Leia passeggiava con Bail nei corridoi di accesso al Senato.

Era passato un mese da quelle terribili ore sull'Executor. Anche se dal punto di vista fisico si era ripresa perfettamente, non altrettanto si poteva dire del suo umore. Le notti erano piene di incubi e la voce metallica sembrava non voler più uscire dalla sua testa.

L'angosciava anche la faccenda di Luke. Aveva cautamente cercato informazioni sulle sue condizioni, ma nessuno sembrava averlo più visto. Leia non poteva fare a meno di chiedersi che fine avesse fatto.

Era consapevole che non avrebbe potuto più far nulla per lui, dopo che era stato ferito così gravemente. Nondimeno, provava un forte senso di colpa, per quella promessa di libertà mai mantenuta.

Fu scossa dai suoi pensieri nel vedere Lord Vader giungere dalla direzione opposta. Era la prima volta che Leia si trovava di nuovo in sua presenza. Si tese nervosamente. Sentì il braccio protettivo di Bail che le si appoggiava sulla spalla. Non che potesse costituire una reale difesa contro il potere del Signore dei Sith, ma si sentì comunque rassicurata e si rilassò leggermente.

Vader, dal canto suo, pareva ben intenzionato ad ignorarli e a tirar dritto per la sua strada. Quando, però, fu più prossimo a loro, divenne evidente che, dietro la sua imponente sagoma, camminava quella più minuta del figlio.

«Luke!», mormorò sorpresa Leia, senza pensare.

Il giovane non diede segno di averla udita. Invece, Vader cambiò di scatto la sua traiettoria e, venendo a porsi di fronte a loro, puntò un indice minaccioso alla principessa: «Non vi azzardate mai più a rivolgere una parola a mio figlio o non ci sarà immunità che vi possa proteggere dalle conseguenze», tuonò.

«Lord Vader», si intromise Bail, «Sono sicuro che non accadrà più, ma non vi potete permettere di minacciare una senatrice nei corridoi del Senato stesso»

«Presto una semplice carica istituzionale non basterà più a proteggere i traditori come voi», minacciò il Sith.

«Fino a quel momento, però, siete tenuto a rispettare la legge», rispose il Viceré, senza perdere l'usuale compostezza.

Il pesante respiro metallico rumoreggiò un paio di volte. Vader si girò e riprese la sua strada, seguito dal figlio, che, durante tutto lo scambio, non aveva rivolto neanche un rapido sguardo agli Organa.

Quando i due scomparvero dalla visuale, Leia constatò sospirando: «Almeno Luke sta bene. Ero convinta che l'avesse ucciso»

«Non credo che riuscirebbe mai a farlo», spiegò Bail, «Vader prova per Luke la cosa più vicina all'affetto che un Sith possa sentire»

«Affetto?!», commentò incredula. Poi, si volle togliere una curiosità che si portava dietro da un mese: «Cosa ti ha fatto capire che il rapitore era lui?»

«L'esame del DNA di alcuni frammenti cutanei, rinvenuti in camera tua», rispose Bail.

Il graffio sul polso, si ricordò Leia. Ma non poteva essere finita lì: «Hai la sua sequenza di DNA?», chiese piena di stupore.

«Non la sua, ma quella di un suo parente stretto»

Leia sgranò gli occhi e abbassò la voce in modo cospiratorio: «Vader?!»

Il padre ridacchiò, scuotendo la testa in diniego. Poi, i suoi occhi divennero improvvisamente malinconici: «No, un altro»

Un altro? Non risultava che Luke avesse altri parenti nella Galassia, anche se a Leia venne in mente quella strana storia sul suo rapimento da parte di un Jedi. «Chi?»

Bail la guardò intensamente. Un'indecisione. «No, non lo vuoi sapere veramente», dichiarò infine.

Leia annuì. Conoscendolo, era ben consapevole che probabilmente suo padre aveva appena fatto una scelta saggia. Non avrebbe insistito. Eppure non poteva fare a meno di essere curiosa.