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Autore: alessiasc    24/08/2011    4 recensioni
Questa one-shot è ambientata a Novembre nel periodo in cui Demi Lovato è andata in rehab. E' importante per me, perché è la prima Alemi, spero che vi piaccia :3
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Se esiste qualcosa oltre il per sempre, io ci sarò.

Il ragazzo era seduto su quella sedia in quella cabina contornata da vetri e piena di strumenti musicali chiamata sala di registrazione da un'eternità.
«Da quanto tempo siamo qui dentro, Zack? Cosa abbiamo fatto fino ad ora? Quasi niente. Cazzo, dobbiamo muoverci. Non ho intenzione di passare ogni giorno cinque o sei ore qui dentro senza mai riuscire a respirare perché abbiamo Matt che ci fiata sul collo. Finiamo queste canzoni» detto questo, Rian si alzò e si stiracchiò per poi risedersi sullo scomodissimo sgabello che stava davanti alla batteria. Aveva le dita intorpidite. Teneva quelle bacchette strette nelle mani da ore ed ore.
Alex sospirò, e si alzò in piedi pronto a cantare. «Un'ultima volta ragazzi, vi prego» disse, per poi fare un cenno a Rian.
«One, two, one two three f...» non fece in tempo a finire, che la porta della saletta si aprì di botto e un assistente ansimante piombò dentro con lo sguardo leggermente allarmato. Prima di parlare si piegò e posò entrambe le mani sulle ginocchia. Quando alzò la testa, tutti lo stavano guardando con aria confusa e quasi scocciata.
«Alex, Matt mi ha detto di correre a chiamarti, mi ha detto letteralmente di correre. Dice che c'è una cosa importante che dovresti vedere. Di corsa Alex» disse, poi bofonchiando delle scuse uscì dalla stanza. Alex scosse la testa, guardò i suoi amici e fece ad ognuno di loro un lungo sguardo di scuse, poi senza voltarsi indietro, percorse il poco spazio che lo divideva dalla porta, aprì quest'ultima e uscì chiudendosela alle spalle. Corse su per le scale, e dopo qualche minuto entrò nell'ufficio provvisorio del suo manager, che rimaneva lì solo quando gli All Time Low registravano in quel palazzo.
«Matt? Mi cercavi» l'indaffarato manager alzò lo sguardo lentamente e sorrise al cantante della band.
«Siediti Alex, è importante e mi hanno quasi obbligato a dirtelo, ma ho bisogno che tu rimanga concentrato su quello che stiamo facendo con gli altri, okay? E' davvero importante in questo momento, quell'album. Lo sai, per il vostro futuro. E' il tuo sogno, no? Quindi, insomma, quello che ti sto per dire non dovrà cambiare niente in ambito...»
«Matt, cazzo, piantala di dilungarti, dimmi che succede e lasciami tornare al mio lavoro» Alex era alquanto scocciato. Lo stress accumulato negli ultimi giorni l'aveva fatto diventare nervoso e non vedeva l'ora di tornare a casa e dormire.
«Okay, sappi che non è facile per me..»
«MATT!» lo interruppe di nuovo: conoscendolo, avrebbe fatto un discorso di un quarto d'ora su quanto fosse difficile dire quello che avrebbe detto solo dopo almeno un'ora.
«Scusa, sì, scusa. Insomma, mi ha chiamato una persona che vuole restare anonima, ma è assolutamente affidabile, e mi ha detto una cosa alquanto spiacevole..» a questo punto il manager si chiese se era il caso di dirglielo. Alla fine, l'avrebbe scoperto da solo, quello che stava succedendo. Eppure una voce nella sua testa - e nella telefonata di qualche minuto prima - lo pregava di dire quello che sentiva di dire e basta. Matt prese un respiro profondo. «Demi Lovato, la tua amica, sarà ricoverata. Andrà in reabilitazione per qualche mese. A quanto mi hanno detto, per autolesionismo, uso di droghe e bulimia.» Il viso di Alex mutò totalmente: la sua espressione scocciata, impaziente e nervosa diventò un'espressione triste, preoccupata, allarmata e spiacevolmente sorpresa. Era rimasta anche un po' di rabbia, nei suoi occhi.
Si alzò di scatto, urlò un «GRAZIE!» a Matt e uscì di corsa, per precipitarsi in strada. Chiamò al volo un taxi e disse al tassista la destinazione.
Passarono solo pochi secondi e il suo cellulare prese a suonare. Alex lo prese tra le dita, riattaccò e lo spense, per poi rimetterlo in tasca. Dieci minuti dopo, pagò il tassista e scese, trovandosi davanti ad una villetta che conosceva bene. Casa Lovato.
Suonò il campanello, ripetutamente, e solo dopo qualche interminabile minuto, la madre di Demi, gentilissima, cordiale e affezionata ad Alex, gli aprì la porta.
«Salve signora Lovato, Demi è in casa? E' davvero importante» e solo dopo aver pronunciato queste parole si rese conto che Demi era in tour con i Jonas Brothers ed era assolutamente improbabile che fosse in camera sua, o che quella soffiata che avevano fatto a Matt fosse vera.
«Certo.. è.. in camera sua, tesoro. Vuoi qualcosa da bere? Vuoi che te la chiami o preferisci andare tu?» la sorprese invece Dianna, indicandogli prima la cucina e poi le scale che portavano al piano di sopra.
«Sì, cioè, no. Grazie, preferisco andare io su. La ringrazio davvero» disse Alex rivolgendo alla donna un sorriso un po' spento. Lei lo ricambiò, e lui le lesse negli occhi tutta la sofferenza che stava provando. Gli venne voglia di abbracciarla, per confortarla, ma la voglia di parlare con Demetria era troppo forte. Così salì gli scalini, girò a destra e alla seconda porta, quella dipinta di rosso, si fermò. Bussò tre volte e rimase in attesa.
Demi si alzò dal letto con un sospiro, si tirò giù le maniche, troppo lunghe, che le finirono oltre le mani di qualche centimetro, e si trascinò fino alla porta. Quando la aprì, si sentì il pranzo venirle su per la gola e sentì il bisogno di sdraiarsi davanti al water per vomitare. Ma rimase a guardare il ragazzo con gli occhi lucidi, incredula.
«Ciao» sussurrò lui dopo qualche secondo, abbassando lo sguardo. Le sue scarpe rovinate erano decisamente interessanti.
«Che ci fai qui, Alex?» mormorò la ragazza, con un tono davvero sorpreso. Lo prese per la giacca e lo tirò dentro la stanza, per poi chiudere la porta dietro di lui. Non fece in tempo a girarsi che si trovò contro la stessa porta che aveva chiuso, con il corpo di Alex che sfiorava il suo. Lui la guardò negli occhi, le passò una mano sul collo, fino ad arrivare alla guancia e l'accarezzò. Rimase poi così, fermo, con le dita che le toccavano la pelle morbida e quasi le sostenevano la testa e lo sguardo nel suo.
«Che mi combini Lovato?» Alex lo disse così a bassa voce che anche se ci fosse stato qualcuno nella stanza con loro, non avrebbe sentito nemmeno il sussurro. Ma Demi l'aveva sentito e abbassò lo sguardo che il ragazzo non mancò a rialzare, alzandole il viso con la mano. Prima ancora di vederle, sentì le lacrime di lei bagnarle le dita.
«Hey, hey Demi. Sono qui. Non piangere, sono qui, sono qui per te okay? Solo per te» disse, chiuse gli occhi e si avvicinò di più a lei. Le prese la testa e affondò le mani tra i suoi capelli per farle poggiare il viso sotto il suo mento. Appoggiò le labbra sulla fronte della ragazza e la lasciò piangere. Rimasero in quella posizione per una vita. Demetria si sentiva protetta da quelle braccia. Alex, era uno degli amici più grandi che aveva. Cinque anni di differenza erano tanti ma li sentiva solamente nei momenti di debolezza, come questo, quando lui la faceva sentire una bambina al sicuro.
«Oh Alex..» disse, e si trattenne dal piangere di nuovo. La maglia dell'amico era zuppa di lacrime e sporca di mascara.
«Bimba, non fare così» il ragazzo intrecciò le dita tra quelle della ragazza e le strinse la mano. Allontanò leggermente il viso e lo riavvicinò per sfiorarle le labbra con le sue. «Vuoi dirmi che succede?» disse. Lei alzò le braccia e circondò il collo di lui.
«Domani parto» sussurrò. Il suo fiato fresco solleticò le labbra di Alex che rabbrividì.
«Quanto stai via?»
«Quanto basta. Tanto tempo..»
«Rimani qui con me» posò definitivamente le labbra su quelle di Demi e le rubò un bacio atteso da mesi, desiderato da sempre. Ovviamente, già avuto, ma quel bacio, in quel momento, era speciale. Era importante, stavano stampando una promessa, senza bisogno di dirla.
«Non posso, Al..» lui la fermò con un bacio.
«Rimani qui con me» ripetè poi. Lei scosse la testa e una lacrima le rigò il viso, seguita da un'altra. Alex le asciugò, poi chiuse la porta della stanza con un giro di chiave, le mise le mani sui fianchi e la spinse fino al letto, dolcemente, senza cattive intenzioni. Senza malizia.
Le prese i lembi della maglia e gliela sfilò. Subito vide i tagli profondi sulle braccia, alcuni sui fianchi. Rossi come il fuoco, gonfi. La fece sdraiare e si sdraiò su di lei.
Demi prese la sua giacca e la buttò a terra. «Droga? Alcool? Autolesioni? Bulimia?» lui sospirò. Senza cattiveria, senza delusione negli occhi, solo tristezza. Demi si rese subito conto che non era una tristezza che voleva farla sentire in colpa. Era una tristezza diversa, sincera, pura.
«Alex mi dispiace così tanto..» le accarezzò i fianchi, sfiorandole i tagli che non riusciva più nemmeno a guardare. Avrebbe voluto prendere tutto ciò che la faceva soffrire e riempire tutto quanto - uomo, donna, oggetto - a pugni fino ad ucciderlo.
«Non è colpa tua, non sono arrabbiato, vorrei aiutarti, Demi. Vorrei fare qualcosa che nessun altro può fare e che ti faccia rinascere. Voglio combattere con te e per te» la baciò ancora e quando cercò di staccarsi, lei gli prese la testa fra le mani e ricambiò il bacio con determinazione. Il viso le andò in fiamme ma non le importava. Alex era tutto ciò che in quel momento la teneva in vita ed era l'unica persona che si era presentata a casa sua senza urlarle addosso che era una scema e che non avrebbe mai dovuto fare niente di simile. Anche sua madre, al primo impatto, l'aveva schiaffeggiata.
Alexander la stava baciando. La stava accarezzando. Stava toccando un corpo esasperato e desideroso di distruzione. Anche vicino alla distruzione. La stringeva come se avesse paura di romperla ma allo stesso tempo era una stretta decisa e forte. Lui non aveva paura di lei. Lui non era arrabbiato. Lui la capiva e voleva solo che lei stesse bene.
«Se ti può far stare meglio, sappi che sei bella in carne. Sono belle le tue curve. E' confortante toccare una ragazza come te. Non rovinare la meraviglia che sei, amore. Non ti sto rimproverando, non prenderla come un rimprovero. E' solo una spinta verso il meglio» la baciò ancora.
«Se non avessi te, come farei Alex? Vorrei davvero rimanere qui con te» lei sospirò. Gli prese la maglia e gliela sfilò. Ora la pelle di lui era davvero in contatto con quella di lei. Il calore che entrambe trasmettevano era rassicurante.
«Starò qui quanto tempo vuoi» le accarezzò la testa, i capelli, le labbra, il collo...
«Stai qui stanotte» lo pregò Demi. Lui annuì e le slacciò i jeans. Li sfilarono insieme. Si sdraiarono sul letto e si misero comodi. Erano entrambi rimasi in biancheria intima ma nessuno dei due sentiva il bisogno di spingersi più in là.
Si misero sotto le lenzuola. La stagione era fredda e il vento della sera ormai inoltrata sbatteva leggermente sui vetri. Lui la strinse a se, lei trovò rifugio sul suo pettò.
«Mi mancherai»
«Anche tu, Alex, tanto» si baciarono. Un bacio dolce e veloce.
Lui le prese i polsi e le accarezzò i tagli che ogni tanto le bruciavano ancora. Non tanto per il taglio in se, più per il significato che aveva. Si portò il polso della ragazza alle labbra e baciò ogni taglio.
«Promettimi che quando uscirai da quel posto, mi chiamerai. Promettimi, però, soprattutto che uscirai di lì quando starai bene» lei annuì.
«Sarai la prima persona che vorrò vedere. Alex io ti...»
«Anche io» disse lui. Strinse le dita intorno al polso tagliato e pensò intensamente alla felicità della ragazza che amava. Sperò con tutto il cuore, quella notte, per tutta la notte, mentre la sentì dormire sul suo petto con il fiato che gli solleticava la pelle, che lei potesse ritrovare il meraviglioso e unico sorriso che pensava aver perso per sempre.
E lui sarebbe stato sempre lì. Come amico, come ragazzo o come qualunque cosa lei avesse voluto che lui fosse. Lui sarebbe stato lì. Per lei.



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Ecco qui, la mia prima Alemi. Devo dire che nell'ultimo periodo sono brava a scrivere cose tristi ma ero molto ispirata e penso di averlo anche sognato. Se leggete, please, lasciate una recensione, negativa o positiva, accetto tutto u_u 
bye, Hals.
   
 
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