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Autore: Phoenix Angel Suyari    09/04/2006    17 recensioni
Alla tenera età di quattro anni, il piccolo Harry Potter si ritrovò davanti la porta d'ingresso tre signori che dicevano di volerlo riportare a casa. Uno di questi era Albus Dumbledore, che gli sorrideva gentilmente. Gli altri due erano niente meno che Sirius Black, il suo padrino dalla fedina penale pulita, e Remus Lupin, il suo padrino non-ufficiale. Cosa sarebbe potuto succedere se Sirius non fosse mai stato rinchiuso ad Azkaban e se Harry fosse andato a vivere con lui e Remus ce lo racconta Phoenix.
Attenzione! Questa storia è yaoi, chi non è d'accordo a leggere fic del genere, giri alla larga. Uomo avvisato...
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Harry Potter, Remus Lupin, Sirius Black
Note: What, if?, (E, se, ...) | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Titolo: Thursday’s Child

Autore: Phoenix Angel Suyari

Rating: PG

Pairing: Sirius/Remus

Riassunto: Dentro, tutti nascondono qualcosa

Note dell’autrice: Questo è il terzo capitolo di questa (ancora senza nome) serie. Seguito di Mocking Bird. Che è il terzo capitolo, seguito di Coming Home, che è il seguito di Carried Away.

Traduzione: Chu

Note della traduttrice: Che dirvi? Questo purtroppo è l’ultimo capitolo pubblicato, ma Suyari mi ha detto che ha intenzione di continuare. Per quanto riguarda questo capitolo…bèh, preparate i fazzoletti, perché Harry sarà davvero dolcissimo!

Link diretto a questo capitolo: http://community.livejournal.com/domus_felicus/12488.html#cutid1

*

Harry dondolò le gambe sotto la sua sedia e utilizzò la sua forchetta per spalmare la panna montata sulla sua cialda. La colazione a casa di Sirius e Remus comprendeva sempre un qualche tipo di zucchero. Era lì da una settimana, e ogni mattina, Remus gli aveva sorriso quando lui entrava in cucina e gli metteva un piatto di fronte che era destinato ad essere ricoperto da qualche tipo di sciroppo, gelatina o marmellata.

Prese un morso dal suo toast – con marmellata di fragole – e si chiese cosa avrebbe detto zia Petunia se avesse saputo che stava mangiando qualcosa di dolce per colazione ogni giorno. O cosa avrebbe detto Dudley se l’avesse visto mettere sulla sua colazione quando sciroppo voleva.

Una volta, Remus aveva preparato anche le uova e un po’ dello sciroppo dal toast ci era finito sopra. Harry era andato in panico, preoccupato del fatto che lo sciroppo era stato sprecato su qualcosa che non aveva bisogno di sciroppo. Ma quando l’avevano notato, i suoi tutori non lo sgridarono e nemmeno gli dissero che aveva sbagliato. Entrambi avevano spinto un po’ delle loro uova verso lo sciroppo nei loro piatti e l’avevano mangiate in quel modo. Harry allora si era sentito meglio, e le uova con un po’ di sciroppo erano effettivamente buone.

Quella mattina, Sirius era ben vestito. Doveva andare al lavoro quel giorno. Harry non era proprio sicuro su come si sentiva riguardo il fatto che Sirius se ne andasse. Da una parte, andare al lavoro era qualcosa che tutti i grandi facevano. (Tranne zia Petunia e la signora Figg, anche se qualche volta Harry aveva pensato che forse la signora Figg una volta aveva lavorato, tanto tempo prima.) Zio Vernon andava al lavoro tutti i giorni, tranne la domenica. E i vicini andavano a lavoro. Harry li vedeva tutti andarsene alla mattina. Alcuni di loro in dei completi, altri con giornali o tazze di caffè. Alcuni di loro andavano in macchina; altri prendevano l’autobus o il treno.

“Sirius, guiderai?”

“Hmm?” Chiese, mandando giù il sorso di tè e mettendo giù la tazza. “Guidare dove?”

“Al lavoro.”

“Oh.” Sorrise e rise leggermente. “No, Harry. Apparirò.”

“Oh…” disse Harry, tornando a guardare il suo piatto. Non sapeva cosa fosse, ma non pensava che sarebbe stato giusto chiedere.

“Sai che cos’è Apparire?” chiese gentilmente Remus.

Harry scosse la testa, gli occhi incollati sulla sua cialda.

“Harry, va bene fare le domande. Specialmente quando non capisci qualcosa. E’ così impariamo.”

“Inoltre,” aggiunse Sirius. “Faresti felice Moony, facendo tutti i tipi di domande. Ama insegnare.”

“Sirius.”

“Beh, è vero.”

Harry sbirciò in alto per vedere Remus guardare al suo piatto. Sirius lo stava osservando, e Harry sapeva che anche se dicevano che andava bene fare domande, alcune cose non era giusto chiederle. Come ora.

“Ho un’idea,” disse Sirius. “Moony, perché tu ed Harry non studiate un po’ ogni giorno?”

“Come a scuola?” Chiese Harry.

“Mmm, non proprio. Ma imparerai.” Si voltò verso Remus. “Ha bisogno di imparare, Moony. E tu sei meglio di qualsiasi insegnante che potremmo assumere.” Sirius sorrise ad Harry. “Moony aveva i voti più alti a scuola. Tutti erano gelosi. Anche io.”

Sirius fece una risata, e si sporse per dare una gomitata al fianco di Remus. “Andiamo, Moony…” mormorò, vicino all’orecchio di Remus. “Sai che è vero. Inoltre…Harry sarà più a suo agio se sarai tu ad insegnargli. Non è vero?”

Remus sospirò. Harry quasi li interruppe per dir loro che non era necessario. Ad ogni modo non doveva andare a scuola fino ad undici anni. E non voleva assolutamente dare fastidio a Remus.

“Va bene,” concordò lievemente Remus.

Sirius fece un largo sorriso. “Bene allora, voi due potete iniziare appena me ne vado.” Guardò l’orologio. “Ovvero adesso. Sono in ritardo.” Alzandosi, si sporse per baciare la guancia di Remus e poi fece il giro del tavolo scostando i capelli di Harry e dandogli un bacio sulla fronte. “Ti porterò qualcosa, piccolo Prongs.”

Harry – ancora sorpreso per l’affetto che stava ricevendo – sbatté le palpebre. Voleva dire che non aveva bisogno di nulla, ma qualcosa dentro di lui lo fermò in tempo. Sirius scomparve con un pop, e Harry fissò il punto in cui il suo padrino stava un attimo prima.

“Apparizione,” disse Remus, “è uno dei modi in cui viaggiano i maghi. Si deve studiare per questo, e dare un esame per prendere una licenza. Si inizia a sedici anni, ci sarà un corso a scuola.” Si alzò, sparecchiando quello che aveva lasciato Sirius. “L’Apparizione è un modo per spostarsi da un posto all’altro, ed è la forma più comune di spostamento che usano i maghi grandi abbastanza per utilizzarlo.”

Harry spostò la sua forchetta sopra la cialda, appiattendo di nuovo la panna. C’era molto da imparare, e tutto ancora lo sorprendeva.

Remus tornò al tavolo e si sedette, sorridendogli gentilmente. Harry si sentì meglio, la tensione che si calmava nel suo petto. “Cominceremo dopo colazione, okay?”

Annuì, e premette la forchetta nella cialda.

“Qui, la taglio per te.”

Harry si tirò indietro mentre Remus si alzava e tagliava la cialda per lui. Si chiese se la magia potesse farlo, invece di usare coltello e forchetta, non sapendo che i suoi tutori stavano utilizzando la magia ad un livello minimo per farlo abituare con calma al suo nuovo stile di vita.

“Grazie,” disse dopo che Remus ebbe finito, ficcando la forchetta in un pezzo più piccolo e mettendolo lentamente in bocca.

Remus sorrise semplicemente e sollevò la sua tazza. “Di niente, Harry.”

 

Quando Sirius tornò a casa, Harry si era completamente dimenticato che se n’era andato. Lui e Remus erano nella sala da pranzo, rincorrendo un piccola creatura pelosa. Rotolava, come una palla, ma veloce come un topo, e dopo averla rincorsa sotto i divani ed intorno ai tavoli per quasi mezz’ora, Harry era un ridente, malmesso pasticcio.

Sirius stava sorridendo largamente sull’uscio della porta, quando Harry guardò in alto.

“Sirius!” gridò, correndo verso di lui.

Sirius si abbassò per prenderlo al volo, abbracciandolo stretto. “Beh, ma guardati! Ti stai divertendo con Moony, piccolo Prongs?”

Harry ridacchiò, appoggiandosi alla spalla di Sirius per riprendere fiato.

“Abbiamo perso il nostro Fezgig (non ho la minima idea di come si traduca…e se abbia una traduzione XD N.D.T.),” si preoccupò di rispondere Remus, spostandosi per appoggiasi allo stipite della porta, un po’ senza fiato.

“Oh, è questo quello che stavate facendo voi due?” Rise e mise Harry giù, spostandosi per tirarsi su le maniche. Harry si appoggiò agli stinchi di Sirius, iniziando a sentire i singhiozzi nel suo petto. “Forse posso essere d’aiuto.”

“Lo puoi prendere da qui,” replicò Remus, lasciandosi cadere accanto ad Harry e avvolgendo un braccio intorno a lui. Harry si sistemò nell’abbraccio, singhiozzando leggermente. “Vediamo come se la cava Paddy, ok?” sussurrò ironico.

Harry fece una grossa risata che alla fine era più un singhiozzo.

“Si da il caso che io sia un professionista, Moony.”

“Certamente, amore. Certamente.”

Singhiozzando, Harry si sistemò un po’ più comodamente, mezzo sdraiandosi inconsapevolmente addosso a Remus. Appoggiò entrambe le braccia sulle ginocchia di Remus, poggiando il mento sugli avambracci. Remus gli diede un leggero colpetto sulla schiena; facendo calmare i singhiozzi mentre Sirius avanzava comicamente nella stanza da pranzo ed iniziava a cercare.

 

Più tardi, Fezgig preso e messo al sicuro in una gabbia, Sirius diede a Harry il suo regalo. Sembrava una rana di cioccolato, ma quando Harry l’aprì, la rana saltò fuori. Harry cadde e Remus lo aiutò a rimettersi in piedi mentre Sirius afferrava la rana, ridandola a Harry, che non voleva mangiare quella cosa viva. Era solo magia, spiegò Sirius.

Insieme alla rana, c’erano delle carte da collezione, e Harry ne trovò una con una strega chiamata Morgana Le Fey. Prima di andare a dormire quella notte, invece di una favola da un libro, Remus e Sirius gli parlarono di lei. Quella notte, Harry sognò di cavalieri e cavalli e una bandiera che sventolava in alto.

 

Due giorni dopo, Harry entrò in cucina trovando Sirius ai fornelli. Non era vestito per andare a lavoro, e Remus non era in cucina.

“’Giorno, piccolo Prongs,” lo salutò sopra la spalla, con un sorriso.

“’Giorno,” disse Harry, andando a sedersi.

Sirius gli mise un piatto davanti che Harry considerò di poter dare a Padfoot, se il cane fosse arrivato, ma…

“Lo so, non sono un bravo cuoco,” spiegò Sirius. “Avrei potuto chiedere a Nettie di pensarci…” Harry rabbrividì. Non si era ancora abituato agli Elfi domestici. “Ma aveva qualcosa di più importante da fare.”

Harry annuì. “Dov’è Remus?” chiese, dando un colpetto ad un uovo, per provare. Quello colò ed il naso di Harry si arricciò leggermente.

“Non si sente bene.” Harry alzò lo sguardo. “Quindi rimarrò a casa oggi.”

“E’ malato?” chiese Harry, avvertendo un nodo al petto.

“Starà bene entrò lunedì,” replicò Sirius, sorridendo con fare rassicurante.

Harry deglutì. Lunedì era troppo lontano per stare meglio.

“Non preoccuparti, piccolo Prongs.” Allungò la mano lungo il tavolo per dare a quella di Harry una stretta tranquillizzante. “Moony guarisce ogni volta. Non starà male per molto.”

“Forse possiamo preparargli un brodo di pollo.”

La bocca di Sirius fece una strana smorfia, prima di comporsi in un sorriso confortante. “Sì, suppongo che possiamo farlo.”

“Sta dormendo?” chiese Harry, sollevando un toast troppo bruciato e ricoprendolo di gelatina al lampone. Ne prese un morso, e fu grato che i suoi tutori non avevano regole riguardo la quantità di gelatina che poteva avere.

“Ci sta provando,” disse Sirius, masticando un pezzetto di toast. Il suo naso di arriccio e lo guardò. “Ho dannatamente bisogno di imparare a cucinare,” borbottò.

“Io lo so fare,” disse Harry.

“Ho un’idea. Lasciamo che Nettie cucini, e noi andremo a comprare gli ingredienti per il brodo mentre lei lo fa.”

Harry era stato educato a non lamentarsi, e a mangiare anche se era robaccia orribile. Ma qualcosa dentro di lui gli diede un colpetto, e sentì che stranamente sprecare quel cibo non aveva importanza. Era un po’ sconcertato da sé stesso, ma anche quella sensazione sembrò essere toccata da quel qualcosa, ed annuì.

“Bene allora. Vai a lavarti, io lo dirò a Nettie.”

 

Preparare il brodo fu un disastro.

Harry guardò la cucina e sospirò in vece di zia Petunia. Erano fortunati che Remus non avesse lasciato la sua stanza, perché probabilmente si sarebbe arrabbiato. Harry non voleva vedere mai Remus arrabbiato. E quel qualcosa dentro di lui in particolar modo non voleva mai vedere Remus arrabbiato con lui.

C’era una larga macchia di farina sul suo naso e ne aveva un po’ fra i capelli. C’erano cereali appiccicati ai suoi calzini, e riso sulla sua maglietta. Un po’ delle spezie era finito sulla sua maglia, e c’era una strana macchia sul suo ginocchio. Sirius non appariva in uno stato migliore.

Assaggiò un sorso e prendendone un altro cucchiaio, lo raffreddò soffiando prima di darlo ad Harry. “Beh, non ha un bell’aspetto, ma è buono.” Harry assaggiò. Sirius gli arruffò i capelli. “Hai fatto un buon lavoro, piccolo Prongs. Anche con me che accozzavo tutto insieme.”

Harry fece un grosso sorriso e scese già per prendere una scodella ed un cucchiaio.

 

Remus non aveva un bell’aspetto, pensò Harry. Infatti, sembrava che avesse bisogno di un ospedale. Ma Remus gli sorrise mentre entrava. Harry si avvicinò piano piano al letto, Sirius dietro di lui con il vassoio.

“Ti abbiamo preparato il brodo,” disse, appoggiandosi al lato del letto, ed allungando le sue piccole mani per avvolgerle intorno all’avambraccio di Remus.

“E Sirius ha aiutato?” chiese, facendo poi una risata spenta.

“Certo che sì, amore,” replicò Sirius, poggiando il vassoio. “Non potevo lasciare Harry da solo in cucina.”

La testa di Remus si voltò di lato e lui ammiccò a Harry. “Ti ha rallentato, vero?”

Sirius sbuffò, offeso. Poi sorrise, e si spostò per sistemare le coperte.

Harry tirò su con il naso.

“Qual è il problema, Harry?” chiese Remus, allungandosi debolmente per tirargli i capelli indietro.

“Stai per morire?” chiese Harry, con un singhiozzo.

“Oh piccolo…” Guardò verso Sirius poi di nuovo Harry. “No…no, Harry…non morirò.” Si tirò su, Sirius dietro di lui solo per precauzione, e allungò le mani, tirando Harry sul letto. Harry tirò pesantemente su con il naso, premendo il volto contro il collo di Remus e aggrappandosi alla sua maglia. Le braccia di Remus lo tenevano vicino, ma mancavano della forza di una persona in salute.

“Non voglio che tu muoia!” gemette Harry.

“Harry…shh…” Passò gentilmente la sua mano sulla schiena di Harry. “Non morirò. Lo prometto.” Sospirò, poggiandosi contro Sirius, che lo sostenne. “Ogni tanto mi ammalo, amore. E’ tutto.”

Harry pianse sulla sua spalla, avvertendo il calore della febbre incontrare le sue lacrime.

Sirius avvolse le sue braccia intorno ad entrambi, ed abbracciarono insieme Harry per un po’, mentre lui si aggrappava disperatamente a Remus. Il suo petto faceva un sacco male. Molto più male della volta in cui si era ammalato e non poteva respirare. Molto più male di quella volta in cui Dudley l’aveva fatto giocare a baseball e aveva lanciato un home–run nel suo stomaco. Harry si sentiva male nel pensare a Remus che stava male. E non sapeva perché.

Non si era mai sentito in quel modo con i Dursley. Quando si ammalavano, o c’era più lavoro da fare per Harry, oppure lo ignoravano completamente. Aveva anche visto zio Vernon stare così male da non poter lasciare il letto, e non si era sentito nemmeno un po’ male.

Non così. Mai così.

Sotto la sua guancia, i muscoli di Remus tiravano e si contraevano spasmodicamente, dentro, dentro profondamente. Ogni volta che tremava, le mani di Harry stringevano più forte. Harry lo ascoltava respirare, veloci inspirazioni e deboli espirazioni che non erano mai della stessa lunghezza. Sirius strofinava la schiena di Remus, le sue spalle, le braccia, e Harry poteva sentire i suoni nel petto di Remus. Quelli che non lasciava uscire fuori. Dopo un po’, quando le mani di Remus stavano tremando, e i muscoli erano molto, molto tesi, poggiò la sua testa giù, baciando il capo di Harry, e disse, “Sirius.” Dalla sua voce sembrava come se stesse trattenendo molto dolore, ed Harry si premette più vicino.

“Andiamo, piccolo Prongs,” mormorò Sirius, spostandosi per forzare gentilmente Harry a lasciare andare la presa.

“No…” gridò Harry, le lacrime che ricominciavano di nuovo a scendere. “No! Moony!”

“Shh…Andrà tutto bene,” disse, mentre Sirius allontanava Harry.

Prese Harry in braccio, ed anche se Harry lottò, se lo mise con facilità in spalla e lo portò fuori.

 

Sirius sistemò Harry nel letto, il piccolo che piangeva forte ora. Gli accarezzò i capelli, baciò la tempia e si raddrizzò. “Torno subito, piccolo Prongs. Devo solo aiutare Moony.”

Harry cadde sui suoi cuscini, e pianse. Sirius lasciò la porta aperta di un po’ e scomparì oltre l’ingresso.

 

Harry pianse così forte, che alla fine si addormentò, svegliandosi nel pomeriggio. Si mise a sedere, sentendosi vuoto e si strofinò un occhio. Si guardò intorno, alla ricerca dei suoi occhiali, trovando invece Padfoot. Il cane sollevò la sua testa e gli leccò la guancia, e Harry gli gettò le braccia intorno e pianse di nuovo.

 

Cenò con Sirius, che lo dovette rassicurare ogni cinque minuti che Remus stava dormendo e non era morto. Harry non aveva fame, ma sapeva dagli anni con zia Petunia che come si sentiva non era una scusa per non mangiare. Quindi spinse il cibo nel suo piatto e mangiò quello che stava ai margini.

 

Fece avanti e indietro lungo l’ingresso per tutto il giorno dopo, volendo vedere Remus, ma troppo spaventato. Sirius continuava a rassicurarlo che Remus stava bene. Ma Harry ricordava quanto male era stato quella notte, ed era davvero molto spaventato riguardo cosa avrebbe trovato se fosse andato a visitarlo.

Sirius lo prese dall’ingresso e lo portò a vedere un film al cinema. Harry si addormentò a metà spettacolo. Troppo stanco e troppo angosciato per ricordare che cosa era stato portato a vedere. Troppo preoccupato per godersi la sua prima volta in un cinema.

 

La mattina seguente, Harry si trascinò in cucina. Triste ed esausto, nonostante tutte le dormite che si era fatto, aprì la porta con una spinta, con tutta la sua forza. Si sentiva così pesante quel giorno.

Con la testa bassa, si spostò lungo la stanza, e si arrampicò sulla sua sedia, appoggiandosi completamente sul tavolo e fissando con occhi vuoti il niente, aspettando la colazione anche se non aveva fame. Un piatto venne sistemato davanti ai suoi occhi. Pancake messi in colonna. Il profumo raggiunse il suo naso prima che i suoi occhi si focalizzassero. I pancake erano incolonnati ordinatamente, ed ognuno aveva un frutto differente dentro. I due che stavano in alto avevano schegge di cioccolato.

Si rizzò a sedere, tirandosi lentamente indietro, prima di voltarsi a guardare. Remus mise un bicchiere di succo di frutta vicino al suo piatto e gli sorrise. Era pallido e sembrava stanco, ma stava molto meglio di tre giorni prima. Harry lasciò andare un singhiozzo e si lanciò contro di lui. Remus avvolse un braccio intorno al lui, abbracciandolo stretto.

Sirius entrò in cucina, vestito per lavorare. Baciò Remus sul collo, e poi la testa di Harry prima di spostarsi per versarsi una tazza di tè. Remus passò gentilmente la mano sulla schiena di Harry.

“Te l’avevo detto che sarebbe stato meglio entro lunedì,” disse Sirius, sedendosi.

Harry tirò su con il naso, sfregando il viso contro il fianco di Remus. Tirando su con il naso, guardò in alto verso Remus, le braccia intorno a lui più stretto che poteva. “Stai davvero meglio?”

“Sì, piccolo,” replicò, asciugando le lacrime con le punte delle sue mani. “E’ passato per ora.”

Harry si aggrappò a lui, appoggiando la testa contro di lui.

“Ma c’è qualcosa che devi sapere, Harry.”

Harry guardò lungo il tavolo fino a Sirius.

“Quando ho detto che Moony si ammala parecchio, intendo davvero parecchio. Questo succederà di nuovo.” Harry si aggrappò più forte, e Remus passò la mano sulla nuca del ragazzino. “Ma, proprio come ora, Remus si riprenderà la prossima volta. Hai capito?”

Harry deglutì, e guardò in alto mentre Remus lo sollevava e si sedeva, sistemando Harry sulle sue gambe.

“Harry,” disse, tenendolo con fermezza. “Mi sono sempre ammalato in questo modo fin da quando avevo la tua età. E’ una malattia che ho avuto per tutta la mia vita, ed è qualcosa per cui non c’è cura, quindi starò male in questo modo per il resto della mia vita.” Cullò Harry più vicino, ed Harry chiuse gli occhi contro il battito regolare del cuore di Remus. “Mi dispiace, piccolo. Questo è qualcosa che non andrà mai via, ma quando crescerai, ti abituerai al mio essere malato, okay?”

“Perché sei malato?”

Remus e Sirius si guardarono l’un l’altro. Harry aprì gli occhi, e guardò l’uno e l’altro. Poi Remus abbassò lo sguardo verso di lui e gli fece un lieve sorriso. “Harry, ci sono un sacco di malattie nel mondo. E come tutti gli altri, i maghi si ammalano.”

“Ci sono molti modi per ammalarsi nel mondo magico,” aggiunse Sirius, che si era spostato per sedersi accanto a loro. “E nonostante la magia può curare molto malattie, non può guarirle tutte. Alcune malattie sono oltre la magia.”

“Quando ero piccolo,” disse Remus. Si bloccò, prendendo un respiro per calmarsi prima di continuare. Sirius gli strofinò il braccio. “Stavo giocando nel giardino di una casa che apparteneva ad una delle amiche di mia madre. Stavano facendo una festa, ed i miei genitori erano stati invitati. Mia madre mi intimò di non andare troppo lontano, ma stavamo facendo un gioco e lo facemmo.”

Harry strofinò una piccola mano sul suo cuore, sapendo che questo era difficile da spiegare. Voleva dire che era okay, non aveva bisogno di sapere. Non aveva niente a che fare con lui. Ma quel qualcosa dentro di lui, quel qualcosa che aveva incominciato a crescere da quando aveva iniziato a vivere lì sussurrò di lasciare che Remus continuasse.

“Sai che cos’è un licantropo, Harry?”

Harry scosse la testa.

“Un licantropo è qualcuno che si trasforma in lupo durante la luna piena. Ci sono tre modi di diventarlo. Ci si può nascere, si può usare la magia – magia molto difficile, pericolosa e proibita – per diventarlo, o si può essere morsi da un licantropo.”

“Perché?”

“Non ne sono certo, Harry. Forse perché sono soli? Tutto quello che so, è che durante quella notte, mentre stavamo giocando, c’era la luna piena. I licantropi che sono stati morsi si trasformano solo sotto la luce della luna piena.”

“Perché?”

“E’ magia, amore,” disse Sirius.

Remus annuì. “E’ un tipo di magia. E durante quella notte, sono stato morso da un licantropo.”

“Quindi…” disse Harry, cercando di collegare i punti. “Tu sei…un licantropo?”

“Sì, piccolo. Sono un licantropo.”

“Harry,” disse Sirius, sporgendosi verso di loro. “Venerdì notte, quando Remus non stava bene, è stato perché c’era la luna piena quella notte. E lui si stava trasformando.”

“Fa molto male,” replicò Harry. Non aveva bisogno di essere una domanda, quella. Ci era arrivato.

Remus annuì. “Fa molto male.”

“Devi proprio farlo?”

“Non ho scelta, Harry?”

Harry sospirò, poggiando la testa sul petto di Remus ancora una volta. La magia avrebbe dovuto essere buona, avrebbe dovuto rendere la vita felice e migliore. Non avrebbe dovuto far male alle persone.

“Ora, Harry, questo è molto importante.” La voce di Sirius era seria ed Harry incrociò lentamente il suo sguardo. “Non puoi dire a nessuno che Remus è un licantropo.”

Harry non ne aveva intenzione, ma chiese comunque, “Perché?”

“Perché le persone hanno paura dei licantropi, Harry,” rispose Remus.

“E per quanto stupido possa suonare – e credimi, è una stupida, stupida legge –”

“Sirius.”

“I licantropo non sono autorizzati a vivere come gli altri maghi. Non possono avere un lavoro, non sono autorizzati a stare con i bambini, e posso avere un mare di guai per non aver fatto assolutamente niente.”

Harry si aggrappò a Remus, che gli scostò indietro i capelli. Non voleva che Remus andasse via, e non voleva che lo portassero via da lui. Remus era stata la prima persona che Harry avesse mai incontrato che l’avesse trattato come se fosse importante.

“Quindi è un segreto.”

Harry annuì.

Sirius e Remus si guardarono l’un l’altro e sorrisero lievemente. Harry poteva avvertire il sollievo fra di loro, la tensione e l’ansia scivolare via. Non gli importava se Remus era un licantropo o anche se era un mago o meno. Era una delle due persone che amavano Harry.

E lui era una delle due persone che Harry amava molto, davvero molto.

 

Dopo che Sirius se ne fu andato, Remus ed Harry misero a posto e poi si andarono a sedere nella sala da pranzo.

“Cosa vuoi fare oggi, Harry?” chiese Remus, ma Harry si era già addormentato. Sorridendo lievemente, Remus lo abbracciò stretto, chiuse gli occhi e lo raggiunse nel sonno. Per la prima volta negli ultimi giorni, Harry dormì profondamente. Sicuro e felice – cullato dolcemente fra le braccia di un licantropo.

*

Note finali della traduttrice: Ma non è semplicemente BELLISSIMO questo capitolo? E’ il mio preferito insieme al secondo… Ma questi quattro capitoli sono tutti stupendi, non è vero? La tenerezza di Remus e Sirius nel parlare e nell’interagire con Harry è così commovente; per non parlare dei piccoli gesti che si scambiano lui e Sirius… Ed Harry è davvero adorabile! E’ così dolce… Beh, io per ora ho finito. Spero di tornare presto con un nuovo capitolo tradotto (Suyari mi ha detto che sta lavorando al quinto capitolo, ma che il lavoro le toglie molto tempo…abbiate pazienza!), per ora vi lascio e vi raccomando di lasciare tanti commenti (a proposito…Suyari vi ringrazia di cuore per quelli lasciati agli altri capitoli…l’avete fatta felice!!)…questa fic li merita, no? ;)

  
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