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Autore: itsmorgana    30/08/2011    5 recensioni
È incredibile quanto sia vero che quando non sei al fianco della persona che ami davvero non ti senti più te stesso.
Ti senti sempre più perso, afflitto e triste, consapevole del fatto che tutto ciò che conta davvero è rimasto dove è lui.
E non puoi farci niente.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Oddio, sono emozionata *O*
E' la mia prima fan fiction che posto qui :3
Volevo solo dire che questa fan fiction è corta, cioè.. ha solo 6 capitoli.
E poi anche che sono presenti i Sum 41 come persona.. cioè, in questa fan fiction loro non sono famosi, sono solo semplicissime persone :3
Io non mi ritengo una cima nello scrivere, ma vorrei imparare a farlo meglio.. quindi mi piacerebbe ricevere dei vostri cosigli, sarò lieta di seguirli!
Detto questo, buona lettura!


With every move I die.

 

    Chapter One.
 
“E' per il tuo ex?"
La devastazione nei miei occhi si poteva notare da ben cinque metri di distanza. Ero vuota, niente aveva più un senso.
Ma se è ex è ex! Pensavo continuamente. Non dovrebbe essere così? No, per me no, affatto.
Le lacrime scendevano da sole. Rigavano il mio fragile viso come lame taglienti, ormai da due anni.
"Jessica, è per il tuo ex? Rispondi." Mi limitai solamente a fare un piccolissimo cenno con il capo.
Guardavo la mia immagine riflessa su quell'enorme specchio che mi si presentava davanti.
Vedevo il mio viso devastato. Il trucco appena ultimato scivolava via insieme alle lacrime che persistevano nel mio volto.
La mia mente era invasa da mille pensieri. Ultimamente vivevo solo di sogni e ricordi, erano le uniche cose che mi spingevano ad andare avanti.
"Dai Jessica, smetti di piangere, così ti cola tutto il trucco.. poi dobbiamo rifarlo da capo!"
In quegli interminabili minuti spesi a guardare la mia immagine, pensavo a tutto.
Pensavo al presente, pensavo al mio futuro.. ma soprattutto pensavo al mio passato.
 
***
 
Era una giornata piovosa qui a Toronto, e io ero chiusa in biblioteca a studiare per il compito di chimica del giorno successivo.
Odiavo chimica, soprattutto la pratica. Avevo da sempre la paura che qualcosa andasse storto in laboratorio e che scoppiasse tutto. Ero davvero terrorizzata.
"Hey nana!" sentii una voce provenire da destra e subito dopo una mano appoggiata sulla mia spalla.
Era un tocco soffice, non difficile da riconoscere. Alzai la testa di scatto, e vidi lui.
"Quando la smetterai di prendermi in giro per la mia statura, Cone?" chiesi, ridendo. Ogni momento libero che aveva, lo utilizzava per prendermi in giro.
“Non è colpa mia se sei bassa!” replicò lui.
A parer mio, Cone era il ragazzo più divertente che avessi mai conosciuto.
Era il migliore amico di mio fratello Deryck, e per questo lo conoscevo da tutti i miei 15 anni di vita. Era molto alto e molto magro.
Aveva i capelli castani e degli occhi di un blu più intenso dell’oceano.
“Non ti sei mai chiesto che forse sei te che sei troppo alto? .. e comunque, che cosa ci fai qui?” chiesi, non con tono ignorante.
Abbassai lo sguardo sul libro di chimica sperando che si accorgesse che stessi studiando, e che non volevo distrazioni.. ma lui guardava altrove.
 “Ho chiesto a tuo fratello dove potevo trovarti, e lui mi ha detto che eri qui. Devo dirti una cosa..” disse, abbassando lo sguardo.
Sembrava.. forse triste? Non lo so, ma in tutti gli anni che lo conoscevo non l’avevo mai visto così.
“Hei Cone, cosa c’è? Che vuoi dirmi?” chiesi abbassando il capo, cercando di guardarlo negli occhi per vedere se almeno loro mi dicevano qualcosa.
Non appena si incrociarono con i miei aprì bocca.
“Sai, è da un po’ di giorni che non faccio altro che pensarti..” disse, strizzando gli occhi. Con le ragazze non era mai stato una cima.
Io rimasi immobile su quella sedia, in attesa che lui continuasse.
“C-c..” Si fermò per qualche istante. Io ero sempre immobile su quella sedia.
“C-c-credo.. che mi stia innamorando di te.” Finì la frase veloce come un treno. Ma io la sentii chiaramente.
Credo che mi stia innamorando di te ha detto, no?
Io non sapevo cosa dire, cosa fare.. non sapevo e basta.
“Per favore, dì qualcosa.” disse lui, ora con gli occhi aperti che aveva fissi su di me.
Io non mi ero mai immaginata insieme a Cone, a prescindere dal fatto che io non mi immaginavo con nessun ragazzo.. mi sembrava più come un fratello maggiore per me, che come un fidanzato.
Ma allora come mai in quel momento non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso?
“Vabè.. visto che non dici nulla io me ne va..”
“No!” lo interruppi. In quel preciso istante avevo una voglia matta di baciarlo.. ma perché?
Non lo sapevo nemmeno io, ma lo volevo fare.. mi sentivo di farlo.
Mi stavo avvicinando sempre di più alle sue labbra. Presi il suo viso tra le mie mani.
La distanza che ci separava era pari allo spessore di un foglio di carta. Potevo percepire il suo respiro affannato sul mio stesso viso. Potevo perfino leggere i suoi pensieri.
E poi lo baciai.
Labbra che si cercano. Labbra che si incontrano. Labbra che si conoscono.
 
***
In un frammento di secondo la porta del camerino si spalancò, interrompendo il mio flash back su quel giorno in cui tutto iniziò.
Jared, il mio menager, avanzava a passo svelto verso di me.
Non appena vide lacrime rigarmi il viso già truccato, messo in ordine, già "pronto" per far vedere agli altri ciò che non sono, si fermò.
"Ancora piangi per quello stupido?" urlò, quasi come fosse mio padre.
Ma con lui non ci si poteva fare nulla. Essere impulsivo era la sua specialità.
"Dai Jared, smettila, per favore.." Holly, una delle poche persone che mi capiva.
Il suo compito è sempre stato quello di difendermi dagli attacchi impulsivi di Jared, oltre a quello di truccarmi.
"Io non smetto proprio niente! Faccio il mio lavoro" rispose Jared. "Jessica, muoviti, rimettiti in sesto.. tra 6 minuti inizia il concerto!"
    

   
 
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