02.
Merlin
faceva parte di quel gruppo di persone che, se in preda a forti e
contrastanti
emozioni o davanti a situazioni critiche, tendevano a rimanere
incredibilmente
lucide e calme. Era già successo quando era morta Freya: un
istante prima il
dolore e la rabbia e la disperazione erano lì, tanto pesanti
da mozzargli il
fiato, e un istante dopo non avvertiva più niente; solo un
leggero disagio e
l’innaturale sensazione di avere un buco nero nel petto che
risucchiava ogni
sua emozione. Si sentiva vuoto e stanco e non aveva nessuna voglia di
ridere o
parlare o prendere in giro Arthur o vivere.
Ma il principe si era seduto a terra,
accanto a lui – chissà cosa avrebbe detto Uther se
l’avesse visto – e aveva
tentato di consolarlo, con quel suo modo goffo e insicuro di quando
smetteva di
nascondersi dietro agli ordini che dava a Merlin e oltrepassava la
barriera fra
servitore e padrone. Merlin non sapeva come, ma improvvisamente si era
sentito
così…leggero,
come se non fosse più
così gravoso respirare.
Purtroppo
per lui, però, dubitava che anche questa volta gli sarebbe
andata così bene.
Era sempre a terra e si sentiva sempre svuotato dentro, ma Arthur era
in piedi
davanti a lui con la spada puntata sul suo petto e lo guardava come si
guarda
un estraneo, un mostro.
Evidentemente,
pensò, Arthur era uno di quegli uomini che quando si
sentivano crollare il
mondo addosso dalla molteplicità di pensieri e sentimenti
che affollavano le
loro menti esplodevano, perdendo totalmente il controllo di se stessi.
<<…Perché?>>
gli
aveva chiesto, e
Merlin non era sicuro di sapere a cosa il principe si stesse riferendo.
Perché
era venuto a Camelot? Perché aveva iniziato a praticare la
magia? Perché gli
aveva mentito?
Aprì
la
bocca per rispondere, richiudendola subito. Per un istante aveva
pensato di
propinare ad Arthur tutta la faccenda di lui che no, non aveva scelto di praticare la magia; era la
magia che aveva scelto lui e il suo destino (forse era meglio evitare
di
nominare il drago, almeno per il momento) era quello di proteggere
Arthur, che
un giorno sarebbe diventato un grande re e avrebbe riportato la magia
nel
regno.
Ci
sarebbe stato il momento (se fosse riuscito a mantenersi la testa
attaccata al
resto del corpo) in cui Merlin gli avrebbe raccontato tutta la storia,
e allora
sarebbe entrato anche nell’argomento destino,
ma se era almeno un po’ sincero con se stesso sapeva che la
risposta alla
domanda che gli aveva fatto Arthur era tutt’altra faccenda.
Sospirò;
da quello che stava per dire sarebbe dipesa la sua vita e non solo in
senso
letterale. Non avrebbe potuto immaginare di vivere lontano da Camelot,
lontano
dai suoi amici e da quella che era diventata la sua famiglia.
<<Quando sono
arrivato a Camelot,
cercavo uno scopo, qualcosa che mi aiutasse a capire chi sono. Posso
usare la
magia, è vero, ma…a Camelot ci sono tutti quelli
a cui tengo. Gaius, Gwen…voi.
È per questo, unicamente
per questo che sono rimasto. Non farei mai niente
per danneggiarla, Arthur…è casa mia.>>
Guardava
Arthur negli occhi, tentando di interpretare il suo sguardo. Il
principe
inspirò ed espirò profondamente prima di
rispondere.
<<Come faccio a
sapere che non stai
mentendo?>>
<<Potrete anche
pensare che questi
anni non siano stati che una bugia, ma io vi conosco. Sarei
già morto se non mi
credeste.>>
Merlin
sentì che la sua voce non era mai stata più
decisa e per un attimo, negli occhi
di Arthur, colse l’ombra di un ghigno. Lo sapeva: se si
fossero trovati in una
qualsiasi altra situazione, a quel punto del discorso il principe
avrebbe sorriso
dicendo qualcosa del tipo “Non montarti la testa, idiota”
e lui avrebbe
risposto, sorridendo a sua volta, “Non ci penso neanche, asino.”
Punzecchiarsi
in quel modo era diventato per loro talmente naturale che il silenzio
in cui
erano improvvisamente piombati sembrava totalmente sbagliato.
Lo vedeva dallo sguardo nei suoi occhi, che Arthur stava
pensando la stessa cosa.
<<Tutto questo
è assurdo!>>
proruppe
il principe <<Cosa ti
aspetti che faccia ora?
Dovrei semplicemente…fingere di non aver visto niente?
Mentire a mio padre,
infrangere la legge? Davvero, Merlin, cosa
ti aspetti che faccia?>>
<<Niente - >>
rispose
Merlin velocemente.
L’improvvisa foga di Arthur lo aveva sorpreso ma, a dirla
tutta, si sentiva
rassicurato. Tutto quel parlare a monosillabi del principe stava
iniziando a
metterlo in ansia.
<<Cioè>>
continuò
il mago subito dopo <<naturalmente
mi farebbe molto piacere se voi
non mi uccideste…e
sarebbe un gesto molto gentile da parte vostra se non mi denunciaste a
vostro
padre.>>
Merlin
si morse la lingua, dandosi
mentalmente dello stupido. La situazione era già abbastanza
drastica senza che
lui si mettesse a fare lo spiritoso. Forse Arthur aveva ragione: era un
idiota.
E
Arthur
doveva aver pensato la stessa cosa, perché alzò
gli occhi al cielo come avrebbe
fatto se Merlin avesse detto qualcosa di incredibilmente stupido in una
delle
situazioni mortali in cui finivano sempre per trovarsi un giorno
sì e l’altro
pure.
Merlin
guardava Arthur, in attesa che decidesse di rialzare la spada, che gli
dicesse
che l’avrebbe fatto mettere al rogo una volta tornati a
Camelot, che facesse
qualunque cosa.
Alla
fine, il principe ripose la spada nella guaina. <<…Non
ti ucciderò e non ti consegnerò a mio padre.>> Per un
attimo, Merlin temette di
non aver sentito bene, ma lo sguardo che Arthur gli stava rivolgendo
era
inequivocabile. C’era ancora della paura – paura di
fare la scelta sbagliata,
di condannare il suo popolo – e il mago sapeva che ci sarebbe
voluto del tempo
perché le cose fra di loro si aggiustassero, ma Arthur aveva
scelto di fidarsi di lui, e quello
valeva più di
ogni altra cosa.
<<Naturalmente,
una volta tornati a
Camelot, dovrai raccontarmi tutta la storia.>>
<<Naturalmente,
sire.>>
Merlin
lo capiva;
Arthur aveva bisogno di tempo per pensare e metabolizzare gli
avvenimenti di
quel giorno, prima di essere pronto ad ascoltare tutta la
verità.
Senza
aggiungere niente, il principe annuì e si diresse verso i
cavalli, seguito dal
suo servitore. Non sarebbe stato facile raccontare tutta la storia
– specialmente la parte
del drago – ma le
cose sarebbero comunque andate a posto. Con un po’ di
fortuna, se la sarebbe
cavata con l’ordine di lucidare l’armatura e pulire
gli stivali dei cavalieri
di tutta Camelot per un anno intero.
~ ° ~
° FINE ° ~ ° ~
Grazie a
tutti quelli che hanno
letto la storia, e in particolar modo a SeleneKyoto che ha aggiunto la
storia
alle preferite e nikkith che l’ha aggiunta alle seguite :D