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Autore: glendower    21/08/2011    1 recensioni
[ Libro: L'isola dei liombruni ]
Smiccio. La Esse per il rumore ed il resto è una miccia al maschile.
Gli piaceva il fuoco, per questo quello è stato il suo nome
ed il suo nuovo corpo da imbestiato, adesso, ha l'odore lontano di braci e tizzoni, cenere e petrolio.
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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anche se adesso non è più come prima, brilla ancora quel focolare

  

   Smiccio. La Esse per il rumore ed il resto è una miccia al maschile.
   Gli piaceva il fuoco, per questo quello è stato il suo nome ed il suo nuovo corpo da imbestiato, adesso, ha l'odore lontano di braci e tizzoni, cenere e petrolio.
   La colpa però è tutta di Zenzero se adesso il suo amico è ridotto in quello stato, se nel Certamio è morto per Lui e con il suo consenso  dato a Primo poi è rinato, diventando un altro che dall'altra parte del sogno non sarà mai Guglielmo, quel ragazzino che leggeva i giornaletti seduto sul balcone.
   Ze' ha guardato negli occhi di un Alto – Dionigi, suo fratello maggiore - proprio come  Sibilla Simona gli ha predetto, masticando granelli di sabbia e la sua prefezia si è avverata, lasciandogli nel petto una voragine che vorrebbe sanguinare ma non ci riesce. Forse se lo merita, forse no ma dopotutto il suo amico gli ha sempre tenuto nascosto il rapporto con Cecella, il figlio, la comunione con quel barone e ha persino condiviso quel segreto unanime di entrambi, il loro compleanno.
   Nei polmoni del ragazzino moro con gli occhi verdi che è Zenzero però è anche Samuele,   l'aria vuole fermarsi ma continua ad entrare, inespica giù per la gola e seppur inciampando, bacia i polmoni con una carezza calda, troppo calda per dare piacere o rinfresco a quell'arsura che in realtà preme come una mano attorno al collo e fa piangere, gonfiando la collera sotto le palpebre.
   E' l'amore incomprensibile di quelli che non possono essere soltanto amici. E' quel sentimento che lega i fratelli, li mette l'uno vicino all'altro e non permette più che questi si separino indipendentemente da come vadano le cose.
   « Le corse sulla spiaggia, i bagni, i nostri giochi... davvero non...? » non riesce a dirlo, non può continuare, le parole diventano colla e fanno appiccicare la lingua contro il palato mentre il suo sguardo è gettato contro la folla di pelle, capere e bambini che s'agitano sotto di loro.
   Smiccio non risponde e stare stretti contro il suo petto è come essere vittime di un incendio che non può estinguersi tanta è la sua potenza corrosiva.
   « Una volta eravamo amici. » prova a bisbigliare ancora Zenzero, torturandosi le mani in un gesto che vorrebbe somigliare ad un abbraccio consolatorio ma, invece, è solo un modo per frenare quel pianto che a dirotto gli sta bagnando le guance intagliate dal sole.
   « Hai detto bene, una volta, adesso no minciga, non sono più quello che credi. »  ha ragione, non c'è niente di familiare in quella voce che una volta, di notte, mormorava sul suo cuscino, c'è un potere immortale che ha reso Smiccio uno Scalzo dai piedi invisibili e la pancia liscia senza ombelico.
    I suoi occhi d'argento guizzano nella luce dei falò sparsi sulla spiaggia, hanno una sfumatura di nuvole rosse.
    Cosa è rimasto ormai? Niente, è sparito tutto. C'è solo un fuoco troppo grande per essere spento e un'Isola che vorrebbe svegliare,  sospingere via in una zattera di legno per mandarla alla deriva  sulla terza via da percorrere dove adesso si trova anche il suo cuore, ridotto a brandelli da chi gli ha dormito accanto per tutto questo tempo come un amico – più di un amico.
Gli si barrica contro, cercando il contatto come la prima volta che Smiccio lo ha toccato, sfiorandogli la guancia facendogliela bruciare.
    « Devi stare attento. » lo avverte Smiccio, baciando piano le piccole dita che premono sulla sua bocca « potrei spegnermi. »
    Spegnermi e sparire via, ma quelle parole rimangono zitte, Ze' se le immagina solo, smocciando come un bambino sulla spalla dello Scalzo che una volta era il suo Smiccio.
    
« Da che parte stai, Ze'?» da quella di Cuosemo e della sua ombra, da Grannizia o da tutti quelli che sono rimasti?
    
« Dalla tua. »
     Non gli importa davvero più niente, ci penserà dopo a trovare un altro modo, a cercare di far avverare l'ennesima predizione in cui riesce a salvarsi insieme a Cecella.
     Anche se se adesso non è più come prima, brilla ancora quel focolare, quell'amicizia nascosta dietro il segreto di due labbra premute l'una sull'altra e che non sono mai state così lontane.







Note dell'autrice:  i personaggi ed alcuni arrangiamenti sono presi come spunto dal romanzo L'ISOLA DEI LIOMBRUNI DI GIOVANNI DE FEO che ringrazio per aver scritto un'opera di così grande valore, l'ho mangiato in un soffio e sebbene mi abbia rattristato il fatto che in realtà le cose sono andate in maniera un po' differente, non nascondo che mi va bene anche così come lui ha descritto. Non mi aspetto che qualcuno commenti o che lo conosca, questo scempio l'ho scritto in un momento di tristezza totalibus oltretutto e quindi e venuto una vera schifezza ;___; Però si sa, i commenti sono comunque accetti ed il grazie a chiunque la legga sono d'obbligo. Mi eclisso <3 Ness.

  
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