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Autore: Vichy90    24/08/2011    6 recensioni
Bella è una spogliarellista di un Club, è bella, romantica e innamorata.
Edward era un cliente del Club e infatti ha conosciuto lì Bella, tra le luci stroboscopiche del locale, la musica martellante e il lento movimento delle ragazze attorno ai pali.
Le è piaciuta. L’ha portata a casa con sé… Se n’è innamorato.
Ma l’amore con il tempo è diventato adorazione, e l’adorazione alla fine si è fatta gelosia…
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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<< Non andare. >> sussurrai tentennante e basso mentre sentivo il suo corpo nudo scivolare via dalle lenzuola… il materasso alleggerirsi del suo peso.
A quel suono si voltò, quasi fosse dubbiosa di essersele immaginate quelle parole, probabilmente desiderando di essersele immaginate.
<< come? >> mi chiese aggrottando la fronte.
<< non… non voglio che tu vada stasera. >> dissi nuovamente sentendo la mia determinazione scemare. Ma ormai mi ero messo ne guai da solo, sapevo che si sarebbe arrabbiata, sapevo che avrebbe reagito male, ma ormai mi ero sbilanciato ed era il momento giusto per dire ciò che ormai da un mese non mi faceva più dormire la notte.
Le dovevo dire una volta per tutte la verità, perché a me non bastava solo stanotte.
<< non voglio che tu vada più. >>

I suoi occhi si dilatarono alle mie parole sussurrate… il viso divenne cinereo e mi resi conto che non era la rabbia ad aver preso il sopravvento su di lei, ma qualcosa di più infimo e più doloroso: la paura.
La paura di perdermi.
<< Edward io… io non posso… lo sai, è il mio lavoro! >> ribatté, e vidi il suo corpo tremare ancora seduta al bordo del letto, con le morbide curve coperte solo dal sottile lenzuolo e le membra in un interno duello tra l’alzarsi e l’andare o il tornare indietro e restare.
Non era giusto metterla con le spalle al muro; obbligarla a fare una scelta che sapevo non voleva prendere, che mi aveva detto non avrebbe mai preso. Perché quella era lei, così come l’avevo conosciuta e non era giusto chiederle questa cosa… farle pesare ciò che era.
Solo che iniziavo a sentire il mio petto cedere sotto la forza di questo dolore sordo che lei mi procurava ogni sera, andandosene via come stava per fare ora… dopo essere stata con me.

<< sì lo so... lo so. >> ripetei più a me stesso quasi a cercare di convincermi che ero un egoista, che dovevo lasciarla andare.
Avevo conosciuto Bella in quel locale.
Quando l’avevo vista su quella pedana, coperta solo da un vestitino succinto e troppo piccolo per coprire il suo corpo, quando l’avevo vista ballare di fronte a me, con i suoi movimenti da gatta ammalianti, non mi era importato che fosse una spogliarellista. L’avevo avvicinata e non avevo pensato che le cose che mostrava a me le mostrava anche ad un immenso numero di altri uomini.
Forse era stato solo sesso quello che avevo cercato quando le avevo parlato la prima volta, quando le avevo proposto di vederci fuori e le avevo chiesto di venire con me. Ero stato solo guidato dal desiderio di averla, e alla fine l’avevo avuta… e lei non si era tirata indietro.
Non si era tirata indietro dopo che tutte le settimane mi presentavo al Club e mi avvicinavo a lei.
Non si era tirata indietro quando le avevo chiesto di uscire, senza nulla che contemplasse il sesso.
E alla fine non si era tirata indietro nemmeno quando le avevo confessato di provare qualcosa, qualcosa di serio, qualcosa che implicava sentimenti.
Lei, come la prima volta che l’avevo vista si era dimostrata disponibile, ammirata… felice. E aveva reso felice me ricambiando i miei sentimenti, stando con me, rendendomi la persona più amata di questa terra.
Ma se prima il piacere del suo amore mi aveva reso cieco di fronte a quello che faceva –perché io l’amavo ed ero disposto ad accettare anche quello- ora l’amore era diventato più forte, se mai fosse stato possibile, e l’innamoramento si era fatto con il tempo in adorazione, e l’adorazione si era trasformata più velocemente in gelosia.
Il suo corpo nudo ad ondeggiare lento attorno un palo d’acciaio… altre donne intorno a lei, ad accarezzarla e renderla appetibile agli uomini… e gli uomini, a guardarla, ammirarla, desiderarla...
Ad eccitarsi di fronte a lei.
Ad allungare le mani per toccarla… Volerla avere.
<< mi fa morire il pensiero di te in quel posto >> ripresi sentendomi la voce morire in gola a quei pensieri che non mi volevano abbandonare.
<< mi avevi detto che non era un problema… che andava bene, che non eri geloso… >> sussurrò.
<< MA SONO GELOSO DANNAZIONE!! >> scattai come una tigre stringendo le lenzuola fra le mani e fissandola negli occhi completamente fuori di me. << l’idea che ti tocchino mi fa diventare matto! Non riesco a sopportare di rimanere qui in questo letto a dormire mentre tu ti spogli su un palco! Non riesco a respirare, ma fai morire!! E solo l’idea che qualcuno ti si avvicini, ti parli, ti chieda di andare con lui.. >>
<< sai che non lo farei mai! >> mi interruppe lei fissandomi allarmata.
<< con me l’hai fatto. >> ribattei io più freddo e cattivo di quanto avessi voluto.
Ma mi pentii subito di quelle parole perché la vidi voltare la testa di scatto nel tentativo di non farmi vedere gli occhi illuminati dal pianto che io stesso –nella mia stupidità- le avevo causato.
<< Bella scus.. >> provai, ma lei i interruppe.
<< è così quindi quello che pensi? >> la voce era più tremolante di quanto mi aspettassi, e sapevo che per lei era difficile mostrarsi debole di fronte ad altri… me compreso. << mi ritieni una puttana o qualcosa del genere?! Anzi non una puttana, perché lei si fa pagare mentre io la do via gratis, giusto?!... quindi sono una troia! >> la vidi alzare le mani come a voler aggiungere qualcosa ma non avere le parole per farlo, e poi senza dire più nulla si alzò dal letto e iniziò a raccattare i suoi vestiti dal pavimento.
<< Bella no… non era quello che volevo dire, ti prego.. >> dissi veloce mentre mi dirigevo da lei e le prendevo i panni dalle mani.
Non volevo se ne andasse senza prima aver risolto, e dovetti ammettere con me stesso che volevo anche parlare con lei per trattenerla a casa e non farla andare a lavoro.
Ma quando la liberai dagli abiti e mi avvicinai maggiormente a lei per scusarmi, lei mi precedette perché scoppiò in un pianto disperato, allungando le braccia per tenermi lontano.
<< perché mi hai rinfacciato questa cosa, perché l’hai fatto?… sei cattivo! >>
<< Bella scusami, scusami… >> mormorai come una lamentela mentre, ignorando i suoi tentativi di tenermi a distanza, la abbracciavo e le baciavo i capelli.
<< avevi detto che andava bene, avevi detto che non ti interessava… lo sapevi che mi spogliavo… >>
<< Bella mi dispiace… non piangere ti prego! >> sussurrai ancora tra i suoi capelli, stringendola forte a me e sentendomi un verme per averle fatto male.
<< allora perché mi hai chiesto di restare? Perché hai detto quella cosa su di me? Sai bene come mi comporto quando sono là… >>
<< sì, lo so… è che…. sono geloso >>
<< ma sai che io non andrei mai con un altro… devi fidarti di me! >>
E sapevo che aveva ragione, ma io continuavo a sentire in me quell’angoscia per non essere al corrente di cosa faceva la notte.
<< è un lavoro… è solo un lavoro! >>
<< ma perché non puoi farne un altro? Puoi fare un sacco di altri lavori! >> mi ritrovai a dire e mi sentii un bambino petulante.
<< nessun lavoro mi farebbe guadagnare 3000 dollari in una serata… io ho bisogno di soldi… e poi non so fare nient’altro Edward, è questo quello che faccio… lo sapevi, lo hai sempre saputo. >>
<< si, lo sapevo.. >> mormorai vile sentendomi al limite di un burrone.
E il silenzio crollò su di noi, pesante e pieno di aspettativa mentre ancora nudi ci abbracciavamo a vicenda nella mia stanza illuminata solo dalla lampada sul comodino.
I singhiozzi d Bella divennero sempre più lievi, fino a scomparire e far tornare il suo respiro regolare… la sua mente più calma.
<< se non smetterò di lavorare mi lascerai? >> domandò tutto d’un fiato, talmente basso da sembrare un sussurro all’orecchio.
E la voglia di rispondere << Sì >> c’era.
La voglia di metterle paure, di darle un ultimatum, di forzare la sua risposta nella direzione che volevo io.
Perché sapevo che Bella avrebbe lasciato il suo lavoro per me.
Se gli avessi detto << Sì >> lei avrebbe lasciato quel lavoro per me, perché mi amava e non avrebbe permesso a questa cosa di separarci.
Ma se avessi risposto << Sì >> io sarei stato ciò che ci avrebbe separato.
Perché io avevo detto di amarla, di amarla per quel che era indipendentemente da tutto… ma ora dimostravo il contrario.
Io le avevo detto che mi fidavo ciecamente di lei, ma saperla in quel club mi faceva mettere il suo amore in discussione.
Io l’amavo, e le stavo facendo fare qualcosa che non voleva… qualcosa che forse in un futuro mi avrebbe rinfacciato e che avrebbe forse rovinato ciò che lei provava per me.
Se non avrebbe smesso di lavorare, l’avrei lasciata?
<< No Bella… io non ti lascerò mai. >>
E dopo quelle parole vidi i suoi occhi tornare lucidi… questa volta non per dolore, ma per commozione.
<< non è giusto chiederti di non andare. Quando lo vorrai sarai tua restare qui e a fare una scelta… non voglio essere io ad importela. >>
<< e non ce l’avrai con me? >> domandò dolce mentre le cancellavo le lacrime con i polpastrelli.
<< Non potrei mai avercela con te. Tu sei così… e io ti amo. >>
<< Edward.. >> mormorò ancora poco convinta timorosa.
<< stai tranquilla… e vai a cambiarti o farai tardi. >> e gli rivolsi un sorriso con il tentativo di farla calmare… di fidarsi anche lei di me.

Quella notte, nel letto con le lenzuola fino alla vita, mi ritrovai a fissare il tetto e a immaginare maniacalmente la mia Bella, che coperta con un solo perizoma di lustrini camminava e ancheggiava in mezzo agli uomini del club. Invitante, seducente e tentatrice.
Bella e luminosa come solo lei sapeva essere.
La immaginai andare al bar a prendere un drink; un uomo che le sia accostava dietro, le sussurrava qualcosa all’orecchio, le carezzava curioso il fianco.
Com’era accaduto quella sera di sei mesi fa..
Lei che si voltava, un sorriso malizioso sul viso, l’impudicizia di avvicinarsi e la totale assenza di vergogna per la sua nudità.
Così diversa da quando era sola a casa con me…
L’uomo le faceva una domanda; un invito inequivocabile. Il desiderio di realizzarlo.
Lei lo fissava curiosa, si guardava attorno ma non si avvicinava ulteriormente.
Un gesto di negazione con il capo, delle parole pronunciate dalle labbra che richiamano a me.
Lei che abbandonava il drink. Che abbandonava l’uomo. Che si allontanava mantenendo una promessa, onorando la fiducia.
Lei… La Bella che amavo.
La Bella di cui mi fidavo.
La Bella che faceva la spogliarellista.

E mi addormentai.

  
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