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Autore: Satomi    29/08/2011    2 recensioni
[Jolanda, la figlia del Corsaro Nero]
[Prima classificata al "Limes Multifandom Contest" di TeaCoffee]
Quattro uomini colpevoli di aver osato troppo.
E per questo puniti.
#01. Ma questa volta il suo desiderio di porsi sullo stesso piano di Morgan - come capitano e protettore di Jolanda - gli sarebbe costato qualcosa di più della semplice reputazione.
#02. Odio che lo rese dimentico d’ogni precauzione, preso com’era dal piacere di veder il suo persecutore in difficoltà.
#03. Quando v’era stato da osare nei confronti della figlia del Corsaro, indifesa mentre i suoi protettori lottavano attorno a lei, aveva osato. Una volta di più. E per l’ultima volta.
#04. E il rancore, giunto al suo limite ultimo, era sfumato.
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Rerum Salgarianum Fragmenta - Frammenti di cose salgariane'
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Per troppo zelo 

 

 

 

Il luogotenente della nuova Folgore si considerava ed era considerato un buono stratega, dotato d’un coraggio a tutta prova e non imbarazzato a usare il pugno di ferro; rispettato da sottoposti e ufficiali, occupava una posizione di prestigio.
Che immancabilmente finiva per stemperarsi dinanzi alle doti del suo capitano.
Pierre le Picard non aveva mai provato invidia verso il signor Morgan, superiore a lui in coraggio e astuzia; lo sapeva migliore di lui e lo rispettava per questo.
Ma la sua innata ambizione gli impediva di limitarsi a quanto era il suo dovere, risoluto a mostrare agli altri e a se stesso di non esser da meno del suo valoroso comandante.

 

Per ben due volte s’era ritrovato a rivestirne la carica.
Per ben due volte aveva fallito.
In qualità di capitano era riuscito a organizzare e condurre in salvo un pugno di marinai sopravvissuti a un naufragio, finendo però per perdere di vista i prigionieri spagnoli, due dei quali avrebbero poi rapito la signorina di Ventimiglia.
In qualità di comandante di vascello aveva guidato un gruppo di filibustieri camuffati da spagnoli con lo scopo di carpire informazioni al nemico, finendo per cadere in un tranello e perdere buona parte dei suoi uomini.
Due pericolosi fallimenti che, se non avevano minato la stima che Morgan aveva per lui, avevano scalfito la sua reputazione presso gli altri filibustieri. Persino Carmaux e Wan Stiller, inferiori a lui per grado ma superiori per confidenza col capitano, dopo l’ultima e più pericolosa disavventura avevano preso a guardarlo in maniera diversa, e il significato dei loro sguardi era palese.
Morgan, al suo posto, avrebbe usata una maggiore prudenza e non avrebbe messo da parte il fucile per far quattro salti con le dame spagnole.
Perché un vero comandante non abbassa mai la guardia.
 

Pierre le Picard, minato nell’orgoglio, s’era ripromesso di cercar quanto prima la sua occasione di rivalsa.
Trovandola a Panama, nel palazzo del governatore.
Ma questa volta il desiderio di porsi sullo stesso piano di Morgan – come capitano e come protettore di Jolanda - gli sarebbe costato qualcosa di più della semplice reputazione.

 

"Muori per mano del bastardo!..."
Un grido di dolore aveva seguito lo sparo, ma non lo mandò Jolanda, bensì Pierre le Picard.
Il bravo filibustiere con una mossa fulminea aveva coperto la fanciulla ed aveva ricevuto la palla nel petto.
Tuttavia era rimasto in piedi. S’appoggiò al muro per non cadere, levò a sua volta la pistola e fece fuoco contro il gruppo formato dai quattro spagnoli abbattendo uno dei due ufficiali.
"Sono vendicato" ebbe appena il tempo di dire.[1]

 

Era morto così Pierre le Picard.
Con gli occhi addolorati di Jolanda fissi su di lui e la feroce certezza d’aver spedito all’inferno un suo nemico.

 

[470 parole]

 

 

 

 

Note dell’autrice: il personaggio di Pierre le Picard, luogotenente di Morgan nel terzo libro del Ciclo delle Antille, non è mai stato nelle mie grazie, lo ammetto. Non lo odio ma nemmeno posso dire di apprezzarlo.
Rileggendo “Jolanda” con maggiore attenzione mi sono accorta di come, in effetti, più di una volta avesse fatto il passo più lungo della gamba. E la sua morte nell’ultimo capitolo è stata un’inevitabile conseguenza che a distanza di anni non mi sembra più così sorprendente come lo fu alla mia prima lettura del romanzo.

Satomi

 

Note introduttive alla raccolta: è stata proprio la sventurata sorte di Pierre le Picard a farmi capire come, in effetti, tutti i morti di quel giorno a Panama non fossero stati casuali: consapevolmente o meno Salgari ha mandato al patibolo quattro persone che, in modi diversi, hanno valicato un confine.
E come Ulisse (l’inferno di Dante docet v.v), reo di aver superato le colonne d’Ercole fino a raggiungere la montagna del Purgatorio, fu sommerso con tutta la sua nave, così quattro personaggi salgariani sono stati puniti per l’aver valicato ciascuno un diverso limite.



[1] da “Jolanda, la figlia del Corsaro Nero”, XXXV capitolo.

   
 
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