Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |       
Autore: xXx Veleno Ipnotico xXx    18/08/2011    5 recensioni
Questa storia è nata puramente per caso, in seguito ad una scommessa con una mia amica! Chi ma avrebbe detto che sarebbe finita su EFP?!
La storia narra principalmente di due due personaggi: Fred Weasley e Elizabeth, un nuovo personaggio (che avrebbe la stessa età di Ginny, per intenderci ^^).
Si svolge brevemente in sei dei sette anni di scuola di Elizabeth, anche se più particolarmente nel suo quarto anno (Ordine della Fenice) e nel suo sesto (Doni della Morte).
Elizabeth è una ragazza silenziosa, di poche parole.. Ma presto conoscerà l'unica persona che sarà in grado di farla sorride, divertire e scherzare! L'unica peronsa che amerà con tutta se stessa. Dal primo momento, fino a l'ultimo. Ma il male, purtroppo, sta sorgendo nuovamente..
-Storia revisionata fino al capitolo 3-
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Weasley, Fred Weasley, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 And that’s why I smile         

It’s been a while             

Since everyday and everything has

  felt this right                

And now                   

You turn it all around          

And suddenly you’re all I need    

    The reason why              

 I smile!                    

~Avril Lavigne - Smile~      

 

Fin da bambina mi piaceva immaginare come sarebbe stata la mia vita. Mi sarei sposata giovane, con un bel abito bianco; avrei avuto tre bambini, un maschietto e due femminucce gemelle; un crup domestico, un villa al mare e tanta felicità.

Mia madre mi diceva sempre che sognare era il modo migliore per vivere, perché sono proprio i sogni che ti aiutano a vivere. E io l’avevo presa in parola.

Poi, quando avevo cinque anni, lei morì, facendomi crollare a dosso il muro di sogni che avevo creato. Lasciandomi sola; sola con il ricordo della sua figura in un letto di ospedale, che mi diceva che mi voleva bene e che se anche non ci saremmo più viste, mi avrebbe portato sempre nel suo cuore e che era sicura che io avrei fatto lo stesso con lei.

Da quel giorno promisi di non affezionarmi mai più a nessuno, perché la paura di venire abbandonata nuovamente era troppo forte. Ma ancora più forte fu l’impulso che mi portò a rompere la mia promessa.

Circa sei anni dopo conobbi la persona che m’insegnò nuovamente a sognare. Una persona che amai con tutto il cuore; che mi faceva sorridere, divertire... Ma fu quel maledetto giorno di maggio a portarmela via. Il mese di maggio portava via sempre tutto, proprio come mia madre!

Ma andiamo con ordine. In fondo questa non deve essere per forza una storia triste. Perché quando le persone che amiamo ci lasciano, non se ne vanno via veramente, ma rimangono per sempre accanto a noi. E anche se noi non possiamo vederle, sappiamo che sono lì; sempre pronte a correre in nostro aiuto. Come angeli custodi.

Ho sempre pensato che il modo migliore per raccontare una storia sia partire dal vero e proprio inizio. Non “l’inizio” dell’aneddoto, ma il vero e proprio inizio. Quello da dove è partito tutto; che rende viva una storia e che poi permette di raccontarla come sto facendo io.

Avevo all’incirca undici anni. Dico all’incirca undici perché, essendo nata a Dicembre, ero sempre l’ultima a compiere gli anni. Avevo ricevuto da pochi giorni la mia lettera di ammissione alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts e mio padre, che troppo presto si era ritrovato a dovermi fare anche da madre, non ragionava più.

Sembrava che fosse regredito negli anni, fino al momento della sua prima lettera. Andava in giro per casa con un sorriso di trecentosessanta gradi, farneticando cose senza senso.

Era un uomo buono, mio padre. Aveva quarantadue anni, i capelli brizzolati e dei grigi baffetti che fin da piccola mi facevano sempre sorridere. Non mi aveva mai fatto mancare nulla, dalla morte di mia madre, tanto meno l’amore.

Era un po’ apprensivo, certe volte. Credeva sempre che il mondo potesse nuocermi in qualche mondo e questa cosa aveva fatto in modo che non sviluppassi granché la mia autostima, per questo era una ragazzina abbastanza chiusa, che parlava poco. Ma non gliene facevo una colpa.

<< Allora Liz, dobbiamo andare a Diagon Alley. Comprare una divisa, un bacchetta, i libri... Dobbiamo anche comprare un’animale domestico. >>

Io lo guardai storcendo il naso << Non posso portare Il signor Boon? >>

Mio padre si voltò confuso verso di me << Liz, tesoro... >> lo guardai in silenzio, in attesa di una risposta << Il signor Boon è uno spettro, non un’animale domestico! >>

<< Ma vive con noi. >> replicai decisa.

<< In realtà infesta la nostra casa. >> mi corresse mio padre << Piuttosto, devi ricordarmi di chiamare la squadra di eliminazione degli spettri. >>

Mi andai a sedere sul divano con aria abbattuta << Però a me sta simpatico... >>

Mio padre mi rivolse uno sguardo triste. Odiava dovermi portare via qualcosa; di qualunque indole essa fosse stata.

<< Ma-magari possiamo convincerlo a non battere più sulle tubature. In quel caso potrebbe restare. >> per lui fu un grande sforzo, ma se questo significava vedermi sorridere, allora non se ne preoccupava.

A me si illuminarono gli occhi << Posso convincerlo io. >>

Mio padre annuì << Ok. Ma adesso preparati. Aspettami vicino al camino. Dobbiamo andare a fare compere. >> e in modo un po’ goffo, data la sua piccola statura, andò in un’altra stanza a prendere il suo mantello.

Diagon Alley era il luogo adatto per chi doveva fare compere per la scuola. Mi era sempre piaciuto particolarmente: tutta quella gente felice, le vetrine dei negozi stracolme di strani oggetti... Adoravo quel luogo!

<< Papà... Vorrei comprare un altro libro. Quello che mi hai comprato la scorsa settima l’ho già finito, e... >>

<< Di già? >> chiese lui in tono piuttosto incredulo << Ma Liz... Lo avevi iniziato solo tre giorni fa. >>

Alzai le spalle con aria innocente << Era molto bello. >>

Lui sorrise << Sei proprio come tua madre. Entrambe due accanite lettrici. Non c’era libro che non avesse letto almeno due volte. >>

<< O del quale non conoscesse almeno la trama. >> continuai al posto suo, come chi ha ascolta una storia tante e tante volte, ma ognuna di queste non si stanca mai di ascoltarla ancora una volta in più.

<< Do-dobbiamo comprare la divisa e poi abbiamo finito. >> balbetto poi senza guardarmi, con una voce tremula, facendomi capire che il ricordo di mia madre doveva averlo scosso ancora una volta.

Camminammo in silenzio fino a l’emporio di Madama McClain. Quel grazioso negozietto aveva davvero tutto quello che si poteva desiderare. Qualsiasi abito cercavi, potevi trovarlo là dentro.

<< Buon giorno. >> salutai cordiale, una volta entrata.

<< Buon giorno. >> si affrettò a dire mio padre << Ci servirebbe una divisa per la scuola. Sa... Il primo anno. Sembra così strano, in effetti. Un momento li tieni in braccio dandogli dei colpetti sulla schiena per fargli fare il ruttino e l’attimo dopo li accompagni a comprare una bacchetta! >>

Madama McClain lo guardava stralunata e io potevo capirla benissimo. Per chi non lo conosceva, a volte mio padre poteva sembrare veramente un pazzoide.

<< Vieni con me, cara. >> fece Madama McClain indicandomi la strada all’interno del suo negozietto.

<< Io ti aspetto qui, Liz. >> si affrettò a dire mio padre con aria ansiosa << Qui vicino l’entrata. E se senti il rumore della campanella che suona, non ti preoccupare, non sono io che me ne vado. >>

Annuii per non farlo preoccupare, mentre Madama McClain mi faceva accomodare su un comodo pouf verde << Non appena avrò finito con questa ragazza, sarò subito da te. >> e detto ciò raggiunse una ragazza dai capelli scuri, che stava provando anche lei una divisa della scuola.

Osservava la sua figura riflessa nello specchio con morbosità, come a voler scovare ogni minimo difetto nella divisa che, invece, le calzava a pennello.

<< Ho sempre pensato che il verde mi donasse particolarmente. Insomma... È il colore della mia famiglia da generazioni. >> si voltò verso Madama McClain << Lei non trova? >>

<< Oh, certo. >> la donna le rispose per educazione, conficcando un grosso spillo nel polsino della sua camicetta, anche se non sembrava veramente interessata a quella conversazione.

Mentre la ragazza riprendeva a parlare, mettendo al corrente Madama McClain su tutti gli acquisti che aveva effettuato quel giorno, io mi voltai con aria annoiata verso la finestra a rombo che si trovava alle mie spalle. Vedevo la gente camminare così presa dalle proprie compere, che quasi mi dispiaceva aspettare chiusa là dentro, con una ragazza particolarmente boriosa che si ammirava allo specchio con vanità.

Poi la mia attenzione fu catturata da qualcosa, o meglio, qualcuno: due ragazzi, con in mano una busta piena di quelli che dovevano essere fuochi d’artificio, stavano ridendo tra di loro in un modo talmente contagioso che presto iniziai a sorridere anche io con loro.

Uno di loro, in particolare, attirò la mia attenzione. Era alto, con i capelli rossi, aveva degli occhi ambrati che sembravano esprimere la sua allegria ancor più del suo sorriso perfetto.

Non so per quanto tempo rimasi a fissarlo, ma sapevo che non volevo smettere. Era come se mi trasmettesse una sensazione di pace e felicità che non avevo mai provato. Sentivo un dolore allo stomaco, come se qualcosa me lo stesse stritolando.

Non avevo mai creduto nel colpo di fulmine. Forse perché ero ancora troppo piccola per pensare a certe cose o forse perché negli ultimi anni ero diventata scettica, al riguardo. Dopo la morte di mia madre ero diventata dell’idea che niente dura per sempre e che prima o poi tutto finisce, lasciando nell’anima solo un grande vuoto che difficilmente, nel tempo, avrebbe potuto riempirsi.

I due ragazzi tirarono fuori dalla busta uno dei fuochi d’artificio; presero le loro bacchette e con qualche incantesimo accesero la miccia.

Lasciarono quel piccolo razzo in miniatura lì per terra e scapparono prima ancora che fosse successo qualcosa.

Non riuscii a staccare il mio volto dal vetro per diversi minuti, nemmeno quando quel razzo spiccò il volo in un gran fracasso, facendo gridare dal terrore Madama McClain e la ragazza dai capelli scuri. Fu solo in quel momento che staccai gli occhi dalla vetrata.

<< Liz! >> il grido di mio padre era troppo vicino per appartenere a una persona che stava a diversi metri da me. Mi voltai alla mia destra e lo vidi proprio accanto a me << Liz! Come stai? Oh Buon Dio... Ma cosa è successo?! >>

<< Nulla papà... Era solo un fuoco d’artificio. >> feci indicando la finestra alle mie spalle, dove il piccolo razzo era ormai risceso bruciacchiato.

<< Oh cielo... >> borbottò lui fissandolo in modo sconvolto.

Io non risposi. L’immagine del ragazzo sorridente era ancora impressa nella mia testa, come un marchio a fuoco che ti segna e tende a rimanere lì per molto tempo.

In quel momento presi a sorridere senza motivo.

Allora era così che succedeva… Era così che ci si sentiva quando si prendeva una cotta per qualcuno!

   
 
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: xXx Veleno Ipnotico xXx