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Autore: Deirdre_Alton    24/08/2011    2 recensioni
C'è un piccolo ragno di nome Agravain che tesse la propria tela, nella sua trama saranno in molti a cadere. Sarà l'imprevisto però a far crollare il suo mondo.
C'è un'altra tela, grande, immensa, tessuta da Dio e dalla Dea. Questa trama si espande, oltre il mare, chi ne rimarrà impigliato?
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Agravaine, Gawain, Mordred, Morgana, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 39

Entrammo nel Mare Nostrum, navigammo, navigammo e navigammo ed infine tutti noi urlammo felici. «Terra! Sarras!»
Sulla torre sulla punta dell'isola a Nord vidi dei movimenti, ora probabilmente un soldato sarebbe saltato su un cavallo e l'avrebbe sfiancato per portare la notizia.
La nave dalla vela rossa era tornata.
Appoggiai le mani sulla balaustra e rimasi immobile per tutto il tempo che impiegammo per avvicinarci.
Sentii il suono della campana della chiesa suonare a cascata, festante. Il popolo di Sarras era stato avvisato, qualcosa di importante stava succedendo, li vidi affacciarsi alla finestre delle loro case, uscire e raggiungere il porto.
Qualcuno mi riconobbe. «Amir Anuar! Amir Anuar!» Iniziarono a chiamarmi.
Dalla strada pericolosamente ripida che portava al castello, vidi il castrato bianco del Re. I capelli biondi di Galahad erano come oro fuso, risplendevano al sole ed io da quel momento riuscii a vedere solo quello, non sentii più nulla. Per me l'unica cosa al mondo era lui, che pericolosamente scendeva a rotta di collo per la strada.
Attraccammo e lui scese senza fiato dal cavallo, mi vide e non staccò gli occhi dai miei. Mi sembrò più alto e Dea... più bello.
Le guance rosse, i capelli appiccicati alla fronte.
Vi voltai verso i marinai ed i passeggeri della nave, stavano aspettando che scendessi io per primo.
Salii sulla passerella, Galahad si mosse e fece per abbracciarmi ma io mi inchinai davanti a lui. Incapace di aprire la bocca aspettai in silenzio che fosse lui a parlare per primo.
«Amir Anuar! Amir Anuar!» La gente che era arrivata riprese a scandire il mio titolo.
«Mordred! Alzati... io…»
Alzai la testa e finalmente dopo tante settimane potei guardare i suoi occhi azzurri che avevo temuto di non poter vedere mai più.
«La verità è che non riesco ad alzarmi.»
«Cosa?!»
«E' proprio così, sono... diciamo che non sono proprio in forze. Ho un... fastidio al petto. Volevo fare un po' di scena davanti al popolo ma non avevo fatto i conti con-»
Lui si abbassò e mettendomi le mani sotto ai gomiti mi aiutò ad alzarmi.
Mi mancò il fiato.
Forse avrei veramente dovuto aspettare ancora prima di partire, durante il viaggio a cavallo avevo stretto i denti pensando che presto sarei stato meglio. In nave, nella piccola cuccetta avevo stretto i denti pensando che prima o poi saremmo arrivati.
Ora ero davvero stanco.
«Pensi... che poteri abbracciarti, o ti farei troppo male?»
Fui io ad abbracciarlo, ad annusare il suo profumo, i suoi capelli. Gli diedi un lieve bacio sulle labbra. La folla festante applaudì.
Spiegai a Galahad che avevo invitato i nostri marinai a rimanere a Sarras, dato che non c'era più nulla per loro in quella terra inospitale, il Graal ormai non aveva bisogno di essere più cercato.
Lui invitò tutti a scendere, strinse le mani a tutti dando il benvenuto.
«Mordred, come ti sei ferito?»
«Una freccia.»
Lui sgranò gli occhi ed infilò una mano dentro la mia camicia. «Galahad, che fai? Ci guardano!»
«Lascia che guardino. Dio mio! Ma... ti è successo poco prima di partire? Ci sono ancora scontri in Britannia?»
Lo guardai senza capire esattamente di cosa stesse parlando.
«Galahad, cosa ti ha scritto zia Morgana nella lettera?»
«Mi ha scritto che c'era stata una battaglia tra Costantino e le altre alleanze del Sommo Re, che tu hai salvato tuo padre e che eri rimasto leggermente ferito. Dovevi sistemare delle questioni con i cavalieri... Ma questo ormai è successo da tempo, che c'entra con questa ferita così grave?»
Continuai a guardarlo senza capire.
«Galahad, dicendo “questo ormai è successo da tempo”, cosa intendi dire di preciso?»
«Mordred, ti pare il momento di scherzare? Ti ha fatto male l'aria di Camelot.»
«Decisamente, anche se per la precisione a Camelot non ho messo piede. Ti prego, dimmi, quanto tempo sono stato via secondo te?»
Lui serrò la mascella, io lo pregai di rispondermi solo guardandolo.
«Sono quasi due anni Mordred.»
«Potrebbero essere passati tre giorni come ne potrebbero essere passati trenta.»
«Mordred non capisco.»
«Te lo spiegherò, con calma te lo spiegherò. Ti chiedo perdono.»
Lo baciai, fregandomene del dolore alla spalla, fregandomene delle risatine dei marinai e delle donne, del popolo che ci guardava. Fu un bacio serio, di quel genere che ci scambiavamo solo in camera. Galahad si strinse a me forte rispondendo al mio slancio.
Mi sentii le guance umide e non sapevo esattamente per cosa, per troppe cose insieme.
«Mi dispiace Galahad, non sai quanto. Io sono stato ad Avalon e lì... per me sono passate solo alcune settimane da quando sono partito.»
Gli si mozzò il fiato, scrollò la testa. «Avevo incominciato a credere che tu... fossi stato nominato erede di tuo padre o che avessi scelto di rimanere lì ed io dovevo accettare la tua scelta…»
«Ti sei sposato?»
«Cosa? Ma cosa vai a pensare!»
«Hai detto che dovevi accettare la mia scelta... ho pensato che…»
«Non sono mica una persona di così facili sentimenti!»
Non gli risposi a tono. «Stiamo forse litigando?»
Mi sorrise. «No, Mordred. No. Ti prego andiamo a palazzo, hai bisogno di riposare, di mangiare, di stare tranquillo.»
Lo baciai ancora, ancora e ancora.
«Galahad, tu vai pure avanti. Io ti raggiungo tra un po', devo fare una cosa.»
«Mordred, ma tu sei debole, non vorrai mica aiutare a scaricare la nave!»
«No, non quello. Vedi...» Sospirai. «Mi sento in colpa, terribile colpa. Sono morte tante, tante, tante persone Galahad. Ed io che cosa ho fatto? Sono andato fin lì e... sebbene tutti dicano che ho salvato mio padre, che cosa ho fatto? Ho forse combattuto? Ho solo richiamato la sua attenzione e quella di tuo padre. Così è stato Lancillotto a salvarlo da morte certa, non io. Se fossi stato tra loro, non avrei potuto fare di più? Se mi fossi allenato con costanza, sarei diventato un bravo spadaccino? Se avessi scritto una lettera a mio padre, lui mi avrebbe accettato? Se...» Avevo di nuovo le lacrime agli occhi.
«Mordred tu hai fatto tutto quello che hai potuto.» Mi accarezzò le guance con la manica della tunica e mi asciugò gentilmente il viso. «E hai dato il massimo, io lo so.»
Rimasi in silenzio. Non sapevo se aveva realmente capito quel peso che sentivo addosso.
«Cos'è che devi fare?» Mi chiese dolcemente.
«Espiazione. Forse non è la parola giusta. Vorrei andare a piedi fino al castello.»
La strada era ripida e lunga, nessuno la percorreva mai se non a cavallo o su un carro trainato.
«Mordred... tu non sai bene. Potresti fare altro per…»
«Tipo pregare?» Gli chiesi ridendo.
«Ho capito. Dopo questa pazzia farai tutto quello che ti dico? Come fare un bagno, mangiare e dormire?»
«Sì. Ma vorrei aggiungere un'altra cosa.»
Lui arrossì.
«Ah, Galahad! Non intendevo quello, però se vuoi...» Gli dissi racimolando un po' di malizia.
Lui abbassò la testa. «Cosa volevi aggiungere?»
«Non lasciarti mai più. Rimanere su quest'isola con te.»
Alzò la testa e mi strinse la mano. «Sì. Posso spiegare il perchè farai questa pazzia?»
«Sì, sei molto più bravo di me nei discorsi.»
Non so di preciso cosa disse Galahad, ma la gente mi guardò con sguardi carichi di sensibilità ed alcuni si fecero il segno dei cristiani guardandomi, forse era compassione la loro.
Il mio Re salì a cavallo, mi salutò con un cenno del capo e partì verso casa.
Dovevo veramente essere matto per aver scelto una cosa del genere. Me ne pentii quasi subito, ma la gente mi sostenne con le loro parole gentili. Sudai come non avevo mai fatto in vita mia e per la prima volta compresi cosa fosse veramente la fatica.
Pensai a Kay che mi aveva portato in braccio sul letto. Kay che era innamorato di mio padre.
Pensai ad Artù che era stato innamorato di Kay, di Bedivere, di Lancillotto e poi era tornato da Kay. Pensai a Bedivere e mi chiesi come mai avesse deciso di andare a vivere al Nord, forse l'idea di fare il monaco assieme a Lancillotto non gli era piaciuta. Meglio il mare freddo che una vita fatta di sacrifici della carne.
Pensai a Lancillotto, ora che poteva vivere con Ginevra, aveva scoperto di avere dei sensi di colpa ed aveva deciso di intraprendere una vita di privazioni.
Dopo, molto, molto tempo non pensai più a nulla, riuscivo solo a a concentrarmi sullo sforzo di mettere un piede dietro l'altro.
Quando arrivai alle porte del castello era buio, quasi non mi sentivo i piedi. Vidi Galahad venirmi in contro, riuscii a sorridergli e poi svenni tra le sue braccia.
Dormii senza sognare, mi lavai, mangiai, dormii, mangiai, mi curarono la ferita, dormii ancora.
Iniziai a sentirmi a posto, come se fossi tornato nella mia pelle.
Io e Galahad rimanemmo a letto per ore. Fu come riscoprirlo, riconoscerlo e capire che per me esisteva solo lui e per lui esistevo solo io.
Gli raccontai tutto quello che avevo fatto e visto, senza risparmiare nulla.
Dopo un tempo che ritenemmo ragionevole, rincominciammo a fare il Re ed il Vice Re. Donai, ovvero restituii i vestiti che erano stati di sua madre, a Dindrane che rimase con le lacrime agli occhi senza riuscire a trovare le parole da dirmi.
«Indossali Dindrane, credo che questo sia il modo più semplice per ringraziare Mordred.»
Lei annuì più volte e volò fuori dalla sala delle udienze private dicendo che sarebbe tornata subito.
«Ti ha raccontato la sua storia?» Chiesi a Galahad.
«Sì. La gente la ama e... spero che possa essere lei o la sua discendenza a poter reggere questo trono dopo di noi.»
Rimasi in silenzio fissandomi le punte degli stivali.
«No? Non lo pensi anche tu Mordred? Pensavo che lei ti piacesse.»
«Sì, Dindrane mi piace come se fosse la sorella che non ho mai avuto.»
«Stai scherzando?»
«No. Sono tremendamente serio.»
«Però, stai pensando a qualcosa che la riguarda, sbaglio?»
Ero un libro aperto per Galahad. «Pensavo alla sua discendenza.» Lo vidi impallidire. «Non vorrai mica occupartene tu, vero?»
«Mordred! Cosa vai a pensare-» Si bloccò vedendo che stavo ridendo come un pazzo.
«Mordred, lo sapevo che mi stavi prendendo in giro.»
Si alzò e mi raggiunse vicino alla finestra, allungò le mani e mi tirò le orecchie. «Hey che stai facendo, non sono mica il tuo gatto! Lasciami andare, che ho detto di male, era solo una cosa, tanto per ridere!»
«Mordred, io non posso nemmeno immaginare una... una cosa del genere, condividere... quello che condivido con te con qualcun altro, non voglio che ci scherzi su.»
«Va bene, non dirò più una cosa del genere.»
Lo baciai accarezzandogli la nuca, allora si rilassò e mi mise le mani sulla schiena stringendomi a sé e rimanemmo così fino a che Dindrane raggiante, non tornò per mostrarci l'abito che aveva indossato.
Una sorella, questo era per noi, le augurai col pensiero di poter trovare presto un uomo che fosse degno di lei e che le facesse dimenticare presto le privazioni che aveva subito. Rimase un po' a girare su se stessa ridendo e poi corse via.
«Galahad?»
«Si?»
«Non credi che io sia diventato irrimediabilmente gentile?»
«Ti riferisci ai vestiti di Dindrane?»
«Si.»
«Direi che sei un po' gentile, ma non sei irrecuperabile.» Dicendo così andò verso la porta e mi fece cenno di seguirlo, camminammo per i corridoi tenendoci per mano e poi uscimmo sulle mura ad ascoltare il rumore delle onde del mare e a fissare le stelle.

FINE


Lieto fine *_*
Mordred che compie la propria espiazione è una citazione di Kushiel's Mercy di Jacqueline Carey (per la precisione una cosa che fa Imriel al suo ritorno a Terre D'Ange).
Vorrei ringraziare tutte le persone che hanno letto questa storia, spero di non avervi deluso. In particolare mando un abbraccio ad Ailinon, Saki e Ilakey_chan *_* grazie ragazze per le vostre recensioni preziose come l'oro. Grazie anche a OrochiMary, che ha messo questa fanfic tra le seguite.


   
 
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