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Autore: _f r a n c y_    18/08/2011    6 recensioni
Durante una notte in missione, Neji si sveglia di soprassalto. Un incubo ricorrente: suo padre, il sigillo, la morte che può essergli data con un solo gesto delle mani. Fuori dalla caverna, la pioggia cade incessante. Neji si sente in prigione.
Fin quando una mano amica gli offre una calda tisana.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Neji Hyuuga, Tenten | Coppie: Neji/TenTen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie
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Disclaimer: I personaggi di questa fanfiction non mi appartengono, ma sono proprietà di Masashi Kishimoto. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.






Like a Bird in a Cage






Neji spalancò gli occhi e rimase senza fiato per alcuni secondi. Pietrificato, come se il solo accennare a un movimento avrebbe potuto esporlo a un pericolo concreto.
Attese che le immagini generate dall'incubo perdessero nitidezza e che il terrore, onda di ghiaccio bollente, scivolasse lontano, lungo il suo corpo.
Soltanto allora Neji riempì i polmoni con un sospiro avido.
Intorno a sé, riconobbe la grotta naturale in cui il team si era accampato per la notte. I profili delle rocce, lambite dal bagliore tremante del fuoco, sussultavano senza tregua lungo la linea che separava luce e oscurità.
Oltre l'ingresso, la pioggia cadeva asfissiante sopra gli alberi, asserragliati nell'oscurità. Come sbarre.
Ormai erano trascorsi diversi mesi dall'esame finale per la selezione dei chunnin. Viveva più serenamente accanto ai membri della casata principale del clan Hyuuga, e anche con se stesso. L'odio si era ritirato dal suo spirito, come una mano che smette di stringersi troppo forte intorno ad un fiore e gli permette finalmente di respirare.
La paura, tuttavia, non lo aveva mai abbandonato. Come avrebbe potuto? Era stata marchiata sulla sua pelle di bambino e gli sarebbe rimasta avvinghiata fino alla morte.
Quante notti aveva rivisto suo padre contorcersi sul pavimento della palestra, la schiuma alla bocca e le mani premute contro la testa quasi da conficcarvi le unghie. Quante volte in quegli incubi era Neji in persona a dimenarsi, nel corpo di Hizashi.
Il sigillo continuava a dominare al centro della sua fronte, in attesa che qualcuno lo attivasse, e Neji non avrebbe potuto fare nulla per impedirlo.
Lo scroscio dell'acqua si fece più violento e lui tornò alla realtà. Le gocce si schiantavano al suolo in un coro gutturale, impossibile da ignorare. Come serpenti in lotta, decine di sibili acuti si sovrastavano a vicenda, insidiando presagi nefasti attraverso l'aria pungente.
Provò a rimettersi a dormire, invano. Fu così che, riaprendo gli occhi, scoprì Tenten di fronte a sé, una tazza fumante in mano.
 - Ti aiuterà a prendere sonno. - gli mormorò, per non svegliare Rock Lee e il maestro. - Non hai proprio fiducia nelle mie capacità di guardia notturna, eh? - aggiunse, contrariata.
A Neji dispiacque che lei avesse totalmente frainteso. Si fidava della sua serietà professionale come di poche altre persone. Forse perché Tenten non aveva intrapreso quella carriera sospinta dalle aspettative di un clan, né per una personale rivendicazione di superiorità. Era un'orfana figlia di civili, così ordinari da non poterle lasciare in eredità nemmeno un cognome prestigioso.
Aveva scelto l'accademia ninja semplicemente perché lei amava essere una kunoichi.
Corrucciato, Neji stava cercando di racchiudere tutto questo in una risposta breve, pulita e allo stesso tempo non banale, quando la tazza dondolò davanti al suo naso, impaziente.
Si limitò ad accettarla con un laconico "Grazie".
 - Questa roccia è davvero scivolosa. - fece Tenten dopo un po'. - Non riesco a fissare le trappole, accidenti.
Neji bevve un altro sorso, senza fretta.
 - Esiste certamente un modo. - sentenziò infine, e quello che nei suoi pensieri era germogliato come un morbido incoraggiamento assunse, al solito, la forma spigolosa della saccenza.
 - Certamente. - ripetè lei. - Per Neji Hyuuga nulla è impossibile.
La tazza di Neji interruppe a mezz'aria la salita verso le labbra.
Lui era in grado di interpretare ogni gesto, ogni atteggiamento, ogni inflessione della voce: ce l'aveva nel sangue. In quel momento, in particolare, il tono prevedibilmente velenoso di Tenten si accompagnava a un più sommesso sentimento di premura. Forse persino di affetto.
Secondo i parametri oggettivi di Neji, la coesistenza di due simili opposti mancava di senso logico. Lo confondeva, disturbando le sue sinapsi.
Eppure... Quel solletico nella mente non era del tutto sgradevole.
 - Che... Che c'è? - balbettò Tenten, arrossendo.
Neji scrollò le spalle e tornò alla propria bevanda.
Prima che l'eco della sua domanda scomparisse, cedendo il trono al richiamo opprimente della pioggia, Tenten si era seduta accanto a lui.
 - Secondo me, comunque, - confessò, gli occhi da cerbiatto che saltellavano fra gli alberi, - questo tempo ha anche dei lati positivi: difficilmente qualcuno ci attaccherà. Il terreno ormai è fango, la corteccia intrisa d'acqua... Insomma, sarà scivoloso anche per i nostri nemici, cavolo!
 - Meglio non abbassare la guardia, comunque.
 - E poi... - sospirò invece lei, - la pioggia crea un'atmosfera così... domestica. Le gocce cadono tanto vicine fra loro da sembrare una muraglia, innalzata per separarci e proteggerci dal mondo esterno. Non trovi?
Neji si sentì esposto e si strinse nelle spalle. I suoi occhi bianchi però seguirono quelli di Tenten. Sforzandosi di vedere nell'uscita un confine che non fosse invalicabile anche per lui.
Si appellò a ciò che l'aggettivo domestico gli suggeriva e affiorò l'immagine di Villa Hyuuga. Cupa, austera e silenziosa.
 - E' assurdo.
Tenten sbuffò sonoramente.
 - Sei sempre così rigido, Neji! Insomma, guardati intorno.
Accarezzò con le dita, annerite dal lavoro e graffiate dalle corde, le sagome di ciò che li circondava. - Il fuoco che ci riscalda sbuffando appena, le pareti della grotta che ci abbracciano, il fruscio della pioggia che ci culla, Lee ed il maestro Gai che dormono profondamente... - Poggiò il mento sopra le ginocchia, sognante. - Non ho la sensazione di essere in missione. Konoha dista giorni da qui, eppure mi sento a casa.
Forse la tisana cominciava a sortire i propri effetti, poiché le palpebre di Neji si fecero di nuovo, pericolosamente, pesanti.
Con uno sforzo mentale e fisico considerevole, si impose di rimanere sveglio.
 - Se fossi a casa, però, non dovrei tormentarmi sulle trappole. - si lamentò Tenten.
Neji si ritrovò a sperare che non si alzasse, che continuasse a parlargli fino all'alba. Se si fosse trattato di lei, trascorrere l'intera notte a conversare non sarebbe stato noioso.
Si scosse. A giudicare dai pensieri bizzarri, aveva quasi ceduto al dormiveglia...
Si rese perfettamente conto, invece, dello sguardo sottile di Tenten.
Temendo di essere stato smascherato, la richiesta di lei gli diede nuovo ossigeno.
 - Tu quindi avresti capito come posizionarle?
 - Precisamente. - ammise Neji senza esitazione.
 - Non ti credo.
 - Non hai detto tu stessa che per me nulla è impossibile? - insinuò lui, posando la tazza vuota a terra. Stava prendendo tempo.
 - E a quanto pare anche tu lo credi, non è così? - fece lei con un ghigno vittorioso.
Neji ebbe la netta sensazione di essere stato manipolato.
Si voltò verso di lei, che ormai però si era estraniata dalla conversazione mormorando parole indistinguibili. Le mani erano matite che danzavano davanti al suo viso secondo un proprio ritmo, tracciando linee e ingranaggi di un disegno che soltanto lei riusciva a visualizzare.
Neji contemplò il suo profilo concentratissimo. Tenten era così. Talvolta, romantica e sensibile. Altre, severa e irremovibile. Neji aveva scorto quell'espressione tante volte, durante i loro allenamenti quotidiani, che ormai avrebbe potuto ricrearla ad occhi chiusi.
Realizzò di averlo fatto sul serio quando la voce di lei, morbida e un po' più distante, gli accarezzò le orecchie.
 - Ripiegherò sulle rocce del soffitto, che sono asciutte, e sugli alberi vicino all'entrata, che sono più riparati.
 - Potrebbe funzionare. - biascicò Neji.
Un respiro diverso dai precedenti gli comunicò che Tenten aveva abbozzato uno dei suoi sorrisi.
 - Potrebbe? Ascolta cosa ho progettato e ti ricrederai su quel condizionale.
In un mormorio caldo e melodico, Tenten spiegò senza fretta, interrotta solamente dai monosillabi che Neji si sforzava di emettere. Almeno fin quando il suo capo si ripiegò dolcemente sulla spalla.
Allora dita calde gli sfiorarono il dorso della mano e un sussurro gli stuzzicò la mente, intorpidita dal sonno.
 - Nessuna gabbia potrà mai impedirti di volare, Neji Hyuuga.
Dopo rimase soltanto il canto della pioggia.
Riecheggiava quelle parole e, insieme ad esse, i passi leggeri di Tenten.
Un'unica armonia, vellutata e familiare.
Sulle sue note, Neji si assopì.
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Adoro immaginare i miei personaggi preferiti in momenti di quotidianeità! ^ ^
Fosse per me, scriverei una fanfiction persino su una tavola che viene sparecchiata.

Spero che la one-shot vi sia piaciuta! Data la brevità, ho qualche dubbio sull'essere riuscita a coinvolgere efficacemente il lettore. (Chiunque segua "Missione a Bai Shi" ha capito appieno cosa intendo dire, ehmm...)

In entrambi i casi, le vostre recensioni saranno molto gradite... Perché così mi aiuterete a togliermi il dubbio! :)

Aggiunta del 22 gennaio 2012: grazie a telesette che ha inserito la fanfic tra le preferite e tra le seguite; grazie a 19ely92, a BON ed a Libiky che l'hanno inserita tra le storie da ricordare ^ ^

Alla prossima!

francyXD



  
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