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Autore: Scarlett Rose    20/08/2011    6 recensioni
Marin ed Aiolia hanno affrontato mille difficoltà, ma ora dovranno trovare il coraggio di affrontarsi per raggiungere la felictà più grande di tutte.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Eagle Marin, Leo Aiolia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti e grazie per essere entrati a leggere questa oneshot!
Prima di lasciarvi proseguire, sappiate che le parti in stampatello normale sono quelle di Marin, quelle in corsivo appartengono ad Aiolia!
Buona lettura e se vorrete lasciarmi un commento ne sarò più che felice!


 


Chiunque avesse visto Marin quel caldo pomeriggio di metà agosto  si sarebbe chiesto dove mai stesse andando così di fretta.
Attraversò i campi di addestramento femminili a testa bassa, rispondendo a malapena ai cenni di saluto delle poche allieve che a quell’ora si allenavano e non si fermò fino a quando non raggiunse un vecchio tempietto diroccato. Entrò nel minuscolo ingresso immerso nell’ombra e si lasciò sfuggire un sospiro soddisfatto.
Fresco, finalmente.
Sedette su quello che un tempo doveva essere stato il basamento di una colonna e si tolse la maschera. “Sto invecchiando.”rimuginò fra sé e sé, passandosela da una mano all’altra.
Era la prima volta che soffriva il caldo in maniera così fastidiosa.
L’estate era la sua stagione preferita e le piacevano tanto il sole quanto la temperatura elevata, la maschera non le aveva mai dato alcun fastidio. Quella mattina invece, aveva dovuto fare un grosso sforzo per convincersi ad indossarla e tenersela addosso per tutta la durata degli allenamenti l’aveva sfiancata. Così, non appena finito, aveva congedato i suoi allievi ed era partita alla disperata ricerca di un po’ di refrigerio.
“Marin?”
La voce di Shaina la fece sussultare.
“Come fai a startene con i capelli sciolti?”gemette, spostandosi per farle un po’ di spazio. Shaina le sedette accanto, togliendosi a sua volta la maschera “Non mi dirai che tu soffri il caldo!”
“Già. E con la maschera è anche peggio.”bofonchiò la donna dai capelli ramati “Ma dimmi un po’, come mai sei qui? Non dovevi vederti con Seiya?”. La loro relazione non era ormai un segreto per nessuno.
Shaina strinse le labbra, fissando un punto sul pavimento percorso da crepe “Athena ha convocato lui ed altri Gold Saint. Penso gli voglia affidare una nuova missione.”
“C’è qualche minaccia all’orizzonte?”indagò Marin, rabbuiandosi. Erano passati sei mesi da quando Hades era stato sconfitto, questa volta si sperava per sempre, e Athena aveva fatto ritorno al Santuario con i Saint redivi al seguito. Sei mesi di inusuale tranquillità, durante i quali aveva avuto la gioia di vedere il suo pupillo, Seyia, ricevere l’investitura ufficiale a Gold Saint di Saggitario e contemporaneamente riabbracciare la sorella perduta.
“Sono partita giusto in questo periodo, un anno fa.”ricordò Marin, sistemandosi una ciocca sfuggita allo chignon. Anche allora era estate, ma lei non se n’era quasi resa conto. Athena le aveva affidato una missione molto particolare: ritrovare Seika e ricondurla da Seyia. Le era dispiaciuto dover partire senza salutare nessuno, né il suo protetto, né…un’altra persona. Persona che per inciso, non incrociava dal suo ritorno dall’Ade. Perché di una cosa era certa: lui la stava evitando!
“Ancora con questi pensieri?!”si rimproverò, riportando l’attenzione su Shaina, che stava parlando di nuovo
“…Aiolia…”.
“Cosa?”boccheggiò Marin afferrandole un braccio “Cos’hai detto?”.
Possibile che Shaina sapesse?!
La sacerdotessa la fissò stupita “Ma che ti prende? Ho solo detto che anche Shaka e Aiolia sono stati convocati, oggi. Marin, stai bene?”.
Marin si alzò in piedi “Sto benissimo.”rispose, fissando i bagliori argentei della maschera “Ma fra un po’ dovrò riprendere gli allenamenti e non sono ancora passata da casa a cambiarmi.”.
“Tu non me la conti giusta.”pensò Shaina guardandola. Ormai lei e Marin aveva stretto un bel rapporto di amicizia, perciò l’Ofiuco sapeva bene quando era il caso di insistere o meno.
L’Aquila ultimamente era nervosa e lei non pensava fosse solo per il caldo record che avviluppava la Grecia.
Lei stessa aveva avuto un comportamento non dissimile quando Seiya era tornato. Lui la trattava da amica, era felice di vederla sana e salva, ma niente di più. Fino a che, una sera di primavera, complice un cielo da fiaba e il rumore gentile della brezza fra gli ulivi, non si erano finalmente dichiarati.
Purtroppo però, lo doveva dividere non solo con sua sorella, il che le sarebbe andato bene, ma anche con il numero impressionante di doveri di un Gold Saint.
Athena cercava di tenerlo a riposo, visto che lui era quello che aveva subito più ferite nell’ultima Guerra Sacra, ma stavolta doveva aver ceduto alle sue richieste ed avergli affidato un qualche compito.
“Bè, io vado.”la salutò Marin, rimettendosi con un pesante sospiro la maschera sul viso ed uscendo rapidamente.
La morsa del caldo la strinse senza pietà. “Ah, voglio proprio vedere come farò ad arrivare a sera!”gemette piano, prendendo il sentiero che conduceva alla sua casa.
Una doccia fredda ed avrebbe visto il mondo da un'altra prospettiva, si ripeté più volte scendendo il ripido sentiero.
Per fortuna è finita, sorrise dietro la maschera, vedendo il sole scendere lentamente dietro l’Acropoli.
“Antenhos, Fulco.”chiamò. I due giovani, poco più che bambini in verità, interruppero i loro esercizi. Da svariate ore si erano tolti le magliette della divisa, ma non per questo sembravano più freschi o riposati di lei. “Siete stati bravi, oggi. Domani proveremo di nuovo ad ampliare il vostro dominio sul Cosmo. Ci vediamo qui, all’alba.”.
I due si congedarono rispettosamente, chiaramente lieti di aver concluso con un po’ d’anticipo l’allenamento quotidiano. Marin si fermò ancora un attimo a contemplare il tramonto: caldo o non caldo, i tramonti estivi erano sempre spettacolari. In passato, quando ancora faticava ad inserirsi al Santuario a causa delle sue origini orientali, accadeva spesso che raggiungesse un angolo tranquillo per guardare il sole calante.
Era stato uno di questi giorni che aveva conosciuto Aiolia. Due solitudini che si erano riconosciute tra loro per alleviarsi a vicenda.
E poi,quando in lei stava iniziando a crescere un nuovo sentimento, lui era morto.
 
*
Salutai gli altri Saint e scesi le scale diretto alla Quinta Casa, quella del Leone. Alzando lo sguardo verso il cielo, mi accorsi che il sole stava tramontando.
Il rosso del crepuscolo mi rammentò all’istante una massa di capelli ricciuti, appartenenti ad una persona che non vedevo da troppo tempo.
Mi fermai, appoggiandomi ad una colonna, mentre il carminio veniva dolcemente venato d’oro dagli ultimi raggi. Era durante un tramonto così che avevo visto Marin per la prima volta. Lei era diventata rapidamente un’amica, una confidente. Con lei mi sentivo non solo a mio agio, ma anche libero.
Non dovevo affannarmi continuamente a dimostrarmi degno della mia carica, a distanziarmi dal fratello che allora credevo un traditore.
Da quei giorni era passato tanto tempo e molte cose erano cambiate. Molte, certo, ma non il nostro rapporto.
Almeno non da parte di Marin.
Perché io, ormai dovevo ammetterlo francamente,l’amavo.
Non so dire come e quando abbia iniziato a vederla sotto un’altra luce, ma è accaduto. Quando, nell’Ade, io ed i miei compagni avevamo scagliato il colpo contro il Muro del Pianto, negli infinitesimali secondi che avevano preceduto la mia morte, io ho pensato a Marin. Sapere di aver dato la vita anche per dare a lei una possibilità in più di vivere mi aveva colmato di pace.
Non credevo di poterla più rivedere.
Invece, Athena mi ha fatto il regalo più grande. Ed io ho rovinato tutto.
“Idiota!”pensai, riprendendo la discesa.
Dal mio ritorno avevo fatto in modo di non incrociarla. D’un tratto mi ero sentito…impacciato.
Ero certo che Marin vedesse in me solo un buon amico, ma io non mi sentivo ancora pronto a ri-calarmi in quel ruolo. D’altro canto, non volevo neppure mettere in imbarazzo entrambi facendole capire che i miei sentimenti non erano più di semplice amicizia. Meglio mantenere le distanze fino a che la sbandata non mi fosse passata,avevo deciso. Peccato che così facendo non solo avessi probabilmente offeso lei, ma mi ero privato anche della gioia procuratami dal semplice vederla.
Ormai, erano svariati giorni che lei non mi cercava più.

*
Il dolore per la sua scomparsa l’aveva annientata. Quando aveva sentito sparire il cosmo del Leone, aveva creduto che il suo cuore non potesse continuare a battere.
Se non avesse avuto Seika da proteggere probabilmente si sarebbe lasciata cadere a terra, inerte.
Poi, era tornato. Erano tornati tutti. Insomma, un lieto fine.
Peccato che da quel giorno Aiolia l’avesse…evitata.
Marin sospirò.
Aveva spalancato tutte le due finestrelle del suo spartano alloggio, ma non riusciva a dormire. Le sarebbe piaciuto incolpare i grilli che frinivano senza sosta, ma sapeva che il vero motivo era un altro.
Si alzò di scatto, vestendosi rapidamente. Lei non era il tipo di donna che aspettava, disse alla sua immagine allo specchio.
Quel comportamento passivo non le piaceva. Del suo nervosismo aveva incolpato l’estate, il caldo, perfino la maschera!, tranne l’unico vero responsabile.
Si diresse verso il Santuario a passo di marcia e, prendendo i sentieri secondari noti solo a chi lì viveva, raggiunse ben presto la Quinta Casa. Seguendo il Cosmo a lei così noto, entrò nel chiostro, aggirò il corpo centrale adibito ad abitazione e raggiunse il giardino interno.
Aiolia se ne stava disteso sull’erba, a torso nudo, fissando le stelle. Scattò in piedi non appena lei mise piede sull’erba.
“Finalmente riesco a vederti, Aiolia!”.
Marin tremava di collera “Allora, sono qui, mi vuoi dire quello che devi?”.
*
Dovevo essermi arrugginito come Gold Saint!
Immerso nei miei pensieri non l’avevo neppure sentita avvicinarsi, finché non era entrata in quel quadrato d’erba che io mi ostinavo a chiamare “giardino”. In un primo momento pensavo addirittura di avere un’allucinazione. Una splendida allucinazione.
Marin però mi aveva riportato subito alla realtà. Era furiosa, il suo Cosmo ribolliva, mentre mi si avvicinava a passo di marcia “Allora, sono qui, mi vuoi dire quello che devi?”.
Annaspai.
Come poteva sapere…?
“Se vuoi interrompere la nostra amicizia, voglio almeno sentirmelo dire chiaramente. Credo di meritarmi questo riguardo, o no, Gold Saint del Leone?”.
Non mi aveva mai chiamato con il mio nome completo e bastava questo a darmi un’idea della sua ira. Che incredibile casino avevo combinato!
Non volevo metterla in imbarazzo e l’avevo ferita, lo capii dal tremore delle sue mani. Per la prima volta desiderai che quella stupida maschera non mi impedisse di guardarla in volto.
Del tutto irrazionalmente, perfino per uno come me che di razionale ha ben poco, mi ritrovai a pensare che anche arrabbiata doveva essere bellissima.
Lei però non poteva sapere ciò a cui stavo pensando ed interpretò il mio silenzio nell’unico modo possibile “Bene, almeno abbiamo chiarito. Non ti disturberò più.”disse facendo per andarsene.
“Marin, aspetta!”.

*
La sacerdotessa si voltò con riluttanza verso il Saint. Voleva andarsene a casa, a sfogare da sola ed in pace il suo dolore “Che altro c’è?”.
Nonostante il caldo le rendesse appiccicosa la maschera sulla pelle, era felice di averla. Non doveva neppure darsi pena di ricacciare indietro le lacrime.
“Marin, io ti devo spiegare. Non volevo evitarti perché disdegnavo la tua compagnia.”.
Marin non parlò. Improvvisamente le sembrò che il mondo intero rallentasse, perfino il frinire dei grilli sembrava venire da lontano.
“E allora perché?”
“La verità è che la tua compagnia mi piace fin troppo. Ed avevo timore che per te non fosse lo stesso.”.
Marin vide le guance di Aiolia imporporarsi nonostante i suoi evidenti sforzi per stare calmo e sentì le sue fare altrettanto. Poi, con un grido strozzato, gli si precipitò addosso, tempestandogli il petto di pugni “Brutto idiota, possibile che tu possa affrontare le armate nemiche senza battere ciglio e che faccia tanta fatica a dirmi certe cose?!”.
Marin era stupita di sé stessa, di solito non era da lei lasciarsi andare così, ma quella notte era tutto così strano…sembrava quasi un sogno!
Aiolia era interdetto.
Con lentezza Marin si portò le mani al volto e si tolse la maschera.
Istintivamente, Aiolia distolse lo sguardo, ma una mano affusolata gli si appoggiò sulla guancia “Guardami, Aiolia.”.
*
Era bellissima.
L’incarnato di porcellana era illuminato da un meraviglioso paio di occhi color miele, ed il naso punteggiato di efelidi che la facevano sembrare più giovane.
“Secondo le leggi del Santuario ora dovresti uccidermi.”mormorai, incapace di schiodare gli occhi dal suo volto.
“Oppure innamorarmi di te. E questo, per tua fortuna, è già successo.”.
La felicità esplose dentro di me come un lampo, mi invase le vene caricandomi di energia. Era come far esplodere il proprio Cosmo, raggiungere le stelle e sentirmi parte di tutto ciò che avevo attorno.
Senza più indugi, senza pensieri di sorta, mi chinai su di lei.

*
Marin chiuse gli occhi quando le loro labbra si incontrarono.
Erano stati stupidi tutti e due, avevano complicato qualcosa che per sua natura era così giusto e semplice. Lei ed Aiolia si appartenevano, ora lo sapeva con assoluto certezza.
Sarebbero stati per sempre parte l’uno dell’altro, e ciò che stava accadendo non era un sogno di una notte di mezza estate.
Era vero, era il loro presente ed il loro futuro.
L’alba li sorprese abbracciati nel giardino, doveva avevano passato la notte a contare le stelle e a parlarsi di ciò che parlano gli innamorati di tutto il mondo.
“Aiolia?”disse Marin, sbadigliando, mentre i primi raggi dell’aurora inondavano il prato di luce dorata.
“Sì?”.
“Ti amo.”
“Ti amo anch’io, Marin.”.


Ai 91, grazie mille per avermi fatto notare l'errore!!!Non so come cribbio abbia potuto spostare Aiolia dalla Quinta Casa alla Quarta (Eheh, merito del mio fascino magnetico!N.d.DeathMask!)!
Violet Acquarius, sì, hai ragione, ho voluto spargere una dolce coltre zuccherosa sul duro mondo dei Saint! Quando ci vuole, ci vuole e questa coppia è sempre stata una delle mie preferite!
Grazie ad entrambe per le vostre recensioni!
  
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