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Autore: AlexDavis    22/08/2011    12 recensioni
Se la nuova compagna di tuo padre fosse la donna più bella che hai mai visto? Se la nuova compagna di tuo padre fosse la donna più dolce, gentile ed intelligente che hai mai conosciuto? Cosa faresti se ti innamorassi della nuova compagna di tuo padre?
Bhe Edward si è trovato in questa situazione e non è andata come avrebbe sperato...
Se volete sapere cosa è successe, leggete la storia.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Carlisle Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Certamente se mi avete riconosciuto starete pensando 'Un'altra storia?' o ' Ma non aveva il computer in clinica'. Se non mi conoscete starete pensando 'Ma quando cazzo parla questa?'.
Eh beh ragazze, si sono io e sono qui con un'altra storia, erano troppo poche due. Per il computer, mio padre lo ha fatto aggiustare in tempo record da un suo amico.
Well... come state ragazze? Si muore dal caldo anche da voi? Da me non si può stare.
Allora per chi non mi conosce sono l'autrice di 'Lo stagista sexy' e 'The Shos Must Go On'. Non sono le uniche che ho scritto, ma le altre le ho conluse, se vi fa piacere andate a leggerle.
Cmq questa storia l'avevo in mente da molto, ma non trovavo mai il tempo o lo spunto, poi un giorno mentre stavo prendendo il sole in piscina mi è venuto in mente tutto il primo capitolo e fortuna che aveva un quaderno e una penna nella borsa così ho potuto scriverlo sotto lo sguardo sconvolto e rassegnato del mio ragazzo.
Questa storia parla di un Edward che si trova in una situazione un pò scomoda... si ritrova ad avere una cotta per la compagna di suo padre, Isabella.
Se vi ha incuriosito, continuate a leggere se è il contrario non fa niente :)
Buona lettura, ragazze.
xoxo Alex



 

Capitolo 1



Mi trovavo in camera mia immerso nella lettura del mattone sotto forma di libro che mi sarebbe servito per scrivere la mia tesi di laurea. Mi mancavano poco più di tre mesi per quel giorno, il giorno in cui sarei diventato medico.
Chirurgo neonatale, il mio sogno fin da quando aveva imparato a parlare e a capire. E poi avevo sempre voluto seguire le orme di mia madre, lei era il più bravo medico che avessi mai conosciuto. Era perché morì quando io aveva tredici anni per mano di un pazzo psicopatico che la incolpava di aver ucciso suo figlio durante un’operazione da lei svolta. Mia madre aveva fatto tutto quello che era in suo potere per salvare quel bambino, ma non ci era riuscita. Si era incolpata per settimane e alla fine aveva smesso per sempre.
Da quel giorno aveva capito definitivamente quale fosse il mio ruolo nel mondo e avevo passato tutte le sere in portico a leggere i suoi innumerevoli tomi di medicina fino ad addormentarmi stanco e mio padre era sempre costretto  prendermi tra le sue braccia e portarmi in camera.
Mio padre è un brav’uomo e un ottimo padre. Anche lui medico, ma uno psicologo ed è grazie a lui che siamo riusciti a non sentire troppo la mancanza di mia madre.
I primi tempi era molto divertente vederlo alle prese con mia sorella Alice che aveva poco più di quattro anni. Io lo avevo aiutato quanto potevo , ma comunque se la cavò egregiamente e continua a farlo anche adesso che siamo cresciuti e abbiamo le nostre vite.
L’unica cosa che non mi stava bene del suo lavoro era il suo continuo viaggiare in quei posti dove era richiesta la sua consulenza, ha scritto anche molti libri ed era sempre in giro per pubblicizzarli o in qualche trasmissione per spiegare le sue motivazioni e le sue idee.
In quel momento si trovava in Francia ed ogni volta che ci telefonava non faceva altro che dirci di avere una grossa sorpresa per noi e che sperava tanto che ci piacesse. Io non avevo idea di cosa fosse e non mi interessava più di tanto, l’avrei vista quando fosse tornato, ma mia sorella Alice che in quel preciso istante entrò come una furia nella mia stanza non la pensava allo stesso modo.
Mia sorella è una bellissima ragazza e non lo dico perché sono suo fratello e quindi di parte, ma lo è per davvero. A quel tempo aveva capelli castani che le arrivavano quasi sotto il suo seno protagonista di molte lamentele perché allora troppo piccolo; occhi grandi, verdi ed espressivi ed infine un graziosissimo nasino all’insù. L’unica pecca secondo lei era l’altezza, era un po’ bassa per la sua età.
Ma nonostante pensasse di non essere un granché aveva file interminabili di ragazzi che le ronzavano intorno con me in prima fila. Ma per lei non esisteva altro che il suo grande amore Jasper, fratello del mio migliore amico Emmett.
I primi tempi in cui cominciavo a capire che quei due si piacevano feci di tutto per dividerli perché non potevo accettare di dividere mia sorella con qualcun altro che non fosse mio padre. Ma poi Emmett mi fece aprire gli occhi ‘E’ Jasper, Edward, il ragazzo più buono e okay che conosci. E’ meglio che sia lui e non qualcuno che non la rispetta’ mi aveva detto ed io dovetti dargli ragione, perché ne aveva. Conoscevo Jasper da quando era un bambinetto pestifero ed era cresciuto con noi, diventando un ragazzo responsabile e con la testa sulle spalle, quindi gliel’avevo affidata non dopo essermi divertito un po’ con lui, niente di illegale sia chiaro.
Mi girai verso di lei che si era letteralmente buttata sul mio letto a due piazze e torturava il mio peluche regalo della mia migliore amica, Rosalie, nonché moglie di Emmett.
Alice sbuffò ed io sorrisi. << Cosa c’è? >>
Lei sbuffò ancora. << Angela non c’è, è fuori con i genitori. >> mi spiegò.
Annuii. << E a me? >> le chiesi facendole capire che era un dettaglio che di certo non mi avrebbe cambiato la giornata o la vita.
Lei sbuffò ancora, di questo passo avrebbe creato un tornato con tutti quei sbuffi. << Ho bisogni di parlare con qualcuno e tu sei la mia ultima spiaggia. >>
Fu il mio turno di sbuffare. << Se è per vestiti e quant’altro, te ne puoi anche andare. >> le spiegai acido.
Lei scosse la testa e sospirò afflitta convincendomi ad avvicinarmi e sdraiarmi accanto a lei per dispensare un po’ di consigli.
Lei mi seguì e sospirò. << Ti manca la mamma? >>
Annuii. << Ogni singolo momento di ogni singolo giorno. >>
Si girò verso di me. << E se papà si risposasse? >>
Ci avevo pensato molte volte a quella prospettiva ed una volta lo avevo anche chiesto a mio padre, ma lui aveva risposto che se era meritevole di un’altra possibilità lei avrebbe raggiunto lui.
La possibilità di avere un’altra donna in casa oltre Alice ch si occupasse di noi e della casa era una bella prospettiva. Alice ne aveva bisogno e anche mio padre, io non lo sapevo, ma conoscendomi mi sarei adattato come sempre.
<< Non sarebbe male. >> risposi.
Lei annuì. << Mi servirebbe una mamma adesso. >> e sospirò afflitta.
La fissai. << Ti sono venute le mestruazioni? >> le chiesi un po’ spaventato.
Lei rise. << Sei un po’ in ritardo, fratello. >> poi ritornò seria. << E’ una questione un po’ delicata. >>
<< Sono pronto. >> le rassicurai e la incitai a parlare con un sorriso.
Lei si alzò e cominciò a scavare un solco sul pavimento tante furono le volte che lo percorse avanti ed indietro torturandosi le labbra e le mani.
Sbuffai spazientito. << Alice? >> la chiamai.
Lei si fermò e fece un grosso respiro. << Okay, questo è quanto. Sono pronta per fare l’amore con Jasper. >> disse tutto di un fiato.
Probabilmente vide qualcosa nel mio sguardo e sul mio viso perché sbiancò ed indietreggiò.
<< Ed-edward. >> mi chiamò sussurrando terrorizzata.
<< Che.cosa.vuoi.fare? >> le chiesi scandendo bene le parole.
<< Ehm… >> deglutì.
<< Fila in camera tua! >> le ordinai arrabbiato.
Lei mi guardò sconvolta. << Ma… >>
<< Via! >> le urlai infuriato e lei scattò uscendo dalla mia camera e subito entrando nella sua sbattendo la porta.
Mi alzai dal letto, afferrai le chiavi della moto, il giubbino e mi fiondai fuori casa. Sfrecciai per le strade con l’intenzione di andare da Jasper e testare su di lui le varie torture che mi erano venute in mente nel momento in cui Alice mi aveva detto di voler perdere la verginità con lui. Ma era ancora vergine?
Accelerai ancora di più a quella prospettiva, ma l’insegna del cimitero mi fece frenare di botto. Guidai con più calma fino all’entrata principale e dopo aver parcheggiato mi diressi alla lapide bianca di mia madre.

 

Esme Platt Evenson Cullen
 

  Sulla lapide c’era scritto elegantemente: Moglie affettuosa, madre amorevole, medico eccellente e donna straordinaria.
Ero stato io a voler che fosse scritto una cosa del genere perché volevo che tutti sapessero quanto era stata straordinaria e completa in vita.
Mi accomodai sull’erba secca e sorrisi guardando la sua foto sorridente. Quanto era bella.
<< Ciao mamma, scusami se ti disturbo, ma ho davvero bisogno di parlare con te. >> sospirai. << Alice mi ha detto che vuole fare l’amore con Jasper, ci credi? Il mio folletto pronto per diventare donna. >> scossi la testa. << Non so se riuscirei a sopportarlo, lei per me è ancora una bambina. >> sbuffai. << Il problema non è Jasper perché è un ottimo ragazzo e mi fido di lui, so che non farebbe nulla che potesse farla soffrire. Il problema sono io, non sono ancora pronto per lasciarla andare. >> sospirai. << Cosa faresti se tu fossi qui? >>
<< Bhe… probabilmente ti direbbe che sei un ottimo fratello e che Alice è abbastanza matura da prendere da se le sue decisioni. >> disse una voce femminile alle mie spalle.
Non mi girai neanche perché sapevo chi fosse, era la mia migliore amica Rosalie.
Si accomodò accanto a me e osservò la foto sorridente di mia madre. Anche lei aveva sofferto alla sua morte perché era stata una madre per lei dall’età di quattro anni e di conseguenza lei era stata come una figlia per mia madre.
<< Alice sconvolta ha chiamato a casa dicendo che eri scappato arrabbiato e aveva paura che fossi andato da Jasper, ma io sapevo che eri qui. >> mi spiegò ed io annuii.
Mi girai verso di lei e come sempre non potei fare a meno di notare com’era bella. Aveva lunghi e lucenti capelli biondi, pelle pallida, due bellissimi e profondi occhi azzurri e delle labbra sensuali. Era seduta quindi non potevo osservarla interamente, ma sapevo del suo corpo da modella che aveva fatto girare la testa a molti, ma solo uno era riuscito a conquistarla e a portarla all’altare. Certo era stata dura per Emmett rozzo e dal comportamento da orso, ma con la sua dolcezza e tenerezza l’aveva fatta sciogliere come neve al sole.
Con Rosalie avevo fatto quelle esperienze tra le più importanti come il primo bacio, la prima volta e la morte di mia madre. Lei era quella che mi conosceva meglio di me stesse e a volte, come in quel momento, qualcuno che ti conoscesse così tanto serviva.
<< Cosa faccio? >> le chiesi.
Lei fece spallucce. << Potresti darle un po’ di fiducia. Alice è davvero una brava ragazza, Edward, e lo è anche Jazz. >> mi fissò intensamente. << Da loro una possibilità. >> mi disse con il suo fare materno.
Annuii afflitto e mi sentii immediatamente stringere da due braccia esili, ma forti. Sapeva sempre capire quando avevo bisogno di un abbraccio, del suo abbraccio.
Mi strinsi a lei e le sfiorai le labbra con le mie. << Ti voglio bene, Rose. >> le dissi sincero.
Lei mi sorrise dolcemente. << Ti voglio bene anche io, tesoro. >> e mi diede un bacio sulla fronte.
Era sempre stato così tra noi, senza imbarazzo o altro. Ci amavamo come fratello e sorella.
 
Quando tornai a casa sentivo chiaramente Mariah Carey cantare dalla stanza di mia sorella ed io sapevo cosa significasse. Ogni volta che Alice metteva su quella playlist era triste ed io mi sentii immediatamente in colpa.
Andai in camera mia e presi quello che mi serviva e andai da lei. La trovai sdraiata sul letto mentre guardava il soffitto e muoveva i piedi a ritmo di musica. Spensi la radio e lei subito alzò la testa sorpresa, ma poi sospirò di sollievo tentando un sorriso, ma le uscì una smorfia.
<< Stai bene? >> mi chiese.
Mi accomodai accanto a lei e le lanciai la scatoletta che avevo preso dal mio cassetto dei desideri. Alice la presi e arrossì abbassando lo sguardo e apparendomi troppo tenera, ma mi imposi di non abbracciarla, almeno fino a che non avrei finito il mio discorso.
Sospirai. << Se proprio vuoi farlo e se davvero ne sei convinta, voglio che tu sia preparata. >>
<< Edward… >> cercò di dire qualcosa, ma la fermai.
Scossi la testa e mi girai verso di lei, le presi le mani tra le mie. << Mi dispiace per il mio scatto di rabbia, ma… Alice tu per me sei ancora il mio folletto pestifero e sapere che sei già  arrivata a quel traguardo mi fa strano. Non… non riesco a credere che tu sia cresciuta così tanto. >> le dissi quasi sconvolto.
Alice mi sorride intenerita e si fece spazio tra le mie braccia che subito la strinsero.
<< Io sono lo stesso il tuo folletto pestifero, Ed. >> mi disse con voce piccola, da bambina.
Sorrisi. << Già. >>
<< Sei il fratello migliore del mondo. >> mi disse dandomi un bacio sulla guancia.
<< Lo so. >> e lei mi diede un buffetto sul braccio facendomi ridere.
 
Mio padre sarebbe atterrato a momenti, ma non aveva voluto che lo andassimo a prendere all’aeroporto perché ci aveva costretti a preparare la cena con l’ aggiunta di un piatto perché c’era qualcuno con lui. La sua tanto chiacchierata sorpresa, a meno che non mi portasse Halle Barry non mi interessava.
Alice era subito andata in brodo di giuggiole e si era messa subito all’opera impartendo ordini a destra e a manca, facendomi pulire la casa da cima a fondo neanche dovessimo ospitare Obama e famiglia.
Erano le otto e trenta quando sentii la porta di casa aprirsi e mio padre urlare dabbasso: << Ragazzi, venite ad abbracciare il vostro vecchio. >>
Scesi immediatamente e lo abbracciai perché mi era mancato davvero. << Ciao vecchio. >> salutai.
Lui mi diede una pacca sulla spalla. << Sta attento, ragazzo, ti taglio i viveri. >> e risi con lui.
All’improvviso un tornado mi scansò fino a farmi entrare in salotto e scontrarmi con qualcuno, mi girai e mi irrigidii.
Davanti ai miei occhi con un sorriso più dolce dello zucchero c’era la creatura più divina che avessi mai visto.
Era alta più o meno un metro e sessantacinque e se avevo pensato che Rosalie avesse il corpo più perfetto esistente non avevo visto ancora il suo.  Aveva le gambe magre e sode come potevo notare dallo strettissimo jeans che aveva; i fianchi stretti, il ventre piatto e una seconda abbondante tutto messo in risalto dalla camicia blu attillata che indossava. Il viso era a forma di cuore incorniciato da una cascata di boccoli lucenti e scesi del colore della castagna. Aveva le guance teneramente colorate di rosa e si mordeva il labbro inferiore leggermente più carnoso di quello superiore. I suoi occhi li lasciai alla fine per paura di sprofondarci perché di un profondo e caldo color del cioccolato fuso.
Era un incanto.
Mi sorrise gentilmente. << Ciao, tu devi essere Edward. >> mi disse con voce melodiosa e gentile.
Mi ricomposi ed annuii. << Si, sono io. >>
Stava per dire qualcosa quando mio padre ed Alice ci raggiunsero. Mio padre si avvicinò alla ragazza e le sorrise dolcemente, immediatamente le guance della dea si imporporarono leggermente di rosa facendola apparire più bella se era possibile.
<< Edward vedo che hai già conosciuto la nostra ospite. >>  cominciò mio padre guardandoci sorridente.
Alice ci guardò curiosa e poi guardò la ragazza che le sorrise. << Ciao Alice. >> la salutò ed Alice le sorrise.
Mio padre strinse la ragazza al suo fianco e ci guardò sorridente e felice come una Pasqua.
<< Ragazzi, vi presento Isabella, la mia compagna. >>
Strabuzzai gli occhi e osservai Alice saltellare contenta e abbracciare mio padre e la ragazza che un po’ travolta da quell’entusiasmo rispose titubante. Io rimasi fermo al mio posto ad osservarli.
Compagna. Siamo seri?  
  

   
 
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