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Autore: GraceDelight    21/08/2011    0 recensioni
"Erano cresciuti insieme, con l’affetto di due fratelli…e con lo stesso odio. Era l’unico che la conosceva abbastanza bene da riuscire a sopportarla.
Ma che importanza aveva? Da lì a una settimana si sarebbe trasferita, e non nel paese accanto. Lontano. Così lontano che Gordon non avrebbe potuto nemmeno telefonarle.
Non glielo aveva ancora detto. Continuava a rimandare, sperando che all’ultimo minuto saltasse fuori la possibilità di non partire; sapeva bene che non ci sarebbe stata. Lo aveva fatto per Gordon: una volta che lei fosse partita, avrebbe avuto Margareth.
Farry invece sarebbe andata in una nuova casa. L’avevano adottata! Per quanto tempo aveva atteso il giorno in cui le avrebbero detto “Indovina un po’, due pazzi psicopatici hanno deciso di prenderti con loro!”…in effetti si immaginava ben altre parole.
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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“Sei la persona più orrenda che io conosca, Farry Brand. Davvero.”
“Grazie, umano.” Le sue parole preferite. Le ripeteva sempre quando poteva.
“No, sono serissimo. Non ho mai incontrato nessuno peggiore di te. E non ci tengo nemmeno.”
“Si, Gordon. Hai finito ora? Avrei del lavoro da fare.” Il suo migliore amico ogni tanto sceglieva i momenti peggiori per venire a lamentarsi delle sue malefatte. Anzi, per la verità li sceglieva piuttosto spesso.
“Come hai potuto dirglielo!” esclamò un’ultima volta, prima di far ricadere la testa sul bancone di legno con disperazione.
“Cappuccino al tavolo 3!” disse una voce fuori campo.
“Subito, Jane!” il capo non si contraddice, specie quando lei è alta, snella, bionda con gli occhi verdi, e tu una ragazza comune, rotondetta e con la passione per i guai. “cercavo di darti una mano. Sai benissimo che se fosse stato per te le cose non si sarebbero mai mosse. Gordon!” esclamò, prima di andarsene con il vassoio “Sei un disastro.”
“Per questo sono tuo amico” mugugnò lui, senza nemmeno alzare il capo.
Farry si allontanò con una smorfia di scherno che lui non poté vedere.
“Il suo cappuccino, signor Vice.” Disse, poggiando la tazzina sulla superficie lucida e fredda del tavolo di alluminio. Clienti abituali: la conoscevano tutti. Era da un bel po’ che lavorava per Jane in quel bar, ma sapeva che non l’avrebbe mai assunta se non fosse stata la sorellina del suo adorato fidanzato. Farry odiava quel posto, ma da nessun’altra parte l’avrebbero mai presa: aveva le mani di burro, anche se ultimamente la sua presa stava migliorando. L’occhio le cadde sul quotidiano, ma non ci vide niente di diverso dalle solite notizie sui tumulti all’estero e dall’ultimo scandalo che teneva col fiato sospeso i suoi amati concittadini. Se ne andò borbottando.
Gordon era ancora lì. Lei lo guardò senza una vena di compassione, pescò uno stuzzicadenti e cominciò a punzecchiarlo.
“Che diavolo fai.” Non suonava come una domanda.
“Cercavo solo di capire se fossi morto. Non lo sei. Puoi tornare a casa e rimuginare, se vuoi. Io sto lavorando. Leggi il labiale. La-vo-ran-do. Non ho il tempo materiale di parlare con te, e Jane aspetta solo una buona scusa per sbattermi fuori, quindi, visto che sai quanto ho bisogno di questi soldi, farai meglio a chiamarmi stasera, ok?” sospirò.
Gordon si alzò, e la osservò seccato.
“Ti detesto, Farry.”
Lei sollevò le mani e piegò le dita a formare un cuoricino.
Lui se ne andò alzando gli occhi al cielo e sollevando con rabbia lo zaino. Farry lo salutò con la mano quando lui si fu voltato.
“Due caffè macchiati!”
“Si, Jane!”
 
*
 
Aveva soltanto detto a Margareth quanto Gordon occupasse la maggior parte della giornata a parlare di lei, a pensare a lei, a farsi, e farle, domande sempre su di lei. Alla lunga era diventato così snervante da non poterlo reggere, e Farry aveva confessato.
Tirò un calcio a una pietra sul marciapiede, che con un suono sordo andò a perdersi nel buio di un giardino. La notte arrivava presto da quelle parti.
Lo aveva fatto per lui, oltre che per se stessa. Sarebbe stato così bello, se Gordon avesse potuto confessarsi direttamente alla sua innamorata, e tanto carino se lei gli avesse risposto!...no, questo era sempre per se stessa.
Gordon era il suo unico amico. Nessuno la voleva intorno. Era bruttina, paffuta, e spesso e volentieri dispensava gratuitamente piccole malvagità e frecciatine. Lui era l’unica eccezione. Erano cresciuti insieme, con l’affetto di due fratelli…e con lo stesso odio. Era l’unico che la conosceva abbastanza bene da riuscire a sopportarla.
Ma che importanza aveva? Da lì a una settimana si sarebbe trasferita, e non nel paese accanto. Lontano. Così lontano che Gordon non avrebbe potuto nemmeno telefonarle. Non glielo aveva ancora detto. Continuava a rimandare, sperando che all’ultimo minuto saltasse fuori la possibilità di non partire; sapeva bene che non ci sarebbe stata. Lo aveva fatto per Gordon: una volta che lei fosse partita, avrebbe avuto Margareth.
Farry invece sarebbe andata in una nuova casa. L’avevano adottata! Per quanto tempo aveva atteso il giorno in cui le avrebbero detto “Indovina un po’, due pazzi psicopatici hanno deciso di prenderti con loro!”…in effetti si immaginava ben altre parole. Suo fratello era maggiorenne ormai, e dall’orfanotrofio se ne era andato da solo. Naturalmente non aveva voluto prendersi cura di lei, avendo Jane per casa. Diciamolo, sfigurava quando erano insieme: loro due sembravano essere stati fatti l’uno per l’altra, lei magra e bionda e lui moro con gli occhi azzurri e il viso di un modello. Diciamo che Farry aveva preso quel che mancava a suo fratello Hal: l’intelligenza. In compenso lui si era accaparrato tutto il resto.
Sospirò, smanettando con le chiavi del cancello. L’orfanotrofio la guardava grigio e spoglio. Da una parte non vedeva l’ora di levare le tende, dall’altra era terrorizzata. Deglutì, e varcò la soglia. In quel momento, il suo cellulare squillò e lei rispose seccata ad un preoccupato Gordon.
  
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