Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Prue786    13/08/2011    0 recensioni
Marcel Proust diceva “I veri paradisi sono quelli che si sono perduti” e come gli si può dare torto; ma a che pro continuare a pensarci, perché affliggersi senza tregua per qualcosa successo tanto e tanto tempo fa. Perché ostinarsi a rimpiangere il passato invece di guardare al presente? Perchè?
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nuova pagina 1

7.

 

Senza aspettare nemmeno di essere arrivata in camera, mi libero dell’abito bianco, trascinandolo su per le scale fino all’armadio dove lo relego con un sospiro liberatorio.

Infilo i primi jeans che mi capitano a tiro, legando i ricci biondi in una coda alta e dopo quindici minuti afferro le chiavi della mia auto; sono praticamente scappata via dalla chiesa, completamente dimentica dei miei genitori, ma ormai penso di essere abbastanza padrona delle mie emozioni per affrontare tutte le conseguenze dell’abbandono dello sposo sull’altare.

Spalanco il portone e sobbalzo per la seconda volta in meno di mezz’ora “Per l’amore del cielo, Nick! Ti diverti così tanto a farmi spaventare?” Chiedo al giovane seduto sugli scalini, a meno di un metro da me. “Dillo che hai intenzione di uccidermi!” Esclamo con un sorriso, il battito cardiaco ancora accelerato.

L’altro si rabbuia di colpo ed alzandosi esclama, in tono aspro “A quanto pare la mia presenza  qui non è gradita, quindi vado via!”

Spalanco gli occhi, stranita “Ehi, ma perché travisi le mie parole?” Allargo le braccia e vado a sedermi anch’io sugli scalini, guardando il giovane, ancora in piedi “Io non ho mai detto una cosa del genere, sei stato tu… bah, meglio non cercare di spiegarsi i tuoi strani comportamenti!”

Circondo le ginocchia con le braccia, fissando il vuoto per qualche istante, in leggero imbarazzo, prima di inspirare profondamente “Scusa Nick!” dico all’improvviso “Scusa, non avrei dovuto parlarti in quel modo, l’altro giorno. Avevi ragione, è solo che non volevo accettarlo!” Sospiro con aria colpevole “Sono stata una vera cocciuta!”

“Già… una cocciuta!” mi fa eco lui, quasi assente, nonostante abbia lo sguardo fisso su di me. 

“E non solo questo! Per non parlare del tuo squallido discorso!” Il giovane sospira, tornando a sedersi, prima di sorridere lievemente “Anzi, squallido è dir poco. Tutte quelle cose: la solitudine eterna ecc, ecc… sinceramente potevi fare di meglio, con la fantasia che ti ritrovi!” Si stiracchia con aria soddisfatta mentre mi ritrovo a guardarlo, sorpresa: è bastato poco per fargli cambiare umore.  

Rimaniamo in silenzio e, ripensando alle parole appena pronunciate da Nicholas, sorrido amaramente. Non posso negare che facciano molto male, ma non riesco a volergliene: dopotutto lui non sa nulla e anche tutte quelle frasi che gli ho sputato addosso con l’intento di ferirlo, non sono servite a nulla. Nonostante ciò mi sento in colpa: non avevo nessun diritto di giudicare la sua scelta di vita, come lui non ha mai fatto con me.

Mi volto un attimo verso il giovane, ritrovandomi di fronte i suoi occhi neri. Rimango un attimo immobile prima di inclinare la testa di lato. Nicholas si scuote, aprendo e chiudendo la bocca più volte mentre scuote leggermente la testa, voltandosi dall’altra parte.

Alzo le spalle di fronte a quella reazione e ritorno a fissare l’orizzonte “In fondo…” penso tra me “Non sono molto rattristata da come sono andate le cose; sembra che il destino avesse deciso fin dall’inizio come dovevano andare le cose.” sorrido brevemente “Il destino, già! Non è che ci abbia mai creduto a queste cose però, ci sono delle volte in cui è tanto evidente la sua azione e le sua presenza…”

“Annie!”

La voce di Nicholas, forte e sicura, mi distoglie dai miei pensieri e mi fa voltare di colpo.

Pochi istanti, neanche il tempo di rendermene conto, e le labbra di Nick sfiorano le mie per pochi, velocissimi secondi. E con la stessa velocità il giovane si alza, pronto ad andar via.

“Ehi!” esclamo appena mi rendo conto che Nicholas sta tentando la fuga “Dove credi di andare?” La sorpresa per quel gesto improvviso ed inaspettato viene surclassata dalla necessità di avere una spiegazione: cosa gli è preso così all’improvviso? È possibile che l’idea assurda che sta cominciando a farsi largo nella mia testa possa essere vera?

Nick si volta e, come se nulla fosse, torna indietro, sedendosi nuovamente vicino a me; la sua espressione è imperturbabile “Cosa c’è?” chiede tranquillamente, fissandomi negli occhi; sembra che l’unica a sorprendersi per un nonnulla sia io.

Socchiudo le labbra, rimanendo qualche attimo a scrutarlo prima di domandare, scandendo bene le parole “Vuoi gentilmente spiegarmi il significato del gesto, tra parentesi, non autorizzato, di poco fa?”

Solleva le spalle, con noncuranza, prima di lanciarmi un’occhiata gelida “Tutto quello che stai pensando e ipotizzando non corrisponde alla realtà!”

“Ma benissimo!” ribatto io di rimando, questa volta con una faccia di bronzo “Allora vuoi di grazia dirmi tu perché l’hai fatto?”

Nicholas mi poggia un pollice sulla guancia “Volevo scusarmi per averti lasciato il segno delle dita sulla guancia!” Un sorriso ironico gli sale in viso ed ho come la netta e brutta sensazione che si stia deliberatamente prendendo gioco di me.

Lo fisso incredula; atteggiamenti come questo non sono normali neanche per lui. “Ma se era solo quello, perché…” Sussurro incapace di  andare oltre, sempre più convinta di sapere cosa ci sia sotto.

Nicholas sembra intuire il mio sospetto perché all’improvviso la pelle abbronzata del suo viso assume una sfumatura più rosea e con uno scatto torna ad alzarsi.

“Ah, un’ultima cosa!” esclama prima di poggiare una mano sullo scalino e chinarsi fin quando i nostri visi non sono tanto vicini da sfiorarsi. Con la sua calma ritrovata mi bisbiglia all’orecchio  “Quello che provavi fino a qualche giorno fa per Scott, beh… penso sia lo stesso sentimento che sto provando in questo momento per te!” sorride furbescamente, raddrizzandosi e questa volta si allontana definitivamente.

Guardo Nicholas andar via e senza saper perché, mi sento leggera e felice, anche se ancora un po’ confusa.

Il paesaggio che mi circonda comincia ad aver i contorni più sfocati e in pochi istanti rimango in compagnia soltanto dell’oscurità.

 

“Annie… Annie, mi senti?”

Una voce, di nuovo, come giorni prima: una voce che mi chiama e il nulla intorno a me.

Cerco di aprire gli occhi anche se le palpebre pesanti si rifiutano di eseguire il comando.

Sono stanca, sì, stanca ma stranamente in pace con me stessa; mi sarei lasciata cullare del tepore di quella sensazione calda e avvolgente se quella voce non avesse nuovamente cominciato a chiamarmi.

Quando riesco a schiudere gli occhi mi rendo conto di essere in un luogo scarsamente illuminato.

“Annie…”

 Alzo lo sguardo sul proprietario della voce e scorgo un paio di occhi neri che mi fissano preoccupati; il volto, ormai pieno di rughe, ha perso l’antico fascino ma a me appare così rassicurante e familiare. Sorrido quasi impercettibilmente e, senza dire nulla, mi libero dalla stretta del braccio che mi ha tenuta sollevata da terra fino a questo momento. Riesco a stare seduta senza difficoltà e, nonostante il leggero intorpidimento, mi sento bene.

“Ti sei svegliata per fortuna, come stai?” La voce calda e profonda continua a parlarmi. Socchiudo le labbra, limitandomi a fissare il vuoto.

“Ehi, perché non rispondi? Almeno dimmi se è tutto a posto o se devo chiamare un’ambulanza, per Diana!”

Scuoto leggermente la testa “Non cambi mai, vero, brutto orco?” Mi guardo intorno e sospiro: sono di nuovo a casa, di nuovo nella mia soffitta buia e polverosa; gli occhi mi cadono sull’oggetto che ho in mano: l’orologio da taschino, con la lancetta dei secondi irrimediabilmente ferma all’interno del quadrante “Un sogno…” sussurro sovrappensiero e accenno un sorriso nel rendermi conto che l’essere di nuovo un’anziana donna sola, mi deprime meno di quel che avrei creduto: in definitiva era più spaventoso il pensiero; ora che la cosa è una certa realtà mi accorgo che è meno orribile del previsto. “Possibile sia stato tutto solo un sogno?”

“Ma cosa stai dicendo?”

Scuoto nuovamente il capo “Non lo so, Nick, non lo so… è solo che…” Inspiro profondamente, lanciando un’occhiata furtiva all’uomo che ha cominciato a guardarmi male e il ricordo degli ultimi istanti vissuti in quella strana dimensione mi spingono a chiedere “Posso farti una domanda personale?”

“Prego!”

Inarco un sopracciglio, sforzandomi di apparire calma e sicura anche se, onestamente, la reazione che potrebbe avere l’altro mi preoccupa un po’ “Ti sei mai innamorato di me?”

La domanda, una volta formulata, sembra completamente folle alle mie orecchie e, da quello che riesco a leggere sul viso di Nicholas, sembra che lui la pensi esattamente come me. Dopo i primi istanti di disorientamento, infatti, l’uomo strabuzza gli occhi e, con aria innervosita sbotta “Ma ti ha dato di volta il cervello?”

Cerco di restare indifferente e mi affretto a precisare “Non sei obbligato a rispondermi!” alzando le mani.

“Forse sì!”

È poco più di un sussurro e ho quasi l’impressione di essermelo immaginato quando, a sorpresa, Nicholas si schiarisce la voce “Può darsi! Sì, è possibile, e allora?” 

Rimango a fissarlo come imbambolata e lui si imbroncia ancora di più.

“Cos’hai da fissarmi in quel modo?”

Apro e chiudo la bocca senza riuscire a dir nulla al ché  l’uomo continua “È successo molti anni fa, non è una cosa di cui discutere ancora…” La voce si affievolisce e il suo sguardo si fa improvvisamente lontano.

Mi dispiace quasi vedergli quell’espressione e cerco qualcosa per sviare il discorso prima di rendermi conto della cosa più banale “Cosa ci fai qui? Come sei entrato?” Chiedo puntandogli gli occhi addosso.

Nicholas sembra sollevato da quella domanda e scrolla le spalle “Beh, ho suonato alla porta e non ti ho vista arrivare così mi sono preoccupato e ho deciso di prendere la chiave!” Spiega come se fosse normale entrare in casa altrui senza invito, ma al momento c’è qualcos’altro che mi turba “Quale chiave?” Chiedo confusa.

“Quella nel vaso!”

Rimango a fissarlo senza riuscire a replicare; Nicholas non ha mai saputo di quella chiave… a meno che…

Scuoto la testa e l’unica cosa che riesco a sussurrare è “Un po’ d’acqua… ho bisogno d’un po’ d’acqua!”

 

Riesco ad alzarmi, aiutata da Nicholas, e insieme raggiungiamo la cucina.

“Adesso permetti di fare a me gli onori di casa, siediti lì e non ti muovere, ok?” mormora Nicholas con un tono che, però, non ammette repliche.

Annuisco solamente, lasciandolo fare.

“Si può sapere cos’è successo?”

Mentre Nick comincia ad aprire cassetti a casaccio, cerco di riordinare le idee, e dopo aver bevuto dal bicchiere di vetro che mi porge, rispondo lentamente “Non lo so, mi sono sentita male all’improvviso… devo ammettere che ho pensato che fosse arrivata la mia ora!” faccio una smorfia, finendo l’acqua nel bicchiere, e riprendendo “Come mai sei venuto a trovarmi? E poi, chi dice che non ero uscita a comprare qualcosa? Poi, proprio tu che sei un lupo solitario!” Non riesco a trattenere un sorriso mentre Nicholas spalanca gli occhi e tenta di rispondere “Beh, non lo so! Forse perché… oh, accidenti An, sono venuto perché così mi andava! Adesso devo anche spiegare perché voglio stare un po’ con una vecchia amica?” L’agitazione gli fa diventare rosso il volto.

Mi alzo per non farmi vedere ridere, rischiando di incappare nella sua ira, e mi dirigo verso i fornelli “Che ne dici di rimanere a cena?”

“Eh? Vuoi invitarmi a cena?” L’altro sembra spiazzato “Ma, veramente, non so se…”

“Oh, andiamo Nick, va bene la vita ritirata, l’isolamento e tutto il resto, però adesso si esagera!” Sbotto, decisa a non dargliela vinta.

“Beh, sì, forse hai ragione…”

“Dai, se non vuoi farlo per te, fallo almeno per me!” sollevo un sopracciglio e sorrido leggermente, in attesa di una risposta che non tarda ad arrivare.

“Va bene, puoi contare su di me!” sospira Nick.  

Esulto in silenzio, lanciando all’uomo un’occhiata compiaciuta “Lo sapevo che in fondo in fondo, non eri un brutto vecchio egoista!” Continuo a fissare Nicholas che, alle mie parole, rimane come stordito e, con un’espressione indecifrabile in viso esclama “Questa volta sono d’accordo con te!” inclinando leggermente all’insù le labbra.

 

Alla fine non è stato tutto inutile; sogno o realtà, quella che ho vissuto è stata un’esperienza costruttiva e, nel suo piccolo, è riuscita a farmi capire cose che mi erano rimaste ignote nonostante anni di continue riflessioni. Ed ora, quando guardo la luna, non vengo più assalita dalla malinconia e dalla tristezza soprattutto perché, a fissarla con me, c’è qualcun altro oltre alla mia ombra.

 

 

Fine

 

 

 

Ringrazio chi è arrivato fin qui, sperando che la storia sia stata di vostro gradimento.

Io ci sono particolarmente affezionata perché è la prima che sono riuscita a concludere, nel lontano 2004, e mi fa sempre tenerezza rileggerla nonostante abbia avuto bisogno di qualche revisione qua e la. 

Quando la scrissi rimasi indecisa sul finale fino all’ultimo e, nonostante sia un’inguaribile amante dell’ “happy ending”, sono arrivata alla conclusione che questo tipo di finale calzava di più alla storia nonostante non fosse il classico “e vissero tutti felici e contenti”. ^_^ 

Con questo direi che è tutto! Baci baci!

Prue

 

 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Prue786