Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: twisted__    28/08/2011    1 recensioni
"Era lì, bello e gracile come lo avevo immaginato. Era in piedi fra tutti con i suoi capelli neri e spettinati e gli occhiali un po' storti a celargli i magnifici occhi verdi. La cicatrice quasi invisibile sulla pelle bianca un po' in rilievo rispetto al resto. Lo fissai quasi con le lacrime agli occhi mentre lo vedevo sorridere verso una macchia indefinita color rosso fuoco. Si voltò quasi per errore verso di me e mi guardò sconcertato, forse troppo spaventato dai miei occhi spalancati su di lui. Mi voltai di scatto decisa a concentrarmi sui sedili mentre altri ragazzi entravano ridendo nello scompartimento. Andò via così come era comparso e il mio stomaco, ogni mio organo, sembrò svuotarsi."
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley, Voldemort
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Al mio amico di infanzia
che mi ha salvato innumerevoli volte dalle mie catastrofi
al mio amico mago, che mi ha permesso di controllare l'impulso
di vivere in un mondo più bello, un mondo dove il male viene sconfitto,
un mondo dove potrei essere coraggiosa anche io
un mondo dove la morte non ha poi così tanto senso.
Grazie Harry, perchè pur restando intrappolato nella mia fantasia mi hai sempre stretto la mano e non l'hai lasciata mai
So che non lo farai.

The boy who lived, the boy who loved



#Introduzione.



Un tuono. La testolina castana fra le lenzuola si girò nuovamente inquieta lasciando che la coprissero ancora di più. Non aveva mai avuto paura dei tuoni, non aveva l’età per avere paura. Si mise a sedere sul materasso lasciando che le coperte le scivolassero di dosso liberando i corti capelli castani striati di biondo e il corpo adolescente che cresceva. Accese la lampada sul comodino e fece scivolare gli occhi sulla sua immagine riflessa nello specchio. Distolse gli occhi quasi disgustata da quel corpo troppo magro e concentrò la sua attenzione sui libri ordinati nella sua libreria. Lo notò fra tutti, quel libro che le aveva segnato la strada, e lo prese. Harry Potter. Non era una bambina, avrebbe dovuto smettere di leggerlo. Eppure era grazie a quei racconti se aveva maturato la consapevolezza quando aveva solo sei anni che sarebbe diventata una scrittrice, e grazie a quel libro Gabbe ne aveva letti molti altri. Aprì il libro su una pagina a caso e cominciò a leggere mentre la pioggia continuava a picchiare sull’asfalto e sui vetri della sua camera. Un rumore in corridoio la distrasse dalla sua lettura appena iniziata. La paura si impadronì di lei quando capì che quelli non erano rumori, ma urla, e sapeva anche di chi. Suo padre si stava dirigendo nella stanza e sapeva che probabilmente aveva visto le luci accendersi a quell’ora. Si sarebbe arrabbiato, anche se per poco, come sempre. L’avrebbe picchiata per poco e lei non poteva far niente se non aspettare. La porta si aprì lasciando che l’uomo grosso con il volto quasi cattivo entrasse nella visuale di una Gabbe troppo spaventata per reagire. Le si avvicinò strappandole il libro di mano.

-Cosa stai facendo con questa luce accesa? Sono le quattro, devi dormire!
Non rispose. Si concentrò sulla prima parola che raggiunse la sua mente. Patronus.
-Mi rispondi oppure devo prenderti a schiaffi per farti capire a che ora si legge?

Continuò ad analizzare quella bella parola e lasciò che venisse sostituita da un’altra ancora più bella. Magia. Una mano colpì la guancia e spaventata spostò il volto lasciando che la pelle assorbisse il colpo. Non ci riuscì poiché a quello seguì un altro schiaffo più forte e più rabbioso. Gabbe aspettò che la raffica di botte terminasse senza proferire parola, lasciando che altre lettere la portassero via da quell’orrore.
Magia.
Uno schiaffo.
Hogwarts.
Un nuovo schiaffo.
Castello.
Non aveva più la forza di respirare e le urla raggiunsero le sue orecchie.
Se solo esistesse….
Due mani cattive le stringevano sempre più forte i polsi.
Se solo….al mondo….esistesse ancora….la magia
Qualcosa avvenne all’improvviso e Gabbe guardò basita, in uno stato quasi simile al sogno, un fulmine di luce argentea esploderle davanti e allontanare le mani di suo padre facendolo cadere all’indietro. Guardò quelle scintille come se fosse esplosa una bomba e cercò di spiegare quel fenomeno soprannaturale con una frase di senso compiuto. Aveva quattordici anni, non poteva succedere niente di tutto ciò senza una spiegazione logica. Guardò il punto del pavimento dove prima era suo padre e non trovò traccia di quell’esplosione. Si alzò da terra e guardò fuori dalla finestra facendo appena in tempo a scorgere la busta che era stata infilata sotto la finestra. La prese nascondendola fra le braccia mentre altre voci stavano riempiendo la casa. Sua madre e le sue sorelle erano sveglie, ma non le importava. Aprì la lettera con mani tremanti senza nemmeno guardare ciò che era scritto sulla busta. Riconobbe la calligrafia elegante, esattamente come era stata descritta nel libro. Il cuore le saltò in gola nel leggere le prime parole scritte su quel foglio .
Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Come poteva esistere tutto ciò? Come avrebbe potuto essere reale se lei non lo aveva mai saputo?

#Capitolo uno.

Nascosi la lettera sotto la maglia del pigiama e mi chiesi chi avrebbe mai potuto farmi quello scherzo di così cattivo gusto. Frastornata gridai contro mia sorella che era appena comparsa sulla soglia della camera .
- Ottimo scherzo, il tuo, vero?
- Di cosa stai parlando?
Davvero fingeva di non sapere? Non aveva idea di ciò che quella lettera mi facesse provare. Non aveva idea della sofferenza che provavo nel sapere che quel luogo, quella scrittura (ammisi fra me che mia sorella era riuscita ad imitarla davvero bene) non esistevano se non nella mia fantasia. Il dolore dell’animo era quasi diventato fisico quando la porta venne quasi buttata giù. Mia madre urlò tenendo fra le braccia il corpo temporaneamente privo di sensi di mio padre. Entrò un uomo alto, anzi, alto era dire poco. Era quasi un gigante e la lunga barba copriva metà del suo grande volto malcurato. Lo riconobbi come se fossimo stati amici da una vita. Lo avrei riconosciuto ovunque perché quello era il mio Hagrid. Lo guardai incredula mentre lui sembrava troppo occupato a pulirsi il mantello già sudicio per prestare attenzione alle urla di mia madre.
-Hei, hei! Silenzio, non sono qui per uccidere! Devo solo eseguire degli ordini, io.
Mi avvicinai a lui e gli sorrisi, convinta ormai al cento per cento che si trattasse di un sogno.
- Ah, ecco! Sei tu quindi la ragazza che devo portare a Hogwarts eh? Meno male che siamo riusciti a rilevare la tua magia, credevamo che ormai fossi troppo grande per poter manifestare….
- Scusa, Hagrid. Non ha senso, tu…voi, siete frutto della splendida fantasia di J.K.Rowling. Sto sognando oppure sono in coma o qualcosa del genere?
-Ah, sapevo che avremmo dovuto fare i conti anche questa volta con la Rowling … bene, sediamoci, riuscirò a spiegare tutto meglio se saremo più comodi.
Guardai Hagrid prendere posto sul divano occupandolo tutto. Vidi il divano cedere sotto il suo peso e mia madre continuava a gemere e a piangere terrorizzata mentre le mie sorelle restavano a guardare basite la scena.
Mi rivolse un sorriso ampio e sincero poggiando poi una pesante mano sulle sue ginocchia.
-Allora, dicevamo? Ah, sì! La Rowling. Dunque, sia tu che lei, credete che noi siamo il frutto della vostra immaginazione, in realtà anche la stessa autrice di quei…beh…libri, appartiene al mondo magico.
-Come è possibile? Voglio dire, se fosse così lei violerebbe lo statuto di segretezza di….
-Infatti lei non lo sa. Sua madre è un fantasma ed ha vissuto ad Hogwarts per dei secoli. Prima di morire, quando ebbe questa figlia da un babbano, la perse perché lui la portò via, nel mondo non magico. La donna morì per il dolore e divenne un fantasma.
Fece una piccola pausa e analizzò la sua stessa mano. Non feci altre domande aspettando che lui continuasse.
- E’ diventata un fantasma perché il dolore per quella figlia non le permise mai di riposare in pace. Sua figlia continua ad avere legami con il mondo magico attraverso i sogni. Lei crede di aver immaginato Harry e tutte le sue vicende e le ha raccolte in quei libri. In realtà molti particolari di quelle storie sono sbagliati.
- Come mai allora non ho ricevuto quella lettera ai mei undici anni?
-Perché per via di quei libri il nostro mondo è stato accennato a tutti i babbani e quindi abbiamo deciso che per reclutare i nostri studenti avremmo aspettato il momento in cui avrebbero trovato la forza che gli avrebbe permesso di scoprire quella magia. Dico i nostri studenti perché io e Silente siamo così.
Accennò con un sorriso il loro legame avvicinando i due indici grandi come salsicce e mi fece sentire sollevata e grata. Non credevo molto a quello che vedevo, ma qualsiasi sogno fosse lo ringraziavo.
- Ottimo, allora adesso che ho spiegato tutto direi di andare. Ti confesso che sei una dei pochi a manifestare la magia a quattordici anni, in genere a quell’età è troppo tardi. Ma meglio tardi che domani…è così che dice quel detto babbano?

- Era “meglio tardi che mai”, Hagrid
Ci sorridemmo e per un secondo ebbi la convinzione che sarebbe potuto sparire da un momento all’altro, ma non accadde. Mia madre si lamentò e all’improvviso ricordai della presenza di altre quattro persone in quella stanza.
- Hagrid, cosa ho fatto a mio padre?
- Semplicemente la tua magia lo ha respinto, non saprei dirti di preciso cosa hai fatto, ma si risveglierà a breve.
Si avvicinò all’uomo steso a terra fra le braccia di mia madre e lo sollevò come se fosse stato un bambino adagiandolo sul divano. Si rivolse poi con lo sguardo a mia madre e fece per aprire bocca, ma lei riuscì a parlare prima di lui.
- Lei non viene da nessuna parte! La smetta di riempirle la testa di stupidaggini! E soprattutto esca da casa mia prima che chiami la polizia, ha capito?
Hagrid inarcò le sopracciglia e si rivolse deciso a mia madre rannicchiata a terra.
- Senta, lei, quello che io dico non sono scemenze, ma ordini di Silente. La ragazzina viene eccome dato che Silente mi ha ordinato di portarla via e lei perché non ha chiamato la pulizia per suo marito?
- Polizia, Hagrid.
- Sì, quello.
Mia madre si alzò di scatto e corse verso il telefono e Hagrid tornò a guardarmi serafico.
- Beh, Gabbe raccogli le tue cose e andiamo via, prima che arrivi la paliziona…pulizina…insomma, quella roba lì.
Feci per tornare in camera e poi guardai le mie sorelle davanti alla porta. Non volevo lasciarle in quell’orrore, dovevo portarle via.
-Hagrid, loro verranno via? Non possono restare qui, vero? Tu…
- Loro non verranno via, Gabbe. Resteranno qui, perché la loro magia è altra e troveranno il modo di salvarsi grazie a quella.
Mi rivolsi ad una di loro che sorrise incoraggiante e sparì nell’altra stanza. Guardai Hagrid per l’ultima volta e tornai a prendere le mie cose che lanciai disordinatamente in una borsa. Quando tornai in corridoio Hagrid stava analizzando lo strano e brutto vaso sulla credenza. Mi sorrise e mi prese la mano. Mi accorsi che era reale; terribilmente reale.
- Come saprai io non posso compiere magie, per cui Silente mi ha autorizzato a farti usare della metropolvere per raggiungere Londra. Ti troverai alla Stamberga Strillante. Ci vedremo lì.
Mi rivolse l’ultimo sorriso e mi mise fra le mani una strana polvere argentea. Mi condusse verso il camino e mi ci fece entrare. Un po’ a disagio, già sapendo però quale fosse la procedura, dissi chiaramente e a voce altra il posto che avrei dovuto raggiungere. In un attimo fui avvolta da fiamme verde smeraldo e Hagrid, quella casa e tutto ciò che di lei avevo odiato, sparirono dalla mia visuale.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: twisted__