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Autore: Kurookami    26/08/2011    0 recensioni
Questo è un GDR di Hetalia basato su “Aooni”, un horror game creato da noprops.
L’obbiettivo principale è fuggire, ma questo gioco ha molte differenze rispetto al lavoro originale.
Essendo un GDR esso contiene numero elementi del genere, quali battaglie, collezione di oggetti, eccetera…
Non si desidera creare alcun disturbo al creatore di “Aooni”.
E questa è la fine della spiegazione di HetaOni.
Genere: Generale, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Allied Forces/Forze Alleate, Axis Powers/Potenze dell'Asse, Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Non credo ci sia bisogno di spiegazioni.
In poche parole questa Fanfic sarà la trascrizione del videogioco fan-made HetaOni.
Cercherò di essere il più fedele possibile, anche se ovviamente qualche elemento di mio ci sarà!
Allora, buona lettura!


HetaOni.
 
Questo è un GDR di Hetalia basato su “Aooni”, un horror game creato da noprops.
L’obbiettivo principale è fuggire, ma questo gioco ha molte differenze rispetto al lavoro originale.

Essendo un GDR esso contiene numero elementi del genere, quali battaglie, collezione di oggetti, eccetera…
Non si desidera creare alcun disturbo al creatore di “Aooni”.
E questa è la fine della spiegazione di HetaOni.

 
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1 parte 1
 
Corse.
Corse come non aveva mai corso prima d’ora.

Doveva scappare.
FUGGIRE.
Ma come?
Raggiunse la porta d’ingresso, la speranza di salvezza che illuminava i piccoli occhi cerulei.
Speranza che morì subito, quando tentò di aprirla.
/Il respiro della Cosa si faceva sempre più vicino./
La luce cominciò a cedere, accendendosi e spegnendosi, come a voler aumentare l’angoscia che la povera creatura provava.
/Più vicino… Più vicino…/
Tentò un’ultima disperata volta di aprire la porta, senza successo.
/ Troppo tardi. /
 
Il piccolo Mochi gridò.
 
 
 
Una casa abbandonata su una montagna, a circa tre ore di cammino dal luogo in cui si è svolto il vertice delle nazioni.
Nessuno sa da quanto tempo questa casa sia lì o chi vi abitasse.
Si mormora che sia stregata.
 
L’italiano osservò l’imponente figura della casa, sorridendo allegramente.
“Veh-! E’ davvero qui!”
Esclamò, portandosi una mano sopra gli occhi.
Anche il giapponese accanto a lui analizzava con maggiore scrupolosità la struttura, una mano sul mento come perso in qualche ragionamento.
“Pensavo fosse solo una diceria… Non credevo che l’avremmo realmente trovata…”.
“Trasmette un forte senso di desolazione…” interruppe i suoi pensieri l’albino, che continuò “… Non male!”.
Il biondo al suo fianco non era dello stesso parere.
“Non credo sia poi così interessante.”.
“Nemmeno io…” gli accordò Giappone, osservando ora con aria critica la costruzione “Non potremmo semplicemente dare un’occhiata dall’esterno e andarcene?”.
“Awww, dopo tutti i problemi che abbiamo avuto per trovarla? Suvvia, andiamo dentro solo un pochino!”.
La lamentela di Italia venne accolta dal silenzio di Germania.
Ma alla fine…
Furono dentro.
 
I quattro si guardarono intorno, una volta all’interno.
“E’ più pulita di quanto credessi.”
Constatò Italia, piacevolmente sorpreso.
“E-Ehy, possiamo andarcene adesso?”.
Chiese, stranamente teso, Germania, lanciando occhiate attorno a se.
Non gli piaceva la strana sensazione che avvertiva…
Prussia lo guardò, vagamente stupito ma prendendolo in giro.
“Qual è il problema West? Sei spaventato?”.
Non fece in tempo a ricevere una risposta, che all’improvviso sentirono un rumore, provenire da qualche parte della casa.
Il tedesco sobbalzò, ora evidentemente preoccupato.
“G-Guardate, dovremmo veramente andarcene adesso…”.
Dire che Giappone era sorpreso dall’atteggiamento così… Da Italia, dell’altro, sarebbe stato un eufemismo.
“Oh, non essere ridicolo. Non ci sono fantasmi o cose simili, dov’è finito il tuo buon senso?”.
 
/Quanto si sbagliava…/
 
Decise allora di essere lui stesso ad andare a vedere quale fosse la causa di tale rumore.
Cominciò quindi ad incamminarsi nella direzione in cui aveva avvertito il suono.
“Fai attenzione, Giappone.”
Gli disse Prussia, ora anche lui con una strana sensazione in corpo.
“Tranquillo. Vado solo a vedere cos’è successo, tornerò il prima possibile.”.
Dopo questa piccola rassicurazione, il giapponese si allontanò dagli altri, inoltrandosi nella enorme casa.
Trovò un paio di porte, lungo il suo cammino.
“Sembra siano chiuse a chiave…”.
Ragionò, aggrottando lievemente le sopracciglia. Decise di soprassedere, continuando l’esplorazione e giungendo in una cucina.
Si guardò un po’ intorno, studiando i più piccoli particolari, notando ad un certo punto un piatto a terra.
“Il piatto è… Rotto. Devo fare attenzione a non farmi male.”.
Una strana sensazione però gli fece raccogliere un pezzo dell’oggetto –chissà, qualsiasi cosa in questa casa poteva rivelarsi utile-.
Concludendo che lì non c’era nulla per cui valesse la pena osservare, tornò all’ingresso, trovandovi però una brutta sorpresa.
“Ma che…?!”
Gli altri, che prima erano lì, non si vedevano da nessuna parte.
“Se ne sono andati veramente? … Che deplorevole atteggiamento.”
Fece una piccola smorfia di fastidio, dirigendosi verso l’uscita.
Quando però, poggiata la mano sulla maniglia, tentò di girarla scoprì con dispiacere che era bloccata.
“Non si vuole aprire…”.
Disse, provando qualche volta.
Che fosse uno scherzo degli altri?
Sospirando lasciò perdere, optando per la ricerca di un’uscita alternativa –inoltre, in questa maniera avrebbe potuto esplorare la casa, motivo per il quale erano venuti-.
La prima stanza in cui si trovò era una in stile giapponese.
Solo che anche lì vi erano porte che non volevano saperne di aprirsi.
“Che strano… Come mai così tante porte chiuse?”
Mise da parte quel pensiero, continuando a vagare.
 
Si era già stufato di camminare a caso.
Percorreva, lentamente, un corridoio –uno dei tanti uguali della casa- e proprio quando pensava che non ci fosse nulla di davvero interessante da giustificare quelle dicerie, lo vide.
 
Una figura, grigia e troppo grande per essere un umano, di spalle a lui.
 
Non fece però in tempo a poter formulare nulla, che l’essere era già sparito dietro una porta.
Il giapponese cercò di rilassare i muscoli che neanche si era accorto di aver teso, scuotendo piano il capo come in segno di negazione.
“C-Che cosa era proprio…”.
Cominciò, non volendo credere a quella che pareva quasi un’allucinazione.
“Io… Forse mi sono affaticato troppo…?”.
Poteva essere.
Di sicuro ciò che aveva visto non era reale… Vero?
Forse spinto da curiosità, provò a passare per quella porta nella quale aveva visto sparire il mostro, il cuore in gola.
 
… Era chiusa.


“… Non si apre.”.
Constatò, per poi lasciar stare e decidere di spostarsi in un’altra zona della casa.
Ormai il piano terra l’aveva esplorato come poteva.
Tanto valeva andare sopra.
Alcune porte, come sempre, erano chiuse.
“Chissà cosa c’è dietro di esse…”.
Però, proprio quando stava per lasciare una delle camere in cui era riuscito ad entrare, vide appoggiato sul letto un oggetto ben familiare.
Lo prese tra le mani, stranito.
“Questa è… La cintura di Germania? Che ci fa in un posto come questo?”.
Gli venne in mente un pensiero.
“Questo vuol dire… Che anche gli altri sono ancora qua dentro? Forse neanche loro sono riusciti ad uscire…”.
Portandosi dietro l’arnese, uscì dalla stanza, deciso a trovare i tre che probabilmente erano da qualche parte.
Altre porte chiuse… Quando finalmente ne trovò una aperta.
Sembrava normale, semplice come le altre.
Però…
Una tenda, quasi fuori posto rispetto al mobilio, attirò la sua attenzione.
Cautamente, la scostò.
E ciò che trovò lo scioccò.
“G-Germania!!”.
Il suddetto tedesco sembrava in crisi. Piccoli tremiti gli attraversavano il corpo, e lo sguardo sembrava… Vacuo. Come se avesse visto qualcosa di terribile.
“… Germania, dove sono gli altri?”.
Chiese urgentemente il giapponese.
Se il biondo era ridotto in quelle condizioni, doveva essere successo qualcosa…
“…”.
Tutto ciò che ricevette era silenzio.
“… Mi sembri… Scosso.” Constatò l’asiatico. “Vado a prenderti qualcosa da bere.”.
Uscì velocemente dalla stanza.
Già…
… Ma dove lo andava a prendere ora?
 
  
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