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Autore: ELE106    31/08/2011    8 recensioni
Ispirata all'episodio 5x17 99 Problems.
Un POV di Sam (che secondo l'autrice, rasenta follemente la disperazione), finalmente a confronto con Dean e i sentimenti che lo legano a lui. Solo loro due. Niente maschere. Niente bugie.
Attenzione: Wincest (don't like, don't read :D)
Revisionata il 06/11/2012
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: Incest | Contesto: Quinta stagione
- Questa storia fa parte della serie 'Anime Gemelle'
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Titolo: Anime Gemelle
Fandom: Supernatural
Contesto: quinta stagione
Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Pairing: Dean / Sam; Wincest (don't like, don't read :D)
Rating: ma sarebbe anche verde… solo che si parla di wincest, quindi mi sembra meglio il Giallo.
Warnings: SLASH, Incesto, e chi più ne ha più ne metta. Non leggete se non è il vostro genere.
Disclaimer: Dean e Sam non mi  appartengono e questa è un'opera di fantasia, non rispecchia i gusti  sessuali dei personaggi, non ha scopo di lucro, vorrei poter cancellare i disclaimer, perché non ci credo fino in fondo, bla bla bla…
Trama: Ispirata all'episodio 5x17 99 Problems. Un POV di Sam (che secondo l'autrice, rasenta follemente la disperazione), finalmente a confronto con Dean e i sentimenti che lo legano a lui. Solo loro due. Niente maschere. Niente bugie.
Note del 06/11/2012: aaaaaallora, questa qui l'ho proprio riscritta tutta!!! Pur avendo mantenuto l'impostazione originaria, fatta di dialoghi e pensieri, direi che è quasi un'altra ffc.... oh cielo che caos!! Buona lettura ;D





Anime Gemelle (Supernatural 5x17 - 99 Problems)

Quanto tempo… quante cose non dette. Parole sospese, dimenticate, ricacciate in fondo allo stomaco con la forza.

Parole così dolorose, da dover essere represse e costrette alla prigionia delle nostre viscere.

Così potenti da riuscire ad evadere comunque, fuoriuscendo sottoforma di lacrime.

Perché, dentro di noi, certe parole bruciano troppo intensamente. Sono fiamme  talmente incandescenti, da distruggere anche il muro di autocontrollo più resistente, lasciandoci ‘nudi’, senza più sbarre a contenere le nostre emozioni.

E una volta esposti, il terrore di poter essere ‘visti’ da tutti ci spezza il respiro, poiché sappiamo… sentiamo, che insieme al fiato uscirebbero anche loro.

Le parole.

Ma ora basta! Forse reprimerle fin’ora è stato giusto, o forse avrebbe fatto meno male lasciarle libere fin dall’inizio, e attendere immobile, che provocassero quello che era destino accadesse, prima o poi.

E dire che nemmeno credo al destino…

Devo solo dirglielo!

Se non lo dico subito, impazzirò e se dovessi impazzire, sarebbe la fine di tutto. E lui che farà dopo? Probabilmente se ne andrà… mi lascerà solo  e sarà tutto finito comunque.

Dean sta uscendo dalla stanza e non ho più tempo per riflettere oltre.

«Resta qui! Ti prego… » È una supplica, la mia. Senza orgoglio o stupidissimo egoismo, dietro.

E ora? Signore, ora come gliela spiego questa?

«Sto solo andando a farmi un giro, Sam! Non serve a niente che io rimanga.»

Dio del Cielo, aiutami! Perché solo tu potresti salvarci da… questo. Da quello che sto per fare.

«Serve a me! Ti comporti come se non ti importasse più di niente.»

«E se fosse così?»

Come se potessi mai crederlo…

«Neanche di me? Non ti importa più neanche di me, Dean?»

«Dannazione, Sam! Vado solo a farmi un giro!»

«Rispondi alla domanda, cazzo!»

«Sai bene che mi importa. Lo sai! Ho solo… devo solo andare… »

«Vuoi solo andare via… da me, vero? »

Stai scappando da me. Lo fai sempre, quando non sai cosa fare, cosa dire… scappi.

Sto per mettermi a piangere. Odia quando lo faccio, almeno quanto io odio farlo, perché mi sento debole, mi sento fragile, mi sento come se lui potesse spezzarmi, solo guardandomi.

«Tu credi che gli dirò di Si… giusto, Dean? Credi che prima o poi lascerò a Lucifero il suo tramite… perché sono un mostro! Uno schifoso mezzo demone, col sangue sporco. Anche se fingi di fidarti di me… tu… pensi sia solo questione di tempo… »

Perché non mi fermi? Perché?Perché non mi interrompi?

«Cristo, Sam! Ma come fai a dire queste stronzate? Proprio a me?»

Sbatte la porta, chiudendola con violenza, ma non è uscito, è rimasto in camera, li sulla soglia.

Lo osservo muoversi nervosamente, camminare avanti e indietro, senza mai guardarmi.

Si passa più e più volte la mano sulla bocca, e quando lo fa, non porta mai nulla di buono.

Ma ormai ho messo in moto questa cosa, e devo andare fino in fondo.

«Tu non ci arrivi, vero Sam? Che cazzo vuoi che me ne freghi del sangue di demone e del tramite di Lucifero? Sono morto per te, brutto figlio di puttana! Te lo sei scordato? Con che coraggio riesci a guardarmi in faccia e dirmi quelle assurdità?!»

Le ho dette perché ho paura… ho paura che le tu possa pensarle davvero.

Questa è un’altra delle cose che dovrei confessargli e invece… ora sono solo arrabbiato. Sono arrabbiato perché sento che lo sto perdendo.

Dean, dimmi solo che non sono un mostro. Dimmi che ti fidi di me.

«Ma per favore! Risparmiami la storia del sacrificio! Perché invece non dici la verità, per una volta? Lo hai fatto per non sentirti un fallito. Lo hai fatto per non deludere papà!»

Non posso credere di averti detto una cosa simile.

So che non è così, so che lui mi vuole bene e che lo ha fatto davvero per me. Come so che non mi perdonerà mai per quello che ho da dirgli. Ma non sopporto più neanche l’idea, il sospetto che lui possa considerarmi un mostro.

«Vaffanculo, Sammy!»

La porta sbatte di nuovo, ma stavolta con lui fuori.

Se n’è andato e non sono riuscito a dirgli nessuna di quelle parole, di cui andavo vaneggiando un attimo fa.

In compenso l’ho fatto incazzare proprio per bene.

Complimenti Sam!

*****

Quando ritorna non trovo mai un attimo per parlargli da solo, perché Castiel è sempre con noi.

È ubriaco.

Trovo strano come siano in sintonia anche con gli stati d’animo. Dean e Castiel intendo.

Tutti e due hanno perso la fede: Castiel in Dio e Dean… in noi due.

È una di quelle riflessioni che non potrei mai fare, ad alta voce, con mio fratello. Mi risponderebbe che sembro una donnicciola,  perché devo sempre discutere ed approfondire tutto.

Già, fratellone, perché invece il tuo di sistema… quello di ficcare la testa sotto la sabbia, è molto meglio e guarda un po’ dove ci ha portati.

Una volta finito tutto, possiamo andarcene da questa strana cittadina di ‘Eletti’ e ci prepariamo a lasciare velocemente la stanza, rimettendo le nostre cose nei borsoni… tutto come sempre.

Soliti gesti, solite parole…  eppure non riesco a farmi andare giù tante cose.

Penso e ripenso a quello che è successo qui e c’è qualcosa che non mi torna.

Dean, sei strano.

Come fa ad essere un vero servitore del Paradiso? Com’è possibile? A meno che …

Sta per fare qualcosa di stupido… lo so e ho paura. Non devo perderlo mai di vista.

Lo vedo prendere di nuovo la porta, con stampata in faccia l’espressione più colpevole che io gli abbia mai visto fare, e i sospetti diventano qualcosa di ben più concreto.

Mi tremano le mani e anche la voce, ma prima che esca, riesco a chiedergli dove sta andando.

«Vado solo a prendere delle garze pulite in macchina. Rilassati, Sam!»

Lo farà! Lo vedo da come mi guarda. Non è mai riuscito a mentirmi, per questo se ne và sempre, quando discutiamo.

Lo seguo fuori di corsa, il cuore impazzito, la paura che diventa terrore, e grazie al cielo lo raggiungo prima che sia salito in macchina. Sta aprendo lo sportello e sembra così perso nei suoi pensieri… così curvo, sotto il peso che porta sulle spalle.

«Non farlo!» Forse ho gridato troppo forte. Sembro isterico…

«Cazzo! Mi hai fatto prendere un colpo, Sammy! Ritorna dentro!»

Si gira di scatto verso di me, gli occhi sono lucidi, arrossati, sono gonfi come se stesse per piangere. Mi prenderebbe a pugni se mai dovessi farglielo notare, ma non può nascondermelo… non a me. Perché in qualche modo, sono sempre io il responsabile delle sue lacrime, per questo so riconoscerle bene.

«Dean, i-io… io mi ricordo.»

«Ma di cosa parli?»

Adesso… è adesso che devo dirtelo.

«Lo so che tu non vuoi ... so che te lo avevo promesso, ma… »

«No!»

«Ma, se non… se non chiariamo questa cosa ora… è l’ultima carta che mi resta da giocare, Dean.»

«No! Non ti voglio nemmeno ascoltare.»

Inutile, perché ormai ho deciso.

«Mi ricordo di quel bacio, Dean.»

«Dio, ti prego… anche questo, no!»

Alza gli occhi al cielo - come se a qualcuno, lassù, importasse davvero qualcosa-, sono così rossi che non sembrano più nemmeno umani. Mi da le spalle e calcia con rabbia un piede contro la ruota anteriore dell’Impala.

 «Scusa… »

Sei così stanco e mi dispiace così tanto.

«Dimmi cosa pensi di risolvere, così? Sei impazzito?»

Probabilmente si… ma non ha più importanza.

«Te ne stavi andando comunque! Non ho nient’altro da perdere… »

«Lo faccio per te! Cristo santo, Sam!»

Come fai, Dean? Mi guardi con quegli occhi… e riesci sempre a farmi sentire piccolo e stupido!

«Fermerò tutto, se dico di Si a Michele! Farò un patto con lui e tu sarai salvo! Lo saranno tutti… »

«Come farei ad essere salvo, pezzo di idiota!? Vuoi sapere cosa succederà se gli dirai di Si? Mi dovrai uccidere, oppure io dovrò uccidere te! Non puoi salvarmi, Dean!»

Mi dispiace … mi dispiace, ma devo farlo.

Riesco a continuare, solo quando sento di aver riacquistato un po’ di calma e mi accorgo di averlo zittito, cosa che quasi, mi stupisce più della follia che sto per fare.

«È stato… è stato il primo bacio, per me.»

«Gesù!»

«Avevo sedici anni… ricordi cosa vuol dire? Sedici anni e mai una ragazza… non ti sei mai chiesto il perché?»

«Sam! Smettila, smettila subito!»

Io me ne ricordo come fosse ieri.

«Era il tuo ventesimo compleanno e io ti comprai lo stesso profumo che ti regalò una delle tue ragazze, esattamente un anno prima. Lo mettevi sempre… »

Era buono… era perfetto per te. Forse era semplicemente il tuo odore.

«Mi piaceva… su di te. Mi prendesti in giro, dicendo che facevo proprio dei regali da ‘findanzata’ e io mi arrabbiai molto…  »

«Non posso credere che tu mi stia facendo questo… »

Scusami. Ti prego scusami Dean.

«Misi il broncio, esattamente come un moccioso, ricordi? Ma, quando feci per andarmene, tu mi tirasti per un polso e… »

E mi hai guardato proprio come hai fatto un attimo fa…  facendomi sentire piccolo, stupido… e tuo.

«Sembravi così dispiaciuto… mi pregasti di non arrabbiarmi con te, proprio il giorno del tuo compleanno. Era importante per te, così ti feci il sorriso migliore di cui ero capace. Sarà stato abbastanza ridicolo, perché mi sentivo un perfetto idiota!»

Il cuore mi si è appena incastrato in gola, Dean. Di qualcosa! Fermami…

«Tu eri seduto sul letto ed io ero… in piedi, di fronte a te, che mi stringevi ancora i polsi. Così vicini… ancora oggi, non so dire come sia successo… ci hai mai pensato? Forse è stata tutta colpa mia… »

Fermami!

«Avrei voluto che… Gesù, avrei solo voluto che non lo negassi, almeno. Non pretendevo succedesse ancora, solo… che ne parlassimo!»

Prendimi a pugni!

«P-perché io… non mi sono mai sentito vivo, come quando avevo la bocca incollata alla tua! Non mi sono mai sentito… di nessuno, come mi sentivo tuo, in quel momento.»

Devo solo dirtelo…

«Me ne sono andato al college, ma non è servito a niente! Ho incontrato Jessica e… era la tua copia sputata, Dean! Aveva i tuoi stessi occhi, il tuo stesso modo di fare, arrogante e sfacciato! Per un attimo… ho davvero pensato che, con lei, sarei riuscito a smettere di assillarmi con… con te!»

Ha lo sguardo puntato a terra, da quando ho iniziato a parlare, e i pugni così stretti che potrebbe rompersi le mani.

Non sopporterai tutto  questo ancora per molto.

«Quando Jessica è morta, io ho capito di essere un mostro. Perché l’unica cosa che riuscivo a pensare era che… grazie a Dio, tu eri tornato da me! Capisci?»

«Ti prego, Sam… basta!»

«Quando ci siamo baciati di nuovo, ho iniziato a sperare che non fosse davvero tutto frutto di una specie mia sofisticata allucinazione, su di noi. Ma tu… niente. Di nuovo niente, come se non fosse successo nulla. Ogni volta che mi voltavi le spalle così… mi sentivo male, mi sembrava di essere pazzo, Dean.»

Ora sto proprio piangendo. Quello che è successo dopo quell’ultimo bacio… è una ferita aperta che sanguina ancora e forse lo farà per sempre.

«Quando sei morto per me, Dean… sono morto anche io.»

Mi vergogno così tanto… per quello che ti ho fatto.

«Pensavi che fossi io quello forte, quello che poteva farcela senza di te… e invece, guarda! Guarda cosa ho fatto, quando tu non c’eri più! Dannazione, ho liberato Lucifero, ho… »

«Sam, ora basta! Davvero… basta!»

«No! Questa volta no, Dean! Se te ne vuoi andare… allora vattene! Ma prima, sappi una cosa: se dirai di Si a Michele… io farò lo stesso con Lucifero!»

«Sam!»

«Lo farò! E lo sai il perché? Mi sta bene se mi lasci perché non puoi sopportare i miei sentimenti per te… lo capirei, te lo giuro! Ma non per venderti l’anima! Non di nuovo!! Non perché hai smesso di credere in quello che facciamo! Tu hai sempre creduto, Dean… è quello che sei! Se lo farai… »

Non so se ha capito qualcosa di quello che ho detto, sto piangendo come una fontana e siamo anche in mezzo a una strada. Alla faccia del reprimere le parole.

Fa troppo male.

Forse confessargli tutto non è stata proprio una buona idea… solo che…

Sono così disperato! Ti prego Dean non mi lasciare!

Sono davvero un mostro, per tutto quello che ho fatto e quello che farò, ma tu non mi lasciare.

Sei tutto quello che ho…

«Non dirai di Si a Lucifero. Sono stato chiaro?»

Mi guarda. Lo guardo anche io.

Che stiamo facendo?

Gli incollo gli occhi addosso, osservandolo mentre si allontana dalla macchina, muovendosi nella mia direzione, ma fermandosi ancora troppo distante.

«Non capisco, Sam… perché mi stai dicendo queste cose? Che dovrei fare ora? Dimmelo, porca puttana!»

Resta con me. Resta, anche se sono un mostro.

Chiudo gli occhi e serro forte le palpebre, sperando ancora che lui mi colpisca in faccia, che sfoghi la sua rabbia su di me, perché è colpa mia e solo mia.

«Sei mio fratello. Io dovevo proteggerti, ma… come faccio a farlo, se quello da cui devi essere protetto sono io?»

«C-come?»

Riapro gli occhi, confuso. Non credo di aver capito cosa intende. Non posso aver capito bene.

«Non può succedere… non potrei mai farti questo, mai!»

La sua espressione lo tradisce. Sembra come se si sforzasse di dirmi qualcosa, ma, allo stesso tempo, mi supplicasse di non fargliela dire.

Allora non dirmi niente. Resta con me.

«Hai idea di come mi sia sentito, quel giorno? Dopo che ti ho… che ci siamo… hai una vaga idea? No riuscivo più nemmeno a guardarti! E-eri solo un ragazzino innocente e… io mi sono sentito una specie di stupratore, Cristo santo! Mi volevi bene, mi avevi fatto uno stupido regalo di compleanno e io… ho approfittato… »

Non riesce più a parlare. Scuote la testa, passandosi la mano nei capelli.

«Mi sono maledetto per quello che ho fatto, Sam! Se c’era anche la minima possibilità che tu potessi sentirti come mi sentivo io… non potevo permetterlo.»

«Cercavi di proteggermi… da te?»

«È sempre e solo questo ad importarmi, Sam! Dio solo sa quant’è difficile. Solo Dio sa cosa ho dovuto fare, per impedire a me stesso di… e adesso arrivi tu e te ne esci con ‘esprimi i tuoi sentimenti e vivremo tutti felici e contenti’. Fottiti, Sam!»

«Mi lascerai! Volevi lasciarmi, Dean!»

Maledette lacrime! Perché non mi date tregua?

«Dimmi il perché! Perché lo hai fatto? Perché mi hai baciato? Perché? Se non riesci nemmeno ad ammetterlo a te stesso… »

«A che ti serve sapere il perché? Me ne andrò comunque, Sam! E ora mi hai dato una ragione in più per farlo.»

«Dimmi il perché, Dean!»

Mi manda al diavolo, gira i tacchi e apre lo sportello della  macchina, quasi buttandosi sul sedile.

«Perché?»

Accende il motore, parte ed è tutto finito.

Ecco a cosa sono servite tutte le mie parole.

Lo guardo andar via, finché mi accorgo che non vedo più nulla. Non capisco se siano le lacrime che mi coprono completamente gli occhi o se sono morto perché il mio cuore è finito in frantumi.

Nelle orecchie, non sento altro che un fischio assordante.

Ho solo creduto che, se telo avessi detto, avresti finalmente capito quanto tu sia importante per me… e ti saresti fidato ancora. Perché se solo sapessi quanto ti amo, quanto sia forte quello che provo, quanto mi consumi pian piano ad ogni tuo sguardo, ogni tuo sorriso, ogni tuo tocco… non venderesti anima e corpo a Michele…

Perché apparterrebbero a me.

Quel fischio mi ronza ancora nelle orecchie e la vista non si decide a ritornare.

Non so nemmeno se l’aria mi arriva ancora ai polmoni… mi manca l’equilibrio e le gambe stanno per cedermi, quando, all’improvviso mi sento afferrare per le spalle e capisco che qualcuno mi ha tirato su, prima che cadessi a terra.

Riesco ancora a sentire il terreno sotto i piedi.

Dean? Non te ne sei andato? Forse sono davvero morto.

Sono tra le sue braccia e sento la sua mano poggiarsi dietro la mia nuca, mentre nascondo il viso nell’incavo del suo collo e respiro il suo odore, riprendendo pian piano a vedere e sentire.

«Ti ho baciato… perché mi sembrava di non riuscire a respirare, Sam… se non ti baciavo.»

«Dean?»

Stringe le dita intorno ai miei capelli e mi abbraccia più forte.

«Non voglio andarmene… lo sai! È solo che… come facciamo a rimanere insieme, se tutto questo diventa reale? Come, Sam?»

Resta con me e basta.

«Voglio solo… voglio solo che mi dici… che non sono un mostro, perché mi sono innamorato di mio fratello. »

L’ho detto.

«Voglio solo che mi dici… che non ti ho costretto io... »

È poco più di un sussurro il mio, difficile dire se l’ho detto davvero, oppure l’ho solo pensato.

«È questo che hai creduto?»

Ci sciogliamo da quel caldo abbraccio, anche se di poco, solo per poterci guardare negli occhi.

«Credevo di essere io il mostro… e di averti costretto… »

«Dimmelo… per favore, Dean, dimmelo… »

Chiudo gli occhi, mentre gli parlo, così smetto di tremare, perché il suo viso è così vicino che ho paura.

Ho sempre paura.

«Non posso…»

«Dimmelo.»

Ora ha la fronte appoggiata alla mia e, un attimo dopo, appoggia anche le labbra alle mie.

Mi ha solo sfiorato, incapace di andare oltre, come per chiedere a me il permesso.

Mi avvicino io. Voglio così tanto quel bacio, che mi sembra di impazzire al pensiero di non averlo… non mi interessa più, nemmeno se poi faremo di nuovo finta di niente. Non mi importa… voglio solo quel bacio.

Hai il permesso Dean! Non riesco a respirare, se non mi baci… avevi ragione.

Ma lui tenta di ritrarsi e i miei nervi prendono il sopravvento, allora lo afferro per il colletto e lo tiro forte verso di me, costringendolo a riportare le labbra sulle mie.

Cerco disperatamente il suo sguardo e, quando lo trovo, incateno gli occhi ai suoi, in un ultimo, forse inutile, tentativo di impedirgli di fuggire via da me.

Non voglio costringerti.

«Per favore… Dean.»

«Non posso… »

«Si che puoi… Se davvero non riesci a dirmelo, allora lasciami capire che anche per te è lo stesso… »

«Lo sai già… »

Non lo dirai mai, vero?

Chiudo gli occhi di nuovo, sospirando sconfitto e perdendo il contatto con i suoi.

Le mani di Dean mi circondano viso e, incerte, mi accarezzano le guance.

I suoi pollici scivolano lenti sul contorno delle mie labbra, ma io non apro gli occhi, perché ho paura persino di guardarlo. Ho paura che finisca tutto, ho paura che lui lo faccia , ho paura che non lo faccia.

Ho paura, Dean.

Finché non succede… e quella paura si trasforma in qualcos’altro.

Dio ti ringrazio, finalmente. Le sento…

Sento le sue labbra muoversi timide sulle mie, come fosse ancora quel giorno. Solo pochi minuti… e non mi importa più di nulla. Ho vissuto fino ad oggi solo per questi istanti, in cui mi sento sciogliere completamente addosso a lui, mi sento di nuovo vivo e mi sento suo.

Il tuo sapore… me lo ricordavo bene.

Famiglia, calore, casa… birra e torta di mele… dolore e sangue… amore.

Poi se ne andrà e questa consapevolezza mi fa allacciare le braccia intorno al suo collo e stringerlo a me, così forte, che forse gli sto facendo male.

Quando ci separiamo mi sembra di morire. Mi sembra di precipitare in un buco nero senza fondo.

Come se mi togliessero l’aria da dentro i polmoni, come se mi strappassero via la pelle, gli organi, tutto.

«Ora devo andare, Sam.»

No. No, non devi andare. Resta!

«Lo so… solo, per favore, non dirgli di Si.»

Qualcuno mi aiuti.

«Ci rifletterò sopra… questo posso promettertelo.»

Ma te ne vai comunque…

È più curvo e disperato di prima, glielo leggo negli occhi e sono stato io… è colpa mia.

Si sta avvicinando alla macchina e mi da le spalle, ma prima di salire a bordo si volta verso di me, sorridendomi con quel suo cipiglio arrogante e un po’ sbruffone. L’ho sempre trovato buffo…

Perché ora mi sorridi così, Dean?Io avrei solo voglia di piangere e supplicarti di non lasciarmi… farei tutto, tutto, Dean! Al diavolo l’orgoglio.

«Sammy!»

«Si?»

«Te lo ricordi cosa ci ha detto Ash, quando eravamo morti?»

«Cosa?»

«Che… le Anime Gemelle condividono lo stesso Paradiso…»

Si gratta la nuca e abbassa lo sguardo, imbarazzato dalle sue stesse parole e dal loro significato.

Come potrei non ricordarlo? Ti ho guardato… ti ho guardato, perché già sapevo che eri tu, la mia anima gemella.

Sorride ancora e non so se essere felice o ancora più disperato, perché lo perderò proprio ora che finalmente siamo davvero insieme.

«Si, me lo ricordo.»

«Noi… noi eravamo insieme, Sam, giusto? Perciò, sai che ti dico? Ci conquisteremo la nostra fetta del maledetto Paradiso, in quel poco che ci resta da vivere. E, forse… quando sarà la nostra ora, potremo stare insieme… »

Oh, ecco perché ridevi. Viene da ridere anche a me ora. Non dovrei, lo so, ma quello che hai detto è così… bello, che non è proprio da te.

«Forse…»

Ma te ne vai comunque…

Gli sorrido anche io.

«Addio, Sammy…»

Non mi lasciare. No!

«A presto, vuoi dire? Io ho intenzione di guadagnarmi la maledetta fetta, Dean.»

«Anche io!»

È l’ultima volta che lo vedo ridere. L’ultima volta che lo vedo fare qualsiasi cosa.

Non mi lasciare!

È al volante ora e mi guarda dal finestrino.

«Sam?»

Resta con me.

«Dimmi… »

«Occupati di Castiel, ok? Spiegagli che non può seguirmi… non stavolta.»

«Ok.»

«Eih, Sam!»

Resta con me.

Dio, ha ancora quel sorriso strafottente.

«Spero proprio di essere il primo ed ultimo uomo che bacerai!»

Mi sento morire dentro e mi viene da ridere.

«Lo sei, Dean.»

Un ultimo sguardo e se n’è andato, forse per sempre.

La mia vita inizia e finisce ora, in quello che è stato il giorno più bello e, insieme, il più brutto.

Quanto tempo sprecato… quante parole andate perse. Così dolorose, è vero… eppure liberatorie.

Abbiamo davvero sbagliato e reprimerle per tutti questi anni? Oppure siamo riusciti a rimanere insieme così a lungo, proprio per questo?

Non ho più la forza di pensarci e sinceramente… non mi interessa più.

Non dirà di Si a Michele… non lo farà, questo è quello che conta.

Perché la tua anima è mia. E io la custodirò fino a quando non ci rivedremo…

In Paradiso.

Fine.

   
 
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