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Autore: Gufo    23/08/2011    1 recensioni
dal primo capitolo: "Ginny contemplò la sua immagine distorta nell’ultimo rimasuglio di tè. Era una debole.
Non era riuscita a capire che il diario fosse stregato:
stupida.
Non sapeva come muoversi nella scuola, non aveva grandi amicizie e se ne stava da sola, in cerca di lui:
sfigata.
I suoi voti non erano alti, solo nella media, come il suo aspetto:
mediocre.
Aveva fatto la figura della stupida bambinetta innamorata di un principe azzurro, ogni volta che Harry le rivolgeva la parola lei ammutoliva e scappava imbarazzata:
codarda."
La nostra Ginny è di uomor nero dopo il suo primo anno a Hogwarts e ciò le farà commettere anche sciocchezze, come fare un patto con Draco e litigare con la sua famiglia. Ma Ginny è una bambina, una bambina che può essere ingannata, specialmente da chi non si fa scrupoli nel giocare con i sentimenti altrui.
Inizia missing moment e finisce ooc, si arrotola e si ingarbuglia fino alla fine, tutti e tutto hanno una maschera e la verità non è mai quella che sembra.
♪{dedicata a Paulag}
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, Contesto generale/vago
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Little lies, little lies, making up tragedies, nothing is what it seems…

 

Era già da un po’ che era seduta a quel tavolo con le valigie tutte intorno a lei. Non avrebbe voluto lasciare così la sua casa, ma ormai non poteva più tornare sui suoi passi: non doveva mostrarsi debole e poi sua madre sarebbe stata certamente arrabbiata, non poteva ripresentarsi davanti a lei dopo quello che aveva fatto. Prima della fuga, quando pensava al lavoro che i Malfoy le avrebbero dato, aveva deciso di recidere i legami con la famiglia, almeno per un po’, per dimostrarsi autonoma, e così avrebbe fatto. Però dopo la litigata con i genitori aveva un po’ esagerato e quel “per un po’” si era tramutato in un “permanentemente”: aveva anche staccato la sua lancetta dall’orologio in soggiorno e ora l’aveva lì in mano, la rigirava. Non sapeva nemmeno perché l’aveva tenuta invece di buttarla via, nel primo cestino che avesse trovato, tanto ormai a casa non ci sarebbe più tornata.

  Madama Doréssa guardava già da un po’ la ragazzina lì seduta, non aveva ancora ordinato, e questo era strano dato che da una settimana a quella parte la prima cosa che vedeva della ragazza, prima ancora del suo viso, erano una massa di capelli rossi in avvicinamento e una manina bianca che si posava sul balcone per richiamare l’attenzione, per fare la sua ordinazione sempre diversa ma sempre poco costosa e analcolica, appropriata a lei, quindi. Le stava simpatica, quella ragazzina le ricordava lei da giovane. Prima di diventare barista in quel locale ci aveva lavorato per anni e tutto perché a casa non stava più a suo agio.

Lei non aveva una storia felice alle spalle, anche se si mostrava sempre sorridente. Sorridere ed essere affabile era il suo lavoro. Da piccola la sua era una famiglia normale, aveva una sorella gemella e su di loro veniva riversato l’amore di due felicissimi genitori. Fino a quando aveva compiuto undici anni e a lei era arrivata la lettera da Hogwarts, a sua sorella no. Da allora loro, tutti loro, le avevano dato la colpa di essere una strega, di essere diversa. Col tempo aveva capito che lo facevano perché si sentivano inferiori, loro in realtà erano magonò; la magia li aveva rifiutati e loro la rifiutavano. Così aveva vissuto a scuola e da una lontana parente, anche lei strega.

La bambina seduta là in fondo le ricordava molto se stessa, sola, abbandonata. Senza dubbio stava aspettando qualcuno perché aveva con sé delle valige e non smetteva di tener d’occhio l’entrata. Quasi certamente stava dando l’addio al suo passato. Aveva anche lei la stessa età quando se ne era andata di casa, più o meno.

Eppure, in lei, in quella ragazzina dalla testa infuocata, pareva esserci dell’altro che non un nuovo inizio: aveva lo sguardo come perso nel vuoto, accigliato e allo stesso tempo sembrava sul punto di scoppiare a piangere; non le piaceva vedere le persone in quello stato, ma lei non era abituata a badare ai bambini. Agli altri clienti di solito, per risollevar loro il morale, offriva un bicchiere gratis di un potente alcolico, ma ovviamente non poteva darlo anche a lei, come non poteva andare là e interferire, per il rispetto di se stessa da bambina, per il ricordo, sapeva che voleva solo esser lasciata in pace e la rispettava per questo.

  D’improvviso si aprì la porta e Ginny fece come per nascondersi, calmandosi subito dopo: nessuno sapeva che lei frequentava quel bar se non Malfoy e due o tre vecchietti che aveva incrociato nella settimana. Era solo Malfoy, infatti. E lei lo stava aspettando. Dette una regolata ai suoi pensieri che vagavano ancora alla sua famiglia, si cercò di calmare e di ricordarsi che loro avevano un patto. Lei aveva bisogno di lui e lui di lei, non l’avrebbe abbandonata a sé.

Draco prese posto di fronte a lei come aveva già fatto il giorno prima e le chiese se fosse davvero convinta di accettare il posto di lavoro che le aveva offerto, cosa di cui non era più tanto sicuro dopo la discussione avuta con suo padre (o meglio, il monologo di questo su come i Weasley avrebbero deriso i Malfoy che chiedevano aiuto).

- Malfoy, se mi vedi qua non è per farti dispetto, e poi cinque galeoni al giorno non li butto via. Mi pagherai in giornata, sempre, vero?

Il dubbio era che le accreditasse lo stipendio sul suo conto alla Gringott, ancora sotto il controllo dei suoi genitori.

- Certo, cos’è? Vuoi un anticipo? – soffiò lui di rimando.

Poi notò le valige a terra: - Non mi dire che sei scappata di casa, Weasley! Tutto per stare con me?

- Stai zitto. Non ti riguarda la mia vita.

A quel punto Draco gongolava letteralmente, se non fosse stato un esperto dissimulatore avrebbe lasciato trasparire un grosso sorriso, di quelli che fanno solitamente i gatti dopo aver mangiato un topo. Coda compresa.

- Oh, ma una cosa posso saperla? Dove dormirai? I tuoi cari genitori babbanofili e i tuoi stupidi fratelli faranno presto a ritrovarti, non passi certo inosservata con tutti quei geni Weasleypezzenti che hai addosso… o mi sbaglio? Pelle chiara e lentigginosa da popolana, capelli rossi mal curati, sguardo vacuo… non ci vuole tanto a capire da che razza di famiglia vieni.

- Ah sì? Mi stai offrendo un alloggio al tuo palazzo di cristallo, Lady Malfoy?

- Non azzardarti a chiamarmi così, sai? Altrimenti altro che pentirti di essere nata, ti riporto direttamente da tua madre e tanti saluti. L’ho vista quella donna, sai? … Ora, se non hai niente in contrario, prendi le tue cose e seguimi, dove andiamo non ti deve interessare.

Draco si alzò e si avviò all’uscita, lasciando dietro di sé una Ginny che armeggiava con i bagagli. Lei non si sarebbe mai potuta accorgere del ghigno che attraversava il volto del giovane Malfoy che pensava già a come sfruttare a suo vantaggio quella preziosa situazione. Insomma, una ragazza che si rifugia nelle braccia del rampollo della famiglia nemica e rivale non era cosa da tutti i giorni, no? Soltanto Romeo e Giulietta, forse, potevano avere la stessa idea. Ma lui non era Romeo, a lui non importava nulla se quella Giulietta soffriva, lui voleva vendicarsi del suo amato fratello Ronald e di quel bonzo di Harry Potter che, assieme a quella secchiona della Granger, se ne andavano tronfi per i corridori di Hogwarts a farsi ammirare da tutti. Eccoli i nuovi eroi! Il terzetto dei bravi e coraggiosi grifoncini! Avrebbero pianto, oh sì.

 

 

                                              

Alla Tana nel frattempo era scoppiato un putiferio: non solo Ginny era scomparsa e nessuno sapeva dove fosse, ma anche la sua lancetta non c’era più e questo significava che nessuno poteva sapere se era sana e salva o in pericolo! Di dove fosse andata non ne avevano idea, in fondo non poteva certo aver trovato davvero ospitalità dai Malfoy, la sola idea era irrazionale.

La mattina Molly si era lasciata convincere che forse era solo arrabbiata, aveva fatto le valige, aveva tolto la sua lancetta, ma sarebbe tornata sicuramente per il pranzo, in lacrime, pregando di perdonarla, di volerle bene. Era un’adolescente e per di più era stata vittima di un maleficio per quasi tutto l’anno scolastico, se già l’identità era un po’ in crisi per gli ormoni e la crescita, quello la poteva rovinare. Però, quando il “pranzo” si era trasformato in “merenda” e poi inesorabilmente in “cena”, Molly non aveva più retto e si era lasciata andare a una crisi isterica che aveva colpito come un monsone tutta la famiglia, e il ministero sezione persone scomparse, più volte, fino a tarda notte, ripetutamente.

Del resto nessuno era rimasto con le mani in mano nemmeno durante il giorno.

Arthur si era dato un gran daffare al ministero per distribuire foto della figlia a chiunque avesse intenzione anche solo di uscire per bersi un caffè; Harry, Ron e Hermione battevano i boschi e campi intorno alla casa fin dalla mattina, Fred e George facevano lo stesso sorvolando i villaggi magici. Perfino Percy la stava cercando, proprio lui che di solito non si interessava alle “sceneggiate” famigliari.

Faceva un gran caldo, ma nessuno si dava pace: bisognava ritrovare Ginny, non aveva ancora dodici anni! Le poteva accadere di tutto.

 

 

 

Ginny se ne stava seduta in un grande atrio ventilato, al fresco, con un succo tropicale in mano (con tanto di ombrellino!) mentre Draco, seduto come al solito di fronte a lei, le mostrava una piantina dell’immenso negozio per ricchi di sua madre. Erano nella zona ristoro dello stesso, al piano terra, circondati da piante e fiori che rendevano molto accogliente l’ambiente, fatto tutto di vetri e specchi.

Nessuno dei due sembrava infastidito dalla presenza dell’altro: erano affari e loro collaboravano, una volta finito sarebbero ritornati alla vita di sempre.

O meglio, Ginny pensava che dopo quello avrebbe avuto abbastanza soldi per affittare un qualcosa per l’estate, anche solo una piccola tenda magica, giusto per il periodo in cui avrebbe dovuto tornare in famiglia per passare le vacanze; Draco, invece, pensava che se il suo piano fosse andato a buon fine si sarebbe guadagnato il rispetto di suo padre e avrebbe messo a tacere Potter&friends, compresa la Piattola che, per essere una ragazzina del primo anno, si era dimostrata davvero...fastidiosa? Sì, ecco. Perché non poteva solo essere posseduta, no, lei doveva anche essere salvata dagli eroi della domenica. Sicuro non fosse stata l’adorata sorellina della Donnola non si sarebbe scatenato quel casino.

Draco si scostò un ciuffo che gli era caduto sugli occhi: - E in questo settore ci sono gli accessori magici, magia nera, e quindi a te è proibito avvicinarti. Sono solo per purosangue, hai capito? Non importa quanti soldi possano esser disposti a pagare: solo purosangue.

- Ho capito, ho capito. Primo piano vestiti, secondo: borse, cappelli e scarpe; terzo: accessori, vietato il reparto nascosto dietro il grande specchio. Chiaro.

Ginny mosse la testa su e giù come un buon cagnolino, aspirando un sorso del cocktail che aveva in mano, non ci voleva un genio per seguire i discorsi di Draco, poco ma sicuro.

- Bene, brava. Senti… dove hai detto che dormi? Sai che devi esser qui alle 7 vero? Non prendere un alloggio troppo lontano.

- Non so, Malfoy. Non ho abbastanza soldi per pagarmi un posto letto, a meno che non dorma in strada o non dorma affatto o… non è che potrei dormire qui? L’hai detto tu stesso che c’è una piccola dependance!

Ecco, l’aveva detto. Ginny aveva appena pronunciato le parole che aspettavano entrambi. Lei per non tornare a casa e non finire per strada, per fargli pena e farsi accogliere, lui la voleva in trappola, invischiata a tal punto nella sua rete che fosse impossibile sfuggirgli.

-Mi schifa la sola idea, Weasley! Ma… potrei chiedere a mia madre, se l’altra opzione è perdere l’aiutante.- Mentì spudoratamente Draco.

-Grazie ehm.. Draco.

- Chiamami Malfoy, non voglio aver nessun contatto con te che non sia legato al lavoro.

-Bene, Malfoy. –

Succhiò soddisfatta dalla cannuccia: quel succo era buonissimo e lei aveva trovato un alloggio a prezzo zero.

  Erano passati solo dieci minuti da quando Draco l’aveva lasciata e già ne stava discutendo con i genitori. Sorprendentemente avevano trovato che fosse una buona idea avere la piccola Weasley come aiutante e certo non le avrebbero negato l’ospitalità.

Draco era rimasto basito, non capiva come, dopo tutti quegli anni di ostilità, potessero accogliere in casa loro una traditrice dei purosangue, almeno non prima di avere ascoltato il suo piano che l’avrebbe allontanata prima dai suoi amici e poi distrutta.

Ci pensò sua madre a spiegargli la situazione quando furono soli, a quattr’occhi: la ragazzina serviva per una vendetta e Draco doveva collaborare. Ci sarebbe stato? Sì, ci stava. Sorprendentemente era lo stesso motivo che aveva mosso Draco ad accollarsela, solo che suo padre non mirava a Potter e il suo giulivo seguito, piuttosto all’intera famiglia Weasleypezzenti.

Il piano era di traviare la dolce bambina di Molly Weasley, la sua unica femmina, quella con cui aveva un legame particolarmente forte; l’avrebbero fatta diventare una Malfoy, le avrebbero fatto disprezzare la sua famiglia e l’avrebbero educata secondo l’etichetta dei veri e nobili purosangue. Era un progetto di poche parole, lineare: proprio per la sua semplicità sarebbe andato a buon fine. Dopotutto, poi, quella che si doveva ingannare era una bambinetta di dodici anni scappata di casa, anche se fosse stata sospettosa all’inizio, avrebbero comunque vinto loro perché quando giocavano sporco lo sapevano fare molto bene.

Narcissa, andandosene, consigliò al figlio di diventare piano piano il migliore amico della bambina, il suo confidente e, perché no?, anche il suo fidanzatino. Draco ci stava. Troppe volte aveva subito a scuola gli scherzi dei Weasley e troppe volte Potter aveva sventato i suoi, di scherzi. Ora era il momento della vendetta. Che si ripercuotesse anche sulla famiglia di lei non lo turbava, Weasley e Malfoy non andavano d’accordo, lo sapevano tutti, e quello sarebbe stata solo una piccola goccia nel vaso della discordia.

  Due ore dopo, mentre la famiglia Weasley cercava ancora la propria figlioletta, questa entrava  nell’atrio della residenza principale dei Malfoy: aveva trovato una camera in una lussuosissima villa con tanto di pavoni in giardino e la pagavano anche per lavorare in un negozio bellissimo in cui avrebbe volentieri prestato servizio gratis solo per poterci stare dentro.

Non poteva andare meglio.

Era un sogno, il suo personale sogno di successo.

Gli elfi domestici presero le cose di Ginny e le portarono nella sua nuova camera. Quando anche lei poté vederla le si riempirono gli occhi di lacrime, non aveva mai pensato che i Malfoy potessero essere così… così ospitali! La camera era bellissima, immensa, aveva le pareti rosso scure con stucchi dorati, anche il letto a baldacchino riprendeva gli stessi colori, c’erano una bandiera e un poster di Grifondoro appesi, un tappeto magico che cambiava alternativamente il logo di Hogwarts a quello della sua casata, in più aveva un bagno personale che avrebbe fatto invidia a quello dei prefetti Hogwartiani (Percy ne aveva descritti i meriti molto entusiasticamente). Il cuore quasi le scoppiò quando aprì l’enorme porta finestra e si rese conto che la stanza dava sul rigoglioso roseto di cui i Malfoy andavano fieri.

Non avrebbe mai potuto ringraziarli abbastanza, ma era sicura di una cosa: non avrebbe più potuto dir nulla di veramente maligno contro di loro, la sua famiglia sbagliava e l’aveva dimostrato più volte. Si diede della stupida per avere ascoltato così tanti pregiudizi e non aver capito che erano solo fandonie dettate dall’invidia. Perfino l’episodio del diario le sembrò un errore: in fondo il signor Malfoy non aveva mai ammesso di aver preso parte alla cosa e poteva benissimo essere come diceva lui. Nessuno che accogliesse così bene una che apparteneva a una famiglia altrimenti sgradita, facendola sentire veramente a casa, poteva essere così malvagio e meschino come lo descrivevano sempre i suoi genitori.

Si allungò sul letto guardando i piccoli elfi domestici mettere a posto le sue cose dalle valigie agli armadi, poi si decise a fare un lungo bagno rilassante: doveva essere in forma per il giorno dopo o avrebbe iniziato il suo lavoro già stanca.

 

 

 

Ciao a tutti! Eccomi tornata J ... una sola recensione? Hm? Ma almeno una c’è! E Blessed Bondless che recensice  e che spero di rivedere in questo capitolo!

 

Parlandoti proprio a tu-per-tu, Bondless, ti ringrazio della recensione! In questo capitolo ho dato forse poco spazio a quella che è l’introspezione piuttosto che alla vicenda, ma ora il meccanismo si mette in moto... da qui in poi Draco ritorna a essere più nel personaggio, Ginny se ne discosta, entrano in campo le famiglie e tutto si ingarbuglia (evviva!!!) ... quindi, fammi sapere ancora cosa ne pensi :P

 

-         Ah, se a qualcuno pare “strano” o “vecchio sistema” che io risponda alle recensioni qui lo informo che lo faccio perché mi piace tenere un dialogo aperto a tutti gli occhi (come lo è la storia e lo sono le recensioni), solo quelle dell’ultimo capitolo saranno risposte in privato, se a qualcuno non garba o non recensisce (ma, suvvia, dai!) o mi specifica di rispondere in pm -

 

 

è Il titolo questa volta è una frase di “Little Lies” di Tarja Turunen, la traduzione è: “piccole bugie, piccole bugie, causano drammi...”    (oh, sì, ancora titoli legate a canzoni...)

 

Grazie a chi legge ma soprattutto a chi recensisce!!!

 

 

A presto,

Gufo

 

 

 

 

  
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