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Autore: yami no tenshi    19/08/2011    5 recensioni
A volte siamo costretti a trovare conforto in posti ed insieme a persone che non avevamo mai considerato.
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Nickname (EFP e FORUM):  yami no tenshi (su efp) e yami (sul forum)
Titolo:  Appuntamento dalle tre alle quattro e mezzo
Genere:  Triste, vagamente sentimentale
Personaggi:  Draco Malfoy, Hermione Granger
Avvertimenti:  What if..?
NDA:  Questa storia ha già partecipato ad un altro contest. Adesso facendo qualche modifica l’ho spedita anche per questo. Non so perché ma anche se non è granché mi ci sono affezionata. Ci sarebbero probabilmente ancora molti cambiamenti che potrei fare per migliorarla, ma non ne ho il tempo.
Per il resto, la prima parte è trattata dal punto di vista di Hermione, la seconda da quello di Draco ad eccezione dell’ultime due righe.
 
 
Non riusciva a dormire. C’era troppo silenzio.
Quell’estate non c’erano stati i suoi ad accoglierla a casa. Erano in Australia. Al sicuro.
Continuava a guardare il soffitto. La tenda non era in grado a tenere fuori la luce della luna che disegnava strani ghirigori sulle pareti.
Attendeva, anche se non se ne rendeva conto.
E quando qualcuno bussò la porta, tempo un secondo ed era già ad aprire. Non un dubbio, né un’esitazione.
Le brave ragazze non dovrebbero lasciar entrare uomini in casa alle tre del mattino.
Non le interessava. Non sapeva se quella notte sarebbe venuto, ma lo stava aspettando.
Lui era lì. Davanti a lei, incorniciato dal vano della porta, il cappuccio tirato fin a nascondere quegli occhi grigi e opachi.
Poi sollevò il volto e li vide. Le pupille dilatate, lo sguardo vacuo. Fu praticamente costretta a tirarlo dentro a forza.
Le gambe non lo reggevano. Si domandò come avesse fatto ad arrivare fino a casa sua.
Lo vide riuscire miracolosamente a compiere due passi prima di accasciarsi in mezzo alla piccola anticamera. Quando si fece passare il suo braccio intorno al collo e lo fece alzare si accorse che era leggero, ancor più dell’ultima volta.
Non aveva seguito le sue raccomandazioni e continuava a non mangiare. Idiota.
Lo lasciò cadere sul divano senza molto garbo. Non le importava.
O almeno voleva convincersene.
“Malfoy.” Lo chiamò, piano, per vedere se era almeno abbastanza lucido da rispondere.
A quanto pare no. Tutto ciò che ottenne, fu un mugolio.
Quando però si alzò per andare a prendere qualcosa, dell’acqua, del caffè salato magari, la mano che fino ad un secondo prima penzolava priva di vita dal divano si aggrappò alla sua maglietta, quasi fosse l’unico appiglio di un naufrago in un mare in tempesta.
Non le disse niente. Nessun “Resta” o “Non andartene” sussurrati come nei film che le piacevano tanto, anche se si sarebbe vergognata troppo ad ammetterlo con chiunque.
Ma questo non era un film, era la fottuta realtà e lui anche, in quelle condizioni, era troppo orgoglioso per chiedere qualcosa. Soprattutto a lei, l’odiata sanguesporco.
Strano che quello non gli impedisse di trascinarsi fino a casa sua almeno una volta a settimana.
Una parte di lei avrebbe voluto provare compassione per quel ragazzo, quel giovane distrutto dagl’occhi grigi.
L’altra parte le ricordava che la compassione non avrebbe fatto bene né a lei né a lui. Non l’avrebbe accettata.
Maledetto il suo orgoglio. Così come il proprio.
Eppure sembrò comunque doverci pensare un secondo prima di staccare, senza troppi complimenti, la mano di lui dalla maglia e andare in cucina.
A prendere dell’acqua, certo. A pensare a quella situazione, forse.
Andava avanti da qualche settimana. La prima volta, quando se l’è trovato semisvenuto davanti alla porta, completamente fatto di Merlino solo sa cosa, sarebbe dovuta rimanere shockata.
Qualcosa di più del minimo aggrottamento di sopracciglia che nella realtà era stata la sua reazione.
Forse perché durante l’ultimo anno ad Hogwarts aveva visto qualcosa negli occhi di lui, una preghiera inespressa, una disperata richiesta d’aiuto.
Forse perché quello che Harry aveva visto nel bagno, e le aveva raccontato, l'aveva portata a farsi delle domande. Troppo tardi magari, ma meglio tardi che mai.
Non si era fatta invece troppe domande sul perché avesse scelto proprio lei.
Forse perché nei suoi occhi aveva visto riflesso la sua stessa solitudine. Pesante, soffocante. Che metaforicamente stava uccidendo entrambi.
Nel caso di lui anche materialmente.
Le sue mani si strinsero disperatamente al lavello. Aveva la testa china. Vide le nocche sbiancarsi.
Ogni giorno si chiedeva se sarebbe venuto o no, quella notte.
Ma era per egoismo che desiderava venisse. Voleva sentirsi importante per qualcuno.
Ed era sempre per egoismo che desiderava la smettesse. Le sbatteva in faccia ogni volta quanto stesse diventando patetica.
Tornò in salotto, la scusa per la sua assenza tra le mani. Si era addormentato.
Sperava solo che non avesse sbattuto la testa da qualche parte, spiegare la presenza di un cadavere in casa avrebbe potuto essere complicato.
Nei film le persone addormentate hanno sempre una faccia rilassata. Anche i più stronzi sembrano angeli e le belle ragazze di turno ne approfittano per riflettere, per dirsi che, visto quanta tenerezza fanno in quei momenti, non possono essere poi tanto male in fondo.
I lineamenti di Malfoy invece erano contratti, anche nel sonno.
Distrattamente si chiede se Draco sappia che cos’è un film. Poi torna a letto.
 
Quando si svegliò si sentiva più lucido. Il senso di stordimento stava svanendo. La ragione stava tornando.
Insieme al dolore.
Si guardò intorno. Era di nuovo a casa della Granger.
Non riusciva a capacitarsi di come l’unico rifugio di un purosangue come lui fosse diventato l’abitazione di una sanguesporco. Se suo padre non fosse stato ad Azkaban certo non l’avrebbe passata liscia.
Sua madre, invece, faceva finta di niente. Faceva finta che andasse tutto bene.
Anche se suo marito era in prigione e suo figlio frequentava spacciatori e case di nati babbani.
Faceva solo ciò che le era stato insegnato: manteneva la facciata. Sempre in posa, come per una foto.
Ma lui non sopportava di stare insieme a lei nell’enorme e vuoto manor dei Malfoy. Lì la solitudine lo schiacciava, non riusciva a respirare.
Si rigirò sul divano rivolgendo lo sguardo al soffitto. Non era neanche lontanamente alto come quello di casa sua.
Quel luogo, però, era più accogliente, anche se a parte lei, non c’era nessuno.
Non le aveva chiesto che fine avessero fatto i suoi genitori e neanche aveva intenzione di farlo.
Come al solito si ricordava poco di come fosse arrivato lì. Solo qualche immagine.
La strada. Le scale. La porta. Lei in camicia da notte che lo trascinava dentro a forza. L’impatto con il divano.
Cercò di alzarsi. Al secondo tentativo ci riuscì.
Poi notò il bicchiere d’acqua poggiato sul tavolino. Un’altra immagine. La Granger che si alzava. La sua mano che l’afferrava. Lei che si liberava dalla sua presa decisamente troppo debole.
Poi il buio.
Perché aveva tentato di fermarla?
Si era ripetuto milioni di volte che andava lì solo perché era l’unica casa della Londra babbana di cui conoscesse l’indirizzo. Alla fine era riuscito anche a convincersene.
Peccato che quel ragionamento non stesse in piedi. Avrebbe potuto dormire in albergo, era pur sempre un Malfoy e i soldi non gli mancavano. O anche per strada per quello che poteva interessargli.
Non era uno stupido, nonostante tutto. Sapeva che era lì per quegli occhi marroni.
Occhi che riflettevano la sua stessa solitudine.
Non le aveva mai chiesto perché si sentisse sola nonostante il Magico Trio.
Non toccò il bicchiere. Guardò assente l’acqua vibrare quando barcollante urtò il tavolino.
Poi si fermò ad ascoltare, sentì il lieve respiro di Hermione provenire dalla sua camera.
Lentamente si diresse verso la porta. Non aveva più senso restare lì.
 
“Già te ne vai?” La sua voce lo bloccò con la mano sulla maniglia.
“Sì.” Non si voltò.
“Sono le quattro e mezza. Puoi restare qui a dormire fino a domani mattina, se vuoi.” Il tono sembrava piatto, eppure c’era qualcosa che lo spinse a continuare ad ascoltarla.
“Solo dormire?” Sul volto solo il fantasma del solito ghigno. Nel suo tono un sarcasmo stanco e patetico.
“Pensavo che solo l’idea di toccarmi ti facesse ribrezzo.” Chissà se la lieve vena di amarezza l’aveva solo immaginata.
“ Era tanto per dire, Granger.”
Silenzio.
“Hai intenzione di restare lì in eterno? Io avrei anche voglia di tornare a letto.” Adesso era lei ad usare il sarcasmo. Non che il suo tentativo ebbe miglior esito.
Ancora non si voltò, non disse niente.
La sentì sbuffare.
D’impulso si girò verso di lei. Un movimento troppo repentino che gli fece quasi perdere l’equilibrio.
Anzi, senza il quasi. Merlino, quanto si sentiva debole. In tutti i sensi.
Per la seconda volta quel giorno si accasciò nella piccola anticamera. Sentì le mani di lei che gli evitavano un brutto trauma cranico.
In ginocchio, appoggiato alla parete, lei accovacciata davanti a lui, per la prima volta la guardò in volto. Non negli occhi, però.  Non ancora.
Sembrava preoccupata. Chissà perché lo trovava divertente. Gli venne da ridere.
Lo avrebbe preso per pazzo.
Sentì la sua piccola mano accarezzargli la fronte, forse per controllare se aveva la febbre o se aveva semplicemente perso il lume della ragione.
Solo ora si rivolse alle sue iridi. Solo un istante prima di appoggiare le labbra su quelle di lei.
Non fu un bacio. Solo un contatto. Un contatto umano dopo tanto tempo.
Era facile dire a se stesso che era il cocktail di droghe ancora in circolo nel suo sangue ad agire.
Improvvisamente, si accorse che qualcosa non andava. Che qualcosa mancava.
Lei non aveva reagito, non si era ritratta. Non gli aveva mollato uno schiaffo e sapeva che era capace di farlo.
“È questo, cosa dovrebbe significare?” Gli chiese solo con una voce sottile.
Di nuovo non disse niente, non le rispose.
Di nuovo si alzò e andò verso la porta.
Di nuovo lei non reagì.
Giusto un attimo prima di richiudersi quella possibilità alle spalle sussurrò.
“Niente. Non può significare niente.”
Sarebbe anche stato stanco di accasciarsi, ma non poté farne a meno. Appoggiato alla porta, sentì la Granger piangere. Sentì Hermione piangere.
E la solitudine lo invase.
 
In lacrime lo sentì appoggiare la schiena alla porta e la investì un opprimente ed inspiegabile senso di perdita.  Sapeva che quella era l’ultima volta. Che Malfoy non sarebbe tornato. Draco non sarebbe tornato mai più.
E fu di nuovo sola.


nda
Dopo averla riletta e aver sentito cosa si prova a scrivere qualcosa di cui davvero non m'importa nulla, sono costretta a rivalutarla.
Non posso dire che lo stile sia perfetto, perchè non lo è. Sono sicura che le giudici abbiano ragione nel dire che è un po' confuso (anche se io, avendola scritta, non me ne rendo troppo conto).
Però, nonostante non sia pienamente soddisfatta, ho scoperto che per me questa storia ha un significato.
Sotto il giudizio per il quale ringrazio le giudici

9 CLASSIFICATA:
YAMI! Valutata da Noth



Grammatica e lessico: 8,25/10.
“la luce della luna, che disegna strani” virgola in più. (-0.15)
“è la fottuta realtà e lui anche in queste condizioni è troppo orgoglioso” metterei tra due virgole “anche in queste condizioni”. (-0.10)
“prima di staccare senza troppi complimenti la sua mano dalla maglia” metterei “senza troppi complimenti in un inciso. (-0.10)
“sopracciglia che nella realtà è stata la sua reazione” metterei “nella realtà” in un inciso. (-0.10)
“Harry aveva visto nel bagno e le aveva raccontato l'aveva portata a farsi” metterei “e le aveva raccontato” in un inciso. (-0.10)
“Troppo tardi magari, ma meglio tardi” metterei “magari” in un inciso. (-0.10)
“Forse perché nei suoi occhi aveva visto riflesso la sua stessa solitudine. Pesante, soffocante. Che metaforicamente stava uccidendo entrambi.” Toglierei i punti che hai messo, metterei “pesante, soffocante” in un inciso. (-0.10)
“la testa da qualche parte, spiegare la presenza di un cadavere” metterei due punti invece della virgola.
“per dirsi che visto quanta tenerezza fanno in quei momenti, non possono essere poi tanto” metterei in un inciso “visto quanta tenerezza fanno in quei momenti”. (-0.10)
“rifugio di un purosangue come lui è diventato l’abitazione” errato tempo verbale. Al posto di “è”, va “sia”. (-0.30)
“Sua madre invece fa finta di niente” metterei “invece” in un inciso. (-0.10)
“Fa solo ciò che le è stato insegnato, mantiene la facciata” metterei i due punti al posto della virgola.
“Però quel luogo è più accogliente, anche se a parte lei, non c’è nessuno.” Avrei cambiato la frase in “Quel luogo, però, è più accogliente anche se, a parte lei, non c’è nessuno” quindi manca l’inciso (-0.10) e non si comincia quasi mai un periodo con un “però”. (-0.10)
“è l’unica casa nella Londra babbana di cui conosce” sarebbe meglio dire “della Londra babbana”
(-0.10)
“Peccato che questa ragionamento” dovevi scrivere “questo”. (-0.20)
“perché si senta sola, nonostante il Magico Trio” virgola superflua.
Lessico abbastanza appropriato al testo, molto incisivo.


Stile e metafore: 7,5/10.
“Niente “Resta” o “Non andartene” sussurrati”. Userei “nessun”, al posto di “niente”.
“sarebbe dovuta rimanere shockata, crede.” Quel crede stona completamente della frase. Già il sarebbe fa credere che lei non lo sappia con esattezza o che non si sa se lo sia stata.
“I suoi lineamenti invece sono contratti, anche nel sonno” avrei detto “i lineamenti di Draco”.
“Se suo padre non fosse ad Azkaban certo non la passerebbe liscia” avrei detto “di certo non la avrebbe passata liscia.”
“Cerca di alzarsi. Al secondo tentativo riesce.” Avrei detto “al secondo tentativo ci riesce”
Per quanto rigurda lo stile non mi ha convinta appieno. Sarà che odio le storie al presente, ma... non si capisce chi parla, chi fa le azioni a volte, perfino chi bacia chi è difficile ricavarlo dal testo. Insomma, è un po’ confusionario. A parte questo le metafore di solitudine sono abbastanza buone. Mi è piaciuto il senso di vuoto che sembrano provare entrambi.

Caratterizzazione: 9/10.
Qui devo dire che mi hai soddisfatto. La caratterizzazione di entrambi è molto buona e credibile, nonostante la storia un po’ confusionaria. Draco è malvagio e bisognoso di aiuto al tempo stesso, Hermione vorrebbe essere forte ma non può. Interessante modo di porli, lei che lo ospita e lui che la cerca. Si cercano inconsciamente. Una cosa non capisco. Hermione dopo aver cancellato la memoria ai suoi è andata via con Ron e Harry alla ricerca degli Horcrux. Come può essere a casa?


Originalità: 9/10.
È davvero difficile dare un punteggio pieno alle Dramione perché si assomigliano molto. La tua però mi è sembrata originale da un certo punto di vista. Mai letto di un Draco drogato e di una Hermione che vive a casa da sola. Un’idea stravagante, sofferente e brillante. Mi è piaciuto l’inserimento di Narcissa!
Gradimento personale: 9/10.
Che dire, storia interessante. Purtroppo odio le storie a tempo presente e peccato per quelle pecche stilistiche e di punteggiatura. In sé la storia, senza contare tutto questo, però, mi ha colpito. Soprattutto questo Draco che si butta nella drogai, in un qualche modo mi ha dato da pensare. Il Re di Hogwarts, come si è ridotto?
Attinenza al prompt: 5/5.
La solitudine c’è, è portante, negli occhi, nel cuore, nelle viscere sia dell’uno che dell’altro. Ottimo lavoro in questo campo! Sei riuscita a renderla benissimo!
TOTALE: 47,75/55,00.


nda

Non so se chiedervi di commentare e di lasciar perdere^^
  
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