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Autore: AmaleenLavellan    19/08/2011    9 recensioni
- Ulquiorra, la tua mano è calda. –
- Ti sbagli, Orihime, non è calda. È la tua che è fredda, perché sei malata.-
Orihime sospira, con lo sguardo rivolto verso il basso, cercando di non guardare i tubicini della flebo che le spuntano dal braccio.
*
- Sto per morire. – era stato un sussurro, a riscuotere Ulquiorra dai propri pensieri.
La mano del ragazzo era scivolata sul letto, come senza vita. - …Cosa? –

[AU, Angst, UlquiHime, OOC (giustificato!) di Ulquiorra]
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inoue Orihime, Schiffer Ulquiorra
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Ulquiorra, la tua mano è calda. –
- Ti sbagli, Orihime, non è calda. È la tua che è fredda, perché sei malata.-
Orihime sospira, con lo sguardo rivolto verso il basso, cercando di non guardare i tubicini della flebo che le spuntano dal braccio.
 
­*
 
- Mi hanno dato tre mesi di vita al massimo! Solo tre mesi! – con le poche forze che le sono rimaste, Orihime si aggrappa ad Ulquiorra, singhiozzando contro il suo petto.
- Anche i medici sbagliano. Non morirai, Orihime. – Ulquiorra la stringe a sé, nascondendo alla sua vista quella singola lacrima che gli sta scorrendo lungo la guancia.
 
*
 
- Partiamo –
- Eh? –
Orihime lascia cadere la forchetta con cui sta mangiando, che sbatte contro il tavolo della cucina con un suono cristallino. Si gira a guardare Ulquiorra, sconvolta. Il suo sguardo è come sempre impenetrabile.
- Partiamo, Orihime, lasciamo Karakura. Lasciamoci alle spalle la malattia, i medici, i nostri amici, ci saremo solo io e te. Ritrova la speranza, realizziamo i tuoi sogni. Questi saranno i tre mesi più belli della tua, della nostra vita. –
 
*
 
- A dir la verità, ho un sogno di cui non ti ho parlato. –
Orihime alza la testa, osservando rapita il cielo stellato. Ulquiorra, invece, la osserva.
- Quale sarebbe? – domanda, tranquillo.
Orihime si gira verso di lui, con un sorriso sbarazzino. – Non te lo dico. –
- Eh? –
- No, non te lo dico. Ho capito una cosa, Ulquiorra. Non voglio vivere ciò che rimane di questi tre mesi come una corsa contro la morte. Sono ancora viva, il mio cuore batte ancora; e voglio che il mio sogno si realizzi non perché qualcuno ha fatto in modo che succedesse, ma perché… deve capitare, e basta. E se non succederà in quest’estate… voglio avere la certezza di dire: “beh, c’è sempre l’autunno, l’inverno, la primavera e l’estate dopo ancora”. Sono ancora viva, e posso ancora cambiare il mio destino.
 
*
 
- Ulquiorra? –
- Sì? –
Orihime lo guarda convinta, con un sorriso che va da un orecchio all’altro.
- Il discorso che ti ho fatto ieri mi ha aperto gli occhi. Ho ritrovato la speranza. Sono pronta, Ulquiorra. Torniamo a casa. –
 
 
 
Orihime aprì lentamente gli occhi.
Ulquiorra era seduto al suo fianco e con un’espressione indecifrabile le osservava la mano, che era intento ad accarezzare.
- Ulquiorra… - Inoue stessa non riusciva a riconoscere quel gemito rauco come la propria voce.
Il ragazzo si girò verso il suo viso lentamente, mentre con una mano le sfiorava il viso. – Sei sveglia, finalmente. –
- Siamo in ospedale? – domandò, cercando di guardarsi intorno. Lentamente i suoi sensi stavano riprendendo vita: la morbidezza delle lenzuola, l’odore pungente della candeggina e del disinfettante, il pizzicorio della flebo, il bip bip insistente e fastidioso che le comunicava che era ancora viva. Uquiorra assentì.
- Stavamo passeggiando lungo la scogliera – le raccontò, mentre l’aiutava a tirarsi a sedere – e a un tratto, dopo avermi chiesto di fermarti perché eri stanca, sei svenuta. –
Orihime annuì più volte con foga, ma smise subito accorgendosi che anche il più piccolo movimento le faceva male. Ricordava; lei e Ulquiorra stavano passeggiando e parlando della gravidanza di Rukia, e di come sarebbe stato un bambino che aveva in se il sangue sia dei Kuchiki che dei Kurosaki. A un tratto aveva avuto un capogiro, e le forze l’avevano abbandonata.
Il silenzio regnò sovrano per alcuni minuti. Orihime sfiorava debolmente la mano bianca di Ulquiorra, che le passava le dita lunghe tra i capelli. Il suo viso indossava la solita espressione, non più vuota, ma impenetrabile. Da quando aveva conosciuto Orihime, da quando stavano insieme, i tempi in cui i suoi occhi non avevano sguardo erano finiti.
Il ragazzo non sapeva cosa pensare, la situazione era irreale. Loro due, un letto d’ospedale, esattamente come tre mesi prima, quando i medici gli avevano comunicato della malattia mortale della ragazza. Era stata una notizia improvvisa, inaspettata, nemmeno Inoue stessa ne sapeva nulla, eppure… c’era. Annidata nel suo petto, il male aveva atteso, nutrendosi a poco a poco della linfa vitale di Orihime, stendendo le sue radici nel suo corpo, finchè era emersa in tutta la sua brutale intensità, esattamente il primo giorno d’estate.
Adesso, però, Ulquiorra era più tranquillo. Durante quei tre mesi la ragazza aveva avuto altri attacchi del genere; non numerosi, certo, ma li aveva superati tutti perfettamente.
Di certo avrebbe passato anche questo, e sarebbero tornati a casa loro. Orihime gli avrebbe raccontato le cose più insulse e poi l’avrebbe stupito con considerazioni brillanti, condendo il tutto con ampi gesti delle mani ed espressioni eloquenti… come sempre. Avrebbero ancora passeggiato sul lungomare e parlato dei vecchi tempi, dei loro amici, dei loro nemici.
Avrebbero superato anche questa.
 
- Sto per morire. – era stato un sussurro, a riscuotere Ulquiorra dai propri pensieri.
La mano del ragazzo era scivolata sul letto, come senza vita. - …Cosa? –
- Ulquiorra, io sto per morire. – il ragazzo la guardò negli occhi, e vi vide tanta convinzione, che capì che lei lo sapeva. Chiuse gli occhi, lasciando che la sua mente assimilasse il pensiero. Kurosaki, Ishida, chiunque avrebbe dato di matto a una tale affermazione. I loro amici avrebbero fatto scenate, avrebbero detto che no, si sbagliava, non poteva essere, che doveva lottare contro la morte. Ulquiorra no. Ulquiorra si fidava di Orihime, rispettava le sue decisioni, e sapeva che se aveva detto una cosa del genere, era perchè aveva ragione. Lei non parlava mai per caso, capiva spesso molto più di quello che lasciava intendere, e credeva fortemente in quello che diceva; il ragazzo l’aveva capito ed era questo, che lo rendeva diverso da chiunque altro. Quindi lasciò che Inoue proseguisse.
- Prima, mi è apparso in sogno mio fratello. Sorrideva con dolcezza.Volevo abbracciarlo, ma non mi ha permesso nemmeno di sfiorarlo. Mi ha detto “Torna indietro, sorellina. Dì a quel ragazzo ciò che devi. Poi ci incontreremo di nuovo”. È strano, sai. Me lo sento dentro. Non riesco a muovere nemmeno un muscolo, ma ho un’energia pazzesca, ce l’ho nel cuore, come se tutta la vita che non mi è dato vivere si stesse concentrando in pochissimi istanti. –
Le mani di Ulquiorra cominciarono a tremare, mentre riprendeva ad accarezzare i capelli morbidi della ragazza.
Restò in silenzio.
- Ulquiorra, scusami! Scusami se ti lascio da solo! – Proruppe a un tratto la ragazzza, con sguardo preoccupato. – Dopo tutto quello che-
- Silenzio, ragazzina. –
Orihime spalancò gli occhi, sbigottita.
- Come osi scusarti? Chi ti credi di essere? – era stato un lampo, gli occhi del ragazzo si erano accesi d’ira, ma subito la vampa si era trasformata in ghiaccio – Stai morendo, dannazione. Pensa a te stessa, sii egoista, almeno adesso. E soprattutto non parlare come se conoscessi il vuoto. –
Orihime abbassò lo sguardo, colpevole. – Hai ragione, non lo conosco. Ho detto una cosa davvero stupida, eh? – cercò di alzare la mano per grattarsi la nuca, come faceva sempre quando era imbarazzata, ma il braccio era diventato improvvisamente pesante, e rinunciò. Piuttosto, piantò gli occhi in quelli di Ulquiorra che la stava ancora fissando, imperscrutabile. – Allora, ti dirò quello che devo. Ti ricordi, di quello che ti dissi una volta? Ti dissi che avrei voluto vivere cinque vite diverse, e mi sarei innamorata cinque volte della stessa persona. Grazie a te, quest’estate… ce l’ho fatta. –
Ulquiorra la guardava negli occhi, e non capiva. Riusciva sempre ad analizzare qualsiasi situazione in modo concreto, ma quando si trattava di ciò che riguardava il cuore, non riusciva mai… ad afferrarne il senso. – Com’è possibile? –
- Io ho vissuto cinque vite. – gli spiegò con pazienza Orihime – Ho vissuto lo sgomento, quando ho scoperto di essere malata. Ho vissuto la disperazione, poiché sapevo che il mio destino era già segnato, e sentivo il fiato della morte sul collo. Poi ho vissuto la speranza, e ho capito che non ero ancora morta, che dovevo fare in modo che i tre mesi che mi restavano valessero la vita che non avevo occasione di vivere. Subito dopo ho vissuto la gioia, vera e genuina, dell’estate più bella della mia vita, in cui ho realizzato tutti i miei sogni.  – per un attimo, restò in silenzio, poi prese un profondo respiro. La mano di Ulquiorra, intanto, continuava ad accarezzarle i capelli. – Ora, invece, sto vivendo la consapevolezza. Sono consapevole della morte che ormai mi è accanto, ma soprattutto sono consapevole di aver avuto un’esistenza meravigliosa, che non cambierei in alcun dettaglio. Si dice sempre che la vita è breve, ma ora che mi rimangono solo pochi istanti, mi sembra impossibile di aver vissuto per addirittura ventitré anni! – Orihime rise, spensierata, scoprendo con delizia che almeno quello le riusciva senza problemi. Poi sorrise con dolcezza. – E sai qual è la parte migliore? –
- Quale? – Ulquiorra lo chiese, ma sapeva benissimo quale sarebbe stata la risposta.
- Che in tutte queste mie cinque vite diverse, mi sono innamorata ogni volta di te. –
Una singola lacrima rigò il viso di Ulquiorra, che per la prima volta in quella giornata, sorrise. Non era la prima volta che succedeva, Ulquiorra aveva cominciato a sorridere da quando stavano insieme; ma ogni volta non poteva fare a meno di esserne ammaliata. Il sorriso di Ulquiorra era la cosa più bella che Orihime avesse mai visto.
Incredibile, pensò Ulquiorra, un essere umano vive una sola esistenza, con un solo cuore, ma può vivere quante vite desidera. – Ho capito, adesso – sospirò, mentre con entrambe le mani stringeva la sua – ma non hai ancora realizzato il tuo ultimo desiderio, quello che non mi hai mai voluto svelare. –
- Ah! – esclamò Orihime, con un tono tanto alto che il ragazzo quasi si spaventò. – Quello si è realizzato proprio due settimane fa! – affermò, mentre gli occhi le si illuminavano.
Ulquiorra la guardò sgomento, con gli occhi spalancati. Ogni volta che pensava di aver capito la ragazza, lei tirava fuori qualcos’altro di nuovo con cui sorprenderlo. Il suo sogno si era avverato? E quando era successo?
- è successo a quel festival di Osaka – come al solito, Orihime sembrava avergli letto nel pensiero – Io ti stavo raccontando a grandi gesti dell’ultimo festival a cui ero stata, ma per sbaglio nella foga del racconto ho lanciato l’onigiri che stavo mangiando, e ti è finito in testa. Di corsa ho preso un fazzoletto e mi sono avvicinata per pulirti, ma sono inciampata nello yukata e siamo finiti tutti e due per terra. Ricordi? Io ero preoccupata che tu fossi arrabbiato, ma invece.. sei scoppiato a ridere. È stata la prima volta che ho sentito la tua risata… -
Il sorriso di Ulquiorra si fece umido, bagnato dal fiume di lacrime che scendevano fitte dagli angoli degli occhi. Non poteva essere. Non poteva crederci. Aveva capito dove la ragazza sarebbe andata a parare, e sapeva di non sbagliarsi, poiché Orihime restava sempre Orihime, fino al suo più grande e ultimo sogno.
- Sentirti ridere. Era questo, il mio vero sogno. Ulquiorra… - Orihime alzò la mano ed accarezzò il viso umido di Ulquiorra, asciugandogli le lacrime - i tuoi occhi, finalmente, sono vivi. –
Ulquiorra appoggiò la fronte a quella della ragazza. Guardali allora, Orihime, pensò, guarda questi occhi a cui hai dato la vita.
- Se sono vivi, è solo grazie a te. –
Le poggiò una mano sul viso, accarezzandole le palpebre chiuse con i pollici. Orihime si beò di quel contatto e piegò il viso, quasi a volersi fondere con la mano del ragazzo, appoggiata dolcemente sulla sua guancia, mentre le labbra di Ulqiiorra sfioravano le sue, come se volesse strappare l’ultimo soffio di calore dell’amata dalle braccia della morte.
- Ulquiorra… -
- Sì? –
- Mi stringeresti? –
 
L’ultimo sole estivo stava tramontando su Karakura, mentre il cielo si tingeva di rosso, dondando ai capelli di Inoue un colore ancora più intenso.
Che coincidenza, Orihime, pensò Ulquiorra, oggi è il 23 settembre. L’estate muore con te.
L’ultimo raggio di sole vide Orihime stretta ad Ulquiorra, seduta accanto a lui, con la testa sulla sua spalla. Osservava pensierosa le loro dita, che giocavano ad intrecciarsi tra di loro.
- Ulquiorra – lo chiamò lei d’un tratto –
- Mmh? –
- La tua mano è calda. –
Ulquiorra sospirò, baciando con delicatezza i capelli di Orihime, mentre lei chiudeva gli occhi.
- Hai ragione, Orihime. È calda, finalmente. - 

*** Angolino di MoonBlossom***
Ed eccomi qui, con la mia prima fanfiction su Bleach, che tra l'altro è la mia prima fanfiction Angst-deprimente-tagliamocileveneperillungo! Speriamo che l'esperimento sia andato a buon fine. Personalmente ne sono abbastanza soddisfatta... Spero solo di non aver reso troppo OOC Ulquiorra, ma dopotutto l'ho inquadrato nella fase finale di una sua presunta evoluzione, quindi spero che vada bene così.
Mmh, non so cos'altro dire.. grazie a tutti voi che avete letto!!
Alla prossima, da (una incredibilmente breve) MoonBlossom.
   
 
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