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Autore: Nate__    22/08/2011    0 recensioni
Ecco come Lucy, Edmund, Susan e Peter hanno vissuto la loro avventura a Narnia.
Vi prego di recensire, almeno per farmi sapere che ne pensate e per correggermi se ci dovessero essere eventuali errori.
Si inzia con Lucy.
Si continua con Edmund.
Susan.
Ed infine Peter.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                                                                                      Peter.
 
Bruciava.
Il fuoco scoppiettava, ardeva: era bello guardarlo mentre consumava la legna. Paragono sempre il consumarsi della legna alla fine di un qualcosa, alla morte di qualcuno.
Era bello vedere che il verde ritorna e che si svegliano i ghiri.

<<  Nonno Peter, aiutaci a salire! >> esclamò John;
il mio primo nipotino.
Ero un nonno abbastanza giovane: cinquant’anni.
Mi sposai a ventun anni, con la donna della mia vita, Hayley. Non rimpiango la mia scelta, perché la amo davvero a lei, e se non ci fosse sarei davvero perso.

<< Certo John, arrivo >> esclamai.
<<  John mi fa i dispetti! >> piagnucolò Paul, il mio secondo, splendido, meraviglioso nipotino.
Avevo costruito una casa sull’albero per loro; speravo che almeno lassù quei due si rilassassero, e riuscissero ad andare d’accordo. Le mie speranze erano vane.
L’albero era meravigliosamente rigoglioso, e quando l’autunno veniva, si dipingeva di un arancio-rossiccio che incantava chiunque lo guardasse. Era un olmo; il mio preferito.

<< Smettetela voi due, o demolisco la casa. >> esclamai, divertito.
Dire che vederli litigare era esilarante era dire poco; John e Paul battibeccavano praticamente sempre, ma per futili motivi: trovavano da ridire anche sulle lepri che passavano di lì.

‘ << Era marroncina! >> diceva Paul.
<< Invece era bianca! Sei cieco Paulie. >> ribatteva John.
<< Parla faccia-da-talpa!!! >>
Anche se non lo davano a vedere, si volevano un gran bene; ricordo che quando John andò in campeggio Paul e la sua ilarità si spenserò per un non-breve lasso di tempo. E viceversa: quando Paul era via, John si intristiva, e non era particolarmente attivo.
Salimmo tutti e tre sull’albero, e raggiungemmo la casa. L’avevano arredata davvero molto bene, devo dire, per dei ragazzini di otto e sette anni.
Vi era un tavolino quadrato con quattro sedie per ciascun spazio vuoto, un “ quadro “ che aveva dipinto John, un piccolo vaso con dentro delle margherite decisamente rovinate, un tappeto vecchio che ormai non serviva più a Kathleen, mia figlia, e loro madre, e una chitarra. John amava strimpellarla, e anche Paul stava dimostrando amore per la musica, interessandosi all’attività del fratello.

<< Nonno, ci racconti una storia? >> domandò il primo, con fare supplichevole; faceva sempre così, quando voleva ottenere qualcosa.
<< Sì, dai Peter >> diceva Paul. Preferiva chiamarmi con il mio nome di battesimo, che ‘ nonno ‘, per una sorta di rispetto che non ho mai capito.
<< Okay, okay. Questa storia vi lascerà stupiti! >> dissi io. Avevo già in mente, cosa raccontare loro, ed effettivamente non era così difficile da indovinare.
I due bambini si sedettero a gambe incrociate, e mi guardarono impazienti, attendendo la fantastica storia che avevo loro promesso.

<< Bene. Tutto cominciò una sera del 1940. Le bombe attaccarono la casa dei nostri protagonisti, quattro fratelli; vi era un fratello maggiore, seguito da una sorella, anch’essa seguita da un maschio, seguito a sua volta da una femminuccia, la quale era la più piccola.
Scapparono dalla casa con assurda frenesia, e con una fretta che non si era mai vista prima, a quei tempi.  Andarono a vivere dal professore Digory Kirke; vi era calma e tranquillità in quella casa, prima che il quartetto vi giunse. Era una grande, grandissima casa. Vi erano tantissime, enormi stanze; i quattro si avventurarono in essa, divertendosi a frugare in tutta la casa e a scoprire corridoi nascosti, e a riconoscere oggetti mai visti prima.
Un giorno, il maggiore- che si chiamava proprio come me, Peter- si lasciò convincere dalla sorellina minore- Lucy- a giocare a nascondino. Cominciò a contare, e la cosa più strana è che quando finì, Lucy corse verso il fratello; evidentemente non aveva capito esattamente come si giocava a nascondino, pensò Peter, ma Lucy gli raccontò di aver varcato la soglia di un armadio, e di essersi trovata in un mondo magico, fantastico e innevato, nel quale aveva incontrato una speciale creatura: un fauno. >>

<< Che cos’è un fauno, nonno? >> domandò curioso John, seguito da fratello che annuiva, cercando di capire cosa fosse quella strana creatura.
<< E’ una creatura mitologica, a metà tra una capra e un umano. Il fauno possedeva le gambe di una capra, e dalla vita in su aveva l’aspetto di un umano, eccetto per le corna sopra la testa. >> spiegai dolcamente ad entrambi.
<< Ma è orribile, Peter! >> disse Paul, convinto a coprendosi gli occhi.
<< Beh, dipende dalla faccia che si ritrova il Fauno >> dissi sorridendo ad entrambi.
<< Il fratello comunque non le credette: era molto inverosimile, e la più scettica era la sorella maggiore, Susan. Il terzo, Edmund, era molto antipatico nei riguardi della sorella minore, le faceva continuamente dispetti, perciò le andò contro quasi subito.
 Peter vide la bambina cominciare a piangere; le lacrime le rigavano le guance, e così stavano per fare con lui: detestava veder soffrire così la sua piccola Lucy.
Era come se il male che provava Lucy, lo provasse anche Peter: erano legati da un legame davvero inscindibile, si volevano bene come non mai.
Dopo qualche giorno, i quattro decisero di giocare a baseball, ma accidentalmente ruppero un vetro, e, per non farsi scoprire dal Signor Kirke e dalla sua terribile governante, ( era pessima, severa e impassibile ) entrarono in casa, e si rifugiarono nella prima cosa che riuscirono a trovare: un armadio molto grande, decorato con parecchi disegni intagliati nel legno; al centro vi era un grande albero rigoglioso, e maestoso. Entrarono, e caddero: << quest’armadio non ha un fondo? >> pensò Peter; ma le sue mani erano piene di una sostanza bianca e fredda, molto granulosa: neve. Lucy parve molto contenta del fatto di trovarsi in un posto completamente desolato, e bianco, triste, malinconico: i pini innevati, l’aria pesante e pungente.
Susan, si pizzicò, sperando di svegliarsi al più presto, Edmund non sembrava così sorpreso; Lucy guardava estasiata il paesaggio.
Guardò il maggiore, e egli rispose, di rimando, allo sguardo furbo che la bambina aveva assunto.
Erano in quel posto magico che aveva accennato Lucy; Narnia. Aveva ragione: come sempre. Vi era molto freddo, dato che aveva appena nevicato: i quattro presero in prestito una delle pellicce che erano dentro l’armadio, e, convinti da Lucy, si incamminarono, verso la casa del Fauno Tumnus, era questo il suo nome. Successe però, che quando arrivarono nella dimora del fauno, trovarono tende, cuscini strappati; tavoli e sedie capovolti. Caos totale: piatti e bicchieri rotti. E appeso ad una delle colonne della casa vi era un biglietto, che diceva che l’amico di Lucy era stato arrestato per aver fraternizzato con il nemico. >>

<< Quindi quel povero fauno si trovava in prigione per avere parlato con Lucy? >> esclamò Paul, trattenendo il fiato.
<< Sì, Paulie. Purtroppo lo era >> dissi, amareggiato.
<< Nonno continua, avanti! >> disse, ansioso e impaziente John << cosa succede poi?? >>
Sorrisi. Avevo fatto centro, si erano interessati.
<< Dopo che Lucy si fosse ripresa dallo shock, uscirono dalla casa,  e con grande sorpresa dei quattro incontrarono un castoro. Ma non un castoro normale, no; per voi quale poteva essere la caratteristica speciale che possedeva l’animale? >> chiesi, curioso.
<< Potrebbe aver avuto una caratteristica nostra nonno; cioè degli umani! >> esclamò, John; aveva letto molte, moltissime storielle fantasy perciò era avvantaggiato rispetto a Paul, che non ne aveva letto nemmeno una.
<< Sì, John. Il castoro sapeva parlare! >> dissi, sorridendo.
<< Quindi sapeva dire il suo nome? E sapeva fare domande? >> John era davvero estasiato; gli piacevano molto le mie storie, perché sono sempre state avventurose, e affascinanti.
<< Sì, proprio così! E quando il castoro rivolse loro delle domande, non seppero rispondere a causa dello stupore! Non capita certo tutti i giorni di trovarsi in un mondo magico, e di incontrare un animale parlante.  Disse ai quattro di seguirlo, e dopo non pochi ripensamenti i fratelli decisero di dare ascolto al Signor Castoro: egli li portò nella sua dimora, nella quale viveva anche la Signora Castoro, molto gentile. Preparò loro la cena, e mentre mangiavano il Signor Castoro narrò ai ragazzi la profezia i Narnia. >> presi a fare gesti con le mani, dato che ai miei nipotini piaceva quando facevo così.
Mi guardarono impazienti, cercando di contenersi. Per loro l’attesa era snervante.
<< Allora? >> esclamò Paul, al limite.
<< Allora cosa? >> finsi di non sapere di che stava parlando, divertito.
<< Di che parlava la profezia! >> sbottò in contemporanea con John.
Risi.
<< Essa narrava, di due figli di Adamo, ( due maschi) e di due figlie di Eva, ( due femmine) che avrebbero riportato la pace a Narnia. La Strega Jadis aveva conquistato quel posto magico, e aveva imposto l’inverno tutto l’anno. Solo quattro ragazzi, dei quali due femmine e due maschi, potevano riportare l’ordine a Narnia, e potevano spezzare l’incantesimo della ormai Regina.
Peter però a quelle parole si spaventò; e se fossero stati loro quei paladini? Come si sarebbe comportato? Il maggiore di quattro fratelli non poteva permettere che Susan, Edmund e Lucy potessero anche solo essere sfiorati da creature potenzialmente pericolose. Propose di andare via e tornare a casa, ma si accorse qualche secondo dopo che Edmund era sparito;
‘ Perfetto. Ho perso Edmund in un posto magico e innevato, nel quale potrebbe essere aggredito da lupi, orsi e criceti parlanti. ‘ pensò Peter, esasperato.
I quattro decisero allora di cercarlo, e poi di tornare dritti a casa.
Scoprirono però che era tornato da Jadis, e probabilmente era stato imprigionato, o si era unito a lei.
Il Signor Castoro disse loro, che l’unica possibilità di salvare Edmund era andare a trovare Aslan, la creatura celestiale di quel luogo, e combattere al suo fianco. Decisero quindi di andare a trovare quella specie di Dio, per il bene e la salvezza del terzo fratello. Il viaggio non fu facile: vennero spesso aggrediti da lupi, giganti, e troll. Ma riuscirono ad arrivare a destinazione, per il sollievo di Peter, che stava già perdendo la testa; Lucy stava gelando e Susan stava per cadere nell’acqua gelata, dato che il ghiaccio non molto spesso stava per rompersi.
Aslan, che era un leone, volle parlare con Peter di come avessero raggiunto Narnia, di come avevano svolto il viaggio e se avevano trovato parecchie impervie. E soprattutto dov’era il terzo fratello.
Peter narrò il loro viaggio dall’inizio alla fine, e spiegò il motivo dell’assenza di Edmund con rammarico e tristezza.
Quando tornò alla sua tenda non poté credere ai propri occhi: Lucy e Susan stavano tentando di difendersi da un lupo: il capo della polizia della Strega Bianca. Maugrim. Lucy era aggrappata ad un albero e stava tentando di non cadere mentre Susan stava cercando di cacciare via col piede il lupo, tentando anch’essa di salire sull’albero.
Peter decise di intervenire senza pensarci due volte; fu uno scontro diretto. Inizialmente Maugrim stava avendo la meglio ma Peter approfittò delle distrazioni del lupo e riuscì a sovrastarlo e a batterlo, riuscendo ad ucciderlo. >>

John e Paul che fino a pochi secondi fa stavano trattenendo il fiato lo lasciarono andare con sollievo.
<< Molti dei lupi che avevano assaltato Susan e Lucy però riuscirono a fuggire e Aslan ordinò ai suoi di seguirli così da liberare Edmund. La gioia dei fratelli era molta ma anche l’indignazione; dopo che Peter gli fece ripromettere di non abbandonare più la sua famiglia per sciocchezze, e Edmund chiese scusa festeggiarono la venuta del fratello. Non avevano calcolato, che però lui era in effetti un traditore; e Jadis voleva rivendicarlo. Aslan allora si offrì di morire al posto suo. >> spiegai, tristemente.
<< Oh ma qual leone era davvero buono, e dolce! >> disse Paul, visibilmente dispiaciuto.
<< Già! Non c’era un’altra soluzione? >> domandò John, con un espressione impagabile in faccia.
<< Purtroppo no. La sera stessa Aslan fu sacrificato sulla Tavola di Pietra, e il giorno dopo vi sarebbe stato lo scontro diretto con Jadis. Peter era dannatamente agitato, tanto che passò la notte in bianco a chiedersi il perché lui esistesse, perché esistesse quel maledetto posto, e perché si trovasse lì. Risposte ne trovò, ma voleva non darsene. Impacciato la mattina dopo si infilò l’armatura, impugnò la spada e lo scudo, e si girò verso suo fratello, cercando un segno d’assenso. La Battaglia stava per cominciare. Si posizionò insieme alle Creature di Narnia che erano con loro, e cominciarono quel massacr.. ehm, quello scontro. >>
Erano dei bambini, e non poteva usare termini come flagello, massacro fiotti si sangue e quant’altro.
<< Peter cominciò a combattere con nani e troll, per poi passare alla Strega Bianca. Aveva fatto la sua entrata non camminando ma su una specie di piccola carrozza, trascinata da orsi polari.
Il maggiore sudò freddo, e cominciò a battersi con lei; era dannatamente forte, troppo forte forse, per lui. Jadis stava quasi per sovrastarlo, ma Edmund si sporse coraggiosamente ad aiutarlo e a farsi ferire al posto suo. Aveva commesso un errore enorme, ma aveva riparato ad esso in maniera incredibile.
Nel frattempo Susan e Lucy erano andate a dare l’ultimo saluto ad Aslan, e non immaginerete mai come  sono tornate. >>

<< Come, come Peter? >> domandò Paulie.
<< Sì, Nonno andiamo non tenerci in sospeso! >> esclamò John.
<< Okay, okay. Tornarono in groppa ad Aslan. Jadis non aveva tenuto conto di una cosa: colui che si sacrifica al posto di un traditore può tornare in vita. >> esclamai sorridendo. << Proprio così; quando Aslan giunse, cambiarono molte cose; i Narniani dalla parte del Dio riuscirono a sovrastare Jadis, e vinsero non senza ferite. Peter e i suoi fratelli vennero nominati Re e Regine di Narnia: Peter il magnifico, Susan la Gentile, Edmund il Giusto e Lucy la Valorosa.
Vi fu un grande banchetto e i Re e le Regine vissero là per oltre 15 anni.
Ma successe qualcosa; un giorno, mentre i quattro stavano facendo una battuta di caccia, scorsero un lampione: entrarono accidentalmente nell’armadio, e si ritrovarono nella stanza della casa del professor Kirke, giovani e uguali e come quando erano entrati in quell’armadio. >>

John e Paul erano esterrefatti; non riuscivano a chiudere la bocca dallo stupore.
<< Ma non temete; l’avventura dei quattro fratelli non finì certo lì; tornarono a Narnia un anno dopo, mentre stavano per partire e intraprendere un viaggio in treno per le scuole che avrebbero dovuto frequentare. Questa volta però Narnia era più desolata di quando era ricoperta dalla neve, e l’aria era gelata.
Il palazzo nel quale abitavano molti anni prima era stato distrutto. E .. >>

<< John! Paul! E’ ora, dobbiamo partire! >> urlò la voce di una giovane donna, spazientita.
<< Mamma stiamo ascoltando una storia del nonno! Non possiamo! >>
<< Scendete immediatamente o salgo in quella casa sull’albero e vi faccio vedere io le storie, poi! >>

I bambini arricciarono il naso, e poi fecero una smorfia; odiavano quando le storie venivano lasciate a metà.
<< Su, bambini non fate aspettare la mamma. Vi basti sapere che Peter e Susan non poterono più tornare nel Paese magico, mentre Edmund e Lucy, sì. >>
<< Un giorno riprenderai il racconto da dove l’avevi lasciato vero nonno? >>
supplicò John; ripeto: amava le mie storie.
<< Quando vi verrò a trovare sì. >> dissi sorridente. In realtà provavo un gran dolore; i miei nipotini stavano per andare per sempre via, stavano per trasferirsi in un’altra città per sempre.
Io non avrei potuto venirli a trovare; il mio lavoro non poteva permettersi vacanze, in quanto mi ero laureato in giurisprudenza.
Speravo vivamente che venissero a trovare loro me un giorno in quanto io impossibilitato.

<< Nonno ti voglio bene. >> esclamò Johnny, baciandomi sulla guancia affettuosamente.
In risposta gli scombinai i capelli e risposi:
<< Anche io John. Immensamente. >>
Paulie mi guardò timidamente e mi disse: <<  Mi mancherai Peter. >> mi strinse la mano.
<< Anche tu mi mancherai Paul. Stai crescendo giovanotto. >> gli sussurrai chinandomi verso di lui e stringendogliela a mia volta.
Si incamminarono verso la macchina; mia figlia sistemò i bagagli, mentre i miei due splendidi nipotini si sistemarono in macchina.
Dopo qualche secondo arrivò James, il marito di Kathleen, e mi abbracciò; mi ero molto affezionato a quel ragazzo.

<< Non si preoccupi Peter, verremo a trovarla il più presto possibile. >> disse, rassicurante.
<< Ti ho detto mille volte di darmi del tu, James . >> gli rimproverai scherzosamente; andavamo molto d’accordo.
Mi sorrise, e subito dopo entrò in macchina e si sistemò nel posto di guida.
La macchina non partì; vidi Paul correre verso di me e un secondo dopo mi stava abbracciando;

<< Ti voglio bene nonno! >> concluse stringendomi sempre più a me.
<< Anche io Paulie. Non sai quanto te ne voglio, sia a te che a tuo fratello. >> dissi con dolcezza, stringendolo a mia volta.
Ci sciogliemmo dall’abbraccio, e Paul salì nuovamente in macchina. Mi rivolsero tutti dei gran sorrisi, e mi salutarono facendo cenni con la mano.
Non avrebbero dimenticato la storia di Narnia.
Sorrisi.
E chissà; magari un giorno, anche i loro figli avrebbero scoperto tramite le storie appassionanti che John e Paul avrebbero raccontato loro l’universo magico e meraviglioso di quel Paese, così fantastico.
Prima o poi, i miei nipoti avrebbero reclamato la seconda avventura dei fratelli Pevensie.
E io non esiterò a raccontare loro la mia storia, e le mie emozioni.
Dicono che rimuginare nel proprio passato non sia propriamente giusto;
ma chi se ne frega di quello che dicono gli altri?

 



Io.


Finalmente l’ultimo capitolo On-line.
Ecco, che finisce nuovamente una fanfiction.
Piccola allusione ai Beatles, questa è la mia mente malata.
Ah questa frase: “Era bello vedere che il verde ritorna e che si svegliano i ghiri. “ è dei Tre Allegri Ragazzi Morti.
Ringrazio vivamente le ragazze che hanno recensito, o chi ha solamente letto.
Comunque non passate mica inosservati. Insomma ci sono le visualizzazioni, e tu! Proprio tu che stai leggendo: io so che hai aperto la mia storia.
Spero che in quest’ultimo capitolo abbia adempiuto ai miei “ doveri “ di piccola scrittrice, per modo di dire.
Spero di non avere commesso errori d’ortografia, e se mai avessi dovuto farlo vi prego di correggermi, e di lasciare una recensione.
Voi lasciatelo comunque un giudizio, anche nel caso fosse negativo; voglio sapere cosa pensate VOI!
Grazie nuovamente a tutti.
Alla prossima.

Nate__
 
 

   
 
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