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Autore: Maricuz_M    01/09/2011    1 recensioni
Non riusciva a capire il perché dell’esistenza di molte cose. O del perché si dovessero fare, delle cose. Già da piccolo, quando sua madre gli ordinava di sistemare la sua camera, si chiedeva -Ma perchè devo sistemare se prima o poi tornerà in disordine?-
Una volta aveva persino condiviso il suo dubbio con Shannon, però la risposta lo aveva un tantino scioccato.
-E allora perché vivi se poi muori?-
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer Ovviamente, è tutta finzione, mi sembra chiaro. Jared non è così e Shannon non è così. E se sono così, non lo sapevo! E non scrivo assolutamente a scopo di lucro.
Buona lettura. :)



Sleeping or waking?


Spense la televisione sospirando.
Ne aveva abbastanza dell’insonnia. A cosa serviva?
Non riusciva a capire il perché dell’esistenza di molte cose. O del perché si dovessero fare, delle cose. Già da piccolo, quando sua madre gli ordinava di sistemare la sua camera, si chiedeva -Ma perchè devo sistemare se prima o poi tornerà in disordine?-
Una volta aveva persino condiviso il suo dubbio con Shannon, però la risposta lo aveva un tantino scioccato.
-E allora perché vivi se poi muori?-
Da quel momento, ogni volta che si faceva una domanda, pensava al muso di suo fratello. No, non il viso. Il muso.
Si alzò dal divano ed iniziò a vagare per la casa. Era notte fonda, le tre circa.
Solo e sveglio.
Non aveva la minima idea di cosa fare. Di suonare non se ne parlava, aveva provato con il resto della band per tutto il giorno. La tv era esclusa, anche perché nel caso avesse avuto voglia, a quell’ora non c’era niente che meritava attenzione.
Nei momenti in cui non praticava le sopracitate attività, si dedicava al disegno, alla scrittura, alla cucina (se così si poteva definire) per i pasti e, infine, al “ricordi-time”.
Il ricordi-time, in parole povere, era ciò che raggruppava il guardare foto della sua giovinezza, rileggere vecchie poesie o storie scritte di suo pugno e valutare le sue precedenti capacità.
Era un po’ presuntuoso a volte, quello sì, ma era anche molto critico nei suoi confronti.
Nel buio, visto che secondo lui tenere le luci spente escluse quelle poche e deboli rendeva l’atmosfera più intima e rilassante, arrivò in cucina e guardò il tavolo. Foto sparse ovunque, di varie dimensioni o colori. Una gran quantità di esse erano di lui e Shannon da piccoli. Venivano sempre ritratti felici, quando erano insieme, ed ogni volta che riguardava i loro volti con gli occhi luminosi, sorrideva intenerito.
Spostò lo sguardo sulle altre fotografie, poi si concentrò su una in particolare.
L’aveva già guardata quel giorno, ma la riprese in mano ugualmente. Raffigurava tutta la classe del suo ultimo anno delle superiori. In quegli anni si era divertito come un matto. Andare a scuola gli piaceva, amava stare con quelli che erano i suoi compagni.
Poi c’era una ragazza, Norah Dreams. All’epoca solo il sentire il suo nome gli confondeva le idee. In tutta la sua vita, era stata l’unica persona di sesso femminile con cui non aveva mai fatto lo sbruffone o il figo, esclusa sua madre. Lei l’aveva colpito maggiormente al petto. Non le confessò mai i suoi sentimenti, era come se qualcosa lo trattenesse dal farlo.
Il problema era che non era mai stato rifiutato e mai aveva avuto paura di esserlo, ma con Norah non ci riusciva. Aveva il terrore di soffrire e non aveva la certezza che lei ricambiasse. Non era come le altre, era un tipo affidabile, responsabile, studioso e intelligente, oltre ad essere una ragazza bellissima e dolce. Non era perfetta, questo no. Nessuno è oggettivamente perfetto.
Però per Jared era soggettivamente perfetta.
Sospirò fissando il suo volto sorridente che guardava l’obiettivo con quei suoi occhi neri. Li adorava, quegli occhi. Era come se dentro essi fosse un qualcosa di infinito, tutto da esplorare.
I capelli, scuri anch’essi, le ricadevano sulle spalle e contrastavano con la pelle chiara della sua pelle.
Era un contrasto vivente, e lui adorava i contrasti. Basti guardare video come “A beautiful lie”, “Kings and Queens” o “This is war”.
Le loro strade si erano separate definitivamente al collage. Lei aveva deciso di diventare una giornalista.
Voltò la testa verso la finestra. Stava piovendo, era così perso nei ricordi che neanche si era accorto delle gocce che avevano cominciato a scendere.
Posò la foto lanciandogli un ultimo sguardo, poi sussultò, spaventato da un tuono.
-Fanculo..- sussurrò.
-Come dici?-
Si girò di scatto. Appoggiata alla parete della cucina, una figura nascosta dalle ombre e dal cappuccio calato sulla testa. Riusciva solo ad intravedere un sorriso sulle sue labbra rosso sangue e la pelle candida, quasi ultraterrena. Pareva emanasse una luce tutta sua.
Non riuscì a dire e fare niente, se non spalancare occhi e bocca.
La figura fece un passo avanti, uscendo un po’ dall’oscurità. Solo in quel momento Jared si accorse che era completamente bagnata.
-Chi..- non riuscì a formulare la domanda, perché la sorpresa lo bloccò una seconda volta.
Il personaggio alzò le mani, per poi togliersi il cappuccio dalla testa con una lentezza disarmante, lasciando finalmente scoperto il viso.
Jared provò ad indietreggiare, ma il tavolo non glielo permise. Continuò a fissare la ragazza terrorizzato. Era Norah. Ed aveva ancora vent’anni. Era come se per lei gli anni non fossero mai passati.
-Ti ricordi di me, Jared?- chiese la ragazza inclinando leggermente la testa e assumendo un’espressione ingenua.
Annuì impercettibilmente, e Norah avanzò. I ciuffi neri e bagnati attaccati alla fronte o alle guance leggermente arrossate, i grandi occhi che lo guardavano, le labbra lievemente dischiuse che sembravano più rosse ogni secondo che passava.
La ragazza appoggiò una mano sul petto dell’uomo, sopra il cuore, senza distogliere lo sguardo.
-Perché batte così velocemente?- domandò dopo qualche attimo.
Lui deglutì, incantato dall’abisso che si nascondeva nelle iridi di quella creatura che aveva davanti.
-Hai paura, Jared?- mormorò la mora avvicinandosi di più.
Jared scosse la testa, ma Norah alzò un sopracciglio.
-Hai ancora paura? Di cosa hai paura? Non sei cambiato in questi anni? Non sei diventato un uomo, Jared?- continuò a chiedere, stavolta con un’intonazione più triste.
-Chi sei?- riuscì a parlare.
Lei sorrise –Che bella voce..-
-Rispondimi.- disse, con tono stranamente sicuro.
-Sai chi sono.- rispose la ragazza, assumendo però un’aria perplessa.
Jared scosse ancora il capo, tolse la mano di Norah dal suo petto e si allontanò toccandosi i capelli nervosamente, andando verso il piano della cucina.
-No. Io.. So chi sei ma.. Non è possibile tutto questo!- alzò le braccia e le fece ricadere a peso morto sui fianchi, guardandola come se fosse impazzito –Tu sei.. Come prima! Io ho quasi quarant’anni, e tu ancora ne dimostri venti! Chi cazzo sei? E chi cazzo ti ha fatto entrare?-
Norah inclinò ancora la testa, ma non rispose. Si avvicinò semplicemente una seconda volta.
L’uomo si appoggiò alla superficie alle sue spalle.
-Sicuro di non aver paura?-
-Si può sapere che diavolo vuoi da me?-
La ragazza sorrise dolcemente, gli posò la mano sulla guancia e lo accarezzò, facendogli venire i brividi. Era così fredda.
-Perché menti a te stesso? Ammettilo.-
-Cosa?- sussurrò.
-Quello che vuoi.- rispose lei, con voce armoniosa.
Aggrottò la fronte e si umettò le labbra –Tu, cosa vuoi?-
Norah calò la mano che prima era sul viso dell’uomo sulla sua spalla –Niente..- il suo sguardo si abbassò sulle labbra di Jared, poi lo puntò ancora su quegli occhi del colore del cielo.
Un fulmine illuminò la stanza buia per un attimo, poi si sentì l’ennesimo tuono.
-Voglio solo..- la ragazza avvicinò il suo volto a quello del cantante, che se ne stava immobile, incapace di fare qualsiasi cosa, stregato dalla sua bellezza.
–Il tuo sangue.- sorrise maligna, mostrando i suoi canini, e gli saltò al collo.
 
Si svegliò di colpo e si tirò su, seduto sul divano.
Si guardò nervosamente attorno. La televisione ancora accesa, le luci soffuse e si intravedeva il sole sorgere dall’esterno.
Era un sogno. Norah Dreams in un sogno. Che bel gioco di parole. Si strofinò la mano sul viso e si stropiccio gli occhi. Si alzò e si avvicinò alla finestra: non aveva piovuto.
Ottimo, quindi i tuoni nel suo incubo era per terrorizzarlo maggiormente. Ma che simpatico.
Aveva dormito poco e male, e quella mattina avrebbe avuto un’intervista. Quale modo migliore di iniziare una giornata?
 
-Jay ma che hai? Sei più pensieroso del solito.- gli chiese Shannon, portandosi poi il bicchiere pieno di caffè alle labbra.
-Mi sono svegliato col piede sbagliato.-
-..Quando non lo fai?- domandò confuso l’altro.
-Generalmente però non sogno ex compagni di liceo che vogliono succhiarmi il sangue dalle vene.- sbottò Jared, lasciando perdere la presa in giro del fratello.
Erano seduti ad un tavolo di un bar poco frequentato e stavano aspettando un, o una, giornalista. Che era in ritardo, tra l’altro.
-E perché, dove lo tieni tu il sangue?-
-Ma perché parlo ancora con te? Dammi questo caffè.- rubò dalle mani di Shannon il bicchiere e bevve qualche sorso.
-Scusate il ritardo! C’era un traffico assurdo. Perdonatemi.- una donna fece la sua entrata dicendo queste parole e sedendosi davanti a loro, con il respiro affannato per la corsa appena fatta.
Il cantante la guardò e, strozzandosi con il caffè, iniziò a tossire. Shannon cominciò a dargli delle pacche sulla schiena e ad incitarlo di non morire soffocato, perché è una delle morti più brutte che possano esistere. Insomma, non respirare è orrendo.
Non appena l’uomo si riprese, respirò profondamente e tornò a fissare la donna. Occhi e capelli neri, carnagione chiarissima, lineamenti angelici.
-Norah?!- urlò.
-Ehm.. Wow. Jared Leto si ricorda di me!- rispose ridacchiando lei, presa in contropiede.
-Norah Dreams?- intervenne Shannon, scioccato, mentre l’altro era ancora intento a fissare la giornalista e a farle la radiografia. Per fortuna era una donna, e non una ragazza come nel sogno. Nel caso, anche se sarebbe stato impossibile, sarebbe scappato a gambe levate.
-In persona, piacere!- si strinsero la mano e Shannon riprese a parlare.
-Non sai quanto Jay mi abbia parlato di te! Anni orsono, ovviamente.- Jared diede una gomitata al fratello e lo fulminò con il suo sguardo ghiacciato. Era l’unico a sapere cosa aveva provato per lei, ci mancava solo che glielo spifferasse. Lui ne era capace, poi.
-Oh. Uhm.. Beh sono contenta!- rise ancora, l’allegria non l’aveva persa –Ora se non vi dispiace, già che siamo in ritardo, inizierei l’intervista.- e così fecero.
Si susseguirono molte domande, alcune a Jared, alcune a Shannon, alcune riferite alla band. Di tutto e di più.
-Di cosa hai paura?- quando Jared sentì queste parole rabbrividì. Erano le parole esatte che aveva detto Norah Dreams la vampiressa. Deglutì e rispose, esitante –S..Squali. E dei vampiri, se non vengono con buone intenzioni.-
Shannon lo guardò perplesso, invece la donna gli sorrise, poi fece la stessa domanda al maggiore.
Mentre il batterista parlava, il fratello offendeva mentalmente il destino o qualsiasi cosa che gli avesse giocato quel brutto scherzo. Prima il sogno, poi la ritrova come intervistatrice e poi gli fa le stesse domande che aveva già sentito in quell’incubo. Così non andava affatto bene.
Paura. Se avesse sentito un’altra volta quella parola sarebbe impazzito completamente.
No, non era giornata.
Finì anche l’intervista, e Norah si alzò, ringraziandoli e salutandoli amichevolmente. Si voltò e si incamminò verso l’uscita.
-Ma che stai facendo?- domandò Shannon guardandolo fissare la donna.
Jared arrossì –Cosa? Che sto facendo? Niente!-
-Appunto. Se te la mangi con gli occhi perché cavolo non le chiedi di uscire? Muoviti che la perdi! Sta uscendo! Jared. Jared. Vai. Jared!- ogni passo che faceva la mora, aumentava l’esortazione dell’uomo, la velocità e il volume.
-No.- rispose fermo l’altro.
-Dove hai messo mio fratello?-
Jared alzò un sopracciglio, poi scosse la testa –Sei un idiota.-
-Anche tu. Ma che hai ancora paura del suo rifiuto? Jay, ora sei pure ricco e famoso.-
-Che c’entra? Lei è Norah.-
-Si, lo so, l’ho appena conosciuta.-
Il cantante sospirò, ma l’altro riprese a parlare –Jay, te prova, se va, va!-
-Però, che occhio.-
-Muoviti.-
Jared sbuffando si alzò e si diresse velocemente verso l’esterno. Appena fuori, si guardò a destra, poi a sinistra, e la vide. Stava parlando al telefono, e proprio in quel momento riattaccò.
“Non hai niente da perdere. Vai.”
Prese coraggio e la chiamò. Si diceva che era solo per non correre il rischio di rifare un sogno come quello della notte appena passata, o che lo faceva per dar soddisfazione a Shannon, ma sapeva che nel profondo, avrebbe voluto frequentarla. Forse avrebbe provato di nuovo dell’interesse per lei.
No, l’interesse già c’era. E poi, basta rimpianti.
Norah si voltò e gli sorrise, aspettando che la raggiungesse.
Corse verso di lei e dopo un respiro profondo ben mascherato le parlò –Senti, che ne dici se un giorno di questi ci vediamo? Così, per parlare un po’.-
Si sentiva un ragazzino alla prima cotta. Beh, effettivamente lo era, solo che non era più un ragazzino. In ogni caso, glielo avrebbe dovuto proporre venti anni fa.
-Beh.. Perché no! Infondo abbiamo da raccontarci giusto la metà della nostra vita. Tieni.- gli porse un biglietto da visita.
-Adesso scusami, ma devo scappare. Vivo costantemente nel ritardo.- rise e lo abbracciò, lasciandolo un momento spaesato.
-E’ stato un piacere rivederti. Chiama presto, mi raccomando.- gli fece un occhiolino, poi si voltò e corse via.
Beh, almeno stavolta non gli era saltata al collo.
Sospirò, pensando che avrebbe dovuto patire le pene dell’inferno per far partire la chiamata, un giorno. Fece una smorfia e tornò indietro, rigirandosi il biglietto tra le dita. Si salvò il numero sul cellulare, prima di commettere il grave errore di perdere il cartoncino, appena diventato sacro, poi rientrò nel bar.
-Fratellino!-
-Shan..- si sedette davanti a lui –Ho il suo numero.-
-Oh! Ora ti riconosco!- sghignazzò.
-Mh, già.- rispose distrattamente.
-Per me il vampiro nel tuo sogno ti ha succhiato il cervello, altro che sangue.-
-Era Norah il vampiro.-
-Oh! Adesso capisco! Ti ha succhiato la cosa sba- un calciò sulla gamba lo fece zittire e imprecare dal dolore, poi alzò lo sguardo e vide Jared di nuovo in piedi.
-Buona giornata, Shan.- così dicendo, se ne andò offeso.
Il batterista sospirò, accarezzandosi la gamba, e borbottò –Fottuta Diva. Era solo una battuta.-




Ed eccoci qui.
So che non è conclusa, e so che qualcuno si arrabbierà per come l'ho conclusa, non faccio nomi (Ashini).
Spero in ogni caso che sia stata una lettura piacevole! :)
Grazie per l'attenzione! :D
   
 
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