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Autore: just_silvia    14/08/2011    0 recensioni
Questa è una storia di Licantropi e Mutaforma. Racconta di due famiglie e dei loro rancori...ma sopratutto è una storia d'amore ambientata a Napoli.
Capitolo IV:
È la festa dei diciotto anni di MANUELA RUSSO... la figlia di Don Raffaele, i Mutaforma›› Alessandro rabbrividì.
‹‹Me lo ha detto uno fuori il locale a cui ho chiesto se ti avesse visto... be' ho chiesto di uno scheletro...e lui ha iniziato a fare mille domande su di te...››
‹‹Tu cosa hai fatto?››
‹‹Ho detto chi eri in realtà. Ma era prima che dicesse che fosse la festa dei Russo...››
‹‹Al diavolo. Andiamo, gli altri ci staranno aspettando.››
Il ragazzo cercò di sembrare freddo e distaccato ma la disperazione lo assalì. Perché? Manuela conosceva il suo cognome, forse per questo si era allontanata inizialmente? I dubbi riempirono la testa di Alessandro, pensava alla ragazza ed a come quei baci potessero metterla nei guai. Andare o non andare da lei all’una? Il suo viso però parlava chiaro.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo I

 

‹‹È successo tutto tanto tempo fa, quando non avevo incontrato ancora quella 'buonanima' di mia moglie... Maria era bella sì... ma quell'altra... dolce, gentile e delicata come una rosa... quel disgraziato. Con un inganno me la portò via, sono stato derubato. Se mi avesse sposato altro che “Pasta Giordano”›› raccontava il Signor Raffaele Russo nella sua pizzeria “Rafel o’ scugnizz’ ”.

Ad ascoltarlo, i ragazzi suoi dipendenti, tra cui il nipote Diego. Tutti loro conoscevano a memoria quella storia.

L'uomo aveva capelli neri, con qualche striatura di bianco qua e là. Col passare del tempo era diventato un po' stempiato, portava il pizzetto sale e pepe e delle rughe d'espressione contornavano i suoi occhi a mandorla color cioccolato. Il suo naso era un po' aquilino; non era molto alto e da qualche anno gli era spuntata anche un po' di pancetta.

‹‹Secondo voi lui l'ha mai raccontata a qualcuno?›› chiese tra sé. ‹‹Di certo no.››

UNTOLD STORY

‹‹...Lui fa il ricco imprenditore ed io il povero pizzaiolo, nessuno sa quello che mi ha fatto... non l'ha detto neanche al figlio secondo me... solo per un motivo sono felice che le cose siano andate così... per la mia Piccirella... altrimenti non sarebbe mai nata... ed è la gioia della mia vita.››

Quello che Raffaele non raccontava in giro era un importante particolare delle due famiglie: i Russo erano Mutaforma da generazioni ed i Giordano erano una vecchia famiglia di Licantropi.

Per intere generazioni erano stati vicini di quartiere ma da vent’anni a questa parte ogni volta che s’incontravano, non facevano che scontrarsi. Specialmente quando i Licantropi scoprivano che qualcuno dei Mutaforma aveva osato trasformarsi in Lupo.

La gente, ignara, quando sentiva degli ululati durante la notte credeva che fossero dei normali randagi. Invece erano i Giordano ed i Russo che nella loro forma animale si battevano senza pietà alcuna.

L’inimicizia era nata principalmente per una donna ma l’altro motivo scatenante era stata la gelosia per la “razza”.

Gennaro non aveva mai accettato che Raffaele si potesse trasformare anche in lupo. Il secondo, giovane e presuntuoso, si era sempre vantato di quella particolare qualità e anche del fatto di potersi trasformare quando gli pareva. Gennaro, invece, in quanto licantropo riusciva a trasformarsi solo in situazioni fisiche di malessere, di rabbia e con l’influsso della Luna Piena.

Raffaele nascondeva questo particolare perché il segreto era a conoscenza dalla famiglia stessa.

‹‹Povera creatura mia. Non ha mai festeggiato il suo compleanno. S’è sempre rifiutata da quando le dissi che sua madre era morta mettendola al mondo. Per il suo diciottesimo compleanno non ci sono scuse... lo deve per forza festeggiare.››

‹‹Bravo zio. Ho pensato già a tutto›› commentò il chiassoso nipote, lo zio lo interruppe senza aver ascoltato neanche una parola di quello che aveva detto.

‹‹Ho pensato, visto che è carnevale, ad una festa in maschera›› i dipendenti del ristorante rifiutarono categoricamente la proposta.

‹‹Non vi mascherate? Ed io vi licenzio›› tutti i ragazzi allora furono costretti ad accettare.

‹‹Ah zio, senti questa, oggi ho litigato di nuovo con Bruno Giordano... se non ci avessero diviso, lo avrei mandato all'ospedale.››

Diego somigliava ad un gangster messicano. Aveva gli occhi a mandorla e la carnagione scura (aiutata dalle lampade abbronzanti che andava a fare una volta a settimana), portava i capelli neri sempre pieni di gel. Dello zio aveva preso il naso e l'“altezza”, tipicamente Russo. Ed era un Mutaforma.

‹‹Perché diavolo fate questo? Voi che c'entrate?›› disse l’uomo adirato.

‹‹Loro ci odiano e ci considerano razza inferiore.››

Il motivo scatenante era stato perché Diego ed i suoi fratelli si erano messi ad ululare alla luna (che non c’era, visto che il litigio era avvenuto di giorno), facendo il verso ai Giordano.

‹‹Che ve ne importa? Lo sai che è solo invidia. State attenti è gente senza scrupoli.››

 

Alla fine della stessa strada situato più avanti, c'era il “Club Forza Napoli”, un circoletto sportivo. Il proprietario Antonio Prisco, detto Tony, stava discutendo con tre suoi clienti abituali: Alessandro Giordano, suo cugino Bruno ed un loro amico d'infanzia, e nipote di Tony, Maurizio Prisco. I tre erano i teppistelli del quartiere, combinavano guai ogni volta che s’interessavano a qualcosa e non c'era una ragazza del rione che non era stata una loro conquista. Tutti e quattro erano licantropi.

Alessandro era il più quotato, tutte adoravano quei capelli castani, che portava sempre spettinati sulla testa, ed il viso sempre imbronciato che gli davano un tono da “ribelle” del paese. Gli occhi azzurri, da bambino, contornati da ciglia così lunghe da far invidia a qualsiasi donna. Era molto alto ma troppo magro, il ragazzo detestava essere così poco muscoloso.

Maurizio invece non era molto alto, era abbronzato tutto l'anno (stessa tecnica di Diego) e aveva i capelli ricci castani ma così corti che gli si arricciavano appena sulla testa. I suoi occhi erano grigi ma molto piccoli, tanto che era difficile che si notasse il colore. La parte più bella del suo viso erano le labbra pronunciate.

Bruno era un po' più basso di Alessandro, era biondino e portava i capelli cortissimi. I suoi occhi erano castani ma le cose che notavano di più le ragazze era il suo fisico da rugbista e la faccia da “cicciobello”.

Tutti e tre vestivano maggiormente con jeans “blue-used”, scarpe sportive molto grosse, polo, t-shirt e felpe con il cappuccio decorate con loghi di band e disegni psichedelici.

‹‹Bruno non dovresti essere a lavoro? E voi altri un’altra volta filone? Ale, mi meraviglio di te›› esclamò Tony.

Tony era un normale trentenne, una volta a settimana andava in palestra (una volta sola, senza esagerare). Aveva il fisico asciutto ed era abbastanza alto. Somigliava molto a Maurizio per gli occhi ed i capelli, che lui però portava più lunghi e modellati dal gel. Era solito avere le braccia incrociate al petto, in attesa forse di qualcosa...

‹‹Ah, ti meravigli di lui, zio, e di noi, no? Quello organizza sempre lui tutto›› rispose Maurizio.

‹‹Lo vedi con quella faccia da scemo ma... è peggio di noi…›› aggiunse Bruno facendo un cenno agli altri per far notare quanto Alessandro fosse distratto.

‹‹La guardi ma quella non ti può sopportare...›› disse Maurizio ad Alessandro nel momento in cui si accorse di ciò che lo distraeva. Stava, infatti, passando davanti al Club la solita ragazza insieme ad un’amica.

‹‹Tony, se sapessi quante gliene ha dette...›› spifferò sorridendo Bruno.

‹‹Chi è? Non l'ho vista›› chiese Tony girando la testa verso la vetrina.

‹‹Quella che passa sempre qua avanti›› rispose Bruno.

‹‹Mica la guardo chissà perché...è lei che mi fissa›› si giustificò Alessandro.

‹‹Eh già, da quello che ti ha detto non sembrava proprio interessata›› commentò con acidità Maurizio.

‹‹Si può sapere cosa le hai fatto?›› s’incuriosì Tony.‹‹ Le hai azzannato le chiappe durante la Luna Piena?››.

‹‹Molto divertente, Tony. Vogliamo ricordare quante figuracce hai fatto durante l’ultima Luna Piena? Non ce la fai più a correre.››

‹‹Il fatto è che fumo…›› tossì l’uomo imbarazzato.

‹‹Ora te lo spiego io. Te la ricordi Martina? Quella con cui Alessandro è stato... poi l’ha lasciata... poi l’ha ripresa... poi l’ha tradita... poi l’ha rivoluta e così via? Quella che è appena passata era una sua amica di classe... un giorno lo fermò fuori la scuola›› spiegò Bruno.

‹‹E cosa gli disse? Che c'entrava lei?›› domandò Tony.

‹‹Disse: Senti io non ti conosco ma da quello che ho sentito FAI SCHIFO. Lascia in pace la mia amica. Non ti vergogni di come sei? Ritirati.››

Dopo la versione di Maurizio, con tanto di interpretazione, i tre iniziarono a ridere a crepapelle tuttavia Alessandro non lo trovò tanto divertente.

‹‹E tu che hai risposto?›› chiese Tony. ‹‹Te lo dico io, testimone oculare... NIENTE. Rimase senza parole...›› tenne a precisare Maurizio.

‹‹E cosa dovevo dire... è una ragazza. Ma poi chi la conosce... ?›› si giustificò ancora Alessandro.

‹‹Lasciatelo stare… le donne sono la rovina degli uomini. Uagliù vi dovete abituare tra poco chiudo a’ baracca›› Tony comunicò la notizia.

‹‹Ma allora hai deciso?›› chiese Alessandro interessato.

‹‹ E dove lo trovi un altro “branco” che ti sopporta?›› domandò Bruno coprendo la voce di Alessandro.

‹‹Ed io me ne vaco lo stesso. Ragazzi ma che sto facendo qua? Non ho famiglia, né un soldo… me ne vado in America a diventare milionario.››

‹‹E sì…zio, una volta si facevano i soldi andando in America, ora i ghetti stanno peggio di noi nei quartieri di Napoli…e ci sono pure più cacciatori.››

‹‹Fatto sta che me ne vado. E questa volta faccio sul serio››.

Mentre gli altri due non facevano altro che prenderlo in giro, l’unico a prenderla davvero male fu Alessandro: chi l’avrebbe salvato dai guai e dall’ira del padre come faceva da sempre? A chi avrebbe fatto “certe confidenze”?

‹‹Ma che c'è Alessandro? Non ti senti bene?›› chiese Bruno.

‹‹Ma che mi avete fatto fumare?›› disse il ragazzo cambiando man mano colore del volto.

‹‹Ma comm' l'ho comprata io: Prima Qualità›› commentò Bruno. Alessandro corse in bagno a vomitare.

 

La misteriosa ragazza che aveva tenuto testa a Alessandro non era altro che Manuela Russo, la figlia del pizzaiolo, che stava passeggiando insieme alla sorella di suo padre. La zia Mimì, che nonostante la giovane età, era stata per lei come una seconda madre poiché il padre dopo la scomparsa della moglie si era dedicato con tutto se stesso al lavoro.

La zia era alta sul metro e settanta, ed era molto formosa, portava un taglio di capelli -neri e lisci- corto all'ultima moda. Occhi grandi e color cioccolato, aveva la faccia di una che la sapeva lunga ed a cui non avresti potuto mentire. Vestiva sempre in modo molto appariscente, non per i colori, anzi di solito portava sempre il nero, ma per le vertiginose scollature ed i pantaloni aderenti. Anche lei era un Mutaforma, la sua trasformazione preferita era una gatta nera.

Come caratteristica dei Russo, anche lei aveva il naso aquilino.

‹‹Sembrava non ti piacesse nessuno e poi mi fai passare di qui per vedere quel ragazzo›› disse la zia.

‹‹Ma non è assolutamente vero.››

‹‹Ah no? Guarda che secondo me se n’è accorto anche lui. E poi quello non è roba per te.››

‹‹Come sarebbe?››

‹‹Quello è uno dei Giordano...››

‹‹Giordano? Quei Giordano?››

‹‹Sì, l’originale, figlio unico di Gennaro, Mr Licantropo…ma poi, dico io, tanti bei ragazzi nella pizzeria, ti vuoi mettere proprio nei guai?››

‹‹Ma quando mai. Io ci ho pure litigato con quello. Te lo stai inventando tu. E poi anche se fosse papà non avrebbe nulla in contrario, non gli piacciono queste cose…››

‹‹Tuo padre no, ma Diego sì. E poi l’altra famiglia… sarebbe uno scandalo se si abbassasse ai nostri livelli…››

‹‹In ogni modo nella pizzeria, non ce n’è uno decente.››

‹‹Neanche Roberto?››

‹‹Quello vuole andare subito al sodo.››

‹‹No, allora, cambia aria…››

‹‹Cambiare aria? Ma se me l’hai proposto tu.››

‹‹E poi pensaci, devo prima affrontare le trasformazioni. Come farei a spiegare ad un ragazzo “normale” il motivo per cui a letto trova un animale invece che me?›› ironizzò la ragazza.

‹‹Per andare a letto con qualcuno, questo qualcuno deve conoscere il tuo “dono”. Devi fare quel passo solo se ti fidi di lui.››

La ragazza continuò a passeggiare tenendo la testa bassa pensando a qualcosa che neanche lei sapeva dove potesse portarla.

Dopo poco giunsero alla pizzeria dove fu accolta dalla solita allegria del padre che usava ancora chiamarla “Piccirella” come ormai tutti. Diego si accorse subito che qualcosa non andava in sua cugina e cercò di informarsi, ma zia Mimì intervenne e per evitare l’argomento si mise a scherzare un po’ su Roberto.

‹‹Ehi tu. Cerca di fare bene il tuo lavoro e stai lontano dalla Piccirella.››

‹‹Ma cosa le ho fatto?›› rispose il povero ragazzo tirato in ballo per gioco.

‹‹Bello, io conosco le tue intenzioni, perciò…››

‹‹ODDIO zia smettila.›› Manuela cercò di fermarla già tutta rossa in viso.

‹‹Picciré, vieni a darmi una mano in cucina›› la richiamò il padre. Fu così che tutti tornarono a lavorare.

 

Bruno aveva riaccompagnato Alessandro a casa con la sua Fiat Punto blu elettrico, insieme a Maurizio. I due amici lo prendevano in giro mentre lui pallido si riprometteva di non fumare più.

‹‹È l’ultima volta che mi faccio passare una canna da voi››. Con questa frase chiuse lo sportello dell’auto ed entrò nel suo palazzo. Era così debole che si trasformò per le scale, per fortuna nessuno lo vide. Grattò la porta e la colf, scorgendo dallo spioncino un bellissimo lupo bianco e grigio, lo fece entrare. 

   
 
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