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Autore: Loveless    23/08/2011    1 recensioni
«È strano» dice alla fine. «Le mete cambiano e non ce ne accorgiamo nemmeno».
[RPF: Kamelot / Epica; Simone Simons, Roy Khan (con Oliver Palotai di sfuggita)]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Roy li chiama poco prima dell’inizio del tour. Lei ed Oliver sono arrivati ad Orlando da un paio di giorni e gli altri membri dei Kamelot sono sparsi per il pianerottolo del loro albergo, alcuni appena arrivati, altri lì da qualche tempo, tutti in attesa di partire per Atlanta. Oliver è il primo a rispondere e lei capisce di chi si tratta ancora prima di sentirne il nome – «Roy» dice il suo fidanzato con un’espressione così luminosa che Simone non può fare a meno di sorridere. Roy ha telefonato per fare ai ragazzi gli ultimi auguri per il tour in nord America. Sa che c’è anche lei. Oliver le passa la cornetta.
Gli argomenti – come sta, prove, famiglia - si esauriscono in pochi minuti. Oliver va a farsi una doccia. Simone si attorciglia lo spinotto del telefono intorno al polso ed alle dita e guarda fuori dalla finestra. Al di là del vetro c’è lo stesso paesaggio un po’ grigio ed un po’ caotico che hanno potuto guardare assieme altre volte, c’è una fitta di nostalgia al centro del petto – dall’altra parte del mondo Roy passa le dita sul bordo della scrivania e pensa alla stessa cosa.
«Ci manchi sempre» gli dice lei semplicemente. Roy annuisce – è vero, lo sarà per tutta la vita, ma questo lo sa solo lui.
«Che cosa farai adesso?» chiede Simone.
«Ancora non lo so».
«Non avevi progetti, in passato? Qualcosa che volevi fare?».
Roy guarda l’orologio. Fra un paio d’ore ci sono i bambini da andare a prendere a scuola, ha promesso ad Elisabeth che porterà Gabriel in piscina per il corso di nuoto. La gente si gira ancora a guardarlo per strada, qualcuno lo ferma per farsi fare un autografo. Lui riesce ancora a sorridere quando tira fuori la penna dalla tasca della giacca e ne toglie il cappuccio coi denti prima di firmare. Sospira, un sedimento di pace si smuove in fondo al cuore.
«È strano» dice alla fine. «Le mete cambiano e non ce ne accorgiamo nemmeno».
Simone rimane zitta per qualche attimo. «Cos’è cambiato?».
«Una volta pensavo ad essere l'uomo migliore che potevo. Ora sto cercando di esserlo».
«È una cosa bellissima».
«E difficile».
«Che cosa non lo è?».
Lo sente ridere. Simone incrocia le gambe, seduta sul bordo del letto, e lo immagina mordicchiarsi il pollice - uno dei piccoli gesti quotidiani di cui tutti loro sentono la mancanza più o meno dichiaratamente. Stanno provando a lasciarsi Roy alle spalle. Stanno ricostruendo a fatica un cerchio spezzato, stringendo i denti, dimenticando. L’addio è stato brusco, doloroso, la ferita fatica a richiudersi, ma ce la faranno. Sono andati avanti dopo ogni abbandono; ce la faranno ancora. I ragazzi hanno reagito bene. Sono pronti. Simone indugia ancora sulla sponda dei propri ricordi e lascia che le lambiscano le mani. Per lei ci sarà sempre una nota di amarezza nel nome di Roy – quieta, fredda, appena percettibile.
«Hai ragione» dice lui. «Cosa non lo è?».
«Ti mancherà tutto questo?».
Roy esita. «Sempre».




Su questa storia non ho molto da dire. Stavo facendo tutt'altro quando l'ispirazione mi ha dato un paio di ceffoni ed ho buttato giù questa cosa in mezzora; segnale chiaro che la mia mente deve staccarsi dalle cose impegnative - come la colossale Rpf su questi due che sto scrivendo in questo momento - e gettarsi di tanto in tanto su altro. Ancora mi sto chiedendo come Simone abbia potuto prendere la notizia dell'abbandono di Roy. Niente mi toglierà dalla testa che, oltre che colleghi che si stimano a vicenda, quei due siano molto legati anche in termini di amicizia. Quindi... ecco qua. Flashfic senza troppe pretese ma che mi piace molto di più del primo tentativo fatto su di loro.
Detto questo andate e shippateli, in nome del nostro signore Mephisto. Ehm. Fate finta che non abbia detto niente.
  
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