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Autore: Lilith of The Thirsty    31/08/2011    3 recensioni
Lucia crede di essere una ragazza normale. Un giorno viene rapita da chi lei riteneva essere sua amica e le verrà rivelata una mostruosa verità sulla sua esistenza e su colui che ama. E’ perverso amare il tuo negativo, il tuo opposto, colui che può distruggerti ma che può farti anche risorgere.
Eppure amore significa morte e morte significa amore.
Questa storia ha partecipato al contest "Not strong enough - Rinunciare all'amore" indetto da visbs88, classificandosi al quarto posto vincendo il premio Originalità.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia ha partecipato al contest "Not strong enough - Rinunciare all'amore" indetto da visbs88, classificandosi al quarto posto vincendo il premio Originalità.
 
 
Titolo: No Dark Shame

Autore: Lilith of The Thirsty

Frase:  8 - And with your presence my heart knows no shame. (E in tua presenza il mio cuore non conosce vergogna.)

Introduzione:  Lucia crede di essere una ragazza normale. Un giorno viene rapita da chi lei riteneva essere sua amica e le verrà rivelata una mostruosa verità sulla sua esistenza e su colui che ama. E’ perverso amare il tuo negativo, il tuo opposto, colui che può distruggerti ma che può farti anche risorgere.
Eppure amore significa morte e morte significa amore.

 Rating: Giallo.

Generi: Introspettivo, Sovrannaturale, Romantico, Drammatico.

Avvertimenti: long-fic.
 

No Dark Shame


 
 
 

Capitolo  1

 
Aprii lentamente gli occhi, tossii forte per l’odore acre di muffa che sentivo intono a me. Una nausea spaventosa si impadronì del mio stomaco facendomi sussultare.
Il capo mi doleva, tutto era sfocato e poco nitido.
Qualcosa stava colando dalla mia fronte ma non potevo toccarmi: mani e piedi erano legati. Doveva essere sangue, ricordavo che qualcuno mi aveva colpito forte alla testa.
Un conato mi fece dolere il ventre mentre la ferita sulla fronte pulsava in maniera frenetica e brutale.
Mi lamentai più volte ma sembrava che non ci fosse nessuno.
I miei occhi si abituarono all’oscurità e cominciai a fissarmi intorno.
Il pavimento era pieno di polvere e sudiciume, sopra di me alcune lampade gettavano una luce sinistra nella stanza.
Cercai di regolare il respiro ma l’ansia e la paura presero il sopravvento causandomi ancora più sofferenza.
“Michael?” chiamai con voce roca e supplicante.
Non arrivò nessuna risposta come mi aspettavo, volevo mettermi a urlare e a piangere.
“Hai ancora il coraggio di pronunciare il suo nome?” chiese una voce femminile.
Alzai piano la testa e vidi una figura di donna in fondo alla camera appoggiata al muro, avanzò verso di me con occhi grigi pieni di odio e disprezzo.
Una tuta nera le fasciava il corpo perfetto mentre un’aura spaventosa l’avvolgeva e si riversava fuori dal suo possente fisico.
I capelli biondi scendevano aggraziati fino alle spalle, brillavano ad ogni mossa della donna.
“S-Sophie! Grazie al cielo!” esclamai sollevata quando si inginocchiò di fronte a me.
Sollevò una mano guantata e vibrò un sonoro schiaffo al mio viso.
La guancia andò in fiamme mentre la testa pulsò più forte. Le parole non uscivano, il mio corpo era troppo debole e affaticato. Perché mi aveva schiaffeggiata? Eravamo amiche da sempre, non riuscivo a comprendere il motivo di tanto odio. L’avevo offesa?
Tutta la mia energia era sparita, risucchiata dal gesto ostile di quella che credevo essere mia amica.
“Non provare a ridire il nome del signore del fuoco con quella tua sudicia bocca, demone!” sussurrò tra i denti Sophie.
I miei occhi si aprirono sgomenti: come mi aveva chiamata? Non riuscivo a risponderle nulla, la mia lingua sembrava un pezzo inerte di carta.
Demone? Perché, cosa le avevo fatto?
Senza rendermene conto stavo piangendo, lacrime salate di sofferenza scivolavano sulle guance lentamente.
“Ma fammi il piacere!” sbottò la mia amica irata “Se pensi di commuovermi con la tua commediola stai sbagliando persona! Non sono buona come Michael!”.
“Ma…”
“Vuoi vedere il motivo di tutto? Vuoi sapere perché ti tratto così? Sai, lui non voleva che tu lo scoprissi ma io non mi faccio scrupoli. Sperava di poterti salvare ma come si può recuperare qualcuno della tua razza? Impossibile! Lascia che ti mostri cosa sei, razza di feccia!”.
Sophie mi girò violentemente e strappò un pezzo della mia maglietta blu dalla schiena. Posizionò uno specchio dietro di me e uno di fronte, abbassai gli occhi e fissai il pavimento; avevo paura della risposta.
“Guarda cosa sei! Guarda a chi appartieni!” mi disse con la voce intrisa di disprezzo e gli occhi grigi irati.
Quando incrociai lo sguardo sullo specchio mi si mozzò il respiro. Cominciai a tremare mentre i miei occhi azzurri si riempivano ancora di lacrime.
Non potevo nascondere ciò che avevo sul dorso nemmeno con la nebbia e la nausea che mi provocava la ferita alla testa.
Al centro della mia schiena si stagliava un simbolo marchiato a fuoco.
Era nero come la pece e scavava un buco sinistro nel mio incarnato chiaro e freddo. Non potevo e non volevo crederci.
Una croce rovesciata era spezzata a metà, stillava sangue e alimentava le fauci di un demone. Misi incredula le mani legate davanti alla bocca: non poteva essere reale.
“Sconvolta piccola Lucia? Quanto mi dispiace, sono stata troppo diretta? O forse dovrei chiamarti con il tuo vero nome… Lilith, figlia del diavolo!” gridò Sophie nelle mie orecchie.
Avrei tanto voluto che non fosse vero ma la consapevolezza mi schiacciava ogni parte del corpo, e continuavo a chiedermi  perché fossi finita sulla Terra.
“Tu sei la causa delle più atroci e sanguinose guerre della storia! Vuoi vedere?” ghignò Sophie mentre mi tirava per i capelli scuri.
Una luce dorata avvolse i nostri corpi: era tanto forte che chiusi gli occhi e non parlai più.
   
 
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