SAINT
LORENCE NIGHT
Teresa guardava a naso in su il
cielo blu scuro punteggiato di stelle. Era da molti anni che non passava la
notte di San Lorenzo a contemplare il cielo in cerca di stelle cadenti, per poi
esprimere il desiderio che aveva nel cuore. Ma qual’era
il suo desiderio?
Quella sera era lì solo grazie al suo consulente. Visto che erano entrambi due ostinati single, lui le aveva
gentilmente proposto di andare a casa sua a contemplare gli astri luminosi
nella speranza di vederne uno bruciare. E siccome Teresa Lisbon oltre ad essere
un’amica era anche una donna, come tutte le donne subiva
il fascino degli uomini, specialmente quello del biondo. Ma
a questo lei lo teneva gelosamente nascosto. Dio solo sa quanto Patrick Jane
l’avrebbe presa in giro se avesse saputo che le piaceva! Per non contare poi
che la casa di Jane, che dava sull’oceano, era uno vero e proprio spettacolo;
il suo appartamento in confronto era niente. Quindi
Lisbon aveva accettato l’offerta. Adesso era seduta sul letto della villa, avvolta
nella coperta che Jane le aveva dato, la sua giaceva vuota poco distante.
Dei rumori l’avvertirono che il
padrone di casa stava tornando. Una tazza di ceramica fumante le comparve
davanti. Caffè. La prese tra le mani.
-Grazie.- disse sorridendo.
-Ma ti pare.- Jane si sedette in
parte a lei, sorseggiando quello che Lisbon fosse certa essere thè.
-Allora. Ancora niente?- chiese il biondo, alzando il volto.
Ma come
faceva a splendere in quel modo anche di notte? I riccioli biondi sembravano
fatti di fili d’oro, morbidi come le nuvole; i lineamenti marcati e lisci lo
facevano scolpito nel marmo, mentre la luna gli colorava la pelle d’argento; i
suoi occhi parevano risplendere di luce propria, due diamanti cosparsi di
pagliuzze cerulee; le sue labbra piene ed invitanti….
Era così bello!
-Lisbon? Pianeta Terra chiama Lisbon?- si riscosse.
Jane la guardava, la bocca tirata in uno dei suoi magnifici
sorrisi che lo facevano sembrare un Angelo, ma che Lisbon sapeva fossero
diabolici.
-Certo che non vedrai mai nessuna stella cadente se continui
a guardare me!- fece lui saputello.
-Guarda che io non ti stavo guardando.
Mi ero semplicemente incantata.-
-Sì, incantata a guardare me!- continuava a sorridere
sornione.
-No, incantata nel senso “persa nei miei pensieri”.- fece lei
colpendolo sul braccio. Ma quanto ego aveva
quell’uomo?
Lui rise.
-Okay, farò finta di crederti.-
Possibile che potesse sembrare il dio Apollo di giorno e a
Mercurio di notte? Mentre quando faceva il bambino, poteva benissimo essere
quel divino sbarazzino di Cupido. Fortuna che c’era buio, così Lisbon potè
nascondere il viso tra le pieghe della coperta per nascondere il rossore delle
guance.
-Comunque non mi hai risposto.- proruppe il biondino,
tornando più serio.
-Cosa?- fece lei, gli occhi smeraldini luccicarono col
riflesso della luna.
-Le
stelle.-
-Oh, no. Non ne ho vista nessuna.-
Ma
Patrick era troppo impegnato per ascoltare davvero la risposta. Lisbon iniziò a
sentirsi a disagio sotto quello sguardo così profondo. Eppure non poteva essere
vero, Patrick Jane non
poteva davvero esser dietro a fare quello che lei pensava.
-Ehi, Jane.. tutto bene? .. Jane?-
Il consulente si riscosse. Sembrava anch’egli stupefatto per
quello che era appena successo. Distolse lo sguardo dal viso di Lisbon e si mise
a sorseggiare il thè prima di tornare a guardare le stelle. Lisbon però
continuava a guardarlo, dopo quello che era appena
successo si convinse che quello era il momento migliore per dirglielo, o non lo
avrebbe mai fatto….
-Jane, senti…. Ti devo dire una cosa…. –
-Una
stella!- Jane balzò in piedi, urlando e ridendo eccitato, come un bambino. Il
cuore di Lisbon fece un salto, felice per lui, eppure…. Le dispiaceva molto non
essere riuscita a dirglielo. Lo vide chiudere gli occhi, prendere un respiro
profondo; sorriso sulle labbra.
-Fatto!- disse tornando ad aprire gli occhi.
Si girò verso la donna in parte a lui, che nel frattempo si
era alzata. Le mani in tasca e il sorriso tirato che gli fece erano un chiaro
segno del suo disagio.
-Cosa volevi dirmi?- chiese lui.
Come se quella stella avesse portato via queul momento tra il
triste e l’imbarazzato. Fu allora che ci fu un’altra stella cadente. Anche
Lisbon la vide e Jane rimase zitto, così che potesse esprimere anche lei un
desiderio quella sera. Ciononostante, il desiderio che Lisbon espresse nemmeno
il cielo poteva realizzarlo; ma solo l’uomo che aveva di fronte…. . Si sentiva
a disagio perché dopo aver preso quella decisione, il desiderio voleva
esprimerlo a lui non ad una stella…. .
A quell’uomo che la faceva tribulare tutti i giorni, ma che
con un semplice sorriso sapeva farsi perdonare; a quell’uomo che riusciva a
trovare sempre il modo di raddrizzarle la giornata; a quell’uomo di cinque anni
che quando metteva il broncio era semplicemente adorabile…. .
-Che cosa hai desiderato?- le chiese lui.
-Non si dicono i desideri, non lo sai? Altrimenti non si
avverano.-
-Ma tanto io so cosa hai desiderato.- fece lui gongolante.
-Oh, davvero! Sentiamo!- fece lei, nascondendo il timore che
lui potesse aver capito sul serio.
-Hai desiderato che non ti rompa più le scatole, ovviamente!-
-A dire il vero non ho espresso nessun desiderio.- fece lei,
mogia mogia.
Il sorriso furbetto e giocherellone di Jane scomparve.
Patrick Jane guardò quella donna imbarazzata sopra il suo tetto, dagli occhioni
talmente verdi da incantarlo ogni volta, che adesso si dondolava sui talloni
guardandosi la punta dei piedi; troppo a disagio per guardare lui…. ….Quando tornò a guardarlo potè perdercisi in quei pozzi di
smeraldi. Il cuore mancò un battito.
-Come potrei esprimere un desiderio, quando ho già tutto?
Quando ho te al mio fianco, ogni singolo giorno…. .-
Mai nella sua vita aveva detto una cosa così dolce e carina.
La voce le si spezzò dall’intensità dell’emozione che
provava. Una lacrimale sfuggì dall’angolo dell’occhio destro. Jane per un
interminabile momento si era bloccato, emozionato, col
fiato corto, senza parole, il cuore che batteva furioso, la mente che lavorava
febbrile per recepire il messaggio. Ma lui lo sapeva,
l’aveva sempre saputo…. Per quanto fosse un abile mentalista, il suo cuore
aveva capito da tempo quello ceh il cervello elaborava
con più lentezza. Ma di una cosa era certo: il cuore
non mente mai.
E lui era innamorato di Teresa Lisbon.
Con una falcata e mezza la raggiusne,
le prese il volto tra le mani e la baciò. Teresa Lisbon rimase ferma, immobile.
Sbalordita e al contempo felice per quello che stava accadendo. Appoggiò le
mani su quelle bollenti di lui. Lui era il suo fuoco. Quando si separarono di
poco da quel bacio caldo e languido rimasero a
guardarsi; rimanendo così vicini. I loro respiri che si mescolavano.
-Grazie Teresa, per aver realizzato il mio desiderio.-
bisbigliò lui. –Teresa Lisbon, ti prometto che sarò con te per sempre, ogni
singolo giorno.-
Teresa Lisbon sorrise felice come non lo era mai stata in
tutta la sua vita. Il biondo le circondò la vita con le braccia e insieme si
lasciarono cadere sulle tegole. Lei finì sopra di lui.
-Mia signora, fai di me ciò che vuoi: sono nelle tue mani!-
disse Jane giocoso giocherellone. Lisbon rise.
-Patrick Jane, tu sei sempre nelle mie mani!- proferì
autoritaria la donna. Si misero a ridere.
Quella notte, non ci furono due persone a guardare il cielo
stellato; ma l’intero corpo celeste a guardare quell’amore appena sbocciato.