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Autore: Sole_    20/08/2011    2 recensioni
Ci sono due ragazzi e una delusione d'amore. Forse.
Sono tre capitoli. Sì, è una storia corta lo penso anch'io. Ma sono sintetica. :S
"Ballicchiava, mentre si alzava dal divano e sbuffava, per l’ennesima chiamata di sua madre, pensò. E invece no, perché l’unico numero che finiva per 412 era il suo, se non ricordava male. Inspirò ed espirò come per cercare di calmarsi, ma non ci riusciva, non riusciva a pensare ad altro che a Lui, il suo Greg."
Ah, era nata come OS quindi il titolo è rimasto quello.
Spero che vi abbia incuriosite.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Akuna Matata non funziona quando c'è Greg.

I love… rock ‘n’ roll.

 

È l’ultimo capitolo.

Le note sono a fine capitolo… non voglio rovinarvi quello che leggerete. Ringrazio tutti partendo da BiEsSe per la recensione, spero di aver applicato quello che mi hai detto, io c’ho provato. : ) Grazie ancora, davvero.

E poi tutti quelli che hanno dato anche solo una sbirciatina. Grazie, grazie mille.

Mary.

 

Akuna Matata non funziona quando c’è Greg.

 

Eravamo seduti su di una panchina, a sorriderci. Stavamo parlando. Cose stupide, cose divertenti           .

Capiscimi, come puoi scrivere Akuna Matata sullo zaino?! E’ troppo da bimbominkia!”

“No, non è vero! E’ da una persona che vuole vivere senza pensieri!” Cercavo di perorare la mia causa. Come poteva pensare questo?! Come poteva solo credere di vivere sempre con qualcuno, qualcosa nella mente?!

“Vediamo e adesso stai Akunamatatando?”, ok, stava sclerando!

“Akunamatatando? Ma sei scemo? Che cosa vorrebbe dire?!”. Io veramente boh.

“Stai pensando a qualcosa?” Ahhh ok. Perfetto, sapevo che in quel momento sarei arrossita.

“Sì!...”… a lui. Ma non potevo dirglielo! Con che coraggio?

“E a che cosa stai pensando? Perché io sto pensando a te, a noi. Sto pensando che vorrei baciarti, ma non so se è il caso.” Oddio. Stava. Pensando. A. Me.

Incollò le labbra a quelle del ragazzo, che, stupito, rispose prontamente.

E feci proprio quello. Incollai le labbra alle sue. Lui rispose, passionale. Sì, proprio passionale.

In quel momento capii che non era una cotta estiva e che, se mi avesse fatta soffrire, ci sarei stata di merda per molto, moltissimo tempo.

Ci distendemmo sulla panchina a guardare le stelle. Lui mi abbracciava.

Mi ero innamorata.

 

E c’era rimasta di merda, come da programma. Perché quell’idiota di ragazzo l’aveva scaricata. L’aveva trattata come se fosse stata colpa sua, come se fosse lei la stronza che andava a giocare con i sentimenti degl’altri. Come se fosse stata lei a chiedergli di scaricarla.

 

Ok, ci riprovo. Se oggi non mi caca, mi rifiuto di chiamarlo di nuovo io. La Mary ha ragione: “Un po’ di palle, cazzo!”

“Greg?” Ok, intanto aveva risposto.

“Ah, la Celeste! Brava ad avermi chiamato. Devo dirti una cosa!” Perfetto! Le ultime parole famose. Volevo ribattere, ma non mi fece neanche riprendere il fiato, che riprese:

“Bene, tu lo sai come la penso sull’estate. No, perché tanto quest’estate  a Bibbona non ci sono, e quindi… be’… tanto hai capito no?!” Certo che avevo capito, già da un paio di giorni –se non di più-, ma non potevo credere che lui fosse così codardo da chiedergli di lasciarmi:

“No, non ho capito spiegami!”, ero arrabbiata, triste, incazzata, ma –comunque- innamorata.

“Sì, che hai capito! Dillo tu. Lo sapevamo tanto!” No, io non lo sapevo. Non avevo mai pensato che fosse così stronzo da lasciarmi perché lui “con le ragazze fa così”!

“No, dillo tu!” Era –è- un codardo. Solo un codardo. Perché. Perché mi innamoro di gente così?!

Volevo piangere.

Un po’ di palle, cazzo!

Non potevo piangere. Non dovevo piangere.

“Be’ allora… è così… però, se vuoi, possiamo sempre rimanere amici.” Non riuscii neanche a pensare che la mia bocca si aprì per parlare:

Amici?!” Dissi quella parola con tutto il ribrezzo, la rabbia e –mio malgrado- l’amore che provavo –e provo-:

“Non penso proprio, Gregorio!” Ero arrabbiata.

Sono arrabbiata.

 

Non ci credo!”, l’amica era stupita.

“Credici! È così codardo che mi ha chiesto di scaricarlo!”, lei era innamorata. Si sentiva tanto stupida.

“Ce’ è uno stronzo! Lo sai che mi stanno sul culo le frasi… come cazz… arola si chiamano?! Non preimpostate, no. Quelle che dicono tutti, quelle da Baci Perugina. Arghhhh… quanto mi faccio arrabbiare quando faccio così!”, l’amica era arrabbiata. Con quello stronzo. Sì, era uno stronzo. Un grandissimo bastardo.

Ma la ragazza aveva riso, con le lacrime che spingevano per uscire, aveva riso.

E all’amica bastava.

“Be’, comunque, non ti meritava.”

E la ragazza iniziò a piangere.

Le lacrime cadevano.

Lei singhiozzava.

L’amica era triste per la ragazza ed arrabbiata con Gregorio.

Rimasero al telefono per un po’ ancora.

Il tempo di parlare dello studio. Dell’esame. Delle delusioni dell’amica.

Ed il pensiero di Greg continuò a passare loro per la mente.

 

****

So che forse non ve lo aspettavate così, so che forse non volevate finisse così.

Neanch’io volevo finisse così. Non è bello vedere la propria amica triste per uno stronzo. Sinceramente speravo, mentre scrivevo il capitolo che nascesse un lieto fine. Ma così non è successo, quindi vi tocca la realtà, la vera realtà. Una ragazza che conosco una volta ha detto che “questa è la realtà, qui la gente ama e soffre.”. Questa frase è perfetta per ora, per sempre: non può mica essere sempre la storia della Disney e vissero felici e contenti, giusto?

Mary.

 

 

  
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