Serie TV > Glee
Segui la storia  |       
Autore: _hurricane    15/08/2011    12 recensioni
Kurt Hummel è un ragazzo molto particolare, di quelli che forse incontri una sola volta nella vita. E’ fiero di sé stesso ma mai spavaldo, pungente ma mai arrogante, e tremendamente impacciato nelle questioni di cuore.
Kurt Hummel è un ragazzo speciale, così speciale che difficilmente potresti trovare un altro come lui… ma quando Blaine, solista dei Warblers della Dalton Academy, incrocia il suo sguardo in un negozio di dischi, non sa che dentro quegli occhi azzurri si nasconde una bugia.
"E intanto Kurt sentiva il suo profumo, e il cuore di Blaine che batteva proprio sotto il suo orecchio, che sembrava chiamarlo e ipnotizzarlo.
Come se battesse per lui.
Cercò di ignorarlo, perché un cuore, un organo fatto di tessuti, carne, vene e sangue, non batte per nessuno se non per il corpo a cui appartiene. Non batte per nessun motivo, se non per assicurare la vita a colui che lo possiede.
Eppure quel battito regolare, più accelerato a tratti – che strano, sembrava più veloce proprio quando Blaine inspirava tra i suoi capelli – alle sue orecchie non appariva meccanico e ripetitivo. A lui sembrava musica."
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Kurt Hummel, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

1 Bright eyes

 

 

Blaine Anderson amava molto la musica. Dire che la “amava”, in realtà, è un vero e proprio eufemismo: la musica era la sua vita.

Cantava al mattino, mentre si preparava per recarsi alla sua scuola, la Dalton Academy, e si divertiva ad annodarsi la cravatta a righe rosse e blu della divisa al ritmo delle note. Batteva il piede contro il pavimento del bagno mentre si lavava i denti, pur non potendo scandire bene le parole a causa dello spazzolino; poi concludeva la canzone, che aveva scelto a caso dalla lista che aveva stampata nella mente, mentre con una piroetta raccoglieva da terra la sua tracolla di cuoio.

Ovviamente canticchiava anche in macchina, accanendosi contro il pulsante della radio quando i vari canali non trasmettevano nulla di accettabile. Quando pensava alla sua vita passata, automaticamente associava ogni momento ad un sottofondo musicale, in particolare se si trovava a riguardare vecchie foto scannerizzate sul suo portatile.

Blaine Anderson amava la musica, così tanto che uno dei suoi passatempi preferiti, piuttosto che giocare a football o leggere all’ombra di un albero, era recarsi all’unico negozio di dischi di Lima che si potesse considerare tale.

Erano i primi di settembre, e con l’anno scolastico appena iniziato i suoi impegni in quanto solista di punta dei Warblers – il Glee Club della Dalton – non erano ancora così impellenti e gravosi da impedirgli di trovare il tempo di dedicarsi al suo hobby. Le provinciali erano ancora lontane, e le riunioni in quel primo periodo si limitavano a selezionare nuovi possibili membri: una cosa che a Blaine non era mai riuscita molto bene.

Nutriva una certa repulsione per qualunque azione che implicasse il “giudicare”, anzi odiava proprio quella parola. Fosse stato per lui, qualsiasi essere umano in grado di distinguere tra un Do ed un Mi avrebbe potuto far parte dei Warblers, e questo non avrebbe decisamente giovato alle loro prestazioni canore. Perciò, quando gli capitava di dover presenziare alle riunioni in qualità di giudice, più che altro si limitava ad assecondare le opinioni degli altri in modo da non influenzare più di tanto il voto, e soprattutto in modo da non dover giudicare personalmente.

Un pomeriggio, una volta finite le lezioni, il ragazzo dai ricci scuri decise di andare a spulciare gli scaffali del Lima Music Corner in cerca di qualche album semi-ignoto da poter ascoltare di sfuggita grazie alle cuffie disponibili in negozio e di cui potersi istantaneamente innamorare: gli era capitato più di una volta. Quando poi l’album era davvero ma davvero sconosciuto, andava in visibilio all’idea di essere uno dei pochi al mondo, insieme ai parenti dei membri della band in questione, a conoscerlo: lo faceva sentire in qualche modo speciale.

Spinse la porta a vetri dell’ampio negozio, diviso in sezioni come una libreria, e senza una meta precisa iniziò a percorrere il corridoio centrale, sbirciando i titoli in cerca di qualcosa che lo colpisse. Una parola, o magari un disegno particolare. La sua attenzione però venne attirata da qualcosa di leggermente diverso: un ciuffo di capelli alzato, perfettamente verticale e lucido di lacca appena spruzzata, che spuntava da dietro uno degli scaffali, coperto dalle custodie dei CD perfettamente allineate.

Blaine li guardò per qualche secondo, invidiando quanto fossero lisci e probabilmente molto facili da modellare. Stava per riabbassare lo sguardo sulle copertine che aveva davanti quando degli occhi di un azzurro chiarissimo incrociarono i suoi.

Sono verdi… o azzurri? si chiese in quella breve frazione di secondo. Molto breve, perché quelle due straordinarie fessure vennero quasi subito coperte dalle palpebre del ragazzo dai capelli laccati.

Blaine decise di non farci caso e continuò a vagare per il negozio con fare leggermente svogliato, visto che non c’era nulla di interessante.

Camminando a testa bassa – visto che solitamente i titoli meno famosi si trovavano in basso – si scontrò con qualcuno. Un ragazzo intento a leggere a bassa voce dei titoli da una custodia.

“Scusami tanto!” si affrettò a dire, imbarazzato. Il ragazzo dagli occhi chiari gli sorrise con spontaneità e rispose: “Tranquillo, non fa niente.”

Blaine si concesse il privilegio di osservarlo, visto che intanto aveva ripreso a guardare i titoli come se niente fosse: era uno dei ragazzi più belli che avesse mai visto. La pelle del viso era così liscia e pulita da far invidia alle modelle degli spot della L’Oreal, e l’assenza del minimo accenno di barba lo faceva sembrare più piccolo di quanto probabilmente non fosse.

Aveva un naso forse lievemente pronunciato rispetto al normale, ma la punta che finiva all’insù sembrava disegnata, scolpita da un artista che aveva volutamente deciso di dargli un’aria più sbarazzina. Le sopracciglia erano perfette, sicuramente frutto di un grande senso estetico e di una certa bravura con le pinzette – bravura di cui Blaine scarseggiava – e i capelli, come aveva già potuto notare, erano lisci, castani e meravigliosamente lucidi.

Una volta conclusa quella breve radiografia, così accurata che gli sembrò molto strano che il ragazzo non l’avesse notata, Blaine abbassò lo sguardo per vedere come era vestito. Indossava una camicia nera a maniche corte, abbastanza aderente da mostrare un piccolissimo accenno di addominali e braccia magre e lattee.

Solo in quel momento Blaine notò quanto la sua pelle, oltre ad essere priva di qualsiasi tipo di impurità, fosse chiara. Non era nemmeno sicuro che fosse una gradazione di rosa. Il nero della maglia era interrotto da una striscia grigia, quella di una tracolla che gli scendeva fino ad arrivare al fianco destro, appoggiata ai suoi jeans azzurro chiaro che aderivano perfettamente alle sue gambe come se qualcuno glieli avesse cuciti addosso.

“Hai bisogno di qualcosa?” chiese il ragazzo interrompendo la fugace ispezione di Blaine, che si affrettò a riportare lo sguardo sul suo viso per non sembrare una specie di maniaco.

“Oh, ehm, si… volevo… sapere il titolo di quel CD” disse indicando il disco nelle mani del ragazzo, consapevole di dover apparire un pazzo o più semplicemente un idiota.

Il ragazzo alzò un perfetto sopracciglio, ma fece finta di crederci e glielo porse dicendo: “Puoi prenderlo, tanto mi sa che non lo comprerò.” Fece per voltarsi e andarsene, ma Blaine si fece scappare un “Vieni spesso qui?” e dovette rimanere dov’era.

“Sì, non ci sono altri negozi così forniti a Lima” rispose il ragazzo.

“Però non ti ho mai visto” rispose Blaine, sentendosi uno stalker e maledicendosi per la sua sfrontatezza.

Era sempre stato bravo a flirtare: sapeva cosa dire e soprattutto come dirlo, o almeno questo gli avevano detto i pochi ragazzi con cui era stato. Ma se aveva un difetto, era sicuramente quello di non accertarsi di poter essere ricambiato prima di buttarsi a capofitto in un esplicito tentativo di abbordaggio, con risultati che potevano variare dal pieno successo al ridicolo ed umiliante fallimento. In fondo, non tutti i ragazzi di Lima erano gay.

Forse era stato l’aspetto così curato del ragazzo ad avergli trasmesso la certezza che almeno lui lo fosse. Insomma, tutti gli amici etero che aveva non si creavano impalcature di lacca in testa, non portavano magliette scandalosamente aderenti e non si facevano la ceretta alle braccia – o forse semplicemente il ragazzo dagli occhi chiari non aveva peli?

“Beh, ecco, forse veniamo in orari diversi” rispose guardandolo in modo leggermente preoccupato, come se fosse sotto interrogatorio. Blaine si rese conto di aver esagerato, ma decise che come minimo se ne sarebbe andato dal negozio conoscendo il nome di quel bellissimo ragazzo.

“Oh, scusa” disse però lui, tastandosi la tasca dei jeans per uscirne un iPhone di ultima generazione che stava visibilmente vibrando.

“Sì?” disse dopo aver toccato lievemente lo schermo ed esserselo appoggiato all’orecchio. “Va bene, arrivo” continuò, poi chiuse la chiamata e lo rimise al suo posto.

“Mio padre pretende che faccia i compiti, è meglio che vada” disse quindi stringendosi nelle spalle. Blaine non ebbe neanche il tempo di salutarlo, o di chiedergli il suo nome, che il ragazzo si voltò e raggiunse l’uscita a passo svelto.

Blaine lo guardò andar via, indugiando ovviamente sul suo sedere oscillante. Era proprio un bel sedere. Ancora più svogliato di prima, posò il CD che aveva in mano senza nemmeno guardarlo e si diresse alla porta a vetri dalla quale era entrato soltanto un quarto d’ora prima. Si guardò intorno, sperando di scorgere da qualche parte una macchia bianca e nera che somigliasse ad un essere umano, ma niente.

Era come svanito in una nuvola di fumo. Una nuvola di fumo dannatamente sexy.

 

* * *

 

“Sono a casa!”

Il ragazzo dagli occhi chiari annunciò il suo arrivo sbattendo la porta, con tono esasperato. Sapeva benissimo che non avrebbe fatto i compiti ugualmente, e aver fatto un viaggio a vuoto in macchina soltanto per essere richiamato a casa da suo padre lo aveva leggermente infastidito.

“Bene, adesso fa come ti ho detto. Se prendi un’altra C in matematica facciamo i conti” gli disse suo padre, Burt, apparendo dalla cucina con un sandwich in mano. Indossava una camicia a quadretti grigi e bianchi e un cappellino scuro con il suo nome stampato sopra e qualche ditata di grasso d’automobile sparsa qua e là. Se ci fosse stata una donna in casa, molto probabilmente non avrebbe permesso che un cappello rimanesse sporco così a lungo.

“Tanto ormai è risaputo che l’80% dell’intelligenza tra i due l’ho ereditato io!” disse una voce squillante da dietro di lui, quasi sicuramente proveniente dal divano del salotto.

“Così come l’80% della finocchiaggine, Kurt” disse il ragazzo voltandosi verso l’altro, steso comodamente sul divano con le gambe accavallate.

   
 
Leggi le 12 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: _hurricane