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Autore: dracodraconis    14/08/2011    2 recensioni
a volte la vita perfetta che hai tanto desiderato non è proprio quella che ti appaga di più..
una one-shot per annunciare il mio ritorno...
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Noiosa.
La vita era diventata noiosa. Bella, soddisfacente, pacifica. E noiosa.
Per essere certo che quella fosse ancora e sempre la conclusione dei suoi pensieri, lo scandì a voce alta nel salotto della sua agiata casa londinese.
-N-O-I-O-S-A!!!-
Suonava un sacco reale.
Era un rito che ripeteva ogni volta, forse per confermare la sua scelta, forse per darsi coraggio per affrontare quel piccolo, egoistico e infantile peccato.
Nessuno lo sapeva; e se invece qualcuno lo sapeva, stava ben attento a non sollevare questioni.
Si passò una mano a scompigliarsi ulteriormente i capelli, uscì nel cortile dalla porta di cucina e si smaterializzò.
Quando sua moglie rientrò a casa, trovò un biglietto sul tavolo: “sono ad allenarmi, tornerò prima di cena”.
Sorridendo di un sorriso mesto, con il foglietto di carta tra le mani, salì al piano di sopra.
 
La piana scozzese era deserta e sferzata dal vento: rapido, teso e pungente.
“Questo renderà le cose più interessanti”, pensò l’uomo osservando come le cime degli alberi si piegassero alla forza delle raffiche.
Poi sentì il rumore di passi dietro di lui e si prese tutto il tempo per girarsi a guardare chi stesse arrivando.
Beh, in effetti lo sapeva già.
-Vedo che hai imparato il valore della puntualità, Sfregiato-, sentenziò la ben nota voce strascicata.
 
Era iniziata per una stranissima coincidenza.
Mesi prima Harry aveva sentito una grandissima nostalgia dei tempi della scuola, di quando la sua vita non sembrava fermarsi mai, di quando non passava giorno senza che accadesse qualcosa di tragico e inaspettato, di meraviglioso e grandioso.
Dopo, era stato tutto… Noioso e piano. La scuola per Auror lo aveva accolto a braccia aperte, lo stesso era accaduto al Ministero della Magia. Il matrimonio con Ginny era stato fin troppo prevedibile e sereno, le cene nel fine settimana da Ron ed Hermione ben scontate.
Il lavoro con il tempo era diventato facile; nel momento in cui aveva pensato di richiedere missioni più pericolose ed impegnative, tanto per dare una scossa a tutta quella placidità della sua vita, Ginny era rimasta incinta e lui non se l’era sentita di rischiare. Essere padre lo aveva estasiato: ma era anche quella stata una cosa fin troppo… Serena.
Così, un primo di settembre si era smaterializzato nei pressi del Lago Nero e aveva atteso il calar della notte per veder arrivare le barchette contenenti gli studenti del primo anno.
Aveva ripercorso con un brivido le proprie stesse emozioni di tanti anni prima ed era tornato a casa con un angolo della bocca piegato in su per un sorriso malinconico.
Nei giorni successivi era tornato spesso sulle rive del Lago Nero… Talvolta perdeva del tempo a guardare il profilo del maestoso castello di Hogwarts o del campo di Quidditch… E poi, una mattina meno fredda delle altre, aveva visto in lontananza una figura sottile i cui incredibili capelli risplendevano come platino sotto la luce del sole.
“Non è possibile”, si era detto…
 
-Potter, per il cappello di Cagliostro, resterai appoggiato a quel manico di scopa tutto il resto della giornata?-
-Arrivo, Draco, arrivo…-
-Osa ancora chiamarmi ancora per nome e ti schianto…-
-Vedremo dove sarà finita tutta la tua sfrontatezza quando ti avrò stracciato a Quidditch per l’ennesima volta!-
 
Appena Harry aveva riconosciuto la silhouette di Malfoy, era stato colto da una risata vagamente isterica: di tante persone che poteva beccare in quell’angolo di Scozia… Ma poi aveva smesso di sghignazzare: Malfoy non lo aveva notato: guardava il castello e aveva… Beh, aveva sul volto gli stessi pensieri, le stesse emozioni che avevano regnato sul volto di Harry fino a poco prima.
Harry aveva raccolto una zolla ben umida e si era avvicinato.
Aveva atteso che Malfoy avvertisse la sua presenza; appena si era girato lo aveva schernito e gli aveva tirato sul costoso cappotto quella manciata di terra fangosa.
Poi aveva atteso, sentendosi come un bambino di dieci anni. Le mani ben in mostra per evidenziare come fosse disarmato.
 
-Rassegnati, Malfoy, volo meglio di te!-
-Col cazzo! Stupeficium!-
-Merda, questo è barare! Avevo detto “niente incantesimi”!-
-Sì, Tu l’avevi detto! Io no! Ahahahahahah!-
 
Malfoy aveva estratto la bacchetta e socchiuso gli occhi.
Sulla schiena di Harry era corsa una goccia di sudore e non si era mosso.
Malfoy aveva gettato di lato la bacchetta ed aveva iniziato a percorrere di corsa la distanza tra di loro.
Harry aveva sorriso.
Malfoy pure aveva sorriso, mentre arrivava di slancio.
Quella sera Harry era tornato a casa lercio e pieno di graffi e lividi. Avrebbe potuto curarli con un semplice incantesimo, ma aveva aspettato di potersi contemplare per un po’ davanti allo specchio: si sentiva così… Giovane.
 
-Potter, cadere dalla scopa non farà sì che io ti consegni il boccino per pietà regalandoti la vittoria…-
-Oh, Draco, piantala di volteggiare e scendi giù: ho portato la merenda con me…-
 
Il giorno dopo la loro colluttazione, Harry aveva ricevuto un biglietto che riportava un disegno animato di Harry stesso mentre perdeva sangue dal naso: lo stile di Malfoy non era cambiato per niente.
Harry aveva raggiunto la piana di Hogwarts in un batter di ciglia.
 
-Pottonzo, questa roba dove l’hai comprata? –
-Se te lo dico, smetti di mangiarla…-
-No, è troppo buona. Aspetta… Sarà mica roba babbana?-
-Hai fatto centro, biondino!-
-Sei sleale!-
 
Da quel giorno, avevano preso l’abitudine di ritrovarsi almeno una volta alla settimana; si pestavano, si insultavano, giocavano sulle scope, duellavano; poi, di solito mangiavano e bevevano qualcosa insieme e ritornavano ognuno alla sua vita piana, perfetta e soddisfacentemente regolare.
Se si incontravano al di fuori di quel contesto si salutavano con distacco, ma un fremere delle labbra rivelava solo a loro due il loro segreto.
In sostanza, Malfoy e Potter se la spassavano di nascosto.
Avevano un loro posto, un loro momento, in cui potevano tornare indietro di oltre vent’anni.
E, anche se la loro non era una grande amicizia, era un sodalizio che li salvava dal tedio della quotidianità.
 
Sdraiati sull’erba, testa contro testa, accanto a loro due Burrobirre, guardavano le nuvole correre in cielo.
-Sei felice, Potter?
-Eh?!-
-Lo so che abbiamo promesso di non parlare di questo, ma… Perché veniamo qui senza dirlo a nessuno settimana dopo settimana? Se fossimo realmente felici, non dovremmo averne bisogno-, chiese Draco rialzandosi per fissare Harry negli occhi.
Era impossibile mentire di fronte a quel colore di pioggia.
-Immagino perché a volte la felicità non è tutto-, spiegò Harry. –Immagino che a volte ci siano bisogni sotterranei e poco comprensibili a noi stessi e persone fatte apposta per rispondere a quei bisogni, per quanto strano possa suonare-.
-Ti ci devi essere impegnato davvero tanto per spremerti questo discorsone fuori da quel cervellino da piccione, eh?-
-Idiota…-
-No, idiota tu!-
 
Da qualche parte di quegli ultimi venti anni, dopo la guerra e le morti, le loro diversità si erano perse, i loro rancori si erano smussati. Era come se avessero iniziato tutto da capo, nella maniera giusta, nella maniera in cui sarebbe dovuta andare.
Un angolo di Harry si sentiva in colpa per tutto questo, ma era fuori discussione rinunciare alla presenza di Draco, l’unico che aveva tenuto acceso il proprio fuoco interiore in tutti quegli anni oltre a Harry stesso.
Come pure era fuori discussione condividere quella fetta di vita con qualcuno, fosse pure Ginny, che amava con tutto il cuore.
 
-Alla settimana prossima, Draco-.
-Alla settimana prossima… Harry-.
 

 

 

 

 

  
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