto che non l'avevi fatto apposta – continuò Chibiusa.
- No, io... in effetti no – la voce dell'amica esprimeva una consapevolezza appena acquisita – Ma ora che mi ci fai pensare...
Hotaru si abbassò, accovacciandosi fra l'erba mentre le lucciole le circondavano.
- Forse... forse inconsciamente pensavo a quando ero andata a vedere le lucciole con i miei genitori, da piccola. Forse cercavo di ricreare la stessa atmosfera.
Un luogo dalla luce soffusa, delicata e deliziosamente intima. Un luogo intriso di ricordi dai contorni sfocati, come la scia lasciata da quegli insetti luminosi.
- Sai, Ami mi ha spiegato un sacco di cose sulle lucciole: non vivono mai a lungo, perché gli adulti non si nutrono e vivono dell'energia accumulata quando erano larve.
Chibiusa sorrise, fiera di aver imparato così tanto. Si guardò intorno, le lucciole negli occhi, pensando che nel futuro non ne aveva mai viste di così belle.
- Ma sai, Hotaru – mormorò, stringendo la mano dell'amica i cui capelli neri si confondevano nell'oscurità – Anche se sei una lucciola come loro, tu sei molto più forte.
Poté percepire il sorriso malinconico sulle labbra dell'altra; Chibiusa si era chiesta tante volte se Hotaru avesse mai avuto paura di non vivere a lungo, visti i suoi problemi di salute. Per lei era diverso: sapeva che persino fra dieci secoli ci sarebbe stata, perché in quel tempo non era ancora nemmeno nata.
Lei viveva lì e nel futuro; Hotaru... Hotaru sembrava l'ombra di una bambina che forse era stata felice nel passato.
La vide stendere una mano, ferma e tranquilla, tanto che una lucciola la scambiò forse per una foglia e vi si posò sopra.
Chibiusa, al colmo dello stupore, si chiese per un istante se sua madre non l'avesse rimandata nel passato proprio per lei. Per Hotaru, perché avesse qualcuno al proprio fianco.
Quando la lucciola riprese il volo, Chibiusa scosse leggermente la testa. Che sciocchezza. Sua madre doveva aver avuto in mente ben altro, quando le aveva detto di tornare nel passato per imparare a farsi degli amici. Hotaru era stata semplicemente una grande fortuna.
- Ehi, cos'è questo buio?
- Accidenti, io non vedo niente!
Quelle voci sconosciute convinsero Chibiusa che forse era ora di riaccendere i lampioni della strada, prima di provocare qualche incidente.
- Scusami un attimo, torno subito!
Si nascose di nuovo dietro un cespuglio, e l'istante successivo la luce potente dei lampioni fece sembrare pallida come un sogno quella delle lucciole.
- Che strano... forse c'era stato un guasto – disse Hotaru quando Chibiusa tornò.
- Sì, forse – convenne la piccola – Che ne dici se raggiungiamo Usagi e le altre, adesso?
Hotaru annuì, e a Chibiusa venne in mente un'altra cosa.
- Hai mai provato il gioco dei pesci?
- Il gioco dei pesci?
- Sì, quello in cui bisogna far saltare dei pesci in una ciotola usando una racchetta di carta, da una grande vasca in cui stanno tutti insieme.
- Ecco, io...
Chibiusa le prese la mano, avviandosi di gran lena.
- Andiamo, allora!
Quella mano su cui prima si era posata una lucciola, quella mano che aveva il potere di guarire le persone, ora sembrava molto più calda.





(¹) "Hotaru" in giapponese significa "lucciola"
(²) Matsuri: festival giapponese solitamente legato ad un santuario shintoista o a un tempio buddhista. Per l'occasione le strade si riempiono di bancarelle che vendono cibarie, dolci o permettono di provare giochi tradizionali come quello della pesca (si chiama yōyō tsuri, l'avrete sicuramente visto in parecchi anime)



 

One-shot molto breve, dedicata ad una coppia di amiche che mi piacciono moltissimo. È volutamente così breve e scarna, perché volevo concentrarmi sulla semplicità del momento, più che su lunghe ed elaborate descrizioni.
Ovviamente ambientata durante la terza serie, prima che si sapesse la verità su Hotaru, c'è un breve riferimento alla stanza della ragazza: non so se la ricordate, buia e piena di lampade accese dalla luce soffusa.
Dato che è l'unica idea che mi è venuta, questa storia partecipa all'iniziativa "One-shot dell'estate". 
   
 
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Sailor Moon / Vai alla pagina dell'autore: hotaru