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Autore: Scar    24/08/2011    0 recensioni
[Alles was zählt] Fan fiction in 8 capitoli che tiene conto, non degli ultimi spoiler, ma solo degli episodi correnti fino a metà luglio. Come sarebbero andate le cose se, una volta fallito il Centro Steinkamp, Roman avesse deciso di lasciare Essen e cercare la sua fortuna altrove? Avrebbe dimenticato Deniz per sempre?
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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8/8

*

“Rispondi!”
“No!”
Annette gli allungò il cellulare che suonava all'impazzata da oltre venti minuti, scoccandogli un'occhiata truce. L'aggeggio infernale smise di squillare, poi la musichetta riattaccò dopo pochi secondi.
“Se non rispondi tu, lo faccio io” gli intimò lei.
Roman sbuffò, strappandole il telefonino dalle mani, ma anziché accettare la chiamata, come Annette sperava, lo spense.
“Come puoi essere così immaturo?” lo apostrofò lei, puntando i pugni sui fianchi. “Non hai più trent'anni, Roman!”
Lui la fulminò con lo sguardo. “Volevi dire venti” la corresse.
“Non avendoti conosciuto allora, ora posso dire con certezza che non avrebbe fatto molta differenza”.
Roman alzò minaccioso un indice contro di lei e aprì la bocca per risponderle a tono, per poi decidere di sterzare all'improvviso verso una direzione completamente diversa, e abbassò di colpo la mano.
“Si è preso gioco di me, Annette!” urlò.
“Ne sei convinto?”
“Li ho visti con questi occhi!”
Annette sbuffò con forza e, puntando come un kamikaze verso il divano, lo afferrò per un braccio e se lo trascinò dietro. La conversazione si prospettava lunga e faticosa. “Allora, ricapitoliamo. Tu hai visto Deniz e Justin che pomiciavano”.
Lui annuì con aria affranta.
“Tu hai visto Deniz e il suo ragazzo” puntualizzò lei, “che pomiciavano. Perché ho l'impressione che tutto questo sia l'effetto di un incredibile déjà-vu?”
Lui aggrottò le sopracciglia con fare interrogativo. “Eh?”
“Tu e Deniz, una coppia. Marc, il tuo ex. Tu e Marc insieme. Ci arrivi fin qua?”
Roman scrollò il capo con veemenza. “Non è la stessa cosa”.
“No?” fece lei. “Perbacco, mi sembrava di sì”.
“Io e Deniz... è diverso. Quello che c'è tra noi è speciale... o almeno lo era”.
“E' sempre speciale tutto quello che ci tocca da vicino. Tu che ne puoi sapere del rapporto che Deniz ha con quel ragazzo?”
“Hanno una relazione aperta, Annette” rintuzzò lui, con una nota di disgusto. “Che vuoi che abbia di speciale una relazione aperta?”
“L'apertura forse? Scherzo”. Annette congiunse le mani davanti alle labbra come se pregasse. “Deniz è stato sincero dal principio con te, oppure no?” riprese.
Roman annuì con una smorfia infastidita.
“E uscendo con lui ieri sera, correggimi se sbaglio, è come se avessi accettato di prendere parte a questo – fece un gesto vago con le mani – come vogliamo chiamarlo? Menage a tre?”
“Una relazione aperta non prevede un numero fisso di partecipanti.” borbottò tra i denti.
“Ancora meglio!” aggiunse lei.
“No!” protestò lui, con forza. “Non è meglio! Abbiamo parlato, tanto. Mi ha detto che sperava che io tornassi da lui. Mi voleva e adesso... adesso...” s'interruppe, indicando con un ampio gesto quella stramba situazione come se si fosse presentata davanti agli occhi in carne ed ossa.
“Ti ha detto che ti ama e che vorrebbe stare solo con te?”
“No... ma io pensavo che... avevo capito di sì. Lui me lo ha fatto credere”.
“E tu gli hai detto che lo volevi come un tempo?” chiese di nuovo Annette.
“No, ma credevo non ci fosse bisogno” le rispose lui.
“Perfetto!” chiosò lei. “Molto fumo ma poco arrosto”.
“Tutto fumo e niente arrosto” la corresse.
“Fa lo stesso”.
“Che cosa devo fare?” la supplicò lui, confidando in una risposta risolutiva.
“Parlaci. Sii chiaro con lui e fa in modo che lui lo sia con te”.
Roman annuì, rendendosi conto di essere stato un po' troppo precipitoso, probabilmente. “Ma non subito” aggiunse. “Adesso sono ancora sconvolto”.
Il portellone d'ingresso si aprì in quel momento e Roman sollevò la testa di scatto, inviando uno sguardo pungente nella sua direzione. Annette si voltò di conseguenza.
“Ho la sensazione che invece ti tocchi, proprio adesso, e non chiedermi come faccia a saperlo” gli sussurrò lei, a mezza bocca. “Ciao, Deniz!” disse subito dopo, in tono squillante.
Deniz le sorrise, incerto. “Ciao, Annette.”
La donna si alzò, dopo aver dato una poderosa gomitata a Roman, e si defilò, uscendo di casa senza nemmeno preoccuparsi d'imbastire una scusa. Era decisamente superflua e inopportuna la sua presenza.
“Ti sto chiamando da mezz'ora” gli disse subito Deniz.
“Buffo! Esattamente da mezz'ora ho rifiutato tutte le telefonate”.
Deniz sgranò gli occhi, sorpreso. “Perché?”
“Vuoi proprio che te lo dica?”
“Lo apprezzerei.”
Roman scattò in piedi come una molla e marciò nella sua direzione, arrestandosi di colpo a un passo da lui. “D'accordo!” esclamò, con voce isterica. “Vuoi sapere quello che penso? Te lo dirò. Io sono Roman Wild e lo sarò sempre. E in quanto Roman Wild, sono abituato a combattere con le unghie e con i denti per ottenere quello che voglio. Nessuno mi ha regalato mai nulla. E tutti i giorni ringrazio un dio in cui non credo per avermi fatto così, omosessualità compresa.”
Deniz aprì la bocca, forse per replicare, ma lui lo bloccò con un gesto e continuò nella sua filippica.
“Posso essere geloso fino alla paranoia e sono sempre stato possessivo con le mie cose, i miei trofei, i miei pattini, i miei vestiti, tutto, compresi gli amici e i ragazzi che mi portavo a letto. E se amo qualcuno lui deve essere soltanto mio, nemmeno deve guardarlo un altro uomo – strinse gli occhi fissandolo con uno sguardo omicida – o una donna”.
“Roman, io...” riuscì a dire Deniz, ancora una volta interrotto.
“Sono un romantico vecchio stile. Mi piacciono le sdolcinatezze più nauseanti di questo mondo, la musica più melense e i film più stucchevoli che siano mai stati girati e voglio che la persona che amo condivida queste cose con me, anche se gli dovesse venire l'orticaria. Adoro lamentarmi di qualsiasi cosa, anche di quello per cui non ci sarebbe motivo, e so essere un vero stronzo quando serve, e non sopporto chi lo sia più di me, perché sono io e solo io a dover avere l'ultima parola. Sempre”.
“Lo so... e infatti..” ritentò Deniz, inutilmente.
Roman gli puntò un indice intimidatorio davanti alle labbra e così restò fino alla fine.
“Quando ti ho detto, due anni fa, di non cambiare, era esattamente quello che intendevo, perché quello che sei sempre stato mi accendeva, mi eccitava, mi faceva sentire vivo, perché mi dava un motivo per lottare, ogni giorno. E anche adesso, so che fondamentalmente sei rimasto lo stesso, e mi viene voglia di sbatterti contro un muro e farti cose di cui nemmeno oso pronunciare il nome. Cazzo!”
“Roman...”
“Ma non potrò mai accettare che tu stia con un altro nel frattempo, che lo baci, lo abbracci, e che lui sappia di te cose che solo io ho il diritto di sapere, di come ti muovi quando fai sesso o del verso che fai quando vieni, oppure di come è il tuo viso dopo che sei venuto”.
“Okay” riuscì a dire Deniz.
“Non ho ancora finito” replicò, acido. “E tutto questo perché in fondo sono un insicuro. E per la mia insicurezza ho buttato all'aria il nostro rapporto, qualche anno fa, perché Marc mi ha fatto tornare indietro nel tempo, illudendomi che avessi ancora vent'anni e che fossi più desiderato di quanto tu mi desideravi. E poi, quando sei stato con Jessica, la mia parte razionale sapeva che non aveva significato nulla, ma la parte più stronza e bastarda di me, che vuole sempre avere l'ultima parola, diceva: è giovane, è sexy, può avere uomini, donne, può essere qualcuno nella vita, perché ha davanti mille occasioni. Che se ne sarà di te, una volta ottenuto quello che vuole?”
Deniz scrollò il capo. “Io ho sempre voluto solo te”.
“E adesso stai con uno che ha quasi l'età per sembrare mio figlio” continuò, ignorandolo, “che potrebbe diventare campione del mondo, che non solo mi toglierà il titolo, ma anche l'uomo che voglio per me, con cui voglio stare, che voglio scopare ogni volta, con cui voglio tornare a vivere, a condividere il letto, la tv, la biancheria, quando qualcuno di noi - TU - si scorda di fare la lavatrice, a cui dirò che quello che cucina è squisito, anche se mi fa schifo, che si scorderà di togliere i suoi vestiti in giro per casa e le scarpe davanti alla porta d'ingresso, che dimenticherà di aprire puntualmente la finestra del bagno dopo averlo usato, che lascerà il dentifricio aperto o le bottiglie del latte vuote nel frigo, o che...”
Deniz gli sigillò le labbra con un bacio a stampo e lo strinse a sé, così forte da fargli mancare il fiato. Aveva sempre saputo quale fosse il metodo ideale per zittirlo. Roman dovette interrompere il bacio, inspirando profondamente come se fosse appena emerso da un'apnea di tre minuti.
“Volevi uccidermi” gracchiò.
“Sì, naturalmente” ironizzò Deniz con un sorriso accennato. “Roman io...”
“Volevi liberarti di me” insistette con voce strozzata.
“...ti amo” concluse finalmente Deniz.
Roman fece una smorfia come per dire che non gli avrebbe creduto neanche se si fosse messo in ginocchio, mentre la parte più nascosta dentro di sé cominciava a sciogliersi come burro.
“E se non te l'ho detto prima è perché avevo paura. Ho cercato di farti credere che non significassi più niente per me; ma, lo sai, non sono mai stato bravo in queste cose”.
“Strano” intervenne Roman, evitando di guardarlo in faccia. “Questa volta sembravi convincente. Tutti migliorano con la pratica, evidentemente”.
Deniz gli prese delicatamente il mento tra le dita, obbligandolo a guardarlo. “Ma ho ancora paura, Roman. Ho paura che domani mi lascerai per un altro Marc che si presenterà all'improvviso in città, qualcuno che ti faccia sentire più importante di quanto riesca a dimostrarti, che possa offrirti più di quanto possa offrirti io. Qualcuno che si ricordi di fare la spesa regolarmente e che metta in moto la lavatrice o la lavastoviglie quando serve, che non sparga caos per la casa, perché è un metodico e un perfezionista proprio come te. Qualcuno che sappia la differenza tra un musical e un'opera lirica, che guardi con te tutte le sdolcinatezze che passano in tv perché le ama davvero e non solo perché piacciono a te, che non faccia nessuno sforzo per adattarsi al tuo modo di essere perché è già come tu vuoi che sia. E che non saprà mai e poi mai il valore di un tuo sorriso per qualcosa che sono riuscito a fare io, nonostante tutte le cose che non sono”.
Roman restò a bocca aperta di fronte a quella pseudo-dichiarazione. Stranamente, sembrava che non fosse più capace di emettere suoni; poi, in un attimo, riguadagnò la sua compostezza: sguardo fiero, sopracciglio arcuato e braccia conserte. Indietreggiò di un paio di passi.
“E con quel Goblin come la mettiamo?”
“Intendi Justin?”
“Ti sarei grato se non pronunciassi più il suo nome in mia presenza” rintuzzò, gelido.
“Con Ju... io e lui ci siamo lasciati...cioè lui mi ha lasciato, neanche un'ora fa, al Centro”.
Roman accentuò lo spigolo del suo sopracciglio, con scetticismo. “Vi ho visto prima, che vi baciavate”.
Deniz parve illuminarsi, comprendendo finalmente perché Roman avesse rifiutato le sue chiamate e fosse in quella modalità “over bitch”.
“Ci stavamo solo salutando”.
“Mmm” mugugnò Roman, non del tutto convinto. “E perché ti ha lasciato?”
“Perché era stufo della nostra relazione e perché con Georg Müller potrebbe avere quello che ha sempre cercato, un rapporto stabile e serio”.
“Aha” bofonchiò, neutro. “Ed era necessario baciarvi in quel modo?”
Deniz si accigliò. “Anche tu baci Annette sulle labbra come saluto”.
“Certo!” esclamò, riaccendendo il suo animo. “Ma con Annette non ci sono andato a letto!”
Fortuna che lei non fosse presente per smentire.
Tuttavia, Deniz innalzò a sua volta un sopracciglio e fece un sorrisetto storto. “Davvero?”
Lo sapeva. Come faceva a saperlo? - pensò Roman, terrorizzato – Annette, sei una stronza!- concluse nella sua mente.
Deniz accorciò la distanza tra loro due e allungò le braccia sulle sue spalle. “Ad ogni modo se non mi avesse lasciato lui lo avrei fatto io. Vorrei stare con te, Roman. Solo con te. Perché sei l'unico che abbia mai amato. Nessun altro uomo potrebbe prendere il tuo posto – notò il suo sguardo farsi più tagliente - e nessuna donna” aggiunse in fretta.
Poi si rabbuiò all'improvviso e un 'ma' resto sospeso sulle labbra.
Roman trovò il suo sguardo preoccupante e si affrettò a correre ai ripari. “Se è per Marc, ti giuro Deniz, te lo giuro. L'ultima volta non ti ho lasciato per tornare con lui. Devi credermi”.
Deniz tentò d'interromperlo, ma Roman riprese a parlare a raffica.
“Non era programmato. Cercavo un lavoro. Ci siamo incontrati per caso e me ne ha offerto uno, poi abbiamo cominciato a frequentarci ed è finita che ci siamo rimessi insieme, ma non ha funzionato”.
“Io ti ho visto con lui” intervenne, mostrando una tristezza che faceva male anche a guardarlo. “Eri felice”.
“Ero felice, Deniz, è vero. Ma solo perché mi sentivo realizzato con il lavoro. Ma una volta che quel dannato sogno è divenuto realtà, non c'è stato più niente che ci legasse, perché ho capito che mi mancavi e che niente avrebbe avuto più senso se non avessi avuto te al mio fianco”.
“Io ti amo, ma...” riprese Deniz, al che Roman si sciolse dall'abbraccio, ripristinando una distanza che – era più forte di lui – si costringeva a mantenere quando temeva di udire cose spiacevoli. “Io non sono più lo stesso di prima. Qualcosa è cambiato e quel qualcosa è diventato la parte più importante della mia vita e io non posso barattarla per nessuno, Roman. Capisci? Per niente e per nessuno, né per la mia felicità né per la tua”.
Roman si accigliò, cercando di capire quello che Deniz voleva intendere. Forse non ci sarebbe mai riuscito, così, semplicemente al primo colpo.
“L'ultima volta, ricordi? Abbiamo rotto perché, secondo te, stavo pensando solo alla mia carriera, e io ti dissi che sarei potuto cambiare. Ma ora no. Io non posso cambiare e non voglio, perché tutto quello che sento di essere lo devo a qualcuno, e quel qualcuno è Michael. Michael è la parte più importante della mia vita, e verrà sempre lui al primo posto qualsiasi cosa accada o decida di fare. Roman Wild sarebbe in grado di accettarlo? Io temo di no.”
Ma contro ogni previsione, Roman gli sorrise, sentendosi d'un tratto alleggerito di tutti i dubbi che l'avevano sopraffatto in quei pochi istanti. Si avvicinò di nuovo a Deniz, circondandogli la vita con le braccia. “Vorresti dirmi che d'ora in poi dovrò competere con un nanerottolo petulante di ottanta centimetri scarsi?”
Deniz scrollò il capo, mentre lo sguardo restava fermo e deciso. “Non c'è nessuna competizione, Roman, perché perderesti in partenza”.
Lui intuì che la faccenda fosse molto seria per Deniz e che non tutte le carte erano state posate sul tavolo della loro trattativa.
“Riusciresti a sopportarlo, Roman?”
Lui restò in silenzio, quasi stesse prendendo del tempo per riflettere.
Nello stesso istante, Ingo aprì la porta dell'elevatore, facendo la sua comparsa con un sorrisetto irritante; dietro di lui Annette che ansimava. “Mi spiace. Non sono riuscito a trattenerlo” gli disse, mortificata.
“Non importa” intervenne Deniz. “Abbiamo finito”.
Roman lo fissò sorpreso, poi raddrizzò le spalle, strinse le labbra e lo prese per mano, trascinandolo nell'ascensore e chiudendo entrambi all'interno. Si sedette sul pavimento e obbligò Deniz a fare altrettanto.
“Non abbiamo finito” gli disse. “Deniz, io ti amo”.
“Roman, io...”
“Shsh” sussurrò lui, posandogli un dito sulle labbra. “Un'ultima cosa. Deniz... a volte buttarsi a capofitto in una relazione” esordì, in tono pacato e con uno sguardo tenero che amava rivolgere solo a lui, “è come tentare di eseguire un triplo axel in una gara quando tutte le quotazioni sono contro di te. Se ti va bene, sei sul podio, altrimenti nei bassifondi della classifica. Io voglio tentare un triplo axel... con te, anche se, a prima vista, potrebbe sembrare un'impresa disperata”.
“Roman” ribatté Deniz, avvolgendogli le mani nelle sue. “Anche a me piacerebbe, sebbene un triplo axel riuscirei a farlo solo nei tuoi sogni... ma tu devi renderti conto che non potrai mai vincere l'oro con me. Michael verrà al primo posto, in ogni caso, per quanto possa amarti e desiderarti al mio fianco”.
“Lo so. Ti sembrerà strano, ma riesco a capirlo. Io, però, voglio farlo, Deniz. E' la cosa che più mi preme al mondo”.
“Anche se sarai eternamente secondo?”
Roman mugolò, stringendo le labbra in un sorriso storto. “Vorrà dire che cercherò di vedere il lato positivo di tutta la storia: perlomeno, non sarò più terzo”.
Deniz gli sorrise e, prendendogli delicatamente il volto tra le mani, lo attirò a sé e lo baciò.
“Ti amo”.
“Ti amo”.
Infine un altro bacio a sigillare la nuova riunificazione, l'ennesima. Questa volta, però, lui era pronto. Avrebbe dimostrato a Deniz quanto di Roman Wild, il combattente, ancora fosse in lui.
Questa volta non avrebbe permesso a nessuno di rovinargli, forse, la sua ultima occasione di essere felice. Tanto meno a se stesso.
E mentre si abbandonava tra le braccia e al sapore dei baci di Deniz, ogni cosa gli sembrava essere tornata esattamente in quel posto nel quale avrebbe dovuto trovarsi dal principio e dove, probabilmente, con un po' di buona volontà, sarebbe restata per sempre.

***

Fine
  
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