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Autore: depy91    28/08/2011    0 recensioni
Il primo torneo si è ormai concluso, le strade dei due wrestler mascherati si sono separate. Due anni dopo viene annunciato il secondo Tekken, King dovrà superare ostacoli apparentemente insormontabili, primo fra tutti la frustrazione, per risorgere più determinato che mai. Ne sarà capace? Sta a voi scoprirlo!;) "Gocce di sudore sgorgavano dalla pelle, evaporando al semplice contatto con la sua schiena bollente per la tensione..."
Genere: Malinconico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Armor King, King
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Ruggito del Giaguaro'
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Da qualche parte nell’oscurità delle lussureggianti foreste mesoamericane, un’antica tomba veniva violata. L’incoscienza di un atto tanto empio aveva riportato alla luce un male sopito da centinaia di anni.
Numerose vittime sarebbero state mietute prima che il sacrilegio fosse stato ripagato.
I gemiti ed i colpi di un attento allenamento riverberavano tra le travi lignee della palestra dell’orfanotrofio. Il sudore sgorgava da sotto la maschera e gocciolava sulle tavole del pavimento. Un attimo di sosta, la seduta era stata intensa quella mattina. Per quei pochi secondi nello stanzone risuonò soltanto un respiro affannoso. Quella quiete surreale era tuttavia destinata a ricevere una brusca interruzione: un anomalo eco disturbò l’udito dell’atleta, che tese le orecchie in ascolto. Un sibilo penetrante si insinuò nella sala, avvolgendo ogni cosa in un’incerta atmosfera di mistero. King provò un brivido accapponargli la pelle, quando quel suono minaccioso mutò in voce mostruosa e cupa, sentita soltanto nei suoi peggiori incubi. Il wrestler scattò in piedi gridando: “Chi sei?! Che diavolo vuoi da me?!”. Una voce mormorò qualcosa di simile ad una risposta, ma pronunciata in una lingua sconosciuta. Ad un tratto i pesanti battenti dell’ingresso furono letteralmente scaraventati via da un potente folata di vento gelido. Sebbene fosse pieno giorno, oltre il portale le tenebre avvinghiavano tutto in un’impenetrabile nebbia nera. Due occhi porpora s’accesero nel buio, gli stessi che illuminavano le terribili visioni del lottatore dal viso felino. Egli indietreggiò di qualche passo, infine si posizionò in guardia, ringhiando ferocemente. Dall’entrata presero a strisciare sinuosi serpenti. Un mastodontico essere infernale, dalla pelle verdastra e avvolto in drappi dalla foggia azteca, si distingueva appena davanti al manto oscuro. Quando i contorni dell’imponente sagoma furono sufficientemente delineati, il guerriero giaguaro ammutolì esterrefatto nel riconoscervi le sembianze dell’antica divinità scolpita nella parete di roccia del tempio amazzonico in cui si era imbattuto moltissimo tempo prima.
I suoi passi graffiavano il pavimento con gli affilati artigli corvini, ogni suo respiro si condensava in una nuvola di vapore bollente, il suo sguardo inespressivo e magnetico scrutava l’astante, mai interrotto dal battere di palpebre. King assistette sconcertato all’ingresso in scena di quell’orrida creatura, completamente paralizzato da cotanto spettacolo. Il mostro sollevò un braccio, spalancando la mano. Di colpo il Messicano venne sospinto da un’invisibile forza tra le grinfie del misterioso visitatore, che lo afferrò per il collo mantenendolo sospeso a mezzo metro da terra. Soffocato dalla morsa, ogni tentativo di divincolarsi fu vano, mentre le energie erano progressivamente estirpate dal corpo inerme del malcapitato. Quando l’angelo incappucciato era ormai pronto a calare la propria falce sulla gola del glorioso lottatore, questi rivolse un ultimo pensiero alla grande famiglia di fanciulli che gli aveva donato anni di pura gioia e, versando una lacrima incandescente, cedette infine alla stretta, perdendo i sensi. Il dio scaraventò al suolo il corpo esanime della vittima e voltandogli le spalle svanì nel nulla, reimmergendosi nella coltre tenebrosa da cui era sorto.
Nella palestra piombò ancora il silenzio, pesante come un macigno.
Uditi gli strani rumori, qualcuno accorse al luogo della singolare aggressione. Si trattava del ventiquattrenne cresciuto in orfanotrofio, che nonostante la sua giovane età, da qualche tempo aiutava il suo mentore a mandare avanti l’istituto. Appena mise piede in aula fu colto da un tuffo al cuore, vedendo lo stato pietoso in cui versava il suo eroe. Di corsa lo raggiunse e s’accovacciò al suo fianco, premurandosi di sostenergli il capo. Grandi ematomi emergevano alla base del volto animale. Un rantolo quasi impercettibile fu esalato dalla bocca, incorniciata da fiotti di sangue. “King, parla, dì qualcosa!” implorò disperato il giovane orfano. Qualche verso inarticolato precedette le parole destinate a rimanere marchiate a fuoco nella memoria del loro ascoltatore: “Sei tu … ricordo ancora come fosse ieri il giorno in cui ti accogliemmo. Eri disorientato e scosso, ogni tuo piccolo gesto dimostrava la tua fragilità. Da allora sei cresciuto molto, hai saputo badare a te stesso e ai tuoi piccoli compagni, divenendo col tempo uno dei miei più validi collaboratori. Il mio tempo sta per scadere …” un colpo di tosse accompagnato da rivoli vermigli interruppe per un attimo il discorso “Promettimi che ti prenderai cura dell’orfanotrofio al posto mio, promettimelo!”. Sopraffatto dal pianto, il ragazzo abbracciò affettuosamente il lottatore, sussurrandogli all’orecchio: “Non temere, non tradirei mai la tua fiducia. Conta su di me”. Una piacevole sensazione di sollievo pervase il fisico distrutto di King. Mentre le lacrime dell’orfano bagnavano la pelliccia maculata della maschera, un gelido, estremo respiro abbandonò assieme al suo stesso slancio vitale, il corpo stremato della leggenda del ring. La sua schiena si inarcò in un ultimo spasmo muscolare, gli occhi felini rimasero innaturalmente spalancati, così come le fauci, le membra, prive di forze, scivolarono dal torace sino a terra. Il corpo di colui, che un tempo aveva infiammato le arene di tutto il mondo con le sue strabilianti capacità di combattente, giaceva ora immobile tra le braccia amorevoli del giovane erede. Dopo una vita di battaglie, King aveva dovuto arrendersi, rassegnandosi all’oblio eterno.
  
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