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Autore: Sole_    22/08/2011    5 recensioni
E se in tre giorni venisse raccontata una storia? La storia di due folli: una sedicenne -Bella- e un ventisettenne -Edward- che hanno deciso di amarsi per quello che sono: il maestro di piano e l'alunna.
Dal terzo capitolo:
"Edward aveva avuto varie volte l’impulso di baciarla, ma la sua coscienza, molto previdente, l’aveva bloccato ogni volta. Dopo la quinta volta che gli ricordava che lui era il suo maestro di piano e stava saltando la lezione, le aveva fatto fare un goffo casqué e le aveva detto che doveva iniziare la lezione. Bella pensava che quella parentesi sarebbe finita, ma in realtà l’atmosfera non se ne era andata ed il sorriso era rimasto sui loro volti anche mentre l’insegnante spiegava all’alunna la nuova sinfonia da imparare."
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Primo Capitolo.
Un piano, un insegnante e un bacio.
 
Ok. Uhm. Non so cosa mi è successo. Questa Fan Fiction è nata così, ascoltando River Flows in You di Yiruma. Per chi non lo sapesse, anche se lo reputo alquanto impossibile, era la prima possibilità per la ninna nanna di Bella, poi la Hardwicke –la regista di Twilight- ha optato per la Bella’s Lullaby che conosciamo tutti.
E basandomi anche un po’ sull’esperienza personale, solo per il carattere di Edward.
Be’ spero vi piaccia. E che vi vada di lasciare una recensione. Ci sono due opzioni: o lasciarla con OS, oppure –solo se mi direte che vi piace- continuarla, sperando di riuscire a scrivere un capitolo alla settimana.
Grazie a quelle che leggeranno, immenso grazie a quelle che recensiranno.
Mary
 
Primo Capitolo – “Allora ci esci con me?”
 
Casa Brandon.
Con Alice Brandon.
Check in.
Facebook.
 
Forse era veramente flippata, come diceva sempre Charlie. Forse davvero non era normale, giusto, stare ore e ore ad aggiornare il proprio profilo. Forse, ma lei era soltanto una sedicenne che non sapeva che fare.
Stava distesa sull’amaca fastidiosamente rumorosa. Si dondolava mentre –grazie al suo iPhone, regalo di Renée- registrava la sua posizione.
Poi aveva pigiato sull’icona di Safari ed aveva continuato a leggere la Fan Fiction da dove aveva sospeso. Quei Romeo e Giulietta erano così banali, tristi, pervertiti.
Potrebbe essere uno scritto di Jessica. Aveva pensato. Già, Jessica Stanley; quella ragazza aveva una particolare predilezione per il sesso, e per Bella -innocente ragazza- era una cosa talmente strana.
Mentre si perdeva nei meandri dell’animo umano –meglio noto come testa bacata- della Stanley, il suo cellulare emise il suono dolce –per Isabella-, quanto predefinito –per il resto del mondo non affetto da iPhonite acuta- che solo una notifica può avere.
Edward Cullen ha commentato la tua posizione.
Dopo aver letto quelle poche parole, il cuore le era schizzato nel petto. Aveva fatto su e giù, l’aveva sentito nello stomaco ed infine aveva sentito tutto quello che c’era -nello stomaco- mescolarsi fino a farle il solletico. Si mise a ridere, a ridere felice, ed ancora non aveva letto quello che le aveva scritto.
Prese il cellulare, che nel frattempo si era spento, e guardò la notifica.
Aspettami vengo a prenderti.
Ohhh. Viene a prendermi. Viene a prendermi.
No, aspetta! Viene a prendermi?! Bella era abbastanza confusa, beh, molto confusa.
Edward Cullen viene a prendermi? Edward Cullen, maestro di piano, ventisettenne, mi viene a prendere? Be’ Bella era più elettrizzata ora. Ora che aveva collegato.
Edward Cullen viene a prendermiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!
Era caduta dall’amaca, tanta l’euforia. Non si era fatta molto male, non fisicamente. Ma insieme a quella caduta le era venuta in mente qualcosa che l’aveva atterrita -beh, veramente a terra c’era già: no, non viene, scherza. È ovvio. Come potrebbe essere altrimenti?
“Bella? Bella? Isabella?” Oh no. Non è lui. Non è assolutamente lui, non farti pensieri strani.
Si era rialzata da terra, si era pulita i jeans ed era andata a vedere chi era. Lo stomaco  ancora in subbuglio, il cuore che faceva su e giù per il suo corpo –anche se non capiva come fosse anatomicamente possibile- mentre batteva aritmicamente e una vocina –quella della parte alla ricerca della favola principesca- che sperava ancora di scovare la chioma ramata del suo insegnante di piano.
Stava cercando di sbirciare da dietro le fronde dell’albero di pesco tanto amato dall’amica. La prima cosa che vide fu una Volvo. Una Volvo C 30. La sua Volvo C30?
“Bella?” è lui. Era lui, era la sua Volvo, e lei era così felice.
Il cuore lo sentiva rimbombare nella testa, nelle orecchie, nello stomaco. Sperava che almeno Edward non lo sentisse.
“Edward?” Era così felice che la fosse venuta a prendere.
Era elettrizzata. Dio, sembro Alice. Oh. Aspetta… Alice?
“E chi altri, aspettavi qualcuno?” Eccolo. È lui veramente. Potrebbe sembrare strano, ma fino a che non lo aveva sentito risponderle pensava fosse il frutto della sua fantasia.
È qui, col suo sarcasmo, col suo sorriso sghembo, con i suoi occhi verdi, verdissimi. È qui per me.
Era rimasta imbambolata a fissarlo e quando si era risvegliata, l’aveva trovato intento a guardarla con quel suo sorrisetto che tanto spesso la mandava in collera. Ma, in quel momento, la collera era l’ultimo dei suoi pensieri. Sì, perché il famoso sorriso sghembo di Edward Cullen era la cosa più eccitante che si potesse ammirare. Be’ Edward Cullen era la persona più eccitante che si potesse ammirare.
“Bella? Aspettavi qualcun altro?” E con questo le sue congetture sullo scoparsi –ragazza innocente fino ad un certo punto- Edward Cullen cessarono, per il momento.
“Uhm?! No. Certo che no! Come puoi pensarlo… Be’ veramente non aspettavo neanche te…” ma sei cretina? Ora penserà che non ti faccia piacere vederlo. Dio, Bella mi spieghi quanto sei stupida?
“Te lo avevo scritto su Facebook…” E vi presento Edward Cullen: ragazzo ventisettenne così sicuro di sé che pensa che tutti stiano ai suoi capricci.
Be’ ma a te piacerebbe anche, no? No. Aspetta, veramente lo fai già.
Odio quando hai ragione.
“Sì… sì è vero, ma…” non era neanche riuscita a finire la frase:
“… pensavi che scherzassi? Bella ma io non scherzo mai. Non quando posso rimediare un appuntamento con una ragazza carina come te.” Occhiolino.
No. L’occhiolino no.
Era già rossa d’imbarazzo da un bel po’, ma, dopo quell’occhiolino, le sue guance –beh, tutto il viso veramente- erano diventate di un rosso così acceso che Edward non avrebbe potuto non accorgersene.
“Scusa. Non volevo farti imbarazzare… Evidentemente non ti piacciono i miei complimenti.” Già Edward Cullen dentro la sua impertinenza aveva l’animo nobile di un principe a cavallo.
Dio. Lui non sa quanto mi facciano piacere i suoi complimenti.
Bella era in preda ad una difficile lotta contro il suo rossore.
“N..no. Tranquillo… è tutto ok.” Non era ok per nulla. Ma sperava che Edward ci cascasse.
Basta Bella! Adesso smettila di fare Alice nel Paese delle Meraviglie. Hai davanti agli occhi Edward Cullen che praticamente vuole chiederti un appuntamento…
…Tecnicamente se l’è preso.
Non mi interrompere! C’è Edward Cullen e tu gli stai davanti senza fare o dire nulla. Muoviti!
“Edward ma… che ci fai qui?”           L’imbarazzo aveva vinto, come tutte le volte che parlava, guardava o –anche solo- pensava ad Edward Cullen.
È così dolce quando arrossisce.
Edward allungò elegantemente –aggettivo che lo contraddistingueva in ogni suo movimento- una mano alla guancia di Bella, gliel’accarezzò e le sorrise, mentre vedeva l’imbarazzo della ragazza crescere sempre di più.
È sempre così dolce.
Il pianista era così affascinato da quella ragazzina tanto innocente quanto matura.
“Edward?” Cretino. Che ti metti a contemplarla mentre ce l’hai davanti?!
“Mhmh?” Smettila. Smettila di distrarti. Cazzo. Apri quella cazzo di bocca e parlale, non vedi che è in difficoltà?
“Perché sei qui?” Lei era confusa, lui di più.
Bene, e adesso cosa le dici? Lo vedi che non era poi una grande idea venire qui da lei? Eh? Perché non mi dai mai ascolto? Quanto mi fai incazzare!
Io penso che sia stata una grandissima idea venirla a trovare… non vedi quanto è bella? Mi mancava così tanto.
“Io.. Veramente… Non lo so.”
Dov’è l’Edward Cullen composto e sicuro di sé? Questo si chiedevano sia Bella che la coscienza dell’insegnante.
“Cioè… Sì. Certo che lo so: ti va di fare un giro?” Vuole. Fare. Un. Giro. Con. Me.
Ok, Bella. Adesso non andare in iperventilazione, grazie.
Mi piacerebbe così tanto ma…
“Oh. Ma io non posso. Cioè Alice. I suoi genitori. I miei. Non credo sarebbero d’accordo. Cioè… No. Non posso. Non posso abbandonare Alice. Anche se in questo momento sarà di sicuro con Jasper al telefono. No. Non posso. Io non sono indipendente. Poi tu sei così grande…”
Ok. Ora la bacio cosi la smette di parlare.
Non la puoi baciare.
Odio quando hai ragione. Però devo farla smettere.
“Bella, Bella. Calmati. Per favore. Stai calma. Stai straparlando. Basta. Poi vai in iperventilazione.” Lui non se ne era accorto, ma la ragazza sì. Lei sì che aveva sentito il tono di voce preoccupato del suo maestro di pianoforte. E aveva iniziato a farsi continue seghe mentali.
Ma… ma allora gliene frega di me. Non gli sono indifferente. È…
“Preoccupato per me.” A quel punto sì che il ragazzo si era accorto del tono che aveva assunto mentre parlava. E la sua coscienza gli aveva dato così tanto dello stupido che lui aveva deciso di farlo fino in fondo:
“Certo che sono preoccupato per te. Io ti… voglio bene.” La ragazza non si era accorta dell’incertezza alla fine della frase, perché se no avrebbe continuato con le sue seghe mentali fino a notte fonda, forse non sarebbe neanche riuscita a dormire. Si era fermata alle parole contenute: a quel “ti voglio bene” e ne era rimasta piacevolmente colpita, finché non si era accorta che quello stesso “ti voglio bene” -che l’aveva fatta sentire tanto felice, tanto amata- escludeva –a priori- un possibile “ti amo” futuro. Be’ questo era quello che pensava Bella.
Sentito che cosa ha detto l’isegnante? “Sempre ascoltare il coach!”; te lo dice sempre no?           Bene ascoltalo anche adesso. Subito. Inspira. Espira. Inspira…
…Espira.
Ascoltando la sua coscienza aveva continuato ad inspirare ed espirare per un bel po’ mentre Edward la osservava ancora pieno di preoccupazione fino a che non l’aveva guardata bene e l’aveva vista rossa in viso,
con i capelli disordinati, gli occhi lucidi ed aveva pensato a lei. L’aveva immaginata insieme a lui, distesa sotto di lui nelle stesse condizioni in cui era in quel momento. L’aveva sentita gemere il suo nome e a quel punto si era fermato per evitare inconvenienti fisici che gli avrebbero richiesto qualche momento nel bagno più vicino, magari insieme a Bella.
Anche no, Edward.
Continuo ad odiarti. Però adesso voglio vedere che fa.
“Bella… ma non è che devi darmi qualcosa?” aveva indicato la sua guancia con un sorriso pieno di divertita malizia.
Io continuo a pensare che tu sia solo un dannato stronzo.
Oh. Ma lo so. Cosa credi? Però vedi? È arrossita… l’ho già detto che ancor più bella quando arrossisce?
Sei schifosamente dolce.
No. Non è vero.
Sì che lo è.
No… Avrebbe continuato se Bella non l’avesse interrotto.
“Edward? Non capisco… cosa dovrei darti?”
Un bacio. Un profondo bacio con la lingua.
Smettila di fare il pervertito.
Ehi. Però è vero, voglio un bacio. Voglio il suo…
“… bacio sulla guancia.”
Era stato didascalico, ma Bella l’aveva capito lo stesso. Era da quando aveva iniziato il corso di pianoforte –all’età di tredici anni, età quasi troppo vecchia per iniziare a suonare- che il suo insegnante, appena la vedeva, le sorrideva e le chiedeva il suo bacio. Bacio che gli era sempre stato concesso insieme ad un sorriso speciale, solo per lui.
Lui che in quel momento stava aspettando il suo bacio. Perché, all’insaputa dell’altro, entrambi lo consideravano un momento loro, intimo.
Voglio il suo respiro fresco sulla pelle.
Ed in quel momento l’aveva sentito.
Voglio vederla indugiare, rossa d’imbarazzo sulla mia guancia.
Ed in quel momento Bella lo aveva fatto.
Voglio sentire le sue labbra morbide sulla mia guancia. Be’ penso che le vorrei sentire anche su qualcos’altro.
Ma a quel punto i suoi pensieri si erano bloccati –e meno male-, perché aveva sentito le labbra socchiuse di Bella sfiorargli innocentemente la guancia.
Dentro di loro c’era stato come un turbinio di sensazioni, di emozioni, che avevano fatto tremare le gambe a Bella e fatto disintegrare –per poco tempo- il cipiglio spavaldo di Edward.
Dopo il loro bacio si erano ricomposti e Edward le aveva posto la fatidica domanda:
“Allora ci esci con me?”
E con questo, Bella, possiamo anche morire.
Coscienza, questa volta devo darti ragione.
 
***
Vi aspettavate il bacio eh? No.
So che sono cattiva… ma il finale della Shot è aperto, non mi chiedete perché… è successo. Io non centro niente… vi prego non mi uccidete… ho famiglia.
 *non è vero.* Vi presento la mia coscienza. MaryDueLaVendetta. Detta anche The Revenge. ; )
 Dite che non può rimanere una shot eh? Penso anch’io… ma se non c’è qualcuno che la legge… che posto a fare? Quindi ditemi –sinceramente- se vi piace e se volete che la continui.
MaryCheFaGliOcchiDaGattoConGliStivali.
  
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