I
love… rock ‘n’ roll.
È
l’ultimo capitolo.
Le note sono a fine
capitolo…
non voglio rovinarvi quello che leggerete. Ringrazio tutti partendo da BiEsSe
per la recensione, spero di aver applicato quello che mi hai
detto, io c’ho provato. : ) Grazie ancora, davvero.
E poi tutti quelli che
hanno
dato anche solo una sbirciatina. Grazie, grazie mille.
Mary.
Akuna Matata
non funziona quando c’è Greg.
Eravamo seduti su di una panchina, a
sorriderci. Stavamo parlando. Cose stupide, cose divertenti
.
“Capiscimi,
come
puoi scrivere Akuna Matata sullo
zaino?! E’ troppo da bimbominkia!”
“No,
non è
vero! E’ da una persona che vuole vivere senza
pensieri!” Cercavo di perorare la
mia
causa. Come poteva pensare questo?! Come poteva solo credere di vivere
sempre
con qualcuno, qualcosa nella mente?!
“Vediamo
e
adesso stai Akunamatatando?”,
ok, stava sclerando!
“Akunamatatando? Ma
sei scemo? Che cosa vorrebbe
dire?!”. Io
veramente boh.
“Stai
pensando
a qualcosa?” Ahhh ok. Perfetto, sapevo che in quel momento
sarei arrossita.
“Sì!...”…
a
lui. Ma non potevo dirglielo! Con che coraggio?
“E
a che cosa
stai pensando? Perché io sto pensando a te, a noi.
Sto pensando che vorrei baciarti, ma non
so se è il caso.” Oddio.
Stava.
Pensando. A. Me.
Incollò
le labbra
a quelle del ragazzo, che, stupito, rispose prontamente.
E feci proprio quello. Incollai le labbra
alle sue. Lui rispose, passionale.
Sì, proprio passionale.
In quel momento capii che non era una cotta estiva e che, se mi avesse fatta
soffrire, ci sarei stata di merda per
molto, moltissimo tempo.
Ci distendemmo sulla panchina a guardare le
stelle. Lui mi abbracciava.
Mi ero
innamorata.
E
c’era rimasta di
merda, come da programma. Perché quell’idiota di
ragazzo l’aveva scaricata.
L’aveva trattata come se fosse stata colpa sua, come se fosse
lei la stronza
che andava a giocare con i sentimenti degl’altri. Come se
fosse stata lei a
chiedergli di scaricarla.
Ok, ci
riprovo. Se
oggi non mi caca, mi rifiuto di chiamarlo di nuovo io. La Mary ha
ragione: “Un
po’ di palle, cazzo!”
“Greg?” Ok, intanto aveva
risposto.
“Ah, la Celeste! Brava ad avermi
chiamato.
Devo dirti una cosa!” Perfetto! Le ultime parole famose.
Volevo ribattere, ma
non mi fece neanche riprendere il fiato, che riprese:
“Bene, tu lo sai come la penso
sull’estate.
No, perché tanto quest’estate
a Bibbona
non ci sono, e quindi… be’… tanto hai
capito no?!” Certo che avevo capito, già
da un paio di giorni –se non di più-, ma non
potevo credere che lui fosse così codardo da chiedergli di lasciarmi:
“No, non ho capito spiegami!”,
ero
arrabbiata, triste, incazzata,
ma –comunque- innamorata.
“Sì, che hai capito! Dillo tu.
Lo sapevamo
tanto!” No, io non lo sapevo. Non avevo mai pensato che fosse
così stronzo da
lasciarmi perché lui “con le ragazze fa così”!
“No, dillo tu!” Era
–è- un codardo.
Solo un codardo. Perché.
Perché mi innamoro di gente
così?!
Volevo piangere.
Un
po’ di palle,
cazzo!
Non potevo piangere. Non dovevo piangere.
“Be’ allora…
è così… però, se vuoi,
possiamo sempre rimanere amici.” Non riuscii neanche a
pensare che la mia bocca
si aprì per parlare:
“Amici?!” Dissi quella parola con
tutto il ribrezzo, la rabbia
e –mio malgrado- l’amore
che provavo –e provo-:
“Non penso proprio, Gregorio!”
Ero
arrabbiata.
Sono
arrabbiata.
“Non
ci credo!”, l’amica era stupita.
“Credici!
È così codardo che mi ha chiesto
di
scaricarlo!”, lei era innamorata. Si sentiva tanto stupida.
“Ce’
è uno stronzo! Lo sai
che mi stanno
sul culo le frasi… come cazz… arola si chiamano?! Non
preimpostate, no. Quelle che dicono tutti, quelle da Baci Perugina.
Arghhhh…
quanto mi faccio arrabbiare quando faccio così!”,
l’amica era arrabbiata. Con
quello stronzo. Sì, era
uno stronzo. Un grandissimo bastardo.
Ma
la ragazza aveva riso, con le lacrime che spingevano per uscire, aveva
riso.
E
all’amica bastava.
“Be’,
comunque, non ti meritava.”
E la
ragazza iniziò a piangere.
Le
lacrime cadevano.
Lei
singhiozzava.
L’amica
era triste per la ragazza ed arrabbiata con Gregorio.
Rimasero
al telefono per un po’ ancora.
Il
tempo di parlare dello studio. Dell’esame. Delle delusioni
dell’amica.
Ed
il pensiero di Greg continuò
a
passare loro per la mente.
****
So che forse non ve lo
aspettavate così, so che forse non volevate finisse
così.
Neanch’io volevo
finisse
così. Non è bello vedere la propria amica triste
per uno stronzo. Sinceramente
speravo, mentre scrivevo il capitolo che
nascesse un lieto fine. Ma
così non è
successo, quindi vi tocca la realtà, la vera
realtà. Una ragazza che conosco
una volta ha detto che “questa
è la
realtà, qui la gente ama e soffre.”.
Questa frase è perfetta per ora, per
sempre: non può mica essere sempre la storia della Disney e vissero felici e contenti,
giusto?
Mary.