Pioveva. Pioveva forte. Gocce che sembravano voler picchiare insistentemente la finestra quasi a voler rompere quel vetro apparentemente fragile, ma fabbricato per resistere. Il tempo pareva fermarsi rotto solo dal rumore delle forze della natura che insieme componevano una melodia che, come tutte le melodie composte dai grandi compositori, voleva trasmettere qualcosa, qualcosa di unico, il frutto di un momento o l’assaggio di un’ispirazione. Toccava a noi tuttavia interpretare quei suoni. Eh sì, il compito vero e proprio era affidato a noi, ma questo poteva essere anche inteso come puro e semplice divertimento. Così la pensava la giovane Lucy Pevensie. Con i gomiti appoggiati sul davanzale e con il viso comodamente adagiato su una delle sue candide mani, Lucy osservava quello che lei definiva uno spettacolo della natura: la pioggia. Già, la pioggia.
 
Viaggiavano ormai da giorni sul veliero dell’Alba, la migliore nave della flotta di Narnia, in attesa di scorgere in lontananza un minimo spicchio di terra, invece niente. I marinai tuttavia non erano affamati perché le risorse erano sufficienti per tutti anche se, nonostante la forte speranza che cercava di infondere Caspian, re di Narnia e capitano del veliero,  nessuno sapeva per quanto ancora avrebbero potuto resistere. Inoltre gli uomini erano stanchi, distrutti dal vento e dal caldo. Quel giorno poi, come se non bastasse, pioveva, pioveva forte. Fortunatamente non così forte come l’ultima volta in cui il temporale creò non pochi danni alla spedizione. Le onde si sollevavano lente ma continue, quasi a voler essere un tutt’uno con la pioggia. Non era il caso di agitarsi.
Caspian l’ aveva capito, perciò si ritirò nelle sue stanze, non prima di aver impartito gli ordini al timoniere su come procedere.
 
Raggiunte le sue stanze, il re si ritrovò stupito nel vedere la giovane Pevensie che, con sguardo sognante, ammirava lo scenario che le si presentava al di là della finestra. Immediatamente la valorosa, accortasi di un’altra presenza nella stanza, si voltò verso la sagoma che le apparve subito famigliare e dal suo volto nacque un sorriso tanto radioso quanto sincero.
-         non mi aspettavo di vedervi qui.- disse inizialmente Caspian colto un po’ di sorpresa
-         beh, Gael si era appena addormentata e non voleva disturbarla…-  rispose dolcemente la ragazza.
-         Capisco… vi piace la pioggia? – Mi piace ammirare tutto ciò che la natura ci mostra; i suoi spettacoli sono ogni giorno più belli- disse la valorosa rivolgendo lo sguardo ancora una volta lo sguardo verso il cielo, grigio e ricco di nuvole che sembravano voler scaricare tutta la loro frustrazione sulla terra, sul mare.
-         Non preoccupatevi me ne stavo andando!- e detto questo la giovane Pevensie fece per dirigersi verso la porta della stanza, ma Caspian la fermò afferrandola per il braccio:
-         Non dovete andarvene se non lo desiderate -.
Queste parole colsero Lucy di sorpresa. I loro occhi erano fissi gli uni sugli altri, quasi intrecciati come due nastri che legati formano un fiocco. Il cuore di lei batteva forte, troppo forte. E le emozioni che la pervasero in tutto il corpo erano confuse, troppo confuse.
-         Desidero andare nelle mie stanze per riposare un po’. Domani sarà una lunga giornata.- disse quasi sussurrandole quelle parole, quasi non desiderando che lui le sentisse.
-         Va bene allora a domani maestà- rispose Caspian allentando la presa con un leggera sensazione di controvoglia.
-         A domani… Caspian- rispose Lucy sciogliendo i loro occhi da quel fiocco che li teneva uniti e che li avrebbe tenuti uniti per sempre.