Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: harinezumi    27/08/2011    3 recensioni
La stanzetta era semibuia, soltanto un debole raggio di luce autunnale riusciva a passare attraverso le persiane abbassate. Era davvero disordinata, c’erano vestiti ovunque sul pavimento, e l’armadio era aperto, come se il suo proprietario fosse sempre di fretta, e non avesse il tempo nemmeno di chiudere l’anta. L’unica cosa in ordine religioso erano le file di manga sugli scaffali di un’ampia libreria. Su un comodino, quello accanto alla figura dormiente tra le coperte di un letto a due piazze, stava una foto incorniciata.
Raffigurava due ragazzi al lunapark: uno, che doveva aver scattato tenendo la macchina fotografica, dai capelli biondi leggermente lunghi e magrolino, con enormi ed allegri occhi azzurri e un sorriso stampato sul volto; l’altro, con un’espressione cupa negli occhi cremisi e una smorfia sul volto, più alto e con i capelli neri e corti, eccetto per dei ciuffetti ribelli sulla fronte.
{il seguito di "Do you want to know a secret" :D non tiratemelo dietro ^^'}
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Fay D. Flourite, Kurogane, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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EPILOGO

Here, There And Everywhere

[Track 5 – Revolver]



 

Everywhere, knowing that love is to share
Each one believing that love never dies

«No, non hai capito, non voglio affatto il tuo aiuto!»

«D’accordo, lascia fare a me!» esclamò allegramente quella specie di ritardato del cuoco, afferrando la scatoletta dalle mani di Kurogane senza nemmeno aspettare una risposta.

Il moro si trattenne dal salire sul bancone per strozzarlo; per uno sfortunato caso quel Fuma era il proprietario del ristorante in cui aveva deciso di portare Fay (sotto consiglio di Subaru, dato che ci lavorava il suo secondo gemello; e il fratello di Seishiro, una specie di calamità naturale come lui). Ma mentre cercava di spiegargli che voleva un tavolo distaccato rispetto agli altri, quello aveva individuato la scatoletta con l’anello che aveva intenzione di dare al biondo, perciò si era messo in testa di infilarglielo nel dessert.

«Alle ragazze piacciono questo genere di cose melense! Anche alla mia!» spiegò Fuma con un sorriso, all’espressione da omicidio che gli stava facendo Kurogane.

Proprio in quel momento, però, dietro il bancone comparve dalle cucine uno dei camerieri, che chissà come doveva aver origliato tutta la conversazione. Aveva una padella in mano e le sue intenzioni sembravano buone quanto quelle di Kurogane; somigliava in maniera impressionante a Subaru, anche in altezza, ma aveva i capelli spettinati e gli occhi di un viola acceso.

«Prova un po’ a ripetere chi è la ragazza» ringhiò il piccoletto, afferrando Fuma per la collottola e abbassando il suo volto fino al proprio, la padella alzata.

«Rivorrei il mio anello» sibilò Kurogane, al quale poco importava che il gemello di Subaru avesse le sue cose in quel momento.

«Ma se te lo ridò toglierai tutto il romanticismo alla serata! Per una proposta del genere va messo nel dessert, credimi! Io l’ho fatto con Kamui» si lamentò Fuma, prestando poca o nessuna attenzione al ragazzino, se non per cingergli la vita e stringerlo a sé, come se non fosse affatto minacciato da lui.

Kurogane intuì in quel momento che doveva essere per forza il gemello di Subaru: il rossore che gli salì alle guance era tale che per qualche attimo si chiese se Subaru in realtà non se la facesse con entrambi i Sakurazuka. La cosa non gli importava comunque un granché, dato che il suo anello era ancora nelle mani di quel pazzoide del fratello di Seishiro.

«Lasciami subito!» ringhiò Kamui, tirandogli la padella in testa tanto per essere sicuro che il messaggio arrivasse. Venne accontentato, ma Fuma in realtà allentò soltanto un po’ la presa. «E comunque non stare qui ad importunare i clienti! Lo sai benissimo che io mi sono quasi strozzato con quella maledetta cosa che mi hai fatto mangiare, bastardo!»

«Ma lo porti lo stesso» ribatté Fuma, afferrandogli la padella dalle mani e gettandola via senza difficoltà, solo per poter arrivare alla sua mano sinistra. Effettivamente, Kamui portava un anellino d’argento all’anulare, ma ritrasse immediatamente la mano.

«Se non mi lasci subito…»

«Sei stato tu a venire!»

«Rivorrei il mio anello».

«Se non mi lasci subito, Fuma, giuro che non lo faremo per un anno» concluse Kamui, le guance leggermente arrossate per l’imbarazzo di una cosa che stava dicendo lui stesso, ma deciso.

Questo sembrò fare un certo effetto sul suo ragazzo, che lo lasciò con uno sbuffo; al che, quello si dileguò in cucina con la stessa velocità con cui era arrivato. Però Fuma non si trattenne dall’urlargli dietro “tanto non resisteresti più di me”.

«Ti sei appena giocato un mese!» si sentì dalla cucina in risposta.

«Suwa, non mi compatisci?» si lamentò Fuma, voltandosi di nuovo verso Kurogane, praticamente in lacrime, ma non trovò affatto comprensione da lui.

«Ridammi il mio anello o ti posso assicurare che ci sarà un secondo motivo per cui sarai costretto ad andare in bianco» ringhiò quello, aggrappato al bancone con le unghie, probabilmente nel tentativo di sradicarlo e darlo in testa a Fuma.

«No, mi spiace, niente da fare!» esclamò Fuma, ritrovando improvvisamente il sorriso. «È stasera che hai prenotato, giusto? Avrai il tuo tavolo appartato e il tuo dessert!» concluse allegramente, sparendo dentro le cucine.

Il bancone del ristorante scricchiolò terribilmente sotto i suoi pugni, mentre Kurogane meditava se non fosse il caso di procurarsi uno spadone e impalare Fuma.

***

«Non ci posso ancora credere che mi hai portato qui, Kuro-bau» cinguettò Fay, seduto al tavolino rotondo, separato dal resto della sala del ristorante da un separé di legno appositamente preparato. Si allungò per baciare Kurogane sul naso, come il suo solito; probabilmente il moro l’aveva previsto, ecco il perché aveva scelto proprio quel posto, lontano dagli occhi di tutti gli altri.

«Sì, va bene… però adesso mangia» sbuffò Kurogane con aria di sopportazione. Certo, non poteva mica dire che era per l’anello tra le grinfie del cuoco che era preoccupato dall’inizio della serata.

«Kuro-pii… mi vergogno» mormorò allora Fay, la quinta volta che gli caddero le bacchette sul piatto. «Non le so usare, non ridere! Dopo che hai fatto tutto questo per me, ho paura che non ti sembrerò per nulla attraente».

«E perché?» domandò Kurogane, genuinamente perplesso, sedate sul nascere tutte le battute che avrebbe voluto fare su Fay e la sua imbranataggine con il cibo giapponese.

Senza che se lo sapesse spiegare, il biondo lo guardava con un sorriso estasiato. «Oh, che dolce Kuro-chu! Fai finta di niente per me!»

«Finta… di niente?» mormorò Kurogane. Ma, per quel poco che sapeva sulle donne e che aveva imparato dalle sue sorelle (e che funzionava anche per Fay), s’immaginò che in quel caso era molto meglio stare zitto e lasciare che l’equivoco non venisse precisato. Però era vero che non capiva come Fay non si considerasse attraente.

Quando prendeva a fissarlo, nulla gli impediva di trovarlo semplicemente perfetto; quel suo sorriso tenero e i suoi occhi azzurri erano in grado di sconnettergli le sinapsi per un lasso di tempo interminabile. Era anche per questo che evitava accuratamente di guardarlo a volte, specialmente quando usciva dalla doccia o si svegliava la mattina. Altrimenti non avrebbe risposto delle sue azioni, e Fay avrebbe avuto tutte le ragioni per dargli del maniaco.

«Perché mi hai chiesto di venire qui stasera?» domandò Fay, poco prima che arrivasse il dessert, quando il nervosismo di Kurogane era ormai alle stelle.

Dubitava che il piano di Fuma potesse funzionare, e meditava di cercare il numero del pronto soccorso non appena Fay si fosse strozzato con l’anello. «Per nessun motivo. Mi andava, e mia sorella rompeva».

«Oh» mormorò Fay, nascondendo a malapena la sua delusione, ma stranamente senza arrabbiarsi. «Quindi te l’ha detto Tomoyo di portarmi qui… beh non fa niente anche se non è stata una tua idea» continuò, alzando le spalle. «Almeno l’hai ascoltata».

«Non è quello… è che non sapevo come darti…» cominciò Kurogane, zittendosi improvvisamente e dandosi dell’idiota. Ma Fay non si era accorto di nulla, perché era arrivato Kamui con il dessert, una torta al cioccolato fondente, e la loro attenzione venne attratta da lui.

Era curioso, perché Kamui stava in piedi davanti al loro tavolo, completamente rosso in viso e con questi due piatti con il dolce in mano; a Kurogane parve che avesse saltato un bottone della camicia e che il colletto fosse ancora aperto.

«Io… scusate» balbettò, cercando nervosamente di sorridere. Posò i piatti di fronte a loro e si defilò immediatamente in cucina, afferrando la prima padella che vide.

Non appena scorse la figura di Fuma intenta a lavorare ai fornelli, gliela tirò in testa con una forza considerevole.

«Che ho fatto?!» esclamò quello, portandosi immediatamente una mano alla testa e voltandosi verso di lui, dolorante.

«Idiota! Per colpa tua mi sono agitato e… credo di aver scambiato le fette del loro dessert! Sei veramente un povero imbecille, hai fatto un casino!» gli gridò contro Kamui. Fortunatamente, gli altri cuochi erano abituati a loro, quindi tutti seguitarono a lavorare come se nulla fosse.

«Ma Kamui, io pensavo di farti un favore, hai i nervi così tesi… se non ti piace farlo nella dispensa possiamo andare nell’uffic…».
Le ultime parole però furono coperte da uno strillo di Kamui e da un forte colpo di padella, che probabilmente vennero sentiti anche in sala.

***

Kurogane avrebbe ammazzato lo stupido cuoco. Aveva quasi ingoiato l’anello di oro bianco finissimo che aveva comprato per Fay spendendo un occhio della testa, ma la cosa peggiore era che il biondo non gli staccava gli occhi di dosso, così anche se l’aveva notato nella propria fetta di torta non sarebbe mai riuscito a prenderlo.

Poi, con le mani che gli tremavano per la rabbia, non era sicuro di riuscire a metterselo in bocca, e per fare cosa poi? Per biascicare al posto che parlare normalmente per il resto della serata?

Aveva bisogno di riflettere con calma, persino la voce tranquilla e spensierata di Fay non riusciva a calmarlo; e poi il biondo avrebbe presto notato che non stava veramente mangiando la torta. Perciò, prese il suo calice con lo champagne e, senza indugiare neanche un attimo –e dimostrando che come attore faceva proprio schifo- se lo versò addosso.

«Kurogane!» esclamò Fay, afferrando all’istante il proprio tovagliolo e allungandosi verso la macchia di vino che si allargava sulla sua giacca. «Ma dai, ci ho messo una vita a ripulirti questo completo dopo che Ryu ti è saltato addosso…».

«Beh non è stata colpa mia» sbottò Kurogane, seccato, lasciando però che le mani di Fay passassero per un po’ sulla giacca, nel tentativo di pulirla. Questo lo tranquillizzava.

«Ma adesso sì!» ribatté Fay, ritraendosi con stizza e sbuffando teatralmente.

«Va bene, vado un attimo in bagno e lavo la macchia. Non ti muovere». Prima che il biondo potesse dire qualcosa, Kurogane si alzò, dirigendosi alla toilette.

Riusciva a malapena a respirare; la serata faceva già schifo così, con quell’idea geniale di Fuma di fregargli l’anello. Poi doveva mettersi anche il panico totale a mettergli fretta: e ci voleva davvero una catastrofe per spaventare uno come Kurogane. Maledì Tomoyo e le sue idee del cavolo un paio di volte, mentre tentava di pulirsi la giacca al lavandino, che lui stesso aveva rovinato probabilmente in maniera irrimediabile.

Quando tornò al tavolo da Fay, aveva preso una decisione. Si sedette, quasi meccanicamente, sostenendo l’occhiata di disappunto che il biondo lanciò alla macchia ancora evidente.

«Voglio che assaggi la mia torta» proclamò, senza nemmeno scusarsi per essere stato un quarto d’ora in bagno.

«È uguale alla mia…» mormorò Fay, spaesato.

«Ma tu l’hai finita» ribatté Kurogane, prendendo un pezzo dalla sua fetta con la propria forchetta, ben lontano dall’anello, e cercando di non immaginarsi mentre faceva quello che stava facendo. Allungò la forchetta fino alle labbra di Fay, che lo fissava quasi terrorizzato; almeno, non sembrò innaturale come poco prima, quando gli fece cadere la torta addosso.

A dire la verità, la sua mano aveva tremato davvero; nemmeno fare il bagno con Fay lo aveva imbarazzato tanto come quel gesto.

«Dannazione, Kurogane! Vedi di svegliarti» sbottò Fay, raccogliendosi la torta dalla camicia macchiata di cioccolato. Stava ripetendo le parole che tanto spesso era stato proprio Kurogane a dirgli. «Sono contento che tu mi abbia portato qui, ma che cavolo! Almeno sii presente con la testa, quando mi fai un regalo!»

«Scusa» rispose Kurogane, trattenendosi dallo sbattere la testa sul tavolo con tutte le forze che aveva.

«Vado a pulirmi…» sbuffò Fay, alzandosi in piedi. Ma, a differenza di Kurogane, la sua agitazione era dovuta solo allo strano comportamento del compagno; così, tanto per consolarlo un po’, prima di andare si avvicinò a lui, posandogli le mani sulle guance e baciandolo sulle labbra. «Non fare casino, o dovrò cominciare a chiamarti Ryu» gli raccomandò, con un sospiro.

Quando Kurogane lo vide scomparire si sentì improvvisamente sollevato, e raccattò l’anello dalla torta, osservando con uno sbuffo di disappunto che era tutto sporco di cioccolato. Non poteva certo darlo a Fay in quelle condizioni; non avrebbe saputo spiegare il perché l’aveva infilato e poi sfilato dalla propria fetta di torta. Stupido Fuma.

Una volta che Fay si fu risieduto davanti a lui, almeno aveva nascosto l’anello e il biondo sembrava ancora disposto a dimostrargli allegria, anche se era evidente che si sentiva sempre più a disagio.

«Kuro-chi, forse è meglio andare a casa adesso» mormorò infatti ad un certo punto, con un sorrisetto gentile. «Sono le dieci e un quarto e Ryu sentirà la nostra mancanza… spero non si sia messo ad abbaiare di nuovo».

«Non è mica nostro figlio» sbottò Kurogane, la testa appoggiata elegantemente a una mano, il gomito puntellato sul tavolo. La disperazione che si era fatta strada dentro di lui non aveva eguali.

«E invece lo è! È il nostro bambino, prima lo capirai meglio è» lo prese in giro Fay, con una risatina.

«Scusa» lo interruppe improvvisamente Kurogane, alzandosi in piedi. «Aspettami qui, quando torno andiamo a casa. Mi dispiace per la serata».

Si diresse nuovamente in bagno, dove la voglia di prendere a testate il muro non lo abbandonò nemmeno per un istante. Vi si appoggiò, con un sospiro, prendendo l’anello nella tasca della giacca dove lo aveva nascosto dentro un fazzoletto; almeno ora poteva ripulirlo, anche se era inutile darlo a Fay dopo una cena così tremenda.

Prese a lavarlo al lavandino, asciugandolo con cura, ma prima che potesse rimetterlo via la porta del bagno si aprì dietro di lui e si voltò in fretta, nascondendolo d’istinto dietro la schiena.

«Ora mi spieghi cosa ti succede» sbuffò Fay, avvicinandosi a lui con le braccia incrociate al petto. «È tutta la sera che ti comporti in maniera strana. Se devi darmi una qualche brutta notizia, guarda che so digerirle anche senza tante cerimonie!»

«Non è questo…» mormorò Kurogane.

«C’è qualche problema con la tua famiglia? Vuoi dare via Ryu? Perché se si tratta di questo, te lo puoi scordare!» esclamò Fay, tassativo. «Non si tratta di me, vero? Ho fatto attenzione questa settimana, non ti ho seccato nemmeno un po’ con la faccenda del nostro anniversario…». Ma quando parlò, si pentì quasi subito di quello che aveva detto, mordendosi le labbra. «Tanto non è importante, non è nemmeno quello vero dato che poi ci siamo lasciati».

«Non dire fesserie, è come se fossimo sempre stati insieme» sospirò Kurogane, rassegnandosi. Se Fay fosse diventato triste in quel momento, poteva scordarsi che la serata si risollevasse. «Dai, chiudi gli occhi. Ma poi non prendertela con me se mi hai costretto a farlo in un bagno».

«Che cosa, Kuro-chan?» chiese Fay, con una risatina, ma all’occhiataccia del compagno chiuse immediatamente le palpebre.

Kurogane gli prese la mano sinistra con delicatezza, sfiorandone il palmo così morbido, e per un attimo sorrise nel vedere l’espressione sorpresa del biondo, anche se continuava a tenere gli occhi chiusi. Gli infilò l’anello all’anulare, prendendo fiato per parlare, che però non arrivò.

O meglio, arrivò troppo tardi.

«Mi vuoi s…» aveva appena fatto in tempo a pronunciare, quando qualcuno spalancò la porta del bagno con una risata allegra, e Fay spalancò gli occhi, allibito, arrossendo all’istante alla vista di Kurogane davanti a sé.

Perché era idiota, ma non così idiota da ignorare quello che stava per accadere, che era stato interrotto da uno strano tipo dai capelli spettinati e con un sorrisone in volto.

«Ah, salve ragazzi! Buoni i gamberetti, eh?» esclamò, entusiasta, salutandoli con la mano e andando a chiudersi dietro uno dei gabinetti.
Fay fissò all’istante lo sguardo a terra, di un colore che verteva al bordeaux. Kurogane era veramente furioso, e si stava trattenendo a stento dal prelevare quel tipo e ammazzarlo.

«Che palle!» sbottò all’improvviso, afferrando il braccio di Fay e uscendo dal bagno con decisione, seguito senza fiatare da un biondo stranamente silenzioso, perso nel mondo dell’imbarazzo più totale. «Andiamo via… se vai a prendere i soprabiti io pago io conto e prendo la moto» sbuffò il moro, completamente spazientito, lasciandolo quando furono vicini all’ingresso.

«Va bene, Kuro-amore…» mormorò Fay, cercando di sorridere, ma ancora non lo guardava in faccia. I suoi occhi puntavano più che altro alla propria mano, su cui ora spiccava quell’anellino.

***

Kurogane parcheggiò la moto davanti all’entrata del ristorante, togliendosi il casco. Gli serviva aria, molta aria, per digerire quello che gli era successo in una sola giornata.

Tremava di rabbia, fissando il manubrio della moto come se lo volesse incenerire, e pensava alla figura da idiota che aveva appena fatto con Fay. Non era stato in grado di fargli una proposta decente nemmeno dopo che si era tanto impegnato; anche se più che altro era stata Tomoyo a suggerirgli ogni cosa, lui si era impegnato come non mai, dato che odiava quel genere di cose sdolcinate.

Eppure non sopportava che qualcosa, anche del genere, non gli fosse riuscita: Fay si meritava quello che voleva, e il disastro che aveva fatto era appunto un disastro.

Mentre sentiva la rabbia montare dietro di sé, non si accorse che una coppietta era appena uscita dal ristorante assieme a Fay, che si era fermato a guardarlo, sorridente, accanto alla porta pochi metri più in là.

«Ma porca di quella puttana!» urlò Kurogane, tirando un calcio al cavalletto della moto, che per poco non si spezzò in due, ma riuscì miracolosamente a reggere.

Solo allora si voltò verso l’uscita del ristorante, quando sentì una leggera tosse divertita, notando Fay e arrossendo suo malgrado. Già, l’aveva gridato ad alta voce… e l’avevano sentito anche i due usciti da poco, che lo guardavano scandalizzati.

«Ehm… sapete… il conto lo sconvolge sempre» affermò Fay con gentilezza, cercando di tranquillizzare la coppia, che si dileguò guardandoli inorridita.

Solo allora il biondo si avvicinò a Kurogane, appoggiandogli il suo soprabito sulle spalle con un sorrisetto.

«Dai, infila le maniche e andiamo» gli disse, prendendogli una mano.

«Non sono un bambino» sbottò Kurogane, evitando il suo sguardo e scacciandolo, per finire di mettersi da solo il soprabito. «Mettiti il casco».

«Ah, nemmeno io sono un bambino» ribatté Fay con una risatina. Il suo volto era stranamente vicino a quello di Kurogane, tanto da sfiorargli una guancia con il naso; e si era appoggiato alla moto, tra le sue gambe, prima di cingergli il collo con le braccia. «Prima finisci quello che mi stavi dicendo».

«Non so a che ti riferisci. Se è per l’anello è un regalo di mia madre».

Fay rise di cuore, montando la rabbia in Kurogane che finalmente lo fissò, corrugando la fronte. «E poi non saresti un bambino!» esclamò, baciandogli una guancia e avvicinando lentamente le labbra al suo orecchio. «Kurogane, mi vuoi sposare?»

«No» sbottò Kurogane immediatamente, nonostante fosse scosso da quella proposta che non si sarebbe mai aspettato dal biondo. «Sei troppo stupido, mi fai veramente incazzare».

«Kuro-bau!» lo rimproverò Fay, mordicchiandogli poi il lobo dell’orecchio. «Voglio che mi sposi».

Kurogane stette in silenzio. Non c’era nulla di giusto in quella proposta, era stato lui a volerla fare per primo e non era corretto da parte di Fay; ma probabilmente ormai non c’era modo di cambiare l’intera faccenda.

«Sì, d’accordo» acconsentì, con tono di stizza. Prese la nuca di Fay, con fermezza come il suo solito, per portare le labbra del biondo sulle sue e accarezzargli la lingua con la sua, assaporando la sua saliva abbastanza a lungo da togliere il fiato ad entrambi. «Ma il cane non sarà mai nostro figlio».







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direi che ci starebbe l’avvertimento di OOC :) ma non so se è valido scriverlo in fondo xD

ora vi starete chiedendo dov’è il collegamento con Kizuna :D anche se sicuramente non ve lo state chiedendo, v’informo che ad un certo punto (SPOILEEER per chi non l’ha letto u.u) Kei chiede a Ranmaru di sposarlo (FINE SPOILEEER) e quindi ho pensato che non fosse una cosa troppo cretina.
forse lo era. perlomeno ho finito in bellezza (?)..

ci tengo a precisare che i personaggi di Kamui e Fuma (scritto con una u perché non so quante ce ne vadano xD) che ho “usato” in questo capitolo hanno più che altro la caratterizzazione di Tsubasa e non hanno nulla a che vedere con il manga di X. in realtà li ho anche parecchio ridicolizzati, ma in ogni caso questo epilogo è stato scritto soltanto per farsi due risate (infatti c’entra solo vagamente con la storia). anche il personaggio che li interrompe in bagno è delle CLAMP nella mia testa.. un certo Kujaku da RG Veda.

che dire, l’attaccamento con questa storia è davvero grande perché è cominciata addirittura l’anno scorso con Do you want to know a secret. non posso dire che non mi sta a cuore e che non sono triste di averla conclusa, anche se questo seguito in alcuni punti mi ha delusa per come l’ho reso..
ringrazio tutte le persone che l’hanno letta dal profondo del cuore, perché sono sempre state tantissime e penso che ci voglia costanza anche per leggere una storia, non solo per leggerla e recensirla.

ringrazio chi l’ha messa nelle preferite, nelle seguite e nelle ricordate ^^ ben 23 persone e so di non meritarmele tutte xD
un ringraziamento in particolare a chi l’ha recensita perché, non scherzo, voi siete stati la mia forza per continuare ad aggiornare. per uno scrittore è importante la fiducia in sé stesso, e voi me l’avete data quando non ne avevo per niente.. non mi metto ad elencare tutti i nomi, però anche se avete recensito anche una sola volta, anche se l’avete fatto per cortesia o perché avevate cinque minuti liberi, sappiate che per me è contato tantissimo e mi ha reso la personcina più felice del mondo :)
 

to Julia_Urahara: non ti trovo troppo di parte dai xD però un pochino lo sei, ammettilo! ti voglio comunque bene, hai sopportato questa storia per DUE volte <3 evidentemente mi ami un sacco u.u credo che Kurogane sia un sacco OOC in questo epilogo, me ne sono accorta solo adesso rileggendo.. però pazienza, almeno so che a te piacerà x°D grazie mille tesoro ^^ sei adorabile <3

to yua: non ti preoccupare, ho sempre trovato molto costruttivi i tuoi commenti :D cioè, il fatto che siano anche divertenti è solo positivo, ma non morirò affatto se cambieranno v.v mi sono resa conto che tu mi recensisci da più di un anno l’altro giorno e sono rimasta sconvolta dalla cosa.. cioè, non troverò mai le parole per ringraziarti abbastanza çAç questa purtroppo sarà una risposta banalissima perché devo andare a studiare però sappi che mi ha fatto tanto piacere che il capitolo ti sia piaciuto, e che sei una persona gentilissima çAç ciao ciao, alla prossima spero!

to __Di: credo di aver capito che il finale ti è piaciuto xD sono contentissima di aver avuto una tua recensione <3 visto che sei pure in vacanza! scriverò qualcos’altro su di loro appena mi passerà l’ennesimo blocco dello scrittore, purtroppo per te xD di un po’ più serio rispetto a questa storia, che anche se ha in un certo senso la sua tragicità io trovo parecchio allegra (forse un po’ troppo). vorrei cimentarmi in cose tristi u.u tanto per vendicarmi di quelle che mi fai leggere tu çAç in ogni caso grazie, sei stato un recensore fantastico e sei superappassionato alle CLAMP, per me è stato un piacere leggere tutto quello che mi hai scritto! purtroppo io invece sto scrivendo risposte del cavolo perché devo andare a studiare <_< in ogni caso GRAZIE e spero di sentirti presto! buone vacanze <3
 


harinezumi

  
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