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Autore: Izumi V    31/08/2011    6 recensioni
Se avete letto 'Crudele verità', la fic che ho da poco pubblicato, sappiate che questa storia ne costituisce il finale alternativo, di sicuro più felice per la bellissima coppia ShinxRan. Un momento intenso per un amore che vive oltre ogni distanza.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi è piaciuto molto scrivere questa fic, forse perché tratta un momento molto importante per la vita di Shinichi e Ran, e spero di aver reso bene l’intensità che volevo darle. Questa storia è nata insieme a ‘Crudele verità’, ed è come il finale alternativo della storia. In realtà, mi piace di più questa alternativa XD
Vi lascio alla lettura!
baciii
 
 


Il Coraggio del Perdono
 

 

Quanto è ingenua, la gente.
Come fa a credere davvero che Shinichi  Kudo sia tornato?
Sarà anche vero, ma io di lui non ne ho visto nemmeno l’ombra. Dicono che abbia sconfitto una potente organizzazione, la polizia ne era a caccia da anni. Ma non fatemi ridere…
Se davvero fosse tornato, cosa aspetta a farsi vedere?! Perché se ne parla e riparla, e la sua faccia ancora non salta fuori?!
Mi vogliono prendere in giro, tutti quanti. Farmi cadere in questa crudele trappola, avvolgermi in una dolce consapevolezza che al momento buono mi soffocherà, scoprendo l’inganno.
Ma non mi fregheranno, no.
Shinichi non è tornato, non tornerà mai. Continuerà a chiamarmi, una volta a settimana, lasciandomi consolare di due anni di assenza con qualche minuto e parole spese a vuoto. E i suoi regali, li ho tutti qui.
Con mano tremante, prendo in mano il pacchetto di caramelle che mi aveva fatto trovare in risposta al mio regalo di San Valentino. È vuoto, ormai, ma non lo butto.
Ricordo la gioia di gustarmi quelle caramelle. Mi sembrava che fosse davvero lì vicino a me, con quel sorriso arrogante e affascinante, quegli occhi stupendi e pericolosi come il mare in tempesta. E invece c’era solo Conan, il piccolo Conan… tra l’altro, è due giorni che non lo vedo. Ha detto che passava il week-end da Agasa, aveva un compito di scienze da fare…
E qui, sola, devo subirmi da due giorni queste stupidate sul ritorno di Shinichi…
 
TOC TOC…
Papà? Conan?
No, papà aveva un caso da risolvere… o forse doveva pedinare qualcuno. In realtà, nemmeno mi interessa. Tanto, senza Conan non riuscirà a cavarne un fico secco.
Sarà Conan, avrà finito la sua ricerca da Agasa.
No, non può essere il piccolo. L’ombra al di là del vetro è troppo alta, troppo esile.
Troppo simile a quella di…
 
Oddio, improvvisamente non ce la faccio.
Per quanto abbia cercato, con tutte le mie forze, di non crederci, io SO che potrebbe essere lui. Trovarmi sospesa in questa ingannevole incertezza mi riempie il petto di una sensazione che da tempo non provavo.
No, ti prego. Non farmi scegliere, non farmi aprire questa porta. Non farmi scoprire che è solo un’ingenua speranza senza futuro.
 
TOC TOC…
Accidenti, Ran!
Non mi farò abbattere proprio ora! Chissà cosa penserebbe LUI se mi sapesse così fifona. Lui, così coraggioso, così forte.
Gli mostrerò che non sono una femminuccia.
Che ridere, ragiono come se lui potesse vedermi!
Afferro con forza la maniglia della porta, l’abbasso con cautela, tiro verso di me.
 
 
Mi ritrovo, incantata, a fissare una schiena ben nota, e una chioma corvina, sempre un po’ spettinata…
Sentendo la porta aprirsi, lo vedo girarsi lentamente verso di me, con espressione imbarazzata e insicura.
 
Sei tu, Shinichi.
 
-Ciao, Ran-
Mi saluti con la stessa insicurezza che ti leggo negli occhi.
Sono più spenti, me li ricordavo più luminosi. Cosa ti è successo in tutto questo tempo, cosa ha spento quella luce che mi ha fatto innamorare?
Sembra quasi che ti aspetti una porta in faccia. Effettivamente, è stato il mio primo istinto vedendoti. Ma poi… perché farlo?
Shinichi, sei tornato!
 
E non penso ad altro, non mi prendo neanche la briga di risponderti. Ti salto addosso con uno slancio che non mi appartiene, ma in fondo mi sono detta di essere coraggiosa. E quanto coraggio serve per un abbraccio!
Ti stringo forte, fino a strozzarti.
E tu rispondi alla stretta con la stessa intensità, la stessa gioia. Come faccio a sentirla? Non lo so, è come se i nostri cuori fossero a stretto contatto, come se in questi due anni tu non ti fossi mai allontanato da me.
 
-Ran! Ran! Non sparirò più, lo giuro!-
Continui a chiamarmi, per farmi capire che ci sei davvero, sei davvero tu.
-Ciao, zuccone!!-
Ti rispondo finalmente, ridendo, e lasciando che le lacrime scendano copiose lungo le mie guance, infrangendosi sulla giacca della nostra divisa scolastica che indossi.
Rido e piango, sono pazza di gioia.
-Ciao, tontolona!-
Adesso ridi anche tu, e quanto è bello sentirti ridere!
Il petto mi si gonfia, il cuore mi esplode. Che fai Shinichi, mi vuoi far morire di felicità?
 
-Vieni dentro, muoviti!-
Ti ordino, scherzando. Come se nulla tra noi fosse cambiato, come se non sapessimo entrambi quanto ci siamo mancati, e quanto questo strano sentimento spinga per uscire dal nostro cuore che lo tiene sopito da troppo tempo…
 
Entri con circospezione, ti guardi intorno guardingo.
Scruti con attenzione ogni particolare, senza soffermarti su di uno in particolare. Come se ti ricordassi tutto alla perfezione.
-Non c’è tuo padre?-
Ecco chi cercavi!
-Ehm, no! Aveva un caso da risolvere!-
Rispondo, sorridendo. Mi fa quasi ridere, quel tuo modo di fare. Massì, giochi al detective anche quando non ce n’è bisogno.
 
-Eheheheh-
Ridacchi, divertito da qualcosa che non capisco.
Potrei mai immaginarmi che stai pensando: “Tanto senza Conan, cioè senza di me, quel vecchio bacucco non sa fare niente”? Ovviamente no, come potrei?
E improvvisamente il cuore mi si ferma, il sangue smette di affluirmi al cervello. Mi sento svenire.
Quella risata, Shinichi. La tua risata arrogante, presuntuosa. Quella risata consapevole, quella che sfoderi rendendoti conto di essere imbattibile. E lo sei, Shinichi.
Quel sorriso mi invade la mente, il cuore, ogni cosa.
Sono piena di te, di tutto ciò che ti riguarda.
Ho rivisto ogni cosa nella mia testa, in questi due anni, per non dimenticarti. Ma ora le sto rivedendo davvero, tu sei realmente di fronte a me. E per questo non ci sono parole. Afferro al volo una sedia, senza che tu ti accorga del mio mancamento.
Non voglio che tu mi veda debole!
 
-Ran, vuoi dell’acqua con zucchero?-
Mi chiedi dolcemente, senza nemmeno guardarmi: stai già frugando nella dispensa alla ricerca di una tazza, e vai a colpo sicuro, la trovi subito, quasi sapessi già che fosse lì…
E sorrido di nuovo: -Sì, grazie-
Speravo che non te ne accorgessi, ma tu vedi tutto, non ti lasci sfuggire niente.
Il mio amante dei gialli, così sveglio, così intelligente! Ma non lo ammetterò mai davanti a te, stanne certo, buffone!
 
In pochi secondi mi porgi la tazza.
Ed è afferrandola che mi rendo conto di un particolare fin’ora sfuggitomi: ti trema la mano.
Inizialmente faccio finta di niente, so che ti darebbe fastidio. Poi ci ripenso: al diavolo, ora le regole le voglio fare un po’ io.
-Shinichi, cos’hai?-
Non serve che specifichi, probabilmente c’è davvero qualcosa che ti turba, e fingere non serve a niente.
 
Sospiri, e in quel sospiro vedo la stanchezza di due anni riversarsi sul tuo corpo, sulle tue spalle larghe, più allenate di quando le ho lasciate, sul tuo viso tirato e i tuoi occhi spenti.
-Shinichi, ti prego, dimmi-
Non mi importa più dell’acqua con lo zucchero, né dei giramenti di testa. Mi alzo in piedi di scatto, guardandolo in faccia, con una nuova sicurezza che mi pervade.
 
Qualcosa è cambiato, lo sento nell’aria che respiro, che sto respirando con te.
Stavolta non sarai tu a proteggermi, ora tocca a me.
Shinichi, condividi con me la tua preoccupazione, lascia che sia io ad aiutarti!
 
-Ran, devo dirti…tante cose-
Dici finalmente, alzando gli occhi.
Puntandoli nei miei.
Che strana espressione hai, non riesco a interpretarla.
Sei serio, determinato, ma anche tanto triste, hai paura di qualcosa.
-Sono qui, ti ascolto-
Lo dico quasi con aggressività. Accidenti, voglio sapere! Se davvero devi spiegarti, fallo!
 
-Da dove comincio…-
-Dal principio, per esempio!- Sono esasperata, troppo. Non credevo che mi raccontassi tutto subito, ma ora che so che eri intenzionato a farlo, non posso aspettare ancora.
Ancora una volta mi guardi serissimo.
-Non è facile, Ran, nemmeno per me-
Quel ‘nemmeno’ vuol dire quello che penso? Stai davvero dicendo che sai cosa provo?
-Lo so, Shinichi. Ma ho bisogno di sapere, capisci? Tu.. tu sei stato assente così tanto! Non c’è stato giorno in cui non ti ho pensato, in cui non ho sperato, piangendo, che tu tornassi. A volte l’hai fatto, e sopportavo. Sopportavo di vederti per poi perderti di nuovo, l’ho fatto per te. Quella volta, durante il caso del Grande Shiragami, ho pensato che non ti avrei più perso, e invece… l’unica mia consolazione è stato Conan. Lui si teneva in contatto costante con te, e non ho mai capito come tu l’abbia conosciuto, ma non mi importava. L’importante era solo che non sparissi per sempre!-
Interrompo all’improvviso il mio discorso perché un groppo in gola mi impedisce di parlare. E le lacrime ricominciano a scendere solcando senza pietà il mio viso accaldato. Ma non mi fermo, ci sono troppe cose che devono essere dette.
-Conan mi è stato vicino, Shinichi, molto più di quanto non lo abbia fatto tu! Se io non ho smesso di aspettarti, è stato anche merito suo. Hai affidato a un bimbo – che, per quanto sia sveglio e così simile a te, è solo un bimbo – il compito di tirarmi fuori dal baratro in cui mi ero persa. Lui è stata la mia luce in tutto questo tempo. Lui…-
 
-Lui, Ran, non ci sarà più-
-C…come? Shinichi, cosa stai dicendo?-
 
-Non sapevo da dove cominciare, Ran, ma ora ho capito che la via è una sola. Ora, ti prego, ascolta tutta la storia, ascoltami, e dopo potrai anche urlarmi addosso, picchiarmi. Sarò in mano tua-
 
Shinichi, cosa stai dicendo, mi fai paura.
 
-Tropical Land-
Pronunci quelle due piccole parole abbassando il viso, nascondendo gli occhi sotto la tua frangetta ribelle.
A me bastano per ritornare, per l’ennesima volta, a quel pomeriggio insieme. A quella terribile sensazione che non ti avrei più rivisto, quando ti ho visto scappare lontano da me.
-Anche tu stai pensando al nostro ultimo saluto, vero?-
Annuisco impercettibilmente, senza rendermene conto. Lo vedi? Le nostre menti sono legate…
-Sai cosa è successo dopo?-
Scuoto il capo con forza, permettendo alle lacrime di bagnarmi alcune ciocche di capelli. Tremo, perché mi rendo conto che ho davvero paura di quello che stai per dirmi.
-Dopo, ho seguito i due uomini in nero, e ho spiato uno di loro mentre portava a termine un losco affare con un estraneo. Non mi sono accorto che dietro di me, l’altro dei due uomini era pronto a colpirmi…-
Portai le mani alla bocca, inorridita al pensiero di quello che i due criminali potevano farti.
-Una botta in testa mi stordì, facendomi cadere a terra. L’uomo mi afferrò per i capelli, costringendomi a ingerire una sostanza che, secondo i loro piani, avrebbe dovuto uccidermi.-
-Shinichi!!- Urlai, immersa nel racconto. Come se fossi stata lì, come se avessi avuto la possibilità di salvarti.
-E… e poi, Shinichi?-
 
-Poi…-
Le parole sembrano morirti in gola. Qualcosa ti trattiene dal parlare, cosa?
Avanti, sono qui per te.
 
-Quella sostanza non mi ha ucciso, Ran. Ha avuto un altro effetto sul mio corpo.-
 
Deglutisco, ho la bocca secca.
Il cuore mi batte furiosamente nel petto, sembra esplodere. Un’ansia pazzesca mi pervade, ho la pelle d’oca.
Eppure non so ancora tutta la verità.
 
-Ora, Ran, ripensa a cosa ti è successo quel giorno. Ripensa a chi hai incontrato. Alle emozioni che hai provato dopo quell’incontro. Ripensa ai tuoi dubbi, ai tuoi sospetti. Alla fortuna che ha investito tuo padre. A Heiji, che ronzava sempre qui intorno. Ai… ai regali che comparivano misteriosamente nella posta, o direttamente in camera tua.-
 
Avevo il capo chino, rimuginando nella mia testa tutte le tue parole con una calma nuova. La mente si svuota, diventa stranamente lucida, seguendo il tuo consiglio. Scopro una memoria perfetta di quel giorno, forse perché l’ho rivissuto tante di quelle volte, nei miei sogni, da non poterne più. Mi rendo anche conto con stupore che anche quei particolari cui non avevo mai prestato troppa attenzione si ricreano senza difficoltà. Rivedo con chiarezza la pioggia e le lacrime sul mio viso. Posso sentire i piedi bagnati dentro calze fradice, mentre corro sotto l’acquazzone per venire a cercarti. Risento la preoccupazione del non vederti tornare. Rivedo il dottor Agasa che apre la porta imbarazzato, dicendo che Shinichi non c’è, che non sa dove sia. E poi…
 
Meccanicamente mi inginocchio, e stendo le braccia davanti a me, mentre il mio sguardo vacuo rivive la scena di due anni prima, in casa di Shinichi.
Sto prendendo in braccio Conan, che sta inforcando in quel momento i suoi grandi occhiali.
Lo fisso incantata per qualche secondo, e poi lo stringo a me intenerita.
Ma l’ho fissato, per qualche secondo.
Perché?
Perché mi ricordava qualcuno, accidenti.
 
E vado avanti, sul treno della memoria che corre inarrestabile.
Il caso di quel chirurgo che riceveva strani regali a una data regolare.
Sì, il chirurgo è entrato nello studio di papà senza rivelare la sua professione.
Ma Conan aveva già capito, semplicemente guardandogli le mani. E portandosi le mani dietro la nuca, sghignazzava soddisfatto.
Ricordandomi terribilmente qualcuno…
 
Rivedo Hattori, con Kazuha, sempre pronto a incaricarsi di un caso al fianco di mio padre. Divenne subito amico di Conan, la cosa mi sorprese…
Sembravano così complici, così in sintonia. Heiji sembrava un altro al suo fianco, scherzava con lui come se fosse uno della sua età. Si consultava con lui sui casi.
E Conan assumeva un atteggiamento adulto e strafottente con Hattori.
E mi ricordava qualcuno, maledizione!
 
Il mio pianto prende forza nella consapevolezza nuova che mi investe devastandomi l’anima.
-Ran…-
La tua stupida voce rimbomba nelle mie orecchie, spingendomi a odiarti con tutta me stessa. Lo sai, lo sai che ho capito.
 
-Ran-
-STAI ZITTO!!-
Urlo improvvisamente, alzando il viso da terra. Sono ancora in ginocchio, per terra. Ai tuoi piedi.
-STAI ZITTO!!-
Grido di nuovo, con tutta l’aria che ho nei polmoni, sebbene tu non abbia detto nulla.
Mi prendo la testa tra le mani, piangendo a dirotto, e scotendola come per scacciare quell’orribile idea.
 
-Dimmi che non è vero…dimmi che non è vero!-
Ripeto convulsamente.
-Ran, mi dispiace-
Ti chini su di me, mettendoti in ginocchio, al mio livello.
Ma tu non sei al mio livello, non te lo meriti. Non dopo quello che mi hai detto.
-ACCIDENTI A TE, SHINICHI!!-
E ti tiro uno schiaffo con tutte le mie forze. Non uso mosse di karate, non ne vale la pena.
-Sei… sei un verme. Io ti odio…come hai potuto mentirmi, come hai potuto?-
Singhiozzo, senza smettere un solo attimo.
 
-Non potevo, Ran, non potevo dirtelo! Se lo avessi fatto, loro ti avrebbero trovata, torturata, uccisa! Ran, non potevo!-
Anche tu hai alzato la voce, e mi accorgo con stupore che la tua voce è incrinata.
Stai piangendo.
 
-Potevi sparire… perché sei entrato nella mia vita come Conan?! Perché mi hai mentito guardandomi negli occhi?!-
-Non potevo fare altro, Conan era l’unico modo che avevo per starti vicino! Ran, tu non sai quanto avrei voluto dirti tutto, ogni cosa. Ma ti avrei messo in pericolo, un pericolo troppo grande! Tutte le notti mi svegliavo urlando, vedendoti nei miei incubi, rapita e torturata per scoprire dove fossi. Tu adesso stai bene, ma nei miei sogni, Ran, mi sei morta tra le braccia.-
-Shinichi…-
Non so cosa dire. Io…
 
Penso a Conan, che la notte piange tra le lenzuola e la mattina dopo mi sorride, dicendomi che Shinichi tornerà da me.
Ed eri tu, quel bimbo di sette anni che piangeva di notte, e di giorno trovava dentro di sé il coraggio per ricominciare, per dirmi che il ragazzo che amo sarebbe tornato.
Piccolo mio, quante responsabilità hai dovuto sopportare!
Ma che piccolo… quel ‘piccolo’ eri tu, Shinichi!
Che sei finito in ospedale con una pallottola nella gamba, per salvare dei bambini che credevano fossi solo il leader della loro piccola squadra.
Che hai sopportato il peso di mille bugie, per tenermi al sicuro.
Che da solo, hai combattuto un’organizzazione di spietati assassini.
Perché fossi al sicuro.
Quanto coraggio hai dovuto tirare fuori!
Perché fossi al sicuro.
 
Ti amo, maledizione, ti amo!
E quanto ciò è vero, è vero che quando ti ho fatto entrare qui ho promesso a me stessa che stavolta sarei stata io a proteggerti.
Quel coraggio, Shinichi, ce l’ho anche io.
Con quel coraggio, che tu mi hai insegnato, io ti perdono.
Qui, ora, ti perdono.
 
-Io ti perdono, Shinichi! Ti perdono!-
Sussurro, smettendo di piangere. Mi alzo in piedi, e ti aiuto ad alzarti.
Mi guardi stupito, non te lo aspettavi.
Nessun inganno.
 
Mi abbracci stretta, avvolgendomi tra le tue braccia.
Sento la paura di fallire, temo che non sarò in grado di perdonarti davvero.
 
-Ti amo, Ran-
Mormori, perso nel nostro abbraccio, affossando la testa nell’incavo del mio collo.
 
Perdo ogni timore.
In quel ‘Ti amo’ sento la forza che mi occorre.
Amami, Shinichi, e avrò il coraggio di perdonarti per sempre. 



 

  
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