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Autore: Ningyoplug    16/08/2011    7 recensioni
Fanfic introspettiva sui gemelli Len & Rin Kagamine. Len's POV.
Due gemelli si possono abbracciare, toccare, carezzare.
Due gemelli non si possono baciare.
Due gemelli sono inseparabili, si vogliono bene.
Due gemelli non possono amarsi.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Len Kagamine, Rin Kagamine | Coppie: Len/Rin
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
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~Fake Bond~






Kagamine.

E’ un cognome che amo.
E’ un cognome che odio.

Lo amo perché ci unisce.
Lo odio perché ci divide.



Lo scoprii precisamente un anno fa.
Da allora molte cose sono cambiate, e allo stesso tempo non è cambiato nulla.

“Allora è vero…”

Le mie labbra tremarono nel sussurrare quelle parole.
Le mie gambe stavano per cedere. Il mio stomaco ebbe una contrazione.

“Perché non ce l’hai mai detto?”

“Ora lo sai. Non ti basta?”

Kagamine non era altro che un falso cognome.

Fin dal giorno in cui partono i miei ricordi, quel cognome ci ha resi “gemelli”.
Due gemelli si possono abbracciare, toccare, carezzare.
Due gemelli non si possono baciare.
Due gemelli sono inseparabili, si vogliono bene.
Due gemelli non possono amarsi.

L’abbiamo sempre saputo che il rapporto fra di noi non era semplice amore fraterno.
L’abbiamo sempre saputo, e anche loro sapevano.
I nostri genitori.

Quando mamma morì eravamo solo dei bambini.
Da allora fu nostro padre a prendersi cura di noi.

“Hai sempre mentito…”

Ci diceva che eravamo bambini cattivi. Ci diceva che eravamo bambini sporchi.
Non va bene. Non si fa.
Lei è mia sorella. Io sono suo fratello.
Non ci si bacia sulle labbra. Non ci si dice “ti amo”.
Lui diceva che eravamo il disonore della famiglia.

Sì, la nostra famiglia era molto ricca. Casa nostra era sempre piena di ospiti.
Signori e signore dall’aria distinta, pieni di borse, cappelli, gioielli e vestiti griffati.
Rin diceva che non erano affatto distinti, avevano solo la puzza sotto il naso.

“Tutte le cose che hai detto… erano solo menzogne?
Ogni volta che ci sgridavi… lo facevi senza motivo?
Come puoi pensare che io possa far finta di nulla ora che so la verità?”

“Lo farai. Lo devi fare.”

Papà odiava il nostro amore. Lo odia tuttora.
Provammo a rivolgerci al parroco del paese. Ci chiamò “peccatori”.
Provammo a rivolgerci a nostra zia. Ci chiamò “immondi”.
Provammo a rivolgerci ai nostri compagni. Ci chiamarono “malati”.
Perversi.
Schifosi.
Bestie.
Non potevo permettere che Rin sentisse ancora insulti simili.
Smettemmo di chiedere aiuto.

Hanno ragione. La tenevo stretta fra le mie braccia mentre le sue lacrime calde mi bruciavano il petto. In profondità.
Hanno ragione. Non siamo normali, Len. Ma cosa possiamo fare? Cosa? Dimmelo tu, ti prego.
Rin. Troppo buona, troppo fragile.
Che cosa mai avrei potuto dirle a quel tempo?
Quante volte l’avevo sentita disperarsi?
E quante volte io stesso, in preda al dolore, mi ero lasciato cullare da lei?
Quante volte le mie stesse lacrime si erano mescolate alle sue?
Calde, salate.
Bruciavano sulle nostre ferite.

“Siamo la vostra famiglia, vi abbiamo cresciuto al meglio, non vi abbiamo fatto mancare nulla. Ed è così che ci ricompensate? Disonorandoci? Siete solo degli ingrati.”

“Padre…”

Ora invece lo so. So che era tutta una menzogna.
Io sono figlio di nostro padre.
Rin non lo è.
Rin è figlia di nostra madre.
Io non lo sono.

Tuttavia, questo nessuno lo sa.
Nessuno, solo io e mio padre.

“Padre, noi non condividiamo lo stesso sangue, siamo fratellastri. Perché non ci è concesso amarci?”

“Perché non sta bene, Len. Non sta bene. Lo sai che non sta bene. Nessun altro sa che siete fratellastri... e nessuno deve venirlo a sapere.”

Neppure Rin lo sa. Non gliel’ho detto.
Deve continuare credere che il nostro amore sia impossibile.
Rin è ostinata: se lo venisse a sapere sarebbe pronta a tutto per ottenere la nostra libertà.
Rin è troppo egoista, per questo non posso dirglielo.

“Che cosa scegli? La tua felicità… o quella della tua famiglia? Fino a che punto sai essere egoista, Len?”

E allora avanti, continuiamo a fingere di essere ciò che non siamo;
Fingiamo giorno dopo giorno di essere dei peccatori.
Fingiamo per salvare la nostra famiglia.
Fingiamo per l’onore di coloro che furono e coloro che saranno.

Kagamine.

Solo un cognome ci separa.

Un falso legame.



   
 
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