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Autore: Ciara    20/08/2011    3 recensioni
Il quartetto d’archi aveva appena terminato un minuetto.
La mano di Adrian abbandonò la sua vita mentre la faceva avanzare verso il loro interlocutore.
Lo vide rivolgergli un sorriso sghembo prima di ammonirlo: – Malfoy, hai intenzione di irretire tutto il gentil sesso questa sera?
Draco rise di gusto
– Per quello c’è già Zabini!
Pucey si inchinò leggermente per baciarle la mano.
I violini ricominciarono a diffondere le loro note; osservò il suo cavaliere allontanarsi tra le coppie mentre Draco le cingeva la vita e cominciava a muoversi seguendo la musica.
[Storia classificatasi ottava al "Tutte pazze per Draco! Fast contest" indetto da Tefnut sul forum di EFP.]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Astoria Greengrass, Draco Malfoy
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Alcune piccole infeormazioni prima della lettura.

Prima di tutto ringrazio Tefnut per il giudizio, sono felicissima del risultato visto che è la mia prima Draco/Astoria e, diciamocelo, Draco non è per  niente nelle mie corde….

Sono passati Quattro anni dalla battaglia di Hogwarts. La famiglia Malfoy è caduta per così dire in disgrazia, nel senso che non gode più della stessa considerazione nel mondo magico, in particolare Lucius dovrebbe essere in carcere (la cosa nella fic non traspare, cito solo Narcissa, ma si può intuire). Che altro? Astoria e Draco quindi non si vedono dal sesto anno di Draco e questo è il loro primo incontro dopo tano tempo…il primo di tanti incontri. La storia è lasciata volutamente in sospeso per dare una certa aspettativa, Draco è cambiato, è cresciuto e Astoria entra prepotentemente nella sua realtà incrinata. Bene dopo tutte queste chiacchere suppongo che vi debba lasciare…buona lettura J

 

I personaggi di questa storia appartengono quasi tutti a J. K. Rowling. I fatti narrati di seguito non sono mai accaduti nella saga di Harry Potter. Questa storia è stata scritta senza nessuna intenzione di lucro, si ritiene, quindi, che nessun diritto di copyright sia stato violato.

 

 

Acrobat

Don't believe what you hear
Don't believe what you see
If you just close your eyes
You can feel the enemy
When I first met you girl
You had fire in your soul
What happened your face of melting in snow?
Now it looks like this
“Acrobat” U2

 

 Si avvolse nel mantello e diede un’ultima occhiata al foglio poggiato sul piano dello scrittoio.

La carta fine recava in bella calligrafia le indicazioni del luogo.

Prese il foglio, si calò sul volto una maschera bianca e si Smaterializzò. 

Ricomparve nell’ingresso della tenuta di campagna dei Greengrass. Tutti gli anni, la sera del solstizio d’estate, organizzavano un ballo in maschera.

Era solo un altro degli eventi mondani che le famiglie Purosangue si divertivano a indire per dare sfoggio della loro ricchezza.

Col tempo aveva cominciato a odiare tutte quelle serate in cui lo sfarzo faceva da padrone. Soprattutto odiava il modo in cui tutti studiavano tutti come fossero cavie da laboratorio.

 Quando arrivò al portone che si apriva sulla sala illuminata a giorno un maggiordomo gli si avvicinò chiedendogli di mostrare l’invito e quindi gli sfilò il mantello.

 Aveva declinato l’invito per ben tre anni.

Da quando il buon nome dei Malfoy era caduto in disgrazia non si era dato la pena di riguadagnare punti.

Non sarebbe servito a nulla.

Semplicemente la questione non lo sfiorava lontanamente.

Poi sua madre l’aveva scongiurato.

Praticamente supplicato.

Alla fine aveva ceduto.

 Individuò Blaise accerchiato dalla solita folla di ragazzine adoranti. Stava sicuramente tenendo un sermone su chissà quale argomento. Quel ragazzo aveva la capacità di attirare l’attenzione come il miele le api.

 Mentre si avvicinava al tavolo dell’amico, recuperò un bicchiere di Firewhisky, il profumo troppo forte di una dama che gli era passata acconto gli fece girare la testa.

- La settimana scorsa mi è capitato di andare a Parigi con mia madre, lì si che si possono trovare dei veri sarti. Così mi sono fatto confezionare questo magnifico abito – nel dire questo ovviamente Blaise stava assumendo le più svariate pose così da offrire agli sguardi del suo auditorio l’abito blu in stile settecentesco, – Davvero magnifico, non trovate anche voi?

I sospiri sommessi delle ragazze sembrarono soddisfare il ragazzo che si limitò a sorridere causando un’altra ondata di sospiri.

 Bastò il suo arrivo per decretare la fine di quel siparietto.

Il suo sguardo truce fu un chiaro invito a liberare il tavolo.

- Sloggiate.

Neanche troppo velato. 

Le ragazze se ne andarono parlottando tra loro, troppo spaventate per replicare al suo ordine.

 Zabini si portò la mano alla fronte con fare teatrale – Suvvia Draco, più garbato!

Emise un suono che somigliava più a un grugnito che a un saluto e si mise seduto.

- La tua loquacità mi sorprende ogni volta!

Blaise aveva la capacità di portarlo all’esasperazione con una semplice frase.

- Bè vedo che alla fine sei venuto. – Daphne si accomodò con poca grazia sul posto vicino al moro.

Emanava un’alterigia unica nel suo abito verde smeraldo. La chioma bionda ricadeva elegantemente sulla spalla destra, mentre la mascherina nascondeva una minima parte del volto agli occhi indiscreti dei presenti.

La vide tendere la mano con il palmo rivolto verso l’alto nella direzione di Blaise.

Il ragazzo le prese la mano e ne baciò il dorso.

- Zabini, la mia vincita.

A quanto pareva l’eleganza della ragazza quella sera era andata a farsi benedire insieme alle buone maniere.

- Vedi Daphne, confidavo nel fatto che Malfoy dopo tutto questo tempo avesse ancora un po’ di sale in zucca, ma a quanto pare…

- Avete scommesso su di me? – calcò volutamente la voce sull’ultima parola. Come era possibile procurarsi degli amici che rasentassero la soglia della normalità? Certo non pretendeva di trovare due guardie del corpo come Weasley e la Granger, ma un minimo di tatto non avrebbe guastato.

- Oh, Draco sei la fonte dei miei guadagni. – La bionda lo stava guardando con un’espressione ironica dipinta sul viso.

 Senza preavviso scoppiò a ridere.

Si chiedeva come aveva fatto a restare tutto quel tempo rintanato nel maniero – O forse sono gli ormoni di Zabini che non lo fanno ragionare quando scommette contro di te…

Forse non le odiava poi così tanto quelle serate.

 Daphne aveva ritirato i suoi dieci galeoni e aveva ripreso a fare gli onori di casa sotto lo sguardo vigile di Zabini. Trangugiò il Firewhisky e se ne fece portare un altro.

Il bruciore dell’alcool era come un anestetico, lo aiutava a sopportare.

 Si era reso perfettamente conto di non essere una presenza gradita per la maggior parte dei convitati. La vena sopra il sopracciglio pulsava fastidiosamente per la frustrazione mentre il suo sguardo si posava sulla pista da ballo.

 Percepiva lo sguardo di Blaise sulla sua figura tentare di decifrarlo, ma la maschera nascondeva i suoi lineamenti contratti.

Cercò di rilassarsi seguendo i movimenti fluidi delle coppie danzanti.

In mezzo alla pista intravide una ragazza vestita di grigio che lo guardava insistentemente. Di tanto in tanto distoglieva lo sguardo, ma alla fine tornava sempre su di lui.

 Bevve ancora qualche sorso del liquido ambrato.

- Sembra che qualcosa abbia catturato la tua attenzione, Malfoy.

Qualcuno.

Si alzò senza dire una parola.

 

 Non poté evitare di guardare di nuovo nella sua direzione.

La attirava come una calamita. Semplicemente non poteva farne a meno.

Quando incontrò il suo sguardo sussultò impercettibilmente tra le braccia del suo cavaliere, distolse lo sguardo e tornò a fissare la spalla di Adrian.

Un paio di minuti e i suoi occhi saettarono nuovamente verso il tavolo dove era seduto.

Non c’era più.

- Pucey, mi concederesti un ballo con la tua dama?

Vide il suo cavaliere voltarsi verso il ragazzo che aveva richiamato la sua attenzione.

Il quartetto d’archi aveva appena terminato un minuetto.

La mano di Adrian abbandonò la sua vita mentre la faceva avanzare verso il loro interlocutore.

Lo vide rivolgergli un sorriso sghembo prima di ammonirlo: – Malfoy, hai intenzione di irretire tutto il gentil sesso questa sera?

 Draco rise di gusto

– Per quello c’è già Zabini!

Pucey si inchinò leggermente per baciarle la mano.

 I violini ricominciarono a diffondere le loro note; osservò il suo cavaliere allontanarsi tra le coppie mentre Draco le cingeva la vita e cominciava a muoversi seguendo la musica.

 Si lasciò condurre in quel lento opprimente.

Rimasero in silenzio per molto tempo, continuando a volteggiare tra le altre coppie.

Respirava pianissimo, era come se all’improvviso lui catturasse ogni particella di ossigeno attorno a loro. Si sentiva come in una bolla, percepiva a stento la musica che si diffondeva nella stanza.

- Prima mi stavi guardando.

Non era una domanda.

Si concentrò sul colletto della camicia nera: la stoffa pregiata gli sfiorava la gola creando un contrasto notevole con il suo pallore.

Sentì distintamente le sue dita insinuarsi tra i laccetti del vestito alla base della schiena e sfiorarle la pelle scoperta. Trattenne il respiro.

Calma.

La spinse ad inarcare la schiena così da avvicinarla maggiormente al suo corpo. Quel cambiamento di posizioni la costrinse ad alzare il capo e ad incontrare i sui occhi.

Quegli occhi grigi stavano scandagliando i suoi senza ritegno alla ricerca di una risposta.

Le foglie ricamate che arricchivano la sua mascherina gli sfioravano la mascella, ma lui non dava segno di fastidio, almeno apparentemente.

- Chi sei? – osservare le sue labbra sottili muoversi era quasi ipnotico. Aveva sempre amato osservarlo mentre parlava.

- Stai flirtando con me, Malfoy? – tenerlo in bilico sul filo di un rasoio era una delle sue tante fantasie. Stuzzicarlo fino a fargli perdere la pazienza per leggergli i cambiamenti d’umore sul viso: il modo in cui serrava la mascella per la frustrazione o socchiudeva leggermente gli occhi.

 Amava osservarlo.

- Non trovo giusto il fatto che tu sappia chi sono e non valga lo stesso per me.

La guardava con un’intensità unica.

Quell’intensità che credeva non avrebbe mai rivolto a lei.

- Credi che sia davvero importante?

 Stava evitando ogni sua domanda.

Le fece fare una giravolta su se stessa e poi la attirò nuovamente a se. Le gambe intrecciate alle sue, in quel lento di cui non riusciva a distinguere nemmeno la musica per la confusione che gli provocava la sua vicinanza.

Probabilmente il suo cuore non avrebbe retto altro a quel punto.

Le sembrava di essere tornata la quattordicenne che non faceva altro che osservarlo da lontano.

Le stava guardando intensamente le labbra.

 Lo vide abbassare il viso verso il suo fino a sfiorarle il naso con il proprio.

- Chi sei?

Una rapida occhiata dietro la sua spalla, dall’altra parte della sala c’era suo padre.

Li aveva visti.

 Voltò il viso un attimo prima che potesse baciarla.

Aveva serrato la mascella. Le labbra strette e lo sguardo dardeggiante stavano ad indicare quanto poco aveva gradito quel gesto.

- Io…scusa.

Si dileguò tra le coppie che ballavano.

Il cuore che le batteva all’impazzata e le guance in fiamme.

 

 Stava parlando con una ragazza vestita di rosso. L’abito grigio le fasciava perfettamente il corpo, il seno stretto nel corsetto, la schiena era parzialmente scoperta, si potevano intravedere lembi di pelle chiara tra gli incroci dei nastri di raso.

Riusciva ancora a percepire la consistenza dell’epidermide sotto i polpastrelli.

Il respiro che gli aveva sfiorato il collo.

L’insoddisfazione gli bruciava sulle labbra come l’alcool in gola.

- Daphne chi è quella ragazza laggiù?

L’amica lo guardò con sospetto prima di rivolgere lo sguardo dove le aveva indicato.

- Intendi quella vestita di rosso vicino a mia sorella?  

L’aveva visto.

La seguì con lo sguardo mentre si dirigeva da sola in veranda.

- Draco?

Daphne l’aveva richiamato, ma lui la stava già seguendo. Fortunatamente non li aveva visti mentre ballavano. Questo non gliel’avrebbe perdonato.

 La veranda, illuminata da poche candele che fluttuavano sopra le loro teste, era grande e spaziosa, le pareti erano di vetro e legno intarsiato così come il tetto spiovente. Da lì si potevano vedere la campagna che circondava la tenuta e il cielo trapuntato di stelle.

- Non trovi che la luna sia luminosissima?

Aveva lo sguardo rivolto verso l’alto.

Si era accorta della sua presenza.

Più probabilmente l’aveva visto seguirla.

Alzò gli occhi per guardare la luna, era più vicina del solito ed emanava una luce innaturale.

Così vicina.

Se solo avesse allungato una mano l’avrebbe potuta toccare.

Portò nuovamente lo sguardo su di lei, si limitava a guardare le stelle.

Si tolse la maschera e la poggiò su di un divanetto. I capelli gli ricadevano scomposti sulla fonte.

Si avvicinò lentamente fino ad arrivarle di fronte, le toccò la base del collo con le mani, proprio dove arrivavano alcuni boccoli scuri dell’acconciatura.

Le sfiorò il collo con i pollici fino ad arrivare alla mandibola e lì la toccò con movimenti lenti e circolari. Lei continuava a guardarlo negli occhi.

Quelle pozze azzurre lo tenevano incatenato. Deglutì il vuoto.

Incapace di distogliere lo sguardo.

Le sfilò finalmente la mascherina lasciandola poi cadere a terra.

- Astoria.

La vide incurvare le labbra in un sorriso ironico. – Ce l’hai fatta.

La piccola Astoria.

Era bella.

Non la bellezza sconvolgente della sorella, quella di Daphne era opprimente, devastante all’inizio ma stucchevole col passare del tempo. Quella di Astoria era una bellezza più sottile, più semplice. Qualcosa che la pervadeva senza offuscare la sua essenza.

Lo attraeva inspiegabilmente.

Se non avesse portato la maschera, probabilmente, non l’avrebbe riconosciuta comunque. Non dopo tutto quel tempo. L’aveva sempre considerata poco, era solo la sorellina di Daphne e lui un ragazzino viziato.

Mentre le studiava il volto cercò di ricordare quando fosse stata l’ultima volta che l’aveva vista.

Il suo sesto anno ad Hogwarts.

Sembrava fosse passata un’eternità, quasi un’altra vita.

- Perché tutto quel mistero?

Gli aveva preso la mano destra tra le sue, stava giocherellando con l’anello che portava al dito. L’anello con lo stemma dei Malfoy.

- Se ti avessi detto chi sono… Mi avresti seguita?

La vide alzare il viso per incontrare i suoi occhi.

Era una domanda retorica.

 Proseguì la sua avanzata verso il polsino della camicia, gli slacciò gli alamari e arrotolò con cura il tessuto appena sotto il gomito; il Marchio alla luce lunare era ancora più inquietante.

I muscoli si tesero fino allo spasmo quando vi passò le dita affusolate.

- Hai paura?

- No. – l’aveva spinta fino a farle appoggiare la schiena contro la parete di vetro. – E tu hai ancora paura, Draco?

Quella domanda lo colpì come un pugno allo stomaco. Non lo diede a vedere, semplicemente spostò lo sguardo sul suo seno.

Era arrossita.

- T’interessa veramente? – Le sfiorò la pelle appena sopra il corsetto facendola trepidare, – T’interessa veramente sapere cosa ne è stato del vecchio Draco Malfoy? Del ragazzino impaurito che si divertiva a fare il Mangiamorte?

 Tratteneva il respiro e aveva gli occhi chiusi. L’altra mano era scesa dal fianco a metà coscia dove aveva cominciato a tirare verso l’alto la seta del vestito.

Inesorabilmente.

La sentì respirare forte.

Le aveva appena sfiorato la pelle nuda della coscia quando Astoria gli afferrò la mano intrecciando le dita con le sue. Poggiò la guancia contro la sua tempia – Lasciamelo fare.

 Lei strinse convulsamente la mano attorno alla sua, allontanò l’intreccio quel tanto che bastava per far scivolare la stoffa al suo posto.

- Credo non sarebbe opportuno. – Il tono che aveva usato tradiva la fermezza della frase.

Opportuno.

 Non era prudente.

Opportuno dava al tutto un’ufficialità che non poteva sopportare.

- Sei proprio intenzionata a non concedermi nulla.

Quella ragazza stava mettendo a dura prova il suo autocontrollo negandosi in quel modo. Continuando a negarsi in quel modo.

 La vide alzarsi sulle punte dei piedi e lasciargli un bacio castissimo sulle labbra. Per la sorpresa non si mosse subito, poi poggiò la mano sulla parete dietro la sua schiena intrappolandola con il suo corpo – Potrei decidere di non lasciarti più andare.

- È una promessa?

Era bella Astoria.

Di quella bellezza che ti entra dentro avvelenando ogni singola cellula del tuo corpo.

Pensò che la risposta più giusta da dare fosse baciarla a sua volta.

Un bacio castissimo.

Come non aveva mai fatto in vita sua.

Attratto dal suo profumo di rosa selvatica e dai suoi occhi.

Attratto da lei.

  
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