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Autore: londonlilyt    08/04/2006    10 recensioni
"I loro sguardi si incontrano attraverso il salone affollato, quello di lui scuro e vellutato come la notte, quello di lei terso e chiaro come il cielo a primavera. Lui sorrise sicuro,facendo scorrere gli occhi lenti sulle curve di lei, come in una morbida carezza, mentre il sorriso si allargava facendogli brillare le pupille scure come il peccato...." L'idea di questa ff mi e' venuta dopo aver visto Mr.&Mrs Smith, quello con Angelina Jolie e Brad Pitt...non l'avete visto!! e che aspettate!! alla fine, indipendentemente dalle vostre preferenze sessuali, ve li fareste tutti e due! Quindi i nostri due protagonisti sono due spie, lei e' una freelance lui invece lavora per il governo inglese, le loro strade si incontrano un giorno per caso e da quel momento scoppia il putiferio.....
Genere: Romantico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Sasha sedeva fumante di rabbia sul lato passeggero del fuoristrada che Etienne aveva noleggiato all’aereoporto.

Gli lanciò un’altra occhiataccia furente, mentre lui la ignorava sistematicamente e continuava a guidare canticchiando insulse canzoncine natalizie.

Non poteva credere si essere stata incastrata a quel modo! Per una stupida scommessa persa, ora si ritrovava a passare le feste con la famiglia di lui, a poco erano servite le sue assicurazioni che lei non festeggiava il Natale, e il litigio di proporzioni bibliche che avevano avuto qualche giorno fà.

Non era riuscita a inventare nessuna scusa plausibile per rifiutare la sua proposta, non aveva potuto uasare il lavoro, perchè anche i cattivi se ne stavano buoni durante le feste, non aveva potuto dirgli che andava da Cleo, perchè la piccola traditrice si era rintanata con Jules in un piccolo alberghetto perso nel nulla della Scozia, e poi c’era stata la stupida scommessa che lei aveva ingomignosamente perso.

Bella fine per le settimane idilliache che avevano passato da quando avevano lasciato l’America!

Dopo aver fatto un salto all’ospedale e dopo che Mark gli ebbe confermato di aver trovato il cadavere di Ramon Ortega, sulla riva del fiume leggermente più a sud da dove si era svolta la sparatoria, lei ed Etienne avevano lasciato che Jules tornasse a casa a fare rapporto e si erano rifugiati in un’isoletta poco abitata dei caraibi.

Era stato meraviglioso, di giorno lei si crogiolava al sole, mentre lui, per rispetto delle ferite, se ne stava all’ombra a sorseggiare cocktail dai colori variopinti e pieni di frutta, mentre la sera, raramente lasciavano il loro bungalow e passavano il tempo a fare l’amore o lunghe chiaccherate, tanto che ormai pensava che il muscolo più sviluppato che avesse fosse la lingua.

Avevano anche avuto delle liti magistrali, infatti una sera, Etienne era finito sul portico a schivare noci di cocco!

Ancora la faceva sorridere il modo in cui dopo avevano fatto pace.

-Stai sorridendo! A che pensi?- stava iniziando ad averne abbastanza del suo uomore nero, era Natale insomma!

-A quanto sei idiota e manipolatore!-

-Sei ancora arrabbiata!- esclamò incredulo –se hai intenzione di tenermi il muso per tutta la durata nel nostro soggiono, non mi lasci altra scelta...lo vado a dire alla mia mamma!-

Sasha dovette mettersi una mano sulla bocca per non scoppiare a ridere, le rendeva davvero difficile essere arrabbiata con lui per lunghi periodi.

-Ma lo sai che sei impossibile!-

-La mia caratteristica migliore!- non l’avrebbe mai ammesso, ma aveva ragione ad essere arrabbiata con lui, aveva barato spudoratamente per vincere quella scommessa, ma portarla a casa sua per le feste, la considerava come una specie di terapia di recupero. Le cose erano due, o lo mollava su due piedi, sulla scia del trauma di incontrare i suoi, o la ammorbidiva definitivamente e ciao ciao stronza acida! Anche se dubitava che la lingua affilata sarebbe scomparsa del tutto.

-Andiamo dolcezza- stava usando il suo tono seduttivo –sono anni che aspetto di portare a casa una ragazza che sia in grado di tenere testa a quella virago di mia madre, non rubarmi il mio momento di gloria!-

A quel punto Sasha scoppiò davvero a ridere, come poteva tenergli il muso quando usava quel tono di voce con lei!

La loro meta si proffilava all’orizzonte, la fattoria situata nel sud dell’Irlanda, dove abitava la sorella di Etienne, Shannon, con il marito iralndese e due bambini, e dove allevavano cavalli.

Sasha provò una fitta di panico nel vedere il numero di macchine parcheggiate difronte alla casa, che doveva ammettere essere molto caratteristica.

-Ma quanta gente ha invitato tua sorella?-

-Non tanta, non con il nuovo arrivato- rispose distratto.

-Quale nuovo arrivato?-

-Non ti avevo deto che mia sorella ha avuto un’altro bimbo sei settimane fà?-

-No!- non ci poteva credere, tutti sarebbero stati a sospirare e fare versetti sul miracolo della vita, stava per sentirsi male!

-Sorridi dolcezza siamo arrivati!- e totalmente ignaro dell’effetto che quella piccola chicca aveva avuto su Sasha, scese dalla macchina –ti ricordi la storia vero?-

-Si, ci siamo conosciuti alla centrale di polizia dove lavori, io sono stata appena trasferita li, e insieme ci dedichiamo allegramente alla lotta contro il crimine!- ripetè sarcastica, gliel’aveva fatta recitare un milione di volte da quando si erano messi in viaggio, ma capiva l’importanza di tenere tutti all’oscuro di cosa lui facesse realmente.

Ogni ulteriore discussione venne bloccata da una donna che venne fuori dalla porta correndo e investendo Etienne con un fiume di parole in spagnolo intercalate da abracci, quella doveva per forza essere la madre, la somiglianza era inequivocabile.

Etienne le aveva raccontato che la madre era spagnola, il padre inglese e la sorella si era traferita in Irlanda dopo essersi sposata, finalmente aveva capito da dove provenivano quei coloriti scuri così tipici degli abitanti delle zone mediterranee.

Sasha si appiccicò un sorriso in faccia e raddrizzando la schiena si accinse ad entrare nella tane del leone, come se incontrare tutta la famiglia del tuo ragazzo, tutta in un colpo solo, fosse una cosa normalissima, il moretto doveva ringraziare che lei possedesse dei nervi d’acciaio!

Riuscì a sopravvivere la prima ora senza spargimento di sangue, all’ultimo conteggio aveva incontrato: i suoi genitori, la sorella con tutta la famiglia, due zie con rispettivi mariti, quattro cugini e alcuni parenti del proprietario di casa, il tutto continuando sempre a sorridere, tra breve le sarebbe venuta una paresi!

Finalmente si ritrovò in un agolino solitario del salotto, dove poteva essere beatamente ignorata da tutti, quindi si lasciò andare contro lo schienale della poltrona chiudendo gli occhi.

-Questa famiglia fà quell’effetto a tutti la prima volta- disse una voce divertita.

Non si era accorta di Shannon, che sedeva sotto alla finestra su una sedia a dondolo intenta ad allattare l’ultimo arrivato.

-Non voleva essere un insulto-

-Nessun insulto- rise lei staccando il bimbo adormentato e riabbottonandosi la maglia –siamo un gruppo di rumorosi impiccioni, quando ci riuniamo- era consapevole che la povera ragazza era stata sottoposta al terzo grado, specialmente dalla loro genitrice Miranda.

Sasha non aveva mai avuto una famiglia numerosa, quindi non aveva nulla con cui paragonare quella di Etienne, che tutto sommato non era poi così male.

-Oh no! Jamie ne sta combinando un’altra delle sue!- disse Shannon all’improvviso alzandosi.

Jamie altri non era che il primogenito di cinque anni, che apparentemente al momento stava cercando di convincere la sorellina Julia di tre, ad entrare dentro al forno.

-Ti spiace?- le chiese mettendole tra le braccia il bimbo addormentato –non ti preoccupare l’istinto materno colpisce tutte prima o poi!-

E prima che potesse aprir bocca, per rifiutare naturalmente, si ritrovò tra le braccia un piccolo fagottino caldo.

Quale istinto materno! Pensò spaventata, lei aveva l’istinto omicida, l’istinto di soppravvivenza, un’istinto al pericolo, ma non quello materno!

Per quale ragione al mondo le neo mamme avevano l’irritante abitudine di mollare in braccio i loro pargoli a chiunque avesse dimostrato il più piccolo interesse!

Etienne per poco non si strozzò con la birra che stava bevendo quando, cercando con lo sguardo Sasha, la vide seduta su una poltrona con in braccio il suo nipotino, e l’espressione più terrorrizzata che le avesse mai visto, forse era meglio andare a salvarla.

-Questo lo prendo io- le disse togliendole di mano il neonato.

-Grazie al cielo!-

-Aspetta qui, torno subito!- ridendo recapitò il piccolo sano e salvo tra le braccia del padre e poi tornò a prenderla –andiamo ti accompagno di sopra, così puoi riposarti e farti una doccia se ti va-

Allora Dio esisteva davvero!

La loro stanza era piccola ma accogliente, con una visuale molto pittoresca della valle sottostante.

Finalmente soli e lontani da sguardi indiscreti, Etienne la prese tra le braccia per baciarla appassionatamente per diversi minuti, con il fatto di averla arrabbiata per diversi giorni, le loro effusioni amorose si erano ridotte a zero.

-Grazie- le sospirò a fior di labbra.

-E di che?- ancora tremava per quel bacio da capogiro.

-Per non aver ammazzato nessuno di sotto!-

Lei rise colpendolo scerzosamente sulla nuca.

-Ti ricordo che non mi hai permesso di portare nessun tipo di arma!-

-Non con i bambini in casa. Il che mi ricorda- continuò baciandola velocemente sulle labbra –che gli ho promesso di portarli a fare una cavalcata, tu puoi rimanere rintanata qui fino all’ora di cena se ti va-

Una volta sola Sasha si lascio cadere sul letto abbracciando uno dei morbidi e gonfi cuscini, odorava di pino e limone.

Natale non era mai stata la sua festa preferita, dopo la scomparsa di sua madre quando era bambina,  suo padre aveva fatto di tutto per farglielo passare nel modo migliore, ma c’era sempre quell’aria di tristezza tra loro due che era difficile da ignorare, quelli con Mark erano stati abbastanza carini, e dopo la Colombia...a quel punto aveva semplicemente smesso di curarsene.

Con decisione scosse la testa, ai tropici lei ed Etienne avevano deciso di vivere la loro relazione nel presente e lontano dal mondo in cui lavoravano, come due persone normali, e in genere le persone normali passavano le feste con la famiglia, si disse, forse aveva esagerato a prendersela così tanto, ma le brutte abitudini erano dure a morire, aveva imparato a pensare solo a se stessa, ed ora le cose dovevano nuovamente cambiare.

Chissà, magari dopo altre due birre avrebbe anche potuto iniziare a divertirsi...facciamo tre, vista la moltitudine di parentela.

Un paio d’ore dopo, ritornò al piano di sotto, dopo essersi lavata e cambiata, e si mise alla ricerca di Etienne, dopo la cavalcata era tornato in camera a lavarsi e cambiarsi velocemente, a quanto pareva i bambini lo stavano braccando, richiedendo ogni secondo della sua attenzione.

Quando lo vide dovette sbattere più volte le palpebre per accertarsi di non avere le visioni, la scena sembrava appena uscita da una delle sue fantasie più recondite.

Lui era seduto sul pavimento davanti al camino, con Julia comodamente sistemata in braccio che contenta si succhiava il pollice, mentre la voce profonda e quieta dello zio le leggeva una storia di natale e il riverbero della fiamma illuminava entrambi di una morbida luce dorata. Il cuore le si strinse in maniera quasi dolorosa, bisognava essere davvero cinici per rimanere impassibili davanti ad un quadretto così tenero.

 Lui la vide e le sorrise, a quel punto sussurrò qualcosa nell’orecchio di Julia, che acchiappò il libro e corse via.

-Che lei hai detto?- chiese una volta che gli fù vicino.

-Che era arrivato il tuo turno di giocare con me!- le bisbigliò allusivo in un’orecchio abbracciandola.

-Etienne!-

-Andiamo, voglio mostrarti una cosa!-

Afferrando al volo le loro giacche la guidò attraverso la cucina e fuori dalla porta che dava sul portico nel retro e poi nel giardino, facendola fermare in un angolo poco visibile dalle finestre della casa.

-Volevo che vedessi questo- disse indicando il panorama.

Il sole stava tramontando nella piccola valle, dove il fitto bosco veniva diviso in due dal fiume, che scorreva pigro verso la sfera arancione che scompariva lenta, il cielo era tinto di diverse sfumature di violetto, mentre le prime stelle della sera facevano capolino nella volta celeste, l’aria frizzante era carica dei profumi dell’inverno, mentre tutto intorno a loro diventava immobile e silenzioso.

-Come fai a trovare sempre panoramidel genere, da togliere il fiato? Lo fai con una frequenza quasi allarmante!-

-Che ci vuoi fare, i romantici seri hanno tutte le fortune, e poi con quello che mi è costato averti, devo lavorare sodo se voglio convincerti a restare!-

Se continuava a produrre sorprese di questo tipo non se ne sarebbe andata tanto facilmente, soddisfatta rimase in silenzio ad ascoltare i rumori della notte e le risate attutite che ogni tanto arrivavano dalla casa.

-Oh guarda quella povera piantina gelata!- esclamò lui all’improvviso.

Sorpresa diede un’occhiata al giardino sottostante, credendo che avesse visto qualche fiorellino scampato al gelo invernale, ma si rese conto che lo sguardo di lui era rivolto da tutt’altra parte, verso l’alto, verso...una piantina di vischio appesa ad una trave, che solitaria oscillava piano alla brezza gelida.

-Lo sai no, che le tradizioni vanno rispettate?-

-Da quanto stai architettando questa cosa?- chiese sospettosa.

-Da diverse ore devo dire!-

E finalmente la pianticella potè adempire al suo destino.

-Buon Natale dolcezza- le augurò, con gli occhi scuri che brillavano solo per lei, sotto la luce delle stelle notturne.

Dalla casa le giunse il suono di altre risate e finalmente Sasha comprese, lì in quell’istante, in cui riusciva a vedergli fin dentro l’anima.

Comprese come mai il tipo di lavoro che faceva, non l’aveva trasformato in un bastardo disilluso, comprese cosa lo spingeva a compiere quello stesso lavoro senza gettare la spugna, come mai si fosse talmente accanito nel voler scavare nel suo passato e ad essere disposto a non giudicarla così duramente come aveva fatto lei con se stessa, si rense conto anche di qualcosa che avrebbe dovuto accettare diverso tempo fà, cioè di essersi innamorata di Etienne e di non averglielo mai detto.

Anche dopo la loro vacanza, nonostante si fosse aperta con lui e gli avesse confidato cose molto intime, non aveva mai pronunciato quelle parole, aveva tentato un paio di volte, ma i dubbi e le incertezza che ancora non l’avevano abbandonata, gliele facevano bloccare in gola. Basta! Non più!

Non aveva fatto abbastanza per lei? Non aveva dimostrato in tutti i modi di essere sincero e di volerla accanto nonostante tutto? Di che altro aveva bisogno?

-Io ti amo lo sai!- disse tutto d’un fiato, prima di perdere il coraggio e fù ricompensata da un sorriso talmente tenero, che la fece sciogliere dentro come un cioccolatino.

-Mi chiedevo quando avresti finalmente trovato il coraggio di dirlo- stringedola la baciò dolcemente –niente più fantasmi?-

-Niente più fantasmi- affermò con sicurezza, rendendosi conto che era la verità, oramai era libera, si sentiva improvvisamente leggera come una piume, dove prima c’era solo buio ora era tornato il sole.

Lui chinò il capo e le diede un bacio che esprimeva quello che semplici parole non avrebbero mai potuto descrivere.

-Torniamo dentro, inizia a fare freddo-

Quella sera Etienne si ritenne l’uomo più fortunato di questa terra, aveva corso dei rischi, ed alla fine aveva vinto, non c’erano più ombre scure nelllo sguardo di lei e giurò che finchè fosse dipeso da lui, non c’è ne sarebbero più state.

  
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