Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: V a l y    23/08/2011    6 recensioni
Per quanto le guerre erano finite ormai da molto e a Suna si respirava un'aria di tranquillità e agiatezza, la violenza riusciva a farsi strada in altri modi e non cessava mai di dilaniare il pianeta. Temari ne era stata abituata fin da piccola, assimilandone una verità rassegnata, aspra e antica più del mondo che non lasciava speranze di mutamenti o miglioramenti: l'uomo, più di qualsiasi altro animale, era sempre stato assassino di se stesso, fautore di sofferenze e ferite più di qualsiasi malattia, foriero di distruzione più di qualsiasi calamità naturale.
{ Scritta per l'iniziativa del forum Black Parade "Happy Birthday Temari!" }
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Un pulviscolo caldo e opprimente di polvere e fumo permeava l'intera vallata. Temari si coprì naso e bocca con la mano, oltrepassando la cinta muraria del villaggio. Carri e barili capovolti, detriti di mattoni e attrezzi agricoli dilagavano sullo stretto sterrato. Sul ciglio era sparso un nugolo di kunai, ed altri ancora erano rimasti conficcati nei tronchi e nelle pareti di legno delle casupole ai lati. Si respirava un'aria greve e prostrata.
Temari si soffermò con lo sguardo su un cumulo di feriti seduti e distesi a terra: cittadini comuni, come contadini, donne e ragazzini. Su di una collinetta poco distante, alcuni ninja medicavano i sopravvissuti o trasportavano di peso i cadaveri lungo le paratie di cemento dell'acquedotto, destinati a un luogo lontano dagli occhi dei civili.
S'incamminò in quella direzione, alla ricerca dei suoi compagni. Giunta all'accampamento, posò il ventaglio e soccorse un ferito comparso al limitare del bosco che arrancava avvalendosi dell'appoggio dei tronchi. Aveva un taglio profondo lungo tutto l'arto inferiore destro, che Temari tamponò con un panno e avvolse con una fascia. Chiamò un ninja medico che l'aiutò a trascinare il ferito nella tenda.
Con la coda dell'occhio, Temari scorse alcuni cadaveri ai piedi degli alberi, la maggior parte celati da teli bianchi, mentre i restanti erano rimasti scoperti sotto le intemperie di una violenza senza nome e senza freni, che li aveva sfigurati e macchiati più deleteria della peggiore delle malattie cutanee e degenerative. La ninja di Suna distolse lo sguardo e si concentrò sul sopravvissuto che reggeva da sotto il braccio. Lo distese su un futon nella tenda e si sciacquò le mani nel lavandino. Una scia di sangue scivolò dalle dita e si mescolò con l'acqua, illimpidendosi di un colore tenue e roseo, ciononostante ugualmente cruento.
Uscì all'aperto, ordinando ai suoi uomini di occuparsi dei feriti nell'accampamento, e tornata al villaggio alle pendici della vallata notò all'entrata del tempio diroccato il maggiore dei cugini Hyuuga raggiungerla con passo svelto.
“Ti hanno già fornito i ragguagli sulla situazione?” le chiese.
“No,” rispose Temari, “hanno mandato l'ordine di dirigersi urgentemente al villaggio di Daishi con dei soccorsi medici, motivando che la faccenda era critica e necessitava la priorità assoluta.”
“È così, da come puoi vedere,” spiegò Neji, esaminando con sguardo vago l'ambiente attorno a sé. “Purtroppo la missiva è giunta dopo che il villaggio era già stato saccheggiato. Abbiamo soccorso i feriti, salvato più vite possibili, ma già la metà delle vittime erano decedute prima che arrivassimo, molte delle quali validi ninja del posto. Questi briganti sono forti, da non sottovalutare. Per precauzione, Tsunade ha ritenuto opportuno richiamare anche voi del villaggio di Suna. Due ninja del nostro reggimento sono già stati mandati in ricognizione a cercare indizi su dove i briganti possano essersi diretti.”
Neji soffermò lo sguardo su Lee e Tenten, intenti a distribuire in piazza le provviste alla gente del villaggio.
“Hanno razziato e decimato un intero villaggio,” informò a Temari con una voce che, per quanto moderata, era stata pizzicata da una certa malcelata amarezza. “Dobbiamo catturarli prima che ne devastino un altro.”
Temari si limitò a fare un cenno con la testa e si ritirò in una delle tante casupole vuote e fatiscenti. Osservò le stanze disadorne e i fusuma carbonizzati, alla ricerca di qualche indizio che li delucidasse su chi fossero i banditi che dovevano inseguire o da dove provenissero, ma non era rimasto nient'altro che lo sfascio di una battaglia identico a quello della guerra. Temari ricordava ancora i combattimenti sanguinari che si svolgevano a Suna e nei villaggi nemici. Per quanto le guerre erano finite ormai da molto e a Suna si respirava un'aria di tranquillità e agiatezza, la violenza riusciva a farsi strada in altri modi e non cessava mai di dilaniare il pianeta. Temari ne era stata abituata fin da piccola, assimilandone una verità rassegnata, aspra e antica più del mondo che non lasciava speranze di mutamenti o miglioramenti: l'uomo, più di qualsiasi altro animale, era sempre stato assassino di se stesso, fautore di sofferenze e ferite più di qualsiasi malattia, foriero di distruzione più di qualsiasi calamità naturale. Temari aveva imparato a convivere con questa condizione quando ancora non era una ninja, diventandone talmente avvezza che già da ragazzina aveva smesso di impressionarsi delle atrocità e delle conseguenze di una battaglia, grande o piccola che fosse. Per quanto le persone piangessero la morte dei cari, per quanto i corpi venissero deturpati nelle maniere più barbare, per quanto certi assassini non avessero pietà persino per vittime più innocenti come bambini, lo spirito ferreo di Temari non veniva incrinato da alcun turbamento o tristezza che non fossero già stati incanalati da moltissimi anni in un anfratto buio e sconosciuto della propria anima. Ciò che provava di fronte a certe situazioni delicate non era reale indifferenza, ma l'abitudine ad averle da tempo immemore portate sulle proprie spalle, ormai più forti e indistruttibili di qualsiasi roccia.
Osservò la parete vicino alla cucina, imbrattata di una grossa strisciata di sangue rappreso. I briganti maneggiavano un arsenale completo di kunai e molte vittime avevano il corpo reciso da tagli profondi e precisi. La chiazza di sangue davanti a lei dimostrava un tipo di ferita analoga. Temari ipotizzò che, probabilmente, i loro nemici erano persone più proclive a usare tecniche corpo a corpo che di chakra.
Sentì dei passi alle sue spalle, lenti e cadenzati. Aveva imparato a riconoscere i propri compagni solo con l'ausilio dell'udito.
Shikamaru si appoggiò al muro annerito dalla cenere e si accese una sigaretta, scrutando la schiena dritta e sostenuta di Temari. “Scommetto che stiamo pensando la stessa cosa.”
La ninja di Suna si voltò con un mezzo sorriso dipinto sul viso. “Non lo so. Io stavo pensando in quale modo, stavolta, stesse perdendo il suo tempo quel cialtrone di Nara.” “Bugiarda,” sostenne Shikamaru, mettendosi di fianco a lei. “Penso anch'io che usino per lo più tecniche ravvicinate. In questo modo potremmo batterli con tecniche di chakra.”
Il suo incredibile modo di analizzare e dedurre gli avvenimenti riusciva quasi a stupirla. Aveva una capacità strepitosa e meditata di studiare tattiche d'attacco e di difesa per le battaglie, che in pochissime occasioni avevano portato a risultati sfavorevoli. Il più delle volte indovinava ciò che le frullava nella testa. Era un alleato formidabile e capace. Ma questo non gliel'avrebbe mai ammesso.
“Non credo che i nostri nemici possano essere più forti dei membri dell'Akatsuki che abbiamo già battuto. Ma è comunque meglio non sottovalutarli,” ritenne Temari, senza aver mai smesso di sondare con sguardo cogitabondo la macchia di sangue di fronte a sé.
“È vero, è meglio non sottovalutare mai nessuno,” convenne Shikamaru con uno strano sorriso abbozzato che la compagna non riuscì a decifrare.
“A che ti riferisci?” domandò Temari mettendosi a braccia conserte.
“Sai che giorno è oggi?” chiese a sua volta Nara in un tono lievemente animato da una cadenza emblematica.
Temari non seppe rispondere e si voltò a guardare interrogativa il ninja di Konoha. Quest'ultimo le porse un piccolo oggetto dalla forma singolare. La ragazza lo prese e lo osservò attentamente. Si trattava di un pezzo di legno lungo circa dieci centimetri intagliato a forma di volpe, con due buchi alle estremità.
“È un flauto,” spiegò Shikamaru, senza però motivare per quale ragione glielo stesse dando.
“Vuoi che ti suoni una canzone per svegliarti un po'?” ironizzò Temari sorridendo beffarda.
“È per te, simpaticona,” le disse Nara senza scomporsi, curvando le labbra, dopo una miriade di sorrisi sghembi, stanchi e parziali, in maniera sincera e naturale. “Buon compleanno, Temari.”
Lei dischiuse la bocca, incredula. Era il ventitré di agosto, e l'aveva dimenticato. Aveva smesso di consultare il calendario da anni, rammentandosi solo dei giorni che avessero a che fare con gli impegni diplomatici. Lo riteneva più pratico, e il suo compleanno non rientrava tra le prerogative di ambasciatrice di Suna.
“Come facevi a sapere che oggi è il mio compleanno?” gli chiese, senza riuscire a nascondere la sorpresa nelle parole. Lui fece spallucce, direzionando lo sguardo verso il soffitto, con casualità.
“L'avevo letto nei registri di Tsunade tempo fa. Ho una memoria eidetica,” spiegò con un certo orgoglio. Era una delle particolari abilità che sfruttava durante le innumerevoli partite di shogi: ricordarsi ogni mossa dell'avversario lo avvantaggiava a comprendere il suo gioco, anticiparlo e surclassarlo.
“Shikamaru-kun, Temari-san,” li interruppe una vocina docile e delicata. Hinata aveva fatto un passo oltre la soglia del fusuma strappato e bruciato in più punti, mettendosi di fronte ai due ninja. “Kiba-kun e Naruto-kun sono appena tornati dalla perlustrazione. Sanno dove si trovano i nemici.”
“Meglio così, ci leveremo subito d'impiccio questa missione,” ritenne Shikamaru grattandosi la nuca. Si mise una mano in tasca e seguì con passo pesante la ragazza coi capelli corvini. Prima di uscire del tutto dalla casa, si girò verso Temari. “Avevi ragione tu, è meglio non sottovalutare mai nessuno, neppure i propri compagni.”
Spingendo forte col pollice, buttò il mozzicone di sigaretta sulla strada sterrata e si avviò verso i compagni di squadra. Temari esplorò con gli occhi il piccolo flauto di legno nella mano, analizzandone ogni increspatura e sfumatura di colore.
Non aveva mai ricevuto un regalo di compleanno, perché non ne aveva mai festeggiati. Sebbene fosse una tradizione comune per chiunque, nella sua famiglia non era mai stata conformata a causa di vicissitudini che, per quanto appartenessero al passato, continuavano a influire nel presente. Per Temari la data della propria nascita era un giorno come un altro riposto in un cassetto impolverato e trascurato della mente, già indaffarata a dover occuparsi di questioni socialmente più importanti e impegnative come le missioni ninja e i consolati di Suna.
Era la prima volta che qualcuno le augurava buon compleanno.
Temari strinse il flauto, invasa da un calore inaspettato e mai provato prima che non riusciva a contenere né a spiegare. Le morti, le malattie, il sangue, la violenza, le disgrazie, la fame, le ingiustizie non la scandalizzavano da anni, eppure quel semplice dono di Shikamaru le arrecò una sorpresa e uno sbalordimento che non avevano eguali.
Avrebbe tanto voluto che suo padre, almeno una volta, la trattasse così.

***

La luna baluginava oltre le fronde spesse degli alberi. Temari si chinò sul cadavere supino di un brigante ed estrasse il proprio kunai. Si asciugò la fronte imperlata di sudore e si tamponò nuovamente la ferita al braccio con la mano. Era un taglio superfluo, che non le aveva intaccato alcun nervo importante e aveva reciso di poco qualche filamento muscolare, eppure le provocava molto dolore. Strinse i denti e si legò attorno al braccio un pezzo di stoffa strappata dal proprio abito.
La battaglia era durata diverse ore, fino a notte fonda. La sua squadra, come le altre di Konoha, aveva avuto la meglio. I briganti erano stati nemici duri, ma non troppo impegnativi rispetto ad altri incontrati in missioni simili. I saccheggi crudeli e pletorici con cui erano riusciti a surclassare il villaggio di Daishi erano dovuti unicamente a una sete sterminata di violenza e di conquista. In più, i briganti erano in sovrannumero rispetto ai ninja del posto.
Temari si scrollò la polvere di dosso. Aveva il viso sporco, l'abito annerito e i codini scompigliati. Ripose il grosso ventaglio dietro la schiena, ormai sicura che nessun nemico era più nei dintorni.
Notò una scia di fumo diffondersi al di là delle fronde. Richiamò la squadra e, assieme a loro, si avviò in quella direzione. I ninja di Konoha stavano attizzando un fuoco, vicino al quale trovarono un calore confortante e riposante. Temari notò qualche taglio lieve su alcuni di loro, ma, oltre ciò, non ci furono morti o feriti gravi. Sollevata nel rivederli tutti in forma, raggiunse gli altri suoi concittadini.
Le urla di Naruto e Lee attirarono la sua attenzione. Stavano discutendo e ridendo di qualcosa a voce sostenuta, come sempre. Tenten riposava i muscoli spossati seduta alla base di un grosso macigno a fianco a Neji. Kiba sonnecchiava sull'erba appoggiando la testa sulla schiena di Akamaru, mentre Hinata ne carezzava teneramente il pelo bianco sotto il mento. Infine, Temari scorse Shikamaru, Shino e Choji vicino a un ruscello. Si avvicinò silenziosamente a questi ultimi e notò che stavano parlando della missione appena compiuta. Choji si stiracchiò e propose di abbrustolire qualche buon pesce appena pescato a Shino, che accettò di buon grado.
Temari rimase ferma dov'era a fissare la schiena di Shikamaru, con una strana contemplazione nello sguardo che la intimoriva e non riusciva a scacciare. Fintantoché lui non si fosse accorto di niente, non ci sarebbe comunque stato nulla da nascondere.
“Allora, cos'è che vuoi?” chiese Shikamaru annoiato con una canna da pesca in mano arrangiata alla bell'e meglio e una nota nella voce che a Temari suonò divertita. Riusciva sempre a riconoscerla girato di spalle, come lei sapeva riconoscere lui.
La ninja di Suna non rispose. Gli si mise di fianco e cacciò il flauto dalla tasca per mostrarglielo.
“Perché l'hai fatto?” chiese austeramente, con un tono di voce che sarebbe parso risentito a chiunque non la conoscesse bene come Shikamaru. Ma quest'ultimo aveva imparato a decifrare ogni sfumatura delle sue parole, e sapeva che quella della compagna era solo una sincera e autentica curiosità.
“Perché?” ripeté il ragazzo con disinteresse, ricambiandole lo sguardo. “Mah. Penso proprio che l'ho fatto per vederti sgranare gli occhi meravigliata. È una bella impresa scombussolare una seccatura tutta d'un pezzo come te, sai? Ti ho fatto quel regalo per sorprenderti, e ci sono riuscito.”
Temari fece un breve e fioco verso a denti stretti contrariato e al contempo divertito. Lasciò per la prima volta che l'istinto soffocasse la ragione, si mise in punta di piedi e baciò sulla bocca il ninja di Konoha. Quando si ritrasse da lui, lo vide spalancare gli occhi incredulo.
“L'ho fatto per sorprenderti,” spiegò Temari sorridendo, “e ci sono riuscita.”
Shikamaru mugolò una parolaccia annoiata tra i denti, le prese il volto e la baciò. Dopo la giornata appena trascorsa, avevano capito che la vita era troppo corta persino per perdersi in futili orgogli e inutili riserbi.





----------------------

IN TEMPO! *ha il fiatone* Ho scritto questa fanfiction all'ultimo momento, con uno stile del tutto diverso dal solito, forse meno introspettivo e più carico di descrizioni. A volte mi succede. Boh. Devo ancora definirmi come fanwriter, e sento che non ci riuscirò mai, perché sono proprio strana, a volte scrivo roba fluffa, subito dopo roba angst, poi passo al romantico più puro e cado nel cinismo più terribile, talvolta con qualche roba demenziale che più di così non si può. Sono una fanwriter davvero lunatica. D:
Comunque. Sento che questa sarà l'unica fic dell'iniziativa drammatica (oh, ma io se non ci infilo un po' di angst non sono mai soddisfatta, vero?), e sento anche che il lettore, fino a metà lettura, si sia chiesto: “Oh, ma il compleanno 'ndov'è? Non era un'iniziativa sugli anni di Temari?” E beh, come potete vedere, dopo essermi dilungata molto con descrizioni crude e poco romantiche... sì.
Ma ho pensato che, in fondo, dev'essere abbastanza normale per un ninja ritrovarsi in situazioni così terribili, come cadaveri, uccisioni, sangue, saccheggi. Perché no? Son pur sempre ninja.
Comunque, sono proprio felice di essere riuscita a finire in tempo questa fanfiction. Amo lo ShikaTema con tutto il mio corason. Ma qui, la storia, è più dedicata alla ninja di Suna. S'incentra più sui suoi stati d'animo, il suo passato. E un tocco ShikaTema non guasta comunque mai.


Happy Birthday Temari!
  
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: V a l y