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Autore: Kumiho    29/08/2011    1 recensioni
Per un attimo, guardandolo sorridere, nella mente di Gokudera si ripresentò l'immagine dell'insolita espressione di Yamamoto di qualche minuto prima e realizzò che forse quella era stata l'unica vota in cui aveva visto per più di cinque secondi il volto del compagno di classe senza un enorme sorriso a trentadue denti stampato sopra.
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hayato Gokudera, Takeshi Yamamoto, Tsunayoshi Sawada
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tra sospiri e cicale


Il sole quel giorno batteva con ancor più opprimente insistenza del solito e, anche mentre ormai si apprestava a tramontare, i suoi raggi accaloravano l'aria in un'afa insopportabile.


Il canto assordante e continuo delle cicale riempiva l'aria, quasi sospendendola in una dimensione al di là del tempo stesso, la continuità di quell'assiduo frinire sovrastava l'attenzione di chi lo ascoltava facendolo così perdere in una delicata ipnosi che costringeva lo sguardo, oltre che l'udito, a concentrarsi in un unico punto fisso, nella quale si scorgeva il tutto ed il niente.


Con la schiena madida poggiata al basso muretto di cemento bollente che costeggiava la casa di Tsunayoshi Sawada, Gokudera sospirò lasciandosi intorpidire dalla rassegnazione riguardante il torrido caldo dell'estate giapponese.


Avvertì la spiacevole sensazione della pelle sudata contro il cuoio cocente della fascia legata al polso mentre, lentamente, si mosse portandosi la sigaretta alle labbra.

Mentre aspirava s'immaginò che, oltre al fumo, i suoi polmoni si stessero riempiendo dei vapori emanati dall'asfalto cocente che ormai disperdeva, per ogni quartiere, lo sgradevole odore di catrame liquido; il solo pensiero bastò a nausearlo, sebbene ben conoscesse che ciò di cui ogni giorno riempiva i propri bronchi non era di natura molto più salutare, ma convincendosi del fatto che se una persona è a conoscenza di una circostanza, l'ignorarla non la rende, di fatto, più stupida di chi non la conosce affatto, sfregò la punta incandescente della sigaretta contro il muretto, soffocandone la fiamma e con gesto altrettanto lento, la ripose nel pacchetto stropicciato all'interno della tasca della camicia.


Sospirò di nuovo, accorgendosi che probabilmente oltre al frinire delle cicale d'intorno, quello dei suoi sospiri era stato l'unico altro rumore abbastanza forte e costante da poter essere preso in considerazione come unità di misura per scandire lo scorrere del tempo.


Decise di darsi una scossa per riprendersi dal tedio in cui sembrava essere precipitato assieme ad ogni pensiero ed azione del proprio corpo e, come botta di vita finale, decise che un cambio di posizione, nell'attesa, poteva essere più che sufficiente. Poggiò i palmi sulle calde piastrelle in cotto che ricoprivano la cima del muretto e, facendo leva sulle braccia, si issò sedendocisi sopra.


Per quel che ne sapeva, questo suo movimento era stato l'accadimento più emozionante dell'ultima mezz'ora in quel quartiere che fatto di case tutte uguali, circondate da praticelli tutti uguali a loro volta costeggiati da muretti di cemento bollente tutti uguali sembravano la triste riproduzione di un plastico esposto nei centri commerciali, pubblicizzante la costruzione di una nuova proprietà.

Se come soluzione al problema della noia, un cambio di posizione era sembrato inizialmente una buona idea, ora che il problema si ripresentava Gokudera non poté fare altro se non sentirsi uno sciocco, mentre piuttosto che avere la schiena madida poggiata ad un muretto bollente adesso ci era seduto sopra e lo puntellava coi talloni.


In risposta a questi pensieri, quasi la sua mente gli volesse offrire un pretesto per non riflettere su quanto in quel momento si sentisse ridicolo, una goccia di sudore gli scivolò lungo la guancia provocandogli un fastidioso solletico che lo costrinse in un ulteriore movimento che contribuì solamente alla constatazione del fatto che ogni angolo del suo corpo era ormai fradicio di sudore.

Se in quel momento, al posto di sospiri e cicale, avesse avuto la possibilità di calcolare realmente il tempo che passava si sarebbe accorto che erano ormai quasi due le ore che aveva passato poggiato al muretto di cinta tra tentativi di ingannare il tempo e alternative più o meno plausibili di trascorrerlo.


Dopotutto, quando il Decimo aveva accordato il loro incontro quella sera, non aveva specificato l'ora esatta e, da bravo braccio destro, Gokudera aveva pensato di farsi trovare pronto in qualunque momento il Decimo avesse trovato appropriato.


I passi che infine, dopo pochi altri sospiri e meno pochi altri frinii, udì alle proprie spalle gli provocarono quella piacevole sensazione alla bocca dello stomaco, la piccola iniezione di frizzante adrenalina che avvertiva scorrergli dentro ogni volta che il Decimo gli si trovava vicino.


Facendo nuovamente leva sulle braccia saltò giù al volo dal muretto proiettando a terra, il cui colore era ormai mutato dalla luce scarlatta del tramonto inoltrato, un'ombra ben più lunga di quanto si rammentasse. Si voltò, ormai sentendosi ristorato e ricompensato per tutto il caldo e la noia subiti, sfoderando il più cordiale dei suoi rari sorrisi che riservava ovviamente soltanto al Decimo.


Se da uno a dieci Gokudera avesse potuto dare un valore all'irritazione sgomenta che provò in quel breve attimo di illuminazione molto probabilmente sarebbe stato un numero a due cifre.


- Ciao Gokudera! Ci sei anche tu, bene!- Le parole già terribilmente irritanti risultarono a Gokudera insopportabili quanto unghie su una lavagna grazie al tono allegro che le impregnava.


Takeshi Yamamoto.

Forse l'essere più irritante sulla faccia della terra dopo i bambini che ormai stanziavano perennemente a casa di Decimo, che con urla, strepiti e capricci mettevano a dura prova la sua pazienza in ogni singolo momento passato, ahimè, in loro compagnia; forse, realizzò Gokudera, l'unica differenza tra loro e l'idiota che ora lo fissava ancora sorridente, era che lui era più alto di almeno un metro e mezzo. Cosa che s'aggiungeva alla lista di cose che trovava irritanti dato che non è poi così facile imporsi e mostrarsi superiori ad un tipo che in altezza non vanta concorrenti.


-...che ci fai tu qui?...- Sibilò acido Gokudera avanzando di qualche passo verso di lui


- Mi ha invitato Tsuna...- Sorrise nuovamente Yamamoto, ignorando il tono disgustato di Gokudera o, con più probabilità, non accorgendosene minimamente.


- T-ti ha invitato il Decimo!?- Domandò Gokudera in un misto di sconforto ed incredulità. Sapeva bene che Decimo trovava, inspiegabilmente, simpatico quel tipo sebbene più volte Gokudera stesso lo avesse messo in guardia riguardo la fiducia smisurata che il boss dei Vongola sembrava riporre in qualsiasi persona si dimostrasse gentile con lui.


- A te no?- Chiese con un'espressione talmente stupida che Gokudera dovette seriamente ricorrere a tutto il suo sangue freddo, per cui non era certo famoso, per trattenersi dal tirargli un pugno.


- Ovviamente!- Si limitò ad urlare


- Gokudera, Yamamoto!- La voce che fin dall'inizio della sua tediosa attesa poggiato al muretto di cinta aveva sperato di sentire, lo sorprese distogliendo ogni sua attenzione da Yamamoto. Decimo era affacciato alla finestra che dava sul giardinetto e li fissava con aria interrogativa.


- Aspettatemi, scendo subito!- Allungò una mano e, afferrata la cornice di alluminio della finestra se la trascinò dietro con un movimento fluido e, facendola scattare, scomparve subito dopo.



Eccola.

La sensazione zuccherina alla bocca dello stomaco.

Quel delizioso formicolio lungo la spina dorsale.

E quella disperata consapevolezza di non poter fare nient'altro che attendere.

Gokudera si sentì pervaso, come ogni volta che aveva l'occasione di poter prepararsi ad incontrare Decimo, da mille brividi ed incertezze nonché da una felicità traboccante di eccitazione ed euforia.


In qui momenti l'impazienza di voler dimostrare al Decimo il proprio valore veniva surclassata, alle volte, solo dall'impazienza di potergli stare vicino, per riuscire a rubare un contatto segreto tra le loro braccia mentre camminavano uno di fianco all'altro o ad ascoltarlo, ubriacandosi della sua voce, di ogni più piccolo ed insignificante dettaglio avesse voluto parlargli.


Abbassò lo sguardo, nascondendo un sorriso dietro le ciocche argentee che gli solleticavano sempre le guance ma che, in momenti come quello, potevano fungere da eccellente difesa.

Inspirando, infine, a pieni polmoni alzò il volto con aria consapevolmente soddisfatta, solo per ritrovarsi di fronte quello di Yamamoto.


- Che guardi?!- Lo rimbeccò tornando cupo


Al contrario di quello che pensava Yamamoto continuò a fissarlo in silenzio con aria seria.

Il suo sguardo gli parve strano e per un attimo amareggiato mentre un alito di vento, forse l'unico della giornata, gli scompiglio i capelli neri. Il silenziò perdurò per pochi altri secondi prima che Yamamoto sorridesse di nuovo e scuotesse la testa mormorando un “niente” massaggiandosi la nuca.


Gokudera non ebbe il tempo di ribattere improvvisamente distratto dalla figura, ben più importante, di Decimo che svelta si dirigeva verso di loro accompagnata da urla di bambini e raccomandazioni della madre. Tsuna aprì in fretta il basso cancello del muro di cinta e scusandosi per la fretta li sollecitò ad avviarsi temendo l'improvviso risveglio di Reborn che miracolosamente dormiva dal primo pomeriggio.


Dopo pochi minuti i tre ragazzi erano già lontani dall'abitazione di Tsuna e Gokudera, suo malgrado, aveva dovuto arrendersi al fatto che, almeno per quella sera, Yamamoto sarebbe rimasto con loro. Per un attimo, guardandolo sorridere, nella mente di Gokudera si ripresentò l'immagine dell'insolita espressione di Yamamoto di qualche minuto prima e realizzò che forse quella era stata l'unica vota in cui aveva visto per più di cinque secondi il volto del compagno di classe senza un enorme sorriso a trentadue denti stampato sopra.


Decisamente le espressioni serie di Yamamoto non potevano essere prese in considerazione come unità di misura per lo scorrere del tempo.





Salve.

Questa fan fiction è cominciata senza il consenso di tutti i miei neuroni e, prima che me ne potessi rendere conto e interrompermi, il primo capitolo era già steso. L'idea è nata da una solita, normalissima conversazione con Yusaki :-P che probabilmente potrebbe rimpiangere di aver appoggiato. Trattare Gokudera non la considero una grande difficoltà (non lo dico con presunzione quanto con la sicurezza di aver sviluppato già dal nostro primo incontro un'intesa speciale con questo personaggio!) invece Yamamoto... mi da un sacco di problemi, non so se sarò in grado di caratterizzarlo al meglio.

Spero nella buona sorte, nell'ispirazione ed in qualche vostro commento, a presto.


SLURP, Kumiho.

  
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