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Autore: Kassandra Night    22/08/2011    8 recensioni
Ogni lupo mannaro ha una sua compagna a vita, è questo che mi diceva mio padre. La si può riconoscere dall'odore. Una compagna che una volta trovata non la lasci più andare via. Diceva anche che c'è sempre una legame fortissimo tra il lupo e la sua prescelta.
Mi bloccai per un momento. Non era possibile, non ho mai creduto a questa cosa, ma l'odore che sentivo era forte, invitante ed era... mio. Come se fosse fatto per appartenermi.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia è stata rivista e ricorretta da Sharel che io ringrazio moltissimo per l'impegno e tutto il tempo dedicato per Yeol *_* Grazie di cuore <3

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Davanti ai miei occhi c'era davvero un bello spettacolo. La sua pelle era chiarissima, i biondi capelli  ricci che le arrivavano fino alle spalle, gli occhi color smeraldo così intensi che solo osservarli era un piacere, il top attillato che le metteva in risalto il seno di una quarta abbondante, il ventre piatto messo in mostra da un percing all'ombelico, una mini gonna e sotto delle lunghe gambe affusolate. Era proprio il mio tipo di ragazza. Peccato che non era possibile fare con lei un discorso serio, poiché le uniche cose che conosceva erano la moda e i ragazzi. Non che questa cosa mi desse più di tanto fastidio. Dovevo solo portarmela a letto, mica sposarla. Le guardai di nuovo quel corpo da paura e lei mi sorrise con quei denti minuti e acuti. Si vedeva da lontano un milio che era una Fata: le sue ali erano abilmente celate agli occhi degli esseri umani da un incantesimo, ma non alle altre creature come me.
Mi trovavo in uno dei locali più costosi e “particolari” della città. Particolari perché l'ultimo essere che quelli come me potevano incontrare era un umano. Potevano entrarci solo le creature sovrannaturali. A volte ero proprio contento di essere nato in questo mondo: avevo solo diciannove anni e avevo già un branco di lupi mannari sotto il mio potere. Lo sono anch'io un lupo mannaro, ma è diverso: io a differenza degli altri sono nato così. Tra noi ci chiamiamo Sangue Puro. Ci sono ben pochi Licantropi che nascono tali.
L'unico motivo per il quale andavo in quel tipo di locali era per trovare la scopata del giorno. Non m’interessava chi fosse, bastava che la tipa avesse un bel davanzale, un sedere da paura e la faccia angelica come quella fata seduta al mio tavolo. Era bella, molto e aveva qualcosa nei movimenti...come mi se stesse chiedendo di portarla nell'hotel più vicino e scoparla fino alle prime luce dell'alba.
- Sei famoso, sai? - mi disse mentre si avvicinava maggiormente a me, su quel divanetto di pelle dove ero seduto.
Le sorrisi e la vidi trattenere il respiro. - Famoso? - le chiesi maliziosamente. Non le diedi nemmeno il tempo di rispondere che mi abbassai e le baciai il collo. La sentii trattenere un gemito. Perfetto, quella notte sarebbe stata mia.
Sapevo che nel mio aspetto c'era qualcosa che faceva impazzire le ragazze. Bello e dannato, come piaceva a loro definirmi. Avevo i capelli di un castano scuro, gli occhi color pece, ero alto e avevo il fisico possente, dovuto agli allenamenti con il mio branco. Ah già! Avevo anche i soldi, cosa che alle ragazze piace tanto.
- Qua c'è troppo rumore. Che ne dici di andare da qualche altra parte? - mi chiese lei. E non fui nemmeno io a proporlo! La ragazza sapeva perfettamente che non avevo bisogno della sua compagnia dentro quel locale, ma da un’altra parte.
Stavo per risponderle di sì, ma mi bloccai. Come tutti i licantropi avevo l'olfatto molto sviluppato, potevo perfettamente sentire qualsiasi odore anche a grandi distanze. Il profumo che sentii in quel momento era diverso da qualsiasi altro avessi mai sentito: mi provocò una stretta al cuore e capii che era l'odore della mia compagna.
Ogni lupo mannaro ha una sua compagna a vita, era questo che mi diceva mio padre. Si può riconoscere dall'odore. Una compagna, che una volta trovata, non la lasci più andar via. Diceva anche che c'è sempre un legame fortissimo tra il lupo e la sua prescelta.
Mi bloccai per un momento. Non era possibile, non avevo mai creduto a quella storia; ma l'odore che sentivo era talmente forte, talmente invitante, talmente...mio. Come se fosse fatto per appartenermi.
Guardai di nuovo quella fata della quale non sapevo nemmeno il nome. Mi stava guardando con occhi interrogativi mentre strusciava il proprio seno contro il mio braccio. La spinsi via e mi alzai in ricerca della fonte di quel profumo. Merda! Perché quel locale doveva essere pieno di gente? Cercai di seguire la scia d'odore; ma c'erano troppe persone con troppi profumi addosso e tutti si mescolavano tra di loro. Provai a individuare tutte le ragazze della mia razza che riuscivo a vedere...non ce n'erano tante. Le squadrai con gli occhi, avvicinandomi a quella che sembrava la più bella. Appena feci qualche passo mi arrestai: avevo quel profumo proprio sotto il mio naso. La mia compagna mi era passata vicino ed io non me ne ero nemmeno reso conto! Mi voltai, cercando di vedere in mezzo a quella folla che ballava la persona che si allontanava da me. La intravidi per un momento. Mi fiondai in quella direzione, spingendo via la gente che si trovava sulla mia strada: dovevo raggiungerla il più velocemente possibile!
Quando uscii fuori presi una boccata d'aria: finalmente potevo respirare a pieni polmoni qualcosa di pulito e non quell'accozzaglia di odori; riuscivo a sentire il leggero odore di gasolio e...quel profumo. Annusai l'aria attentamente, proprio come un predatore in cerca della preda. Mi girai verso destra e iniziai a camminare con passo svelto. La strada era incredibilmente affollata. Cazzo! Cosa ci faceva tutta quella gente in giro a mezzanotte?! Continuai a camminare velocemente, fino a quando riuscii ad individuare la sorgente di quel profumo; solo allora mi rilassai. Mi limitai a seguire la ragazza e studiarla: era alta più o meno un metro e settanta, abbastanza per essere una ragazza; non portava i tacchi, ma un paio di scarpe sportive; i jeans erano di una misura o due più grandi e aveva una maglia larga con cappuccio sopra la testa, invece di top sexy o chissà che altro. E quella sarebbe dovuta essere la mia compagna?! Non dovrebbe essere bionda, occhi chiari, con un corpo da paura?!
La figura si fermò un attimo, colta da un attacco di tosse. Era anche malata? Mi avvicinai a lei maggiormente, tanto che mi bastava tendere la mano per sfiorarle la schiena. Il suo odore m’invase le narici. Dio, non avevo mai desiderato tanto una persona. Smise di tossire e ricominciò a camminare, io dietro di lei. Come avrei dovuto presentarmi? "Ciao, piacere sono il tuo compagno di vita e lo so che non mi conosci ma vorrei tanto portarti a letto perché il tuo odore mi fa un effetto più forte dell'ecstasy"? Non so perché, ma mi sembrava abbastanza pessima come presentazione.
Mentre stavo ancora pensando, lei girò l'angolo ed entrò in un vicolo. Perfetto. Appena fui certo di trovarci lontani dagli occhi indiscreti della gente, mi avvicinai velocemente e prendendola per una spalla la voltai verso di me.

Ero preparato a tutto. Quando l'avevo osservata da dietro, avevo capito perfettamente che era leggermente lontana dal mio ideale di donna, ma... ma... lei era un ragazzo! Un maschio! Essere di sesso maschile, del mio stesso sesso! Sgranai gli occhi. Non era possibile. Portai velocemente la mano sul petto per assicurarmi della cosa. Niente seno, neanche un po'. Lui si spaventò e cercò di divincolarsi dalla mia stretta che ancora gli cingeva la spalla. Non gli permisi di farlo, anzi lo spinsi contro il muro di mattoni e affondai la testa nell'incavo del suo collo inspirando il suo odore. Non c'era dubbio, era lui a emetterlo. Ma com'era possibile?! Cercò di spingermi via, provò persino di colpirmi, ma gli bloccai entrambe le mani sopra la testa e con il mio corpo schiacciai il suo contro il muro. E adesso? Non era possibile: in tutto ciò doveva sicuramente esserci qualche errore. Avrei chiesto spiegazioni a mio padre: lui la sua compagna l'aveva trovata già, anche se a cinquant'anni. Io ne avevo solo diciannove, quindi non era possibile che l'avessi già trovata...non così presto. Era sicuramente un errore.
Cosa dovevo fare con quel moccioso? Lo guardai. Vidi chiaramente che stava tremando e cercava con gli occhi delle vie di fuga. Non potevo lasciarlo andare, ovviamente.
Presi il cellulare dalla tasca e telefonai al mio autista, dicendogli dove mi sarebbe dovuto venire a prendere. Appena sentì quelle parole il ragazzo sotto di me si mosse disperatamente, nel vano tentativo di scappare. Sarebbe soltanto un problema portarlo con me, con tutta quella reticenza, così lo colpii forte facendolo svenire. Quando vidi la macchina fermarsi davanti al vicolo, lo caricai in spalla e mi diressi verso l'auto. Quel ragazzo pesava pochissimo. Maschio, moccioso, malato e debole, poteva andare peggio? Nel momento in cui quella domanda prese forma nella mia mente, una strana sensazione mi serpeggiò lungo la schiena: era come se qualcosa di peggio sarebbe potuto veramente accadere.


-Non mi sembra l'ora adatta per telefonarmi, Eric. -
Furono le parole di mio padre quando lo chiamai. Era ormai l'una passata ed io ero già a casa.
- Anche se ti dicessi che è questione di vita o di morte?- Gli chiesi io nervosamente.
-Cos'è successo? Sei stato attaccato?-
Presi un respiro profondo. -Da cosa lo capisci che l'odore della tua compagna è proprio il suo? Insomma...non c'è certezza nella cosa, vero?
-Quando lo senti capisci che...non so come spiegartelo... Semplicemente, la persona che ha quel profumo è fatta per appartenerti.- Mi rispose lui stancamente.
Merda, stava uccidendo anche la mia piccola speranza.
-Non dirmi che l'hai trovata...-
Mi morsi il labbro inferiore. -Più o meno-
-Se il suo odore ti ha provocato quella sensazione non c'è dubbio...-
-Tu non capisci! Lui non può essere la mia compagna!-
-Lui?-
Presi una boccata d'aria. -E' un maschio.-
Silenzio. Mio padre rimase zitto per alcuni minuti, tanto che pensai che avesse lanciato il telefono dall'altra parte, preso dalla rabbia.
-Succede che a volte le coppie siano dello stesso sesso.- Mi rispose alla fine.
Sospirai. Perché doveva capitare proprio a me? Io volevo una ragazza mozzafiato, non un ragazzo.
-Dov'è adesso lui?- Mi chiese mio padre
-A casa mia, l'ho incatenato nella mia stanza.-
Mio padre scoppiò a ridere. -Il tuo benvenuto alla compagna è molto caloroso, non c'è dubbio!-
-Vorrei che al posto di ridere mi dicessi cosa fare con questa puttana. - sibilai arrabbiato.
-Scopalo. Lo sai che il suo odore continuerà a eccitarti finché non lo prenderai. Comunque ti saluto, vorrei dormire perché domani dovrò lavorare.- Riattaccò.
Come poteva essere così insensibile? Chiusi il cellulare e lo lanciai contro il muro, spaccandolo. Se solo non avessi sentito quell'odore, adesso sarei in un hotel a scoparmi quella Fata. Mi diressi verso la mia stanza, dove avevo incatenato il ragazzo. Ovviamente non tenevo le catene come semplice decorazione, mi servivano durante la luna piena quando mi trasformavo: solo in quella notte perdo il controllo, quindi potrei sbranare decine di persone.
Era ancora a terra, esattamente dove l'avevo lasciato. Mi chinai vicino al corpo e gli alzai la felpa in una flebile speranza di vedere un po' di seno: magari era una ragazza particolarmente sfortunata. Il suo petto era liscio e candido e...niente curve. Cazzo. Com'era possibile? Eppure il suo profumo mi eccitava!
Prima non l'avevo osservato bene, quindi mi fermai a scrutarlo attentamente: aveva gli occhi a mandorla, le labbra rosee, i capelli grigio-marroni che spuntavano dal cappellino che indossava. Anche se era abbastanza alto, il suo fisico sembrava debole. Era molto magro ed era...bello. Era il tipo di ragazzo che è spupazzato dalle ragazze e chiamato "carino e coccoloso"; insomma, qualcosa del genere. Il suo viso aveva bei tratti, le ciglia lunghe, la pelle sembrava così morbida, di un colore olivastro chiaro...ed era un ragazzo!
Mi soffermai maggiormente sui suoi capelli, il loro colore era strano. Una tinta? Gli tolsi il cappellino per vederli meglio. Rimasi di sasso. La mia "compagna" era maschio, moccioso, malato, debole e mezzo gatto?!bOra sì, che non poteva andare peggio.

Magari mi ero sbagliato. Magari non era un gatto, seppure vedessi benissimo le orecchie sulla testa. Ovviamente di creature sovrannaturali non esistevano solo i Licantropi come me, o le Fate. Erano in tanti e di diverse razze, come Elfi, Gnomi, Demoni, Angeli, Ninfe e tante altri. C'erano anche i “Gatti”; erano così chiamati perché, proprio come i gatti domestici, hanno le stesse orecchie e la stessa coda di un comune gatto. Normalmente non sono considerati, i loro poteri non sono di chissà quale potenza. Si dice che nell'antichità potessero trasformarsi completamente in un gatto e poi in un umano; alla fine rimasero in un limbo, una via di mezzo tra le due cose: non completamente uomo, non completamente gatto. Genericamente sono visti male e maltrattati: persino il folletto più debole riuscirebbe a far loro del male. Nella nostra “società” era molto importante essere forte, questo ti da potere e rispetto e loro...beh, diciamo che erano delle creature inutili.
Insomma, qualcuno avrebbe la decenza di dirmi cos'ho fatto di così sbagliato nella mia vita? Sarei stato decisamente più contento se fosse stato della mia stessa razza!
Presi la bottiglietta con l'acqua dal mio comò e gliene versai il contenuto in viso; lui si svegliò, saltando su quattro zampe. Ah giusto, i gatti odiavano l'acqua. Lo guardai, mentre si rendeva conto di dove fosse. Quando si accorse di essere incatenato in una stanza e della mia presenza vicino a lui, balzò in piedi appiattendosi completamente contro il muro. Le orecchie, che mentre dormiva erano piegate, scattarono improvvisamente in aria. Non seppi spiegarmene il motivo, ma pensai che fosse buffo: con i capelli bagnati incollati al viso e le orecchie grigio-marroni alzate.
Era completamente terrorizzato. E quello sarebbe dovuto essere il mio compagno di vita?! Non avrebbe dovuto sentire qualcosa anche lui nei miei confronti?
Mi avvicinai lentamente. Non era poi così male; avrei risolto facilmente chiudendo gli occhi, immaginandomi che fosse una femmina.
- Come ti chiami? - chiesi.
Lui continuò a osservarmi spaventato, ma non rispose. Avrei dovuto far ricorso alla forza bruta, per ottenere qualcosa da lui? Appena quella domanda si affacciò nella mia mente, notai che fino ad allora l'altro non avesse visto altro che forza e prepotenza provenire da me.
Mi avvicinai ancora di più e sentii il suo profumo invadermi le narici. Merda! Volevo il suo corpo incastrato sotto di me precisamente in quel momento! Però non avevo intenzione di prenderlo; non pensavo ne sarebbe stato particolarmente contento. Oltretutto non avevo mai violentato nessuno: tutte le persone con le quali ero stato avevano chiesto espressamente il mio corpo. Non avevo alcuna intenzione di prenderlo con la forza...e poi anche perché era un maschio, me ne fregavo di cosa dicesse il mio l'olfatto: lui non poteva essere il mio compagno! Punto.
- Da oggi in poi sei mio. - gli dissi semplicemente, mettendolo a parte di una cosa ovvia. In quel momento desiderai prendermi a schiaffi per i miei pensieri coerenti con le parole.
Mi girai e me ne andai via dalla mia stanza, via da quel profumo afrodisiaco, via da quegli occhi spaventati. Avevo bisogno di una donna. In quel preciso istante. Uscii di nuovo da casa mia, chiudendo a chiave la porta.
Non avevo mai creduto in nessun legame tra due persone, non avevo mai creduto al fatto che una volta trovata la tua compagna, non la volevi più lasciare andar via; e allora perché mentre ero con una focosa ragazza dagli occhi azzurri, era il suo corpo, il suo viso che vedevo tra le mie mani? Era la sua pelle che baciavo, era il suo odore che continuavo a sentire come se ormai fosse entrato a circolare del mio sangue come una droga? Mentre la guardavo negli occhi, era in quelli di lui, spalancati dalla paura, che mi vedevo riflesso; quei suoi occhi color cioccolato fuso dalla pupilla allungata e affusolata identica a quella dei gatti.
Rientrai a casa solo il pomeriggio del giorno dopo. Lo trovai rannicchiato nell'angolo a dormire; aveva rimesso il cappellino sulla testa, sicuramente per nascondere le proprie orecchie. Il suo volto era rigato di lacrime e pensare che non gli avevo ancora fatto nulla... Pensandoci bene, io non sapevo assolutamente niente di lui, anzi non sapevo nemmeno se parlava la mia stessa lingua! Se si fosse trattato di qualsiasi altra creatura ci avrei pensato bene prima di rinchiuderla in casa mia, ma visto che stavamo parlando di una gatto...tanto nessuno sarebbe venuto a cercarlo.
Ero rimasto tutto il giorno fuori per evitare il suo profumo, per riuscire a disintossicarmi; ma non avevo pensato minimamente che il suo odore così eccitante avrebbe impregnato la stanza in quella maniera. Merda! Quindi da quel momento in poi avrei dovuto scoparmi qualcuna ogni sera, per riuscire a frenare in qualche modo lo stordimento dato da quell'odore...
Sinceramente ero leggermente curioso a proposito di quel ragazzo; ne avevo visto davvero pochi nella mia vita di esseri come lui e tolte le orecchie, non sapevo com'erano fatti.
Mi avvicinai a lui tappandomi il naso: quell'odore era tropo intenso. Gli osservai di nuovo il viso leggermente arrossato e addormentato. Quella pelle olivastra sembrava così liscia che mi venne voglia di toccarla. Tesi la mano e la sfiorai: era calda e, esattamente come supponevo, liscia. Nello stesso momento in cui appoggiai l'intera mano sul suo viso, si svegliò spalancando quegli occhioni cioccolato. Mi aspettavo che si spaventasse e che si raggomitolasse maggiormente dentro quell’angolo come aveva fatto la sera prima. Ma non lo fece. Non vedevo paura nei suoi occhi, ma solo...stanchezza? Possibile? Voltò il viso verso il mio palmo e cominciò a leccarmi. Con gli occhi chiusi passava quella lingua sulla pelle della mia mano. Perché lo stava facendo?! Non sapevo cosa fare. Quel gesto sarebbe dovuto essere sgradevole, ma allora perché non riuscivo a staccare i miei occhi da quella lingua calda?
- I gatti fanno così quando chiedono pietà. - disse una voce proveniente dalle mie spalle.
Mi girai e vidi mio padre entrare nella stanza. Beh, una cosa che odiavo del mio vecchio era che arrivava quando gli pareva, come gli pareva e da dove gli pareva, un po' come i funghi. Non dissi niente in risposta a quell'informazione e quindi mi girai di nuovo verso il mio gatto. Aspetta, aaaaaaaspetta...da quando lo chiamavo il “mio” gatto?!
- Quindi è lui. - sussurrò il mio vecchio. Si avvicinò maggiormente per guardare il ragazzino. - Non è nemmeno della nostra razza.-
- Ma dai? - gli dissi sarcastico. Non c'era bisogno di evidenziare tutte quelle cose. Lo sapevo già da solo, senza il suo grandissimo aiuto.
- Lo hai già preso?-
Lo fulminai con lo sguardo. - Secondo te, io andrò con un ragazzo?! -
Il mio vecchio sorrise divertito. - Dimmi che non lo desideri.-
Aprì la bocca per urlarli conto qualcosa, ma mi morsi la lingua: aveva ragione.
- Beh, sono venuto solo per dare un'occhiata alla mia futura nuora. Lo trovo davvero delizioso. - mi disse dandomi una pacca sulla spalla come per dirmi "ben fatto" e se ne andò. Avevo già menzionato il fatto che mio padre sembrasse un fungo? Proprio nei momenti in cui serviva, lui se ne andava?!
Menomale che erano almeno quattro anni che non vivevo più con lui; di fatto, prima finivamo per ammazzarci di botte almeno una volta al giorno.

Mi girai di nuovo verso il gatto. Mi stava guardando dal basso verso l'alto. Appena incrociai il suo sguardo, si girò dall'altra parte con il viso in fiamme. Era per quello che avevamo detto io e mio padre? Perché lo desideravo? Sospirai, per prima cosa dovevo scoprire chi fosse, non potevo certo continuare a tenerlo con me come se fosse stato un animaletto domestico...oppure sì? Dovevo parlargli, ma prima avevo assoluto bisogno di una doccia. Fredda. Ghiacciata. Dovevo prima calmare il mio corpo.
Mi spogliai conscio del suo sguardo su di me e questo non faceva che peggiorare le cose. Merda, non potevo mica andare con un ragazzo! Lanciai i vestiti sul letto matrimoniale che c'era nella stanza. Prima di dirigermi verso il bagno lanciai un'occhiata verso di lui: lo vidi sussultare dalla sorpresa e guardare in seguito da un’altra parte; aveva il volto in fiamme. Questa cosa iniziava a divertirmi.
Quando entrai nella doccia, girai la manopola per far uscire quanta più acqua fredda potessi, ma come potevo calmarmi se il suo odore arrivava fin lì? Forse avrei dovuto lasciarlo andare, quello che stavo facendo non aveva il minimo senso; ma se lo avessi lasciato andar via, non avrei più avuto quel suo odore vicino...
Uscii dalla doccia e indossai i pantaloni da ginnastica con una maglietta. Dovevo lasciarlo andare via...no! Lui era mio!
Mi bloccai. Perché quel pensiero? Cosa mi stava succedendo?
Sospirai. Forse era solo un’ossessione la mia. Forse una volta preso, questa strana cosa mi sarebbe passata. Cosa m’impediva di prenderlo se lo desideravo tanto? Nulla.
Entrai nella mia stanza lanciando uno sguardo verso l'angolo in cui era seduto prima. Le catene erano state abbandonate per terra e lui non c'era. La mia stanza era vuota.

   
 
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