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Autore: saraviktoria    27/08/2011    0 recensioni
-si, signore. La conosce?-
-intravista- la bella testolina dell'attore lavora febbrilmente. Non gli era mai capitato, un brutto colpo per la sua autostima. Non gli era mai accaduto che una donna non lo volesse incontrare, anche prima che diventasse famoso. Era attraente, lo sapeva.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jackson Rathbone, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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Come far crollare l'autostima di un attore

 

Nel mio ristorante non va mai niente storto. Nel mio ristorante non si lamenta nessuno. Non nel mio ristorante. Sono lo chef più famoso e rinomato di Los Angeles. In un mondo dove le donne fanno fatica a farsi strada in cucina, nonostante per gli uomini sono loro a dover cucinare in casa. Perché la verità è che dove c'è da comandare, quando si occupa una posizione importante, le donne devono farsi da parte, o almeno così pensano gli uomini. Ma io ce l'ho fatta, a discapito di tutti quelli che mi dicevano che puntavo troppo in alto, di tutti  quelli che mi hanno criticato, per chi non credeva in me a causa della mia età. Cheri. Così si chiama il mio ristorante. In questo mondo dove ci si fa avanti a gomitate, è l'unica cosa che ho di caro.

-Thomas, scola quella pasta, non vorrai che diventi colla! Anthony, vogliamo darci una mossa?? Rachel, lavori in un ristorante, non in un fast food, dritta quella schiena!- vado febbrilmente avanti e indietro per la cucina, per il mio mondo, dando indicazioni ai cuochi. Le pareti bianche di piastrelle immacolate, i ripiani in legno, le superfici di metallo, le pentole di rame e ceramica, i piatti lucenti, i grembiuli con la fascia rossa. Rosso come le tovaglie del ristorante. Rosso come la mia insegna. Perché il rosso è un colore acceso, il rosso dona vitalità e gioia, il rosso dà carica. E di carica abbiamo bisogno tutti i giorni. Per soddisfare tutte le ordinazioni, prendere le critiche, sorridere ai clienti che fanno troppe domande, e sistemare la cucina a fine giornata. Perché non ho mai voluto degli estranei in cucina, perché uno chef riordina i suoi strumenti dopo aver cucinato, pulisce i fornelli, lava per terra. Io per prima.

Sistemo una ciocca che mi è finita davanti agli occhi e guardo la padella, dove la panna cuoce. In quel momento entra il maitre.

-chef? c'è un uomo che vorrebbe conoscerla- annuncia, il capo eretto, uno strofinaccio lindo al braccio. Non è il primo. Ma per tutti la stessa risposta

-inventi una scusa. Ho da fare-

-ma, chef … -

-niente ma. Io non incontro i clienti-

-è un attore- prova a giustificarsi -la prego-

-e allora? Siamo a Los Angeles, santo cielo! Di attori se ne vedono tutti i giorni- entra anche Rachel

-chef, c'è in sala l'uomo più bello che abbia mai visto!- esclama, saltellando -è l'attore di quei film per ragazzi, quelli dei vampiri-

-non è successo niente, Rachel, calmati-

-si, chef- torna in sala. Tutta la cucina si è fermata per ascoltare

-beh, che fate? Abbiamo un ristorante da mandare avanti, non siamo una rivista di gossip! E lei, dica a quell'attore che ho da fare- il maitre esce e torno anch'io ai fornelli. Perché certa gente deve essere così insistente? Mangi un piatto, ti piace, lo dici al cameriere. A che scopo parlare con lo chef? I commenti li può riportare chiunque.

-chef, va bene?- chiede Daniel, mostrandomi un piatto di calamari in salsa

-metti una foglia di prezzemolo di lato e pulisci meglio il piatto- torna al frigorifero e prende un mazzetto di prezzemolo.

Quattro ore più tardi aiuto Thomas ad abbassare le saracinesche. La cucina è pulita e silenziosa

-va pure. Chiudo io- lo congedo. Mi siedo su un piano d'appoggio, le gambe a penzolare nel vuoto. Mi torna in mente la prima volta che ho messo piede in una cucina. Avevo dieci anni ed ero sgattaiolata via dal tavolo dove cenavo con la mia famiglia, seguendo un cameriere. Lì avevo deciso: sarei diventato uno chef, costi quel che costi. E ce l'avevo fatta, malgrado tutto. Spengo le luci ed esco

-scusi … - mi si avvicina un ragazzo, avrà più o meno la mia età. Cosa ci fa in un vicolo alle tre del mattino?

-si?- rispondo sulla difensiva

-non la volevo spaventare, è solo che …. Lei dev'essere lo chef che si è fatto negare questa sera-

-no, si sbaglia. Sono soltanto un aiutante. Ora, se mi vuole scusare, andrei a dormire- mi allontano a passo spedito. Ma che vuole? Per fortuna non mi segue. Se lo avesse fatto avrei urlato, sicuro. Va nella direzione opposta alla mia e quando passa sotto la luce di un lampione lo guardo meglio. Ha i capelli castani e gli occhi sono un lampo verde. Nell'insieme è carino, molto carino. Ha una camminata strana, quasi studiata, lo sguardo basso, ai piedi un paio di stivali da cowboy. Mah … arrivo a casa e dopo una doccia veloce mi butto sul letto, addormentandomi di colpo. l'unica cosa che rimpiango, della mia vita, è avere una vita sociale piuttosto scarsa. La sera non torno mai a casa prima delle due, dormo fino alle dieci e poi di nuovo al lavoro. In queste condizioni è difficile uscire con gli amici o andare a ballare, ma non mi lamento. Amo il mio lavoro e vivo per questo.

La sveglia suona alle dieci in punto. Faccio colazione e mi vesto: jeans attillati e t-shirt bianca, converse nere. Prendo la borsa e esco. Faccio un giretto prima di raggiungere il ristorante. Sono sempre la prima ad arrivare, l'ultima ad andarsene. Mi piace vedere la cucina vuota, senza le mie urla, senza i cuochi che vanno avanti e indietro, i camerieri che comunicano le ordinazioni e portano i piatti in sala. Verso mezzogiorno iniziano ad arrivare i primi clienti, l'olio sfrigola nelle padelle, l'acqua bolle, l'odore del cibo invade la stanza.

-chef, c'è l'uomo di ieri, e chiede ancora di lei … - il maitre, mi si avvicina mentre cucino e per lo spavento ci manca poco che mi rovescio l'olio bollente addosso.

-ma vuole stare un po' attento?-

-mi scusi, chef, ma insiste … - sembra intimorito. Da me? Uno scricciolo di un metro e settanta per cinquanta chili?

-e lei si inventi qualcosa!-

-ieri gli ho detto che era occupata, non se berrà anche oggi-

-se la veda lei. l'ho già detto e ora glielo ripeto: io non incontro i clienti-

Esce, poco convinto, il cervello che s'ingegna.

 

-mi dispiace, signore. Lo chef non può lasciare la cucina-

-lo immaginavo. Ma mi dica, com'è? È per caso una donna giovane, con i capelli color miele?-

-si, signore. La conosce?-

-intravista- la bella testolina dell'attore lavora febbrilmente. Non gli era mai capitato, un brutto colpo per la sua autostima. Non gli era mai accaduto che una donna non lo volesse incontrare, anche prima che diventasse famoso. Era attraente, lo sapeva.

 

 

 

 

 

 

   
 
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