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Autore: MonyMOFO    14/08/2011    10 recensioni
Alexandra è una giovane ragazza con problemi in famiglia. Una notte si fa coraggio e con pochi dollari in tasca decide comunque di scappare di casa e di andare a Los Angeles, città dei suoi sogni. Al suo arrivo conosce Shannon, ma di lui non sa nulla, nemmeno che è una rockstar. I due stringono amicizia, ma l'arrivo di Jared nella vita di lei scombussola il rapporto...e il futuro.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: Incompiuta
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Incontro Ciao a tutti!! Volevo precisare che questa FF l'avevo già iniziata nella mia pagina di Shannon (ѕнαɴɴoɴ ϟ) solo che poi persi l'ispirazione e la cancellai definitivamente, poi una sera ho incontrato una Echelon e parlando con lei saltò fuori a dirmi:"Ma non la continui più quella FF che stavi scrivendo?" e io:"Purtroppo l'ho cancellata definitivamente, non ce l'ho più!" e lei mi fece brillare gli occhi rispondendo:"Io ce l'ho!! Man mano che scrivevi i capitoli io li salvavo tutti quanti! Mi piaceva troppo! Te la passo". E così fece =) perciò, la riscriverò tutta qua!
GRAZIE RAMONA!
Buona Lettura!


"Hey, ma lo sai che per una signorina è pericoloso passeggiare da sola per le strade di Los Angeles?".
Continuai ad aumentare il passo, spaventata, intimorita che quel tizio potesse farmi del male. Più di quello che stavo facendo gia' a me stessa, andandomene di casa lasciando mia madre nelle mani di un uomo viscido che non accettava la mia presenza in casa. Il mio patrigno.
"Hey, parlo con te! Forse e' meglio che ti dia io un passaggio...".
Con la coda dell'occhio vidi una macchina affiancarsi a me, si spostava a passo d'uomo. Riuscivo a sentire la musica a volume basso, ma non riuscivo a capirne il genere. Mi portai meglio il borsone sulla spalla e continuai a trascinare il trolley con indifferenza. Possibile che in una città del genere non ci fosse anima viva in giro? Sentii il motore della macchina spegnersi e udii lo sbattere della portiera. Spalancai gli occhi, mi bloccai e mi voltai. Un uomo di media altezza con un berretto rosso e un cappotto lungo nero con al collo una sciarpa dello stesso colore si stava avvicinando a me. Stavolta cominciai a correre ma inciampai da qualche parte e ritrovai il mio viso a pochi centimetri dal cemento. Captavo il rumore dei passi che pian pianetto diventata sempre più forte.
"Ti sei fatta male?"
"Lasciami in pace! Vattene! Che vuoi??", urlai.
Il tizio chinato di fronte a me allungò la mano:"Non intendevo spaventarti, solo che, conoscendo la città e soprattutto la zona, l'idea di vedere una ragazza sola da queste parti in piena notte...mi rabbrividisce"
Poco convinta unii la mia mano alla sua che mi aiutò a rialzarmi. "Non sei di qui, vero?", mi chiese convinto.
"No, vengo dal North Carolina, sono di passaggio..."
"Senti, so che hai paura, lo leggo nei tuoi occhi...ma ti assicuro che di me puoi fidarti...dove alloggerai? Ti accompagno...".
Abbassai lo sguardo e raccolsi il mio trolley che ancora stava a terra.
"Io...prenderò un pullman...", blaterai.
"Credi che sia meno pericoloso?", stavolta il mio sguardo lo alzai e lo puntai contro il suo. Ma quanti anni poteva avere questo uomo? E chi si credeva di essere? Un super eroe? O forse era il mio angelo custode? No, a quelle cose non avevo mai creduto.
"Avanti, dammi le tue cose...", insistette.
Rimasi impalata di fronte a lui, reggendo il borsone sulla spalla.
"No!" risposi seccata.
Alzò le braccia:"Ok, senti, la mia macchina e là. Non ti tocco. Apri il baule e infilaci la tua roba".
Lo osservai ancora per qualche minuto, poi, sfinita, gli passai di fianco e tenendolo sempre sotto controllo mi avvicinai alla sua auto. Per colpa del buio non riuscii a vedere con quale tipo di macchina portasse in giro il suo culo, ma il bagagliaio gigante mi permise di capire che era una macchina di grossa cilindrata. Sempre tenendo gli occhi puntati su di lui sistemai il tutto a mo di puzzle, vicino alle valigie del ragazzo. Chiusi con violenza lo sportello e me lo trovai dietro.
Sobbalzai spaventata:"Mi hai spaventata!" urlai arrabbiata.
"Ci hai messo tanto, pensavo ti servisse una mano..."
"Stai partendo?" chiesi curiosa.
"No, sono appena arrivato. Perchè questa domanda?"
"Mi serve un alloggio...", mi guardò sbalordito.
"Scusa, non ho capito il senso della tua domanda...", sbuffai.
"Se te ne fossi andato, sarei stata per un po' a casa tua. Ora ti è chiaro il concetto?"
Il ragazzo sogghignò:"Non voglio fare il precisino, ma..non volevi un passaggio...e ora mi dici addirittura che saresti venuta a vivere per un po' a casa mia?", alzai le spalle.
"Non sai nemmeno il mio nome..." continuò lui.
Incrociai le braccia:"Sentiamo, come ti chiami?"
"Tu?"
"Ad una domanda non si risponde con un'altra domanda..."
Il ragazzo abbassò la testa:"Davvero non sai chi sono?", mi chiese con un tono di voce basso.
Alzai un sopracciglio, dote che in pochi hanno:"Dovrei?".
Il ragazzo scostò un po' la sciarpa nera e indicò il tatuaggio che portava dietro l'orecchio sinistro:"Ti dice nulla questo?"
Mi avvicinai un po' a lui, il buio mi rendeva difficile la visuale:"Sei un geometra?"
"Che?! No, no! Allora, nemmeno questo ti dice nulla?", alzò la manica destra del giubbetto e notai degli strani simboli sull'avambraccio.
"Fai parte di qualche setta satanica? Ti serve un aiuto?", abbassò ancora la testa e mentre la scrollava sogghignava.
"Posso sapere cosa ci trovi di così divertente?", chiesi seccata. Con delicatezza allungò la mano verso di me tenendo i suoi occhi fissati sui miei. Non esitai e intrecciai la mia alla sua.
"Piacere, Shannon..." disse.
"Tutto sto casino per dirmi che ti chiami così?"
"Volevo solo constatare una cosa...", non capivo cosa intendesse dire con quella frase.
"Io sono Alexandra, chiamami Lexie...", lui riportò la sua mano calda in tasca mentre con l'altra giocava con le chiavi della macchina.
"Vuoi stare da me finchè non trovi un alloggio? Io starò qui una settimana, poi dovrò ripartire...", sapevo che molto probabilmente stavo andando contro la morte, ma un alloggio mi serviva per forza, e se era gratis..molto meglio.
"Hai una camera anche per me?"
"Starò in un albergo, con mio fratello e degli amici...prenderò una stanza tutta per te..." mi rassicurò lui.
"Ti renderò i soldi, appena troverò un lavoro...", mi sorrise.
"Sali in macchina, mi stanno aspettando...", senza farmelo ripetere due volte aprii la portiera e finalmente mi ritrovai al calduccio.
   
 
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