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Autore: marygirlonfire    29/08/2011    2 recensioni
Prequel della serie Percy Jackson e il Regno di Narnia.
-Ryan! Ti decidi a uscire da lì?- Lizzie continuò a urlare un altro quarto d’ora, senza risposta da parte della porta.
-Ryan! Sono la futura regina quindi ti ordino di uscire!- lanciò uno sguardo omicida alla porta, come se potesse disintegrarsi per la forza del pensiero.
Poi in un gesto di schizza pestò i piedi a terra ed esclamò –Di immortales!
Sgranò gli occhi, non sapendo dove avesse imparato quella lingua.
Finalmente la porta si aprì –Cosa hai detto?- chiese Ryan. […]
Poseidone guardò di nuovo la bambina –Mi dispiace piccola mia.- alzò il pugnale. Doveva uccidere sua figlia. 

 
Genere: Avventura, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Poseidone
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Percy Jackson e il Regno di Narnia'
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Figlia del Mare
 



“L’Olimpo era silenzioso, immerso nel buio della notte. Solo una figura si muoveva furtiva, con una coperta fra le mani, si guardò attorno un’ultima volta ed entrò nella Sala degli Dei.
Poseidone si diresse verso  il varco in fondo alla stanza, il più velocemente possibile.
-Vai da qualche parte?- chiese una donna.
Poseidone si voltò –Atena- salutò , sperando che non scoprisse cosa ci fosse nella coperta… ma di certo non poteva ingannare la dea.
-Mi dispiace per tua figlia-disse Atena, per niente dispiaciuta –Deve essere stato difficile uccidere la proprio figlia.- aveva capito tutto, questo era certo.
-Tu hai abbandonato la tua sole poche settimane fa-rispose gelido il dio del mare.
-Ma è diverso, lei è ancora viva.
-Scusa ma adesso devo andare…- fece un piccolo inchino e si voltò di nuovo verso il varco.
-Poseidone- lo richiamò Atena  –Ricordati di quello che hai fatto, spero che vorrai correggere il tuo errore- aveva capito tutto, questo era certo.
Poseidone fece finta di non aver sentito ed entrò nel varco.”

 
 
-Papà!!- una bambina entrò di corsa nella sala del trono, raggiungendo il padre al tavolo dove era seduto.
-Piccola mia!- esclamò l’uomo, prendendo la figlia e facendola accomodare sulle sue ginocchia. –Perché non sei con mamma?
-Sta chiacchierando con le sue amiche- rispose la bimba –Ti piace il mio vestito?- con un sorriso mostrò il suo vestito nuovo.
-Ma sei bellissima- rise il padre, accarezzandole i capelli. La figlia si mise a studiare curiosa le carte sul tavolo, così non si accorse dello sguardo perso del padre quando vide la cicatrice sul braccio della piccola… Poseidone gli aveva spiegato cosa era accaduto… Strinse forte la figlia adottiva, dandole un dolce bacio sulla fronte.
-Ora sono occupato, tesoro, credo che potresti giocare con Ryan, se vuole.
-Certo che vorrà, se no lo convinco io!- rispose sicura.
-Porta anche Jake.
-No!
-E invece si- sorrise il re.
-Uff… ma lui ci rallenta!
-Vai, piccola peste- le diede una carezza e tornò alle sue carte perso nei ricordi di qualche anno prima.
 


“-Poseidone!- salutò il re, stringendo la mano al suo visitatore. Il dio sorrise, ma era un sorriso addolorato, si vedeva.
-Cosa è accaduto, amico mio?- chiese preoccupato il re
Poseidone scostò un lembo della coperta, scoprendo il viso paffuto di una bambina. –Devo chiederti un favore.
Le spiegazioni, le sensazioni… tutto era ancora impresso nella mente del re, soprattutto quando vide quel profondo taglio sul piccolo braccio.
-Sono stato costretto- rispose Poseidone seguendo il suo sguardo, i suoi occhi scintillarono di lacrime.
Poi la decisione di tenere quella bambina.
Nonostante tutto”
 


-Ryan! Ti decidi a uscire da lì?- Lizzie continuò a urlare un altro quarto d’ora, senza risposta da parte della porta. –Ryan! Sono la futura regina quindi ti ordino di uscire!- lanciò uno sguardo omicida alla porta, come se potesse disintegrarsi per la forza del pensiero. Poi in un gesto di schizza pestò i piedi a terra ed esclamò –Di immortales!
Sgranò gli occhi, non sapendo dove avesse imparato quella lingua. Finalmente la porta si aprì –Cosa hai detto?- chiese Ryan.
-Cosa stai combinando?- urlò Lizzie.
-Non hai risposto alla mia domanda.
-Tu non rispondi mai alle mie!- incrociò le braccia, battendo un piede per terra.
-Perché dovrei rispondere alle tue domande?
-E perché io dovrei rispondere alle tue?- Lizzie sorrise, certa di averlo incastrato.
Passarono pochi minuti in silenzio, poi Ryan sbuffò –Hai vinto tu, come sempre… entra.- si scostò dalla porta per far passare l’amica.
-Ti stavi allenando!?- chiese incredula guardando la spada e lo scudo appoggiati sul tavolo.
-No, guarda, stavo mangiando- prese in mano lo scudo –Questo è un piatto, e questa è la forchetta- indicò la spada.
-Scemo- rise Lizzie dandogli un scappellotto in testa. –Perché non insegni anche a me a combattere?- chiese tornando seria.
-Perché tuo padre mi ucciderebbe se sapesse che ti ho insegnato a combattere- scrollò le spalle.
-Ma quando sarò regina magari dovrò combattere!
-Ma visto che sarai regina quando avrai i capelli grigi, non credo che ti occorra.
-Magari mio padre abdica- affermò Lizzie, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Altri minuti di silenzio…
-Ma come fai a fregarmi sempre!?- esclamò Ryan alzando gli occhi al cielo, cercando di nascondere un sorrisetto.
-Perché sono più furba di te!
-Tu saresti furba?-si avvicinò minaccioso.
-Cosa vuoi fare?- Lizzie indietreggiò, sapeva cosa significava quello sguardo.
-Incomincia a scappare!
Con un urletto, la ragazza iniziò a correre, uscendo dalla stanza, ma Ryan la raggiunse subito, afferrandole un braccio e facendola inciampare, con il risultato di far cadere entrambi per terra.
-No! Il solletico no!!-urlò Lizzie cercando una via di fuga –Ok!-esclamò infine – Hai vinto!
-Bene- sorrise Ryan alzandosi. Aiutò Lizzie.
-Comunque devi lo stesso insegnarmi a combattere- concluse Lizzie.


 
“Il sole stava sorgendo, illuminando il mare dei suoi riflessi.
Poseidone continuava a camminare avanti e indietro, sulla spiaggia, cercando di non mostrare la sua rabbia, avrebbe di sicuro creato un maremoto talmente forte da distruggere qualsiasi cosa. Si limitò a passeggiare avanti e indietro, cercando disperatamente una soluzione. Maledisse suo fratello Zeus, con le sue ridicole leggi, maledisse tutti gli dei.
Due nereidi si avvicinarono, una teneva fra le braccia una neonata, l’altra un pugnale, il pugnale che aveva ucciso molti figli gemelli. Come prevedeva la legge, se i gemelli erano uno maschio e l’altro femmina, il padre o la madre avrebbe ucciso la femmina.
Poseidone prese fra le braccia quella creatura, tenendola come se fosse la cosa più preziosa al mondo –Mia figlia- sussurrò, accarezzandola con lo sguardo, si sentiva osservato e non ebbe bisogno di girarsi per sapere che quasi tutte le creature marine di quell’oceano erano corse a vedere la figlia di Poseidone.
-Come sta sua madre?-chiese il dio, continuando a guardare la bambina che dormiva beata fra le sue braccia, senza sapere cosa sarebbe accaduto poco dopo.
-È debole, ma si rimetterà presto… l’altro bambino è sano e forte, Sally ha detto che vorrebbe che fossi tu, Poseidone a dargli il nome.- rispose una delle due Nereidi
-E lei, ha un nome?- chiese il dio.
-La madre ha detto che se sei d’accordo, il nome sarà Lizzie… ma Poseidone, sai perfettamente che non si danno nomi ai figli che si devono uccidere… l’ho detto anche alla madre, ma lei ha insistito…
-Vorrei che le riferissi che è un bellissimo nome, e nostro figlio lo vorrei chiamare Perseus, anche se nel mondo dei mortali sarà conosciuto come Percy.
La Nereide annuì, fece un inchino e tornò verso la città, scomparendo nel nulla.
-Poseidone- l’altra Nereide porse il pugnale al dio.
-Puoi andare, voglio essere solo quando…
-Ma…
-Obbedisci!- il mare si ingrossò, e si allontanò, portando con se tutti gli esseri marini che erano corsi ad assistere.
-Come volete, mio signore- con un piccolo inchino tornò nell’acqua.
Poseidone guardò di nuovo la bambina –Mi dispiace piccola mia.- alzò il pugnale”


 
Lizzie guardò il cielo stellato, in cerca di una stella cadente.
-Là!-esclamò Ryan –Indicando un punto nel cielo –No, è già passata.
-Uff… non riesco a vederne neanche una…- sospirò Lizzie.
Rimasero ancora in silenzio. Erano nel loro campo, sdraiati sul prato, in cerca delle leggendarie stelle cadenti.
Lizzie appoggiò la testa sul braccio, cercando una posizione più comoda.
-Non è il nostro giorno fortunato…- sospirò. –Facciamo un po’ di allenamento?-chiese voltandosi verso l’amico.
-No… da quando ti ho insegnato a combattere l’anno scorso, mi batti sempre… è umiliante!- Ryan sospirò, mentre Lizzie scoppiò a ridere, cosa che faceva molto di rado da quando sua madre era morta e il regno era sotto attacco. Lo sapevano che era pericoloso stare lì a quell’ora, ma non avevano resistito alla tentazione, così erano scappati da palazzo.
Lo sciabordio delle onde riempì il silenzio. Tutto era così tranquillo. Lizzie chiuse gli occhi, e cullata dal rumore del mare, si addormentò


 
“-Mi dispiace, piccola mia- una voce maschile popolò il suo sogno. Tutto era nero, solo il rumore del mare e di qualcosa che tagliava l’aria avvicinandosi alla bambina. Poi un dolore lancinante al braccio.
Poseidone cercò di calmare la piccola, che piangeva e si divincolava disperata. Una goccia di sangue cadde nel mare.
Il dio diede un piccolo bacio sulla fronte della neonata, prese una benda e pulì la ferita della bimba. La lama del pugnale era coperta di sangue, avrebbe fatto credere agli altri dei che sua figlia era morta. Il pugnale tremolò fra le sue mani, e scomparve, diretto verso l’Olimpo.
Quando Lizzie smise di piangere, la avvolse nel suo mantello, Poseidone si guardò attorno ed entrò in acqua.
Era salva. Sua figlia era salva.”


 
Lizzie si svegliò di soprassalto, ansimando, ancora persa nel suo sogno.
-Cosa è successo?-chiese preoccupato Ryan.
-Niente- rispose Lizzie cercando di controllare il tremore delle mani. Quel sogno era stato così nitido… Cercò di non pensare a nient’altro, solo alle stelle. Prese un fiore e se lo infilò fra i capelli.
Sentirono un rumore di zoccoli, correvano verso di loro.
Lizzie e Ryan estrassero le loro spade, pronti a combattere.
Ma invece era solo un centauro… era quel centauro di quel giorno, il giorno in cui la vita di Lizzie cambiò. Suo padre era stato ucciso.
 


“Il mare era calmo, Poseidone guardava Lizzie, che dormiva beata nella culla, respirando tranquillamente anche se erano nel bel mezzo dell’oceano, parecchi metri sotto il livello del mare.
Nessuno poteva accedere a quella stanza tranne Poseidone, nessuno doveva sapere che lì c’era la figlia di Poseidone, ancora viva.
La notte era arrivata.”


 
Lizzie strinse un laccio della sua armatura, creata apposta per lei dai narniani, la sua gente. Quante corse da quando era diventata regina. Lizzie si guardò nel lungo specchio, era così diversa dall’anno prima… l’armatura, i capelli legati, l’arco e le frecce sulle spalle, la spada e il pugnale nel loro fodero.
Sospirò, chiudendo gli occhi, cercando di immaginare che stesse andando nel suo campo insieme a Ryan, non nel bel mezzo di una battaglia. Trattenne le lacrime, doveva essere forte o la sua gente avrebbe perso.
Uscì dalla sua camera.
Da quanto tempo non vedeva Ryan? Solo di sfuggita fra un attacco e l’altro, un’occhiata di scuse e lei era già scomparsa dietro a dei soldati.
Il corridoio era silenzioso, tutti erano radunati nel giardino di Cair Paravel, ma lei non stava andando da loro, non ancora. Uscì da una porta laterale dirigendosi verso un piccolo campo pieno di pietre levigate, fiori e cumuli. Si avvicinò alla tomba dei suoi genitori, cadde in ginocchio davanti ai loro ritratti, riuscendo finalmente a piangere, sopraffatta dal dolore.
Un fazzoletto rosso comparve davanti a lei. Lizzie guardò il ragazzo e gli sorrise.
Ryan si sedette accanto a lei. –Devi avere fiducia, vinceremo.
E lei si fidò delle sue parole.


 
“Nessuno si accorse di Poseidone.
L’intero Olimpo era silenzioso, i grandi edifici greci luccicavano argentei alla luce della luna.
Poseidone si avvicinò alla sala degli dei, senza accorgersi di essere seguito”


 
La battaglia infuriava. Lizzie si guardò attorno, stavano perdendo, doveva dare l’ordine di ritirata. Ma si era distratta, e non si accorse del mostro che si avvicinava, con la spada alzata.
-No!- un urlo, un ragazzo e sangue.
 


“Ormai era arrivato, doveva superare solo il varco, avrebbe salvato la sua bambina.
-Vai da qualche parte?-chiese Atena, uscendo allo scoperto”


 
-Ryan! Ryan!- urlava Lizzie. Le sue mani erano piene di sangue, il sangue del suo migliore amico.
-Ryan, ti prego! Ho bisogno di te!- Le lacrime si confusero con il sangue.
Ryan si mosse leggermente socchiuse gli occhi e guardò la sua Lizzie.
- Ti amo, Lizzie. Ti amo e ti amerò per sempre- le sue ultime parole, prima di morire, prima di scomparire in un lampo di luce.
Lizzie diede l’odine di ritirata, senza forza, ma doveva farcela.
Per Narnia, per Ryan.


 
“-Addio piccola mia-“
 


Come avrete capito, questa storia narra la vita di Lizzie da quando è appena nata, a poco tempo prima di partire per il Campo Mezzosangue, praticamente la parte di storia che mancava. Credo che nella ff  Percy Jackson e la Scuola di Hogwarts spiegherò bene la storia del pugnale e della cicatrice, mai menzionati nella storia precedente.
Spero che questa storia sia stata di vostro gradimento, voglio proprio sapere cosa ne pensate!
Ciao a tutti!
PS: Il prossimo capitolo di Percy Jackson e la scuola di Hogwarts arriverà presto! 

   
 
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