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Autore: Bittersteel    31/08/2011    5 recensioni
Draco Malfoy parla di suo padre, senza remore, senza menzogne.
Un resoconto della vita dell'ex Mangiamorte, il carattere, le passioni, le ambizioni. Per chi non ha capito che Lucius Malfoy era davvero un buon padre.
Mi amava, e io dividevo l’affetto in parti uguali tra mio padre e mia madre. Eravamo uniti, eravamo unici, invincibili. Forse fu proprio la supponenza di essere invincibile, che lo fece avvicinare al Signore Oscuro. E dopotutto, aver finto di essere stato stregato aveva funzionato già una volta. Se il Prescelto avesse distrutto Voi Sapete Chi un’altra volta avrebbe mentito, manipolato di nuovo. Ed io con lui.
Quando lo portarono via, ad Azkaban, nell’estate del millenovecentonovantasei, per la prima volta mi sembrò sconfitto, abbattuto. Ricordo poche parole, mormorate in fretta e furia prima che gli Auror lo trascinassero via: un uomo d’onore paga sempre i suoi debiti, e mantiene la sua parola.

In attesa di giudizio al This is War contest di June_
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Lucius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
- Questa storia fa parte della serie 'Malfoys' Rise and Fall'
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 Lucius Malfoy era ricco, era un mago, era un Purosangue. Uno dei migliori partiti di tutta l’Inghilterra. Serpeverde come il resto della sua famiglia, non aveva mai dubitato della sua astuzia, del suo savoir fare.

 Io non so perché si unì ai Mangiamorte. Posso solo provare a immaginarlo. Il desiderio di grandezza aveva sempre affascinato mio padre, gli intrighi politici erano la sua colazione, insieme al tè e alla Gazzetta del Profeta. Fin da piccolo l’ho sempre visto fiero, mai un tremolio nelle sue mani. Al più, se qualcosa sembrava andare per il verso sbagliato, se il poderoso treno delle sue macchinazioni sembrava deragliare, stringeva la mascella. Impercettibilmente.

 Mi amava, e io dividevo l’affetto in parti uguali tra mio padre e mia madre. Eravamo uniti, eravamo unici, invincibili. Forse fu proprio la supponenza di essere invincibile, che lo fece avvicinare al Signore Oscuro. E dopotutto, aver finto di essere stato stregato aveva funzionato già una volta. Se il Prescelto avesse distrutto Voi Sapete Chi un’altra volta avrebbe mentito, manipolato di nuovo. Ed io con lui.

 Quando lo portarono via, ad Azkaban, nell’estate del millenovecentonovantasei, per la prima volta mi sembrò sconfitto, abbattuto. Ricordo poche parole, mormorate in fretta e furia prima che gli Auror lo trascinassero via: un uomo d’onore paga sempre i suoi debiti, e mantiene la sua parola.

 Poco dopo mi impressero il Marchio Nero. Le parole di mio padre risuonarono nitide nelle mie orecchie.  Il suo debito era la mia parola: avrei protetto mia madre, avrei fatto onore alla famiglia. Da volpe qual era, aveva fiutato immediatamente il pericolo a cui ci aveva esposto la sua disfatta. Io ero la punizione ai suoi sbagli, mia madre sarebbe stata la punizione ai miei.

 Mio padre non desiderava davvero le stragi che ordinava il suo Padrone. Era il prestigio l’unico motore delle sue azioni. Se mi sgridava perché non prendevo buoni voti, non lo faceva per cattiveria, ma solo per chiarirmi il nostro status.  Mio padre mi amava, ero carne della sua carne. Ero suo figlio. Non mi costrinse a prendere il Marchio, non mi offrì a Voi Sapete Chi per la gloria. Probabilmente mi avrebbe mandato davvero a Durmstrang, per tenermi lontano dai guai. Ma amava anche sua moglie, mia madre, e infine cedette. Hogwarts non era il massimo, piena di mezzosangue qual’era diventata, ma devo dire che mi ci sono trovato bene. Sorvolando alcuni spiacevoli incidenti. E la casa di Serpeverde era la migliore in assoluto.

 Il mio augusto genitore non avrebbe mai permesso che mi fosse impresso il Marchio, se avesse potuto. Io ero un Malfoy, appartenevo solo al mio casato. Dopo tutti questi anni capisco perché voleva tenermi lontano dalla mia casa: semplicemente non voleva che diventassi come lui, ridotto a inseguire un ragazzino agli ordini di un folle. Certo, lo chiamo folle adesso, prima non mi sarei mai potuto spingere così in là.

 Papà era così, freddo, astuto, geniale. E avrebbe fatto di tutto per tenere al sicuro me e mia madre.

 Più che altro, era la fredda maschera di uno spietato calcolatore quello che avete conosciuto, e non Lucius Malfoy. Mio padre poteva vantarsi di essere comprensibile per due, tre persone al massimo.

 Dopo la guerra in molti lo definirono farabutto, altri lo chiamarono pazzo. Ma, in verità, a chi mi chiede se Lucius Malfoy era una brava persona o solo un poco di buono, io do sempre la stessa risposta: era mio padre.
 






 
 
Note:
Non ho resistito.  Perdono. Certi film mi danno alla testa.
Il titolo riprende uno scritto di Platone, Apologia di Socrate.
Un uomo d’onore […]  parola, e  A chi mi chiede […] padre sono tratti dai dialoghi del film di Sam Mendes, Era mio padre o Road to Perdition, nell’edizione originale.  La prima frase appartiene a Paul Newman, il signor Rooney, la seconda è del piccolo Mike; ovviamente il soggetto non era Malfoy Sr. ma Micheal Sullivan, interpretato da Tom Hanks. Credo che questo film mi abbia fatto rivalutare Hanks in maniera impressionante.
Buone letture!

   
 
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