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Autore: death_princess    19/08/2011    4 recensioni
(Iscritta al oneshot contest dell'estate)
Un amore proibito tra Jonathan ed Henry durante il regno dei Tudors(1532 in Gran Bretagna). Un amore che vive grazie ai ricordi di un'estate...e seppellito coi segreti, mandato avanti con lettere.
"Ogni volta che ricordo che giacete amorevolmente tra le braccia di un'altra donna, la quale condivide il vostro stesso talamo, è come una gelida lama che mi taglia la pelle. Ogni volta che ricordo l'azzurro dei vostri occhi, affogo la mia testa dentro i cuscini cercando di dimenticarvi. Ma il rumore del mare e la luce della luna piena sussurrano le parole che mi diceste. E cerco di impedire alle lacrime di cadere, ma è come una continua lotta contro l'inevitabile. Mi mancate, Jonathan, mi mancano le notti passate sotto le stelle d'agosto insieme, sulla spiaggia e la brezza marina che mi infreddoliva, ma bastava un vostro abbraccio per scaldarmi l'anima."
Genere: Romantico, Storico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“I close my eyes and picture your hand in mine.
I still hear your voice that takes me back to that time.
Where I can find a reason to be strong”
[Whole lot of leaving – Bon Jovi]

26 luglio 1532, Holyhead

Mio amatissimo Jonathan,
Ogni volta che penso a voi mi reco qua, davanti alle onde del Mare d'Irlanda per ricordare la prima notte passata con voi.
E dovete capire, io vengo qui tutti i giorni. Mi domando sempre che cosa feci mai al fato perché mi rendesse questa vita un inferno. Ogni volta che ricordo che giacete amorevolmente tra le braccia di un'altra donna, la quale condivide il vostro stesso talamo, è come una gelida lama che mi taglia la pelle. Ogni volta che ricordo l'azzurro dei vostri occhi, affogo la mia testa dentro i cuscini cercando di dimenticarvi. Ma il rumore del mare e la luce della luna piena sussurrano le parole che mi diceste.
E cerco di impedire alle lacrime di cadere, ma è come una continua lotta contro l'inevitabile.
Mi mancate, Jonathan, mi mancano le notti passate sotto le stelle d'agosto insieme, sulla spiaggia e la brezza marina che mi infreddoliva, ma bastava un vostro abbraccio per scaldarmi l'anima. Ora è tutto finito, anche se continuate a scrivermi promesse sulla sabbia, portate via dall'acqua del mare senza che avessi neppure il tempo di leggerle.
Promesse infrante, Jonathan, promesse che mi hanno spezzato il cuore. 
Io continuo a chiedervi di fuggire con me in Francia ad Angouleme, dicono che alla corte di Francesco I hanno usi e costumi più liberi, lascivi. E di certo la nostra relazione non sarà sotto gli occhi di tutti. 
Mi ricordo ancora la prima volta che ci incontrammo, quando fummo estratti a un'esibizione di lotta...

“Avanti il prossimo, chi di voi gentil uomini voglia estrarre i nomi degli avversari si faccia avanti...ragazzino, avanza!”, così si fece avanti un ragazzo rosso, scozzese, credo.
“Qual è il vostro nome?”, chiedeva, “Thomas, mio signore”, disse con una voce tremolante ed estrasse i nomi. “Jonathan Skelton”, disse con una voce frivola. E voi, voi tra la folla, rideste tra i vostri amici, che vi spingevano a farvi avanti.
Io vi contemplavo, avevate gli occhi più belli che avessi mai visto, ma ancora non mi notavate tra la folla.
Avevate i capelli castani, gli occhi azzurri di ghiaccio, guardavate ancora i vostri amici, e una ragazza tra la folla, che io credetti la vostra fidanzata.
Il ragazzo estrasse il secondo nome.
“Henry Johnson”. Il suono del mio nome forse non mi arrivò alle orecchie, o forse ero troppo concentrato a guardare la naturalezza dei vostri sorrisi. L'innocenza del vostro sguardo. Ripeté il mio nome, e allora mi accorsi che dovevo affrontarvi.
“Vostre maestà, gentil uomini, le regole sono le seguenti: il primo che atterrerà l'avversario sarà dichiarato vincitore. Pronti alla contesa? Potete battervi”.
In realtà io non combattevo, non opponevo resistenza, ammiravo i lineamenti del vostro viso, contorcersi mentre mi spingevate. Sentivo la delicatezza della vostra mano accarezzare il mio corpo, e quando caddi a terra, mi rialzaste voi in persona.
E mi stringeste la mano, presentandovi a me. Allora tutto cominciò, mi innamorai in fretta di quel sorriso. E mi innamorai di voi.
Sono qui nel nostro rifugio segreto, davanti alle onde marine, le uniche testimoni del nostro amore.
Ma questo posto non è lo stesso senza di voi. Il profumo dell'aria è diverso, e persino le stelle non brillano come lo fanno con voi.
Scrivetemi presto, mio amato Jonathan. 
Attendo una vostra lettera, e magari un giorno anche la vostra presenza.
Vostro Henry, per sempre.

  Leggeva Jonathan la lettera portata dal suo servo. Una lacrima cadde sul foglio sbavando l'inchiostro delle lettere.
Si asciugò subito il viso quando sentì il rumore dei tacchi di sua moglie attraversare il corridoio che portava alla sua stanza.
L'arpia che porta in grembo mio figlio.
Pensava Jonathan.
“Jonathan, cosa aspettate ancora qui? Mio padre è venuto a farci visita, gradirei la vostra presenza”, disse con un tono di voce ironicamente gentile.
“My lady”, si alzò lui, e con un sorriso falso sulla faccia la seguì, soffocando il dolore che affliggeva il suo cuore.
A tavola fingeva sorrisi, accenni e ghigni, ma non pronunciava una parola, aveva i pensieri altrove e gli occhi appannati.
Di notte quando faceva sesso con sua moglie sentiva il senso di colpa scorrere nelle vene, come un veleno scuro.
Ma quella notte rifiutò l'amore di Elizabeth, si estrasse a lei.
“Domani preparerò le valige, parto per Holyhead”, le disse e si girò dall'altro lato del letto impedendole una risposta.
Jonathan era partito all'alba con il suo cavallo bianco. Sua moglie, Elizabeth lo sospettava di tradimento, così decise di rovistare tra le sue lettere. E lesse una lettera di nove anni prima.

12/08/1523, Holyhead

Mio Jonathan,
Il sole d'agosto splendeva nell'alto dei cieli, era un buon augurio.
Sentivo le vibrazione nell'aria e decisi di visitare le tracce invisibili che lasciammo sulla sabbia l'anno precedente.
Sdraiato sulla spiaggia e la sabbia tra le dita, pensavo a voi. Percepii una mano sulla mia spalla, pensavo stessi sognando, ma era un mano familiare, la mia schiena venne percorsa da brividi. Ho visto voi, vi ho visto tra me e il sole, eravate illuminato dai raggi solari. Eravate più bello del sole stesso.
“Mio signore, avreste tempo per me?”, mi chiedeste ironico, con un sorriso malizioso disegnato sulla faccia.
“Jonathan! Qual buon Dio ti manda da me!”, vi dissi alzandomi in piedi. Voi non capite quale sensazione ebbi in quel momento.

“Non potevo passare senza di te la notte di San Lorenzo”, mi accoglieste tra le vostre braccia e mi baciaste sulla bocca, le vostre labbra mi erano deliziosamente mancate. Intrecciai le mie dita con le vostre e chiusi gli occhi, annusando il profumo dei vostri capelli. Amo ogni cosa di voi, persino i piccoli difetti, non rinuncerei neanche a loro.
Di notte ci recammo sulla spiaggia, abbracciati come una volta, eravamo sdraiati sulla sabbia, mi avvolgevate tra le vostre braccia.
“Guarda quella stella cadente! Ed esprimi un desiderio, Henry”, mi diceste, accarezzandomi i capelli con una mano, e con l'altra tenevate la mia. “Vorrei starvi accanto per l'eternità”, mi girai per guardarvi meglio.
“Se fossi artefice del mio destino, lo avrei già fatto quando le mie pupille si posarono sulle tue”, diceste, accarezzandomi il naso col vostro. “Dimmi che mi ami, Jonathan”,
“Ti amo, Henry, tu sei l'unica persona che amo”. E dopo qualche minuto di riflessione, vi chiesi “Cosa occupa i tuoi pensieri?”.
Voi lasciaste la mia presa, vi allontanaste un poco, e mi teneste per mano.
“Mio Henry, promettimi che qualunque cosa il fato abbia in serbo per noi, non smetteremo mai di lottare”, mi diceste con gli occhi fissi nei miei, sembravano implorare pietà. “Di che cosa mi tieni all'oscuro, Jonathan?”, vi chiesi preoccupato.
“Mio padre ha annunciato le mie nozze con Elizabeth, sorella del duca di Suffolk”, eravate stato coraggioso ad affrontarmi, a viaggiare due notti per comunicarmelo di persona, ma nonostante ciò non vi guardai, il mio sguardo si paralizzò sulle onde del mare scuro, e mi alzai, allontanandomi da voi.
Andai incontro al vento estivo, il cielo sospirava brezza gelida, da cristallizzare il mio cuore.
Respiravo profondamente, cercavo di dimostrarmi a voi meno debole, avrei potuto piangere sulle vostre spalle, avrei voluto gridare al mondo che colpa avessi avuto di innamorarmi di voi. Avrei voluto fare infinite cose, ma mi soffermai a guardare le stelle, a domandare loro il nostro destino, ma non ricevevo risposte. Mi abbracciaste dalle spalle, io vi respinsi, ma credetemi, non avrei voluto in alcun modo farlo.
“Lasciami, te ne prego.”, vi dissi. E voi, voi che non comprendevate ciò che in verità il mio cuore intendeva, mi assecondaste. Avrei voluto dirvi di aver bisogno di voi, di essere al vostro fianco, ma il mio cuore era debole, non ebbi il coraggio di esprimere il mio rancore.
Jonathan, ho paura, ho paura di quel che verrà e di quel che è stato, ho paura di perdervi.
Vostro Henry.

  Elizabeth pose la lettera sulla mensola e tornò in camera sua, scioccata, sebbene da assai molto tempo avrebbe giurato che ci fosse un'altra nella sua vita. Dopo due notti Jonathan finalmente arrivò a destinazione, erano quattro anni che non vedeva Henry, gli mancavano i suoi abbracci, baci, carezze e il suo respiro.

Henry, questa volta non vi abbandonerò, resterò con voi per l'eternità, come vi ho promesso.
Non vi deluderò, mio amatissimo.
Pensava Jonathan galoppando il cavallo.
Né mio padre, né Elizabeth, né l'umanità intera riuscirà più a separarci, e non importa cosa diranno alle nostre spalle, non importa se ci condanneranno a morte, se è quello il costo di vivere con voi per l'eternità, io lo farò.
Non fece quasi mai una pausa, si fermò per sole due ore a mangiare e dormire, ma dopo, il desiderio irrefrenabile di baciare Henry ebbe la meglio. E cavalcò fino a Holyhead.
Scese dal cavallo e corse fino alla spiaggia, ma Henry non c'era, così andò fino a casa sua. La porta di casa era aperta, Jonathan quindi entrò.
“Henry, Henry, sono venuto per voi...la vostra stella, ha espresso il nostro desiderio...andremo a vivere a Parigi...”, urlava gioioso per la casa.
“Hen...”, cominciò, ma le parole vennero bloccate in bocca, ingoiate nell'abisso del silenzio. Si avvicinò, tremando, avrebbe voluto urlare, avrebbe voluto piangere, ma le parole scesero in gola come le spine di una rosa dolce da annusare, ma pungente da toccare, come fu e sempre sarebbe stato il loro amore. Una rosa pungente.
Henry era crollato per terra, con in mano un calice, Jonathan si avvicinò, nonostante non volesse. Non voleva dare conferma a ciò che temeva. Il suo battito era muto, non respirava, la sua faccia era pallida, e nel vino rimasto nel calice c'era veleno.

“Ti prego, rispondimi, ti supplico...Henry, vieni con me...Henry, non...non abbandonarmi, me lo avevi giurato..”, piangeva Jonathan abbracciandolo.

07/08/1532, Holyhead

Ogni segreto è sepolto in fondo al cuore, in una voragine infinita, dentro la quale neanche noi stessi vogliamo entrare.
Mentiamo a noi stessi per stare meglio, mentiamo per andare avanti. Ma ogni bugia e' come una lacerante ferita in più al nostro fragile cuore, che nell'abisso soffre...e nel buio tace.
Sapete, Jonathan, il nostro amore era come la sabbia, caldo e cagionevole, bastava un solo soffio di Zeffiro per far crollare il castello di sabbia che era la nostra relazione. Ci ingannavamo con mura protettive costruite intorno ad esso, ma non capivamo che in verità l'ostacolo proveniva dall'interno, il problema del nostro amore eravamo noi.
Noi, noi ci ostacolavamo a vicenda, sognavamo il paradiso, ma giocavamo col fuoco. Davamo la colpa agli altri, poiché in noi non vedevamo difetti, eravamo accecati dalla passione, dallo scoccare delle frecce di Cupido.
Vi ho scritto tante lettere e voi continuate ad ignorarmi, alle ultime dieci lettere non avete risposto. Mi avevate promesso che vi sareste separato da Elizabeth e saremmo scappati insieme a Parigi, a vivere insieme, come si suole tra due amanti.
Mi giuravate fedeltà, ebbene la notte stessa vi coricavate nel letto a baciare vostra moglie, allorquando il vostro matrimonio era consumato da assai molto tempo. Mi giuraste di amarmi, eppure davanti agli occhi di tutta la Gran Bretagna giuraste eterna fedeltà ad Elizabeth in Chiesa. E mi chiedeste persino di farvi da testimone, ma io rifiutai.
Sarebbe stato veleno per il mio sangue, Jonathan, voi mi ferite troppo.
Per quale cagione ho la sensazione che ve ne state in disparte senza mantenere ciò che mi promettete, vi burlate forse di me? Dieci anni Jonathan, dieci dolorosi anni tra bugie e segreti.
E io sono ancora qui a domandarmi quando seguirete il vostro cuore, sempre se esso brama ancora il mio amore. E mi domando anche se avrebbe ancora senso continuare a vivere.
Con affetto.
Vostro per sempre, Henry!

Jonathan piangeva mentre leggeva l'ultima lettera di Henry, singhiozzando.
Con il suicidio di Henry si prosciugò l'esistenza di Jonathan, persino il dolce sapore del miele gli sembrava amaro da digerire. Si separò da Elizabeth e passò tutti gli anni della sua vita nella casa di Henry sul Mare d'Irlanda, a ricordare i pochi attimi trascorsi insieme. L'ultima volta che si erano incontrati era la notte di San Lorenzo di quattro anni prima.
Jonathan si rammaricava per tutte le occasioni che perse, per tutte le volte che avrebbe voluto mandare lettere a Henry, ma non fece. E per le parole che non gli disse. Per i baci sfuggiti, e per non aver colto l'attimo.

10/08/1533, Holyhead

Mio amato Henry,
I ricordi sono segni indelebili sulla pelle, non sono cancellabili con l'acqua del mare.
Ti ho scritto ti amo sulla sabbia ma non ebbi il tempo di battere le ciglia poiché sono state cancellate.
Hai sempre avuto ragione, ti promettevo cose oltre la mia capacità. Promesse infrante. Ma ti giuro Henry, ti amerò per sempre.
E questa notte di San Lorenzo che non ho passato con te, a distanza di un anno dalla tua morte, a distanza di undici dalla nostra prima volta, ha inghiottito nel suo grembo i nostri respiri, perché questo buio tace le nostre promesse...e alla luce non le racconterebbe mai.
I nostri ricordi sono ossigeno nell'aria, è la brezza di questo mare. Sento ancora le tue dita sfiorarmi il viso, le tue labbra posarsi sulle mie, scandire la parola "ti amo".
Henry, io non sono mai stato di nessuno oltre a te. Credi forse che non abbia sofferto, credi che se avessi avuto sentenza avrei scelto questo destino? Non c'è più tempo per domandarti scuse, ma ti assicuro che il mio cuore è cristallizzato a quella notte, la notte di San Lorenzo in cui esprimesti il desiderio di essere sempre accanto a me.
Ti assicuro che i miei occhi vedevano solo il nero delle tue pupille, solo per esse il mio cuore batteva.
Nonostante non fossi qui con me, ti ho espresso il tuo desiderio, Henry.
Ho abbandonato mia moglie e sono venuto a vivere nella tua casa qui sul mare.
Sono dodici mesi che indosso solo i tuoi vestiti per annusare il tuo odore, per mescolarlo al mio e far parte della tua anima, ma ormai questa camicia da notte odora del mio profumo.
Ti scrivo ogni giorno una lettera e la lancio in fondo al mare perché tu la legga. Ma il mare non mi manda mai risposte.

 

Iscritta al concorso della oneshot dell'estate. Spero vi sia piaciuto, è un'idea che mi è venuta in mente appena svegliata. XD 

video della oneshot: http://www.youtube.com/watch?v=4hx49EXrtR0&feature=feedfbc

 Henry:

 http://images2.fanpop.com/images/photos/4300000/Tudors-Season-3-henry-cavill-4337395-640-478.jpg

Henry: http://filmpopper.com/wp-content/uploads/2011/01/Henry-Cavill-Superman.jpg

Jonathan: http://29.media.tumblr.com/tumblr_lbkrc5e4Ju1qb850do1_400.jpg

Jonathan: http://img.splendora.com/files/jrhys.jpg

Personaggi: Jonathan Skelton, Henry Johnson, Elizabeth

Periodo: agosto 1522-agosto 1533(sotto i Tudors) 

Luogo: Gran Bretagna

(Holyhead, Gran Bretagna)

   
 
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